Gente perbene

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E’ una mattina come tante:  Antonino Serra cammina a passo lento, ogni tanto guarda il cielo d’autunno,  gli uccelli disegnano strane geometrie di volo e le nuvole paiono colorarsi di foglie. Come sempre attraversa il parco, il verde lo distende, respira a pieni polmoni l’aria che scende muovendo i rami delle piante. Sosta al solito bar, sua moglie Teresa è una brava donna, però il caffè proprio non lo sa fare, ma guai a dirlo potrebbero nascere discussioni, pianti, e poi adesso che è incinta non è proprio il caso. Appena arriva in caserma incontra i suoi uomini, una squadra costruita a sua immagine e somiglianza, con l’unica meta di  finire imboscati negli uffici. Da anni chiedeva di essere passato dalla strada agli uffici, ma c’era sempre chi per conoscenze più alte delle sue o per altre strade riusciva a trovare il modo di soffiargli  la comoda sedia. Vent’anni  di duro servizio ed era questa la ricompensa e allora da tempo si comportava di conseguenza mettendo sempre il meno davanti alla parola fatica. Antonino guarda  la foto appesa nell’armadietto di Teresa e di lui con un ciuffo improbabile in vacanza in Grecia. Quelli erano bei tempi, Teresa aveva vent’anni,  avevano sogni che però si erano infranti sugli scogli della realtà: si diventa grandi lacerati dalle scelte non fatte, sugli errori senza appello, senza accorgersene il  tempo si dilegua mentre si materializzano le cambiali, i mutui da pagare e così si accetta quello che la vita ti mette davanti. Alla fine si era rassegnato ed era  diventato quello che era suo padre, un carabiniere.
- Maresciallo, bisogna andare, Il Capitano Malesani  ha detto che c’è una grana all’Ospedale Centrale, hanno preso degli ostaggi. –
 Il maresciallo si guarda un’ultima volta: - E noi che c’entriamo, siamo di pattuglia?-  
- Sono tutti fuori, c’è una manifestazione e c’è bisogno uomini. -
Questa è una grana, si sente l’odore di marcio da lontano, ma lui è di lungo corso, troverà il modo per eclissarsi. Prima cosa mai discutere gli ordini basta solo sabotarli ed è fatta. I suoi uomini gli danno una mano, sono impiegati con la divisa e con il sedere plasmato sul divano di casa loro.
Appena giunge al parco macchine è pronto per mettere in atto la sua idea, ma si trova davanti  il Capitano Malesani. 
- Forza maresciallo, ci sono degli ostaggi che hanno bisogno di voi.-
 Il piano di sabotaggio è saltato, cambio di programma meglio  passare al dialogo: - Capitano i miei uomini non sono preparati.-  
Malesani ha due occhi che portano alla deriva ogni speranza: - Le ho dato altri due uomini, Palmisano e Palmieri, due ottimi elementi .-
Serra li conosce bene, sono due fanatici ambiziosi pronti a tutto per mettersi evidenza.
- Questo è un lavoro per una squadra di specialisti.-
-Sono già stati allertati, ma c’è il problema di questi scalmanati che mettono bombe carta nei cestini io non ci conterei  se non che tra due ore. Lei è il più alto in grado, svolga il compito nel migliore dei modi e faccia onore alla divisa che indossa –
 A Serra Antonino non resta che dire “Sissignore”, di suo sa bene che quando si arriva a tirar fuori l’onore e la divisa ogni replica è inutile. Se stamattina alzandosi l’avesse subdorato  si sarebbe dato malato, ma con i se e i ma è impossibile fare i conti, sarebbe come vincere la lotteria sapendo prima il risultato. Nel blindato Serra guarda i suoi uomini con il giubbotti antiproiettile: è la prima volta che li vede come dei carabinieri. Nessuno dei suoi  ha molto fiato per parlare, invece Palmisano e Palmieri parlano continuamente, tra animali simili si comprendono. 
Si accorgono di essere arrivati perché c’è un gran numero di persone davanti l’ospedale e anche due troupe di giornalisti. Il maresciallo Serra davanti  ad un microfono si sente come uno studente che affronta per la prima volta  la maturità. Da sempre quando è teso comincia a balbettare perciò evita con maestria i giornalisti  dimostrando una buona capacità nel dribbling. La verità costa tanto, non è per niente economica  esige un prezzo elevato  per chi la dice e per  chi la scrive. Entrato in ospedale  parla con la centrale, gli ordini sono  che deve intervenire solo nel caso di grave pericolo. L’attesa non è cosa difficile c’è solo da guardare l’orologio, ma parlare con il sequestratore è altra cosa. I suoi uomini lo guardano mentre chiede il megafono ad un agente.
Intanto la caposala del reparto, una donna massiccia con dei lineamenti regolari, cerca di dargli il quadro della situazione.
- L’uomo tiene in ostaggio tre persone, si chiama Tullio Soriani, si è barricato nella sala operatoria;  suo figlio Alessio  è stato da poco operato. - 
Serra beve un sorso d’acqua.
 - Chi sono gli ostaggi ?-
La caposala risponde a bassa voce: - Sono  l’infermiere Fanti, Don Carlo, il cappellano dell’ospedale  e il Professor Diamanti, il primario. –
Il maresciallo cerca di radunare i pensieri, questa non è roba per lui, è un problema  che non sa da che parte trattare. La caposala ha due occhi che sembrano sempre  correre: - Siamo certi dell’arma  visto che  l’ha sottratta a Mino il sorvegliante.-  Poi si blocca, il viso torna ad assumere  un certo distacco, ma i suoi occhi paiono avere voce e indicano un uomo seduto con la testa abbassata come se il peso dei pensieri meritasse il sostegno delle mani. 
- E’ lui?- La caposala annuisce e il maresciallo si avvicina all’uomo.
- Scusi, prima ho detto se qualcuno sa qualcosa si faccia avanti, forse non mi ha sentito - Senza attendere la risposta continua: - E’ a lei che hanno sottratto la pistola?-
Il sorvegliante alza la testa e annuisce, Il maresciallo chiama il suo attendente che  prende nota.  
- Mi può dire il calibro della sua pistola ?-
La guardia dice a bassa voce: - Calibro 22. Mi ha preso alle spalle, è stato veloce, un fulmine. Mi chiamo Mino Torriani e faccio la guardia giurata in questo ospedale da più di vent’anni e non è mai capitato nulla. -   il sorvegliante sembra un cartone animato, statura media  con un corpo che pare esploso, anni di noncuranza  ingurgitando merendine , primi, secondi e qualsiasi cosa di dolce preso alla mensa dell’ospedale. Seduto come se stesse affondando su se stesso sa che la cosa solo con un intervento divino potrebbe finire bene. 
Il maresciallo continua: -In che modo siete venuti in contatto? - 
Prima di rispondere tossisce due volte:  -  Mi  aveva chiesto di farlo entrare in sala operatoria, glielo ho impedito poi si è calmato. Aveva il figlio in sala operatoria, ma credo sia morto, ho sentito dire che era pieno di droghe.-
Il maresciallo lo guarda: - Queste sono  cose da dire con delicatezza, è pur sempre un padre, glielo ha detto un dottore o qualcun altro?-
 - Può anche essere che abbia sentito qualche voce dire che il figlio era morto, mi ha messo perfino dei soldi in tasca, ma io non li volevo, vuole che glieli consegno?-
Il maresciallo chiama un agente che prende in consegna i soldi dati dal sorvegliante. La caposala si morde le labbra, sa bene che chi ha davanti per i soldi si venderebbe anche un rene. Il maresciallo ha ora un tono severo.
- Comunque le ho fatto una domanda precisa, sa chi gli ha detto che il figlio era morto?-
La guardia finge di non capire e si asciuga il sudore che gli cola dalla fronte.
-Sa qui parlano un po’ tutti, magari senza farlo apposta spesso per colpa della stanchezza non ci si accorge di dire quello che non si dovrebbe. -
Serra si allontana e Palmisano lo avvicina per chiedere se sia il momento di agire, lui lo attraversa con lo sguardo  e vede in quegli occhi color vetro  lo stesso sguardo di un pesce appena pescato sul banco del mercato.
- Dammi il megafono,  voglio prima parlarci.-
Il maresciallo si avvicina alla porta, attorno ci sono gli agenti che si aspettano che lui sappia come agire. Ora deve trovare le giuste parole, essere deciso, non balbettare, si ripete mentalmente un suo discorso.   
-Signor Soriani sono il maresciallo Serra, possiamo parlare?-
La risposta non arriva, dall’altra parte della porta c’è un silenzio che ghiaccia il cuore.  Il maresciallo ci riprova: - Sono il maresciallo Serra, voglio solo parlare.-
 Stavolta si sente una voce rauca urlare.
 - Se vuole una spiegazione per il mio comportamento l’avrà a momenti con la confessione scritta di suo pugno  del Diamanti, l’ha scritta e firmata. -
Il maresciallo resta un attimo perplesso poi riprende il megafono.
 - Se vuole la vengo a prendere.- 
- Mi ha preso per un cretino? Non si muova o sparo. –
Qualcuno dei suoi uomini prova a suggerire qualcosa, ma se deve sbagliare é meglio farlo da sé.
- Saprà che quel pezzo di carta firmato vale come una moneta di cioccolata. - Soriani non risponde, ma il maresciallo lo incalza: - Dal punto di vista legale il suo foglio sottoscritto sotto minaccia non vale nulla a meno che non lo sottoscriva davanti ad un pubblico ufficiale.-
Ecco nel silenzio che pesa come un dolore uscire la voce rauca di Soriani: - Uno solo di voi può entrare, ma vi avverto se fate i furbi uccido tutti. –
Serra sente correre il freddo vicino al cuore, ma risponde:  - Ok, ci dia il tempo di organizzarci.-
 - Tre minuti, non un secondo di più o ne ammazzo uno.-
 A megafono spento Serra  guarda  gli uomini e Palmisano si propone mentre la squadra lo guarda con ammirazione e uno addirittura gli sussurra “ bravo”.
 Sono già passati due minuti, Palmisano si avvicina alla porta.
“ Mi vuole fregare, vuole far la parte dell’eroe. Tornerà in caserma e il maresciallo diventerà il maresciallo Serra  detto o’ Fifone, che poi è la verità ma non si può dire.”  Serra ha paura e piuttosto  che essere dov’è preferirebbe  avere un braccio o una gamba rotta, ma la verità disturba i sonni,  dunque bisogna affiancarci  qualcosa di  meno soffocante.
 - Io sono il più alto in grado, vado io.- Gli uomini spalancano gli occhi, il maresciallo Serra aveva una riserva di coraggio che nessuno s’aspettava. 
Si toglie l’arma d’ordinanza, apre la porta e urla: - Sto entrando, sono il maresciallo Serra non spari.- Quando la porta si richiude dietro alle sue spalle si sente come un acrobata che ha perso l’equilibrio. Soriani esce dalla sala operatoria:  è un uomo come lui normale nel viso, nel corpo , gli occhi sono molto chiari, trasparenti come i vetri di un bicchiere appena pulito. Ha con sé il professore, gli punta la pistola alla tempia,  gli altri sono legati ma stanno bene.
- Legga poi firmi e chieda al professore le tre domande che ho scritto in basso.-
 Serra legge: - Professor Diamanti ventidue anni  fa conosceva la signora Carla Soriani? –
- Si, era una mia dipendente.-
- Professor Diamanti ha avuto una relazione con la sua dipendente?-
 Il volto del Professore sembra avere una paresi.- Cosa intende per relazione?- 
Soriani esplode tirandogli una sberla in faccia. - Parla, non fare il furbo.-
- Si lo ammetto, ho avuto una relazione con la suddetta signora.-
 Serra legge nella mente l’ultima domanda poi prova ad esporla. 
- Lei ha chiesto di abortire alla signora e quando non l’ha fatto l’ha licenziata?-
Diamanti è abituato a difendersi, ma stavolta incrocia gli occhi di Soriani che lo inghiottono.
- Si, le ho detto di abortire, ma lei non l’ha fatto. Erano altri tempi, io ero sposato e in reparto si cominciava a mormorare, cosi sono stato costretto a licenziarla, ma questo è successo  ventuno anni fa, io non l’ho mai più sentita. Ho provato mi creda a telefonarle e sono andato anche a cercarla, ma si era resa irreperibile.- Serra gira il foglio, c’è solo un’altra parola scritta in maiuscolo, PENA.
- Ha letto dietro il foglio maresciallo? Lei che pena darebbe ad un tal uomo?-
- Io non posso giudicare, per questo c’è la legge.-
- E cosa dice la legge per un orco dalla faccia da gentiluomo che muove sempre il vento a suo favore? Io quella donna l’ho sposata che era già incinta, mi sono preso la responsabilità di questo porco mi capisce, mi dica per lei quale sarebbe la giusta pena?-
- La legge dice che ci vogliono le prove, se lei ha le prove di quello che asserisce può stare sicuro che sarà tutelato.-
-Basterebbe solo  fare l’esame del DNA, ma ora non ha più senso . Alessio  dopo la morte di sua mamma non si è ripreso.  Carla aveva un tumore che l’ha divorata in sei mesi.-
- Io la comprendo, ma così facendo cosa vuole ottenere?-
- Niente, solo avere un po’ meno dolore. –
Il cappellano cerca di intervenire, ma Soriani lo colpisce con un calcio poi di colpo slega e ordina di uscire ai due ostaggi che lo guardano con terrore timorosi che possa sparare. Il prete si alza e comincia a pregare e con la testa bassa entrambi escono dalla stanza. Appena escono fuori  Palmisano li accoglie e un’infermiera porta di corsa due caffè.
- Dovete intervenire è fuori controllo. –  
-Io prego anche per lui e per la sua anima, ma quel povero maresciallo e il professore sono in pericolo di vita.- 
Intanto dentro Soriani colpisce sempre più forte il professor Diamanti, poi guarda Serra.
-Maresciallo è il suo momento, lei diventerà un eroe, ma non si scordi, prometta di parlare a tutti di mio figlio Alessio, è lui il vero eroe non lei. E’ pronto?-  
Serra lo guarda, il professore è privo di sensi, Soriani lo alza, lo porta vicino alla finestra e la apre.
-Ora lo butto giù.-
-Fermo!- urla Serra.
-Ce la può fare- e così dicendo gli getta la pistola. -Io sono pronto, spari. Mi raccomando alla testa  o lo getto dalla finestra.-
- Io non ho mai sparato a nessuno.- 
Soriani si avvicina alla finestra e prende Diamanti che, magro come una biro, viene sollevato. Serra punta la pistola, gli intima di fermarsi  poi spara e lo colpisce. In un attimo è sull’uomo ormai esamine. Diamanti è in una pozza di sangue, ma pare salvo. Tutto poi si confonde: Serra viene allontanato, è bianco, i suoi uomini lo attorniano, sente il cuore che batte a ritmo di rumba.
In caserma tutti lo circondano, perfino il Capitano Malesani va a stringergli la mano.  A casa Teresa piange e lo abbraccia e lo coccola come se fosse Natale. Dopo un mese il premio dalle mani del sindaco. Il  professor Diamanti si è ritirato nella sua casa di campagna, ogni tanto si sentono come due reduci  per telefono.  Come tradizione vuole ha preso il suo posto il figlio legittimo. La confessione era rimasta in mano a Serra, aveva  fatto appena in tempo a metterla in tasca prima che entrassero quelli della squadra speciale: Il  professore non ne ha parlato e lui perché avrebbe dovuto farlo, erano cose sue  private. Per un po’ l’ha tenuta nascosta nella tasca interna, aveva quasi paura a buttarla per scaramanzia, poi Teresa ha mandato la giacca in tintoria e come al solito altri hanno deciso per lui. E’ nato anche suo figlio , ha cambiato casa e Teresa ha trovato subito il modo d’investire l’aumento di stipendio in comodità, in qualcosa simile al lusso. Dopo due  anni il bilancio è più che positivo : interviste ,due apparizioni televisive nelle quali ha riscosso una grande simpatia scoprendo che anche la sua leggera  balbuzie fa tenerezza e dunque audience.  Un suo amico gli ha chiesto perché non scrivesse un libro. Il maresciallo ci sta pensando, alla fine lo fanno i calciatori, le soubrette perché non dovrebbe farlo lui. Qualche volta la notte si sveglia, guarda il soffitto bianco appena rifatto, il suo  mondo è questo, una bella casa, una moglie che prende chili e si lamenta con le amiche, attorniato da  gente come lui attaccata al filo della vita che vivono senza crearsi dubbi e non urlano mai contro il vento. Tutte persone considerate brava gente che non  muovono  mai troppo l’aria per non staccare le finte stelle che brillano come statue  sui loro muri.

Re: Gente perbene

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Ciao @Sarano 
Avevo già letto e commentato qualcosa di tuo tempo fa.
Esistono davvero persone come questo maresciallo Serra. Per lavorare sempre in un ufficio con quel grado, cioè Maresciallo senza essere comandante di stazione, Serra dovrebbe trovarsi in una Tenenza o, visto che c’è un Capitano, in un comando di Compagnia, al quale fanno capo diverse stazioni territoriali.
In un comando di Compagnia vi sono vari uffici con graduati e sottufficiali fissi che coordinano il lavoro operativo che solo in occasioni veramente urgenti o particolari potrebbero essere impiegati operativamente, essendo delegati a questo compito alcuni elementi specifici sempre a disposizione.
Sarano ha scritto: Da anni chiedeva di essere passato dalla strada agli uffici, ma c’era sempre chi per conoscenze più alte delle sue o per altre strade riusciva a trovare il modo di soffiargli  la comoda sedia. Vent’anni  di duro servizio ed era questa la ricompensa e
Qui non ho capito bene cosa intendi. Servizio stradale con posti di blocco? Lo fanno tutti i carabinieri della territoriale, ma non è l’unico compito, lo alternano con il normale servizio investigativo e di prevenzione.
Un servizio di anni sulla strada, fisso, potrebbe essere specifico, tipo quello dei Cacciatori, quelli con basco amaranto specializzati nella ricerca latitanti e che sono sempre in strada e campagna. Un servizio molto impegnativo in effetti.
Sarano ha scritto: Appena giunge al parco macchine è pronto per mettere in atto la sua idea, ma si trova davanti  il Capitano Malesani. 
- Forza maresciallo, ci sono degli ostaggi che hanno bisogno di voi.-
Questo Capitano mi sembra un po’ imboscato, quasi come il Maresciallo. Dovrebbe dire “Hanno bisogno di noi” perché lui dovrebbe andare in prima fila al comando dei suoi uomini sul luogo del reato.
Di solito gli ufficiali arrivano anche dopo, quando per forza di cose intervengono per primi i carabinieri di pattuglia. In questo caso sono impegnati per la manifestazione.
Sarano ha scritto: - Questo è un lavoro per una squadra di specialisti.-
Non è detto. Gli specialisti sono in altri reparti, spesso lontani. Ci vuole tempo, in questo caso sono comunque già stati allertati. Gli specialisti intervengono quando le cose si complicano, magari servono tiratori scelti.
Sarano ha scritto: Lei è il più alto in grado, svolga il compito nel migliore dei modi e faccia onore alla divisa che indossa –
Mi sembra un discorso un po’ retorico.  Poi il più alto in grado è comunque il Capitano. 
Dal momento che Serra entra in ospedale noto quelle che secondo me potrebbero essere delle forzature. Non c’è bisogno che chiami la centrale, in quanto il Capitano, colui che da gli ordini dovrebbe essere al suo fianco, tastare la situazione sul posto.
Comunque può benissimo accadere che le circostanze avvengano come quelle descritte, per cause di forza maggiore, però la norma sarebbe diversa.
La caposala, senza essere ancora interpellata fornisce un mare di spiegazioni. Serra avrebbe dovuto lui per primo chiedere che cosa stava succedendo.
Sarano ha scritto: Scusi, prima ho detto se qualcuno sa qualcosa si faccia avanti, forse non mi ha sentito -
Questo il lettore lo viene a sapere dopo. Prima non lo hai detto.
Sarano ha scritto: - Mi può dire il calibro della sua pistola ?-
Basta chiedere il tipo di pistola.
Anche Mino parla troppo e fornisce notizie non richieste. Dovrebbe essere Serra a incalzarlo di domande.
La risposta di Soriani è troppo lineare, “pulita”. Un uomo in quella situazione, non abituato a trovarsi con armi e ostaggi e circondato, risponderebbe in maniera più “agitata”. Sta nella calma e professionalità di Serra non reagire in maniera inconsulta per non spaventarlo o innervosirlo.
Sarano ha scritto: - Saprà che quel pezzo di carta firmato vale come una moneta di cioccolata. - Soriani non risponde, ma il maresciallo lo incalza: - Dal punto di vista legale il suo foglio sottoscritto sotto minaccia non vale nulla a meno che non lo sottoscriva davanti ad un pubblico ufficiale.-
Ecco, questo era meglio non dirlo per quanto sia assolutamente giusto nella forma. Quel pezzo di carta scritto sotto minaccia è l’unico appiglio, l’unico punto di contatto tra Soriani e Serra, tanto più che Soriani sembra credere nel valore di quel foglio. Serra deve continuare a farglielo credere per guadagnare tempo e non fare degenerare la situazione. Deve guadagnare tempo e la fiducia di Soriani, non smontarlo così su una cosa in cui crede. La reazione avrebbe potuto essere imprevedibile.
Sarano ha scritto: - Io non ho mai sparato a nessuno.- 
Una cosa da non dire a un malintenzionato, mai, in nessuna circostanza. E se Soriani fosse stato un professionista come avrebbe reagito davanti a questa sorta di “confessione”?
Sarano ha scritto: In caserma tutti lo circondano, perfino il Capitano Malesani va a stringergli la mano.
Riecco il Capitano. I suoi superiori gli chiederanno perché è rimasto al Comando. Doveva esserci lui al posto di Serra.
 
Sarano ha scritto: La confessione era rimasta in mano a Serra, aveva  fatto appena in tempo a metterla in tasca prima che entrassero quelli della squadra speciale: Il  professore non ne ha parlato e lui perché avrebbe dovuto farlo, erano cose sue  private.
Questa potrebbe configurarsi come omissione d’atti d’ufficio. Non esistono situazioni private in questi casi. Bisogna analizzare tutto.
Sarano ha scritto: Teresa ha trovato subito il modo d’investire l’aumento di stipendio in comodità, in qualcosa simile al lusso.
Perché gli hanno aumentato lo stipendio? È stato promosso di grado? Magari Maresciallo Luogotenente?
 
Sarano ha scritto: anche la sua leggera  balbuzie fa tenerezza e dunque audience. 
Deve essere davvero molto leggera o sopravvenuta dopo che era entrato nell’Arma. Altrimenti non sarebbe stato ammesso ai concorsi di selezione, tanto più per sottufficiale. Se il balbettio si nota non si può parlare al megafono.
Comunque è interessante la figura di quest’uomo che è nato per fare una vita tranquilla e ha scelto un mestiere che pur essendo di famiglia non gli è molto congeniale.
Le sue lotte interiori e familiari fanno quasi tenerezza.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Gente perbene

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@Sarano Ciao, ho trovato appassionante il racconto, però mi sembra ci si qualche ingenuità. Ti lascio il mio commento

Personaggi. Il protagonista, militare ed eroe suo malgrado, incontra la nostra simpatia. Spesso capita di vedere come, nella vita, non tutto segue la nostra volontà, e dobbiamo adeguarci alla situazione, nella speranza che, prima o poi, gli eventi si sistemino a nostro vantaggio. E' quanto succede al protagonista del racconto, che troverà senso alla sua esistenza da un atto di inaspettato eroismo. D'altra parte, come da te evidenziato nel finale, il premio migliore è una vita che scorre tranquilla e il possesso di una solida reputazione. Ho trovato più sfumati e funzionali alla trama gli altri personaggi. Di certo puoi lavorare di più per renderli a tutto tondo, a cominciare dall'antagonista dell'eroe, di cui non è chiarissima la motivazione dell'agire... almeno, a me.

Trama. Allora, mi sembra che, nel complesso, la trama del racconto scorra bene. Abbiamo una succinta presentazione dell'eroe, il motivo del suo agire, gli ostacoli che incontra, il premio finale. Tutto è scandito molto bene e la vicenda appassiona il lettore... almeno, a me ha appassionato. Ho trovato che fosse piuttosto originale e non scontata, con una serie di colpi di scena che tengono desta l'attenzione e una risoluzione sufficientemente drammatica -- quasi, direi, da film americano. Direi che la trama è un punto di forza del racconto.

Contenuti. Qui secondo me abbiamo un punto dolente. A mio avviso, nel breve spazio dei 16000 caratteri, ha inserito troppi contenuti. Credo che la storia gioverebbe dal rendere più semplice la sottotrama che riguarda il motivo dell'agire dell'antagonista, che non è sempre chiarissimo. A mio avviso puoi lavorare molto su questo aspetto, rendendo il racconto più snello, conchiuso e più godibile.

Stile, grammatica e sintassi. Ho qualche remora su alcune metafore usate del racconto, come per esempio "magro come una biro," che mi suonano male. Puoi lavorare, a mio avviso, per trovare delle immagini più eleganti. Inoltre, nel racconto credo ci siano errori di battitura, come spazi doppi. Puoi senz'altro correggere questi errori. Non credo che i dialoghi siano sempre resi in modo grammaticalmente corretto. Si possono usare i trattini, ma bisogna stare attenti a distanziare dal testo e ad usare uno stile uniforme.

Esempio
-Mangio una mela! - disse Marta. ----- non va bene
- Mangio una mela! - disse Marta ----- va bene.
Puoi esercitarti, se hai voglia, anche a fare i dialoghi con le caporali («») e le virgolette ("").

Giudizio finale. Racconto molto godibile, con una trama appassionante e un protagonista convincente, ma con alcuni aspetti da riguardare, fra cui quelli che ti ho segnalato nei commenti.

Spero di esserti stato utile! Io sono solo uno scribacchino dilettante, non prendere quello che dico per oro colato, e in bocca al lupo per tutto.
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: Gente perbene

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Sarano ha scritto: - Sono tutti fuori, c’è una manifestazione e c’è bisogno uomini. -
Refuso: ...c'è bisogno di uomini
Sarano ha scritto:  L’attesa non è cosa difficile c’è solo da guardare l’orologio,
Bellissima (e non è l'unica espressione che mi è piaciuta)

Ciao @Sarano, sono andata alla ricerca di un tuo testo e ho trovato questo delizioso racconto. Ho letto il commento di @Alberto Tosciri che, essendo stato un militare, conosce molto bene gradi, funzioni, comportamenti e procedure  (è questo uno dei motivi che non mi fa scrivere testi su una realtà troppo lontana dalla mia, il rischio di riportare imprecisioni sta sempre dietro l'angolo). Per fortuna, io non ho notato nulla e quindi il testo è risultato godibilissimo. 
Il Serra, eroe per caso, è un "personaggino" che ha descritto molto bene nei suoi comportamenti, alla fine, più che un plateale errore ha portato a casa un successo da medaglia al valore (così va la vita) mentre i due agenti disposti a tutti pur di mettersi in mostra sono rimasti all'angolo. Ottima la descrizione del lusso che la moglie agguanta con l'aumento di stipendio; piccoli cenni, tutti significativi. Scrittura scorrevole ed evocativa, molte le espressioni felici come quella riportata sopra. 
Bravo
Ti rileggerò volentieri

Re: Gente perbene

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Sarano ha scritto: viewtopic.php?p=22162#p22162


E’ una mattina come tante:  Antonino Serra cammina a passo lento, ogni tanto guarda il cielo d’autunno,  gli uccelli disegnano strane geometrie di volo e le nuvole paiono colorarsi di foglie. Come sempre attraversa il parco, il verde lo distende, respira a pieni polmoni l’aria che scende muovendo i rami delle piante. Sosta al solito bar, sua moglie Teresa è una brava donna, però il caffè proprio non lo sa fare, ma guai a dirlo potrebbero nascere discussioni, pianti, e poi adesso che è incinta non è proprio il caso. Appena arriva in caserma incontra i suoi uomini, una squadra costruita a sua immagine e somiglianza, con l’unica meta di  finire imboscati negli uffici. Da anni chiedeva di essere passato dalla strada agli uffici, ma c’era sempre chi per conoscenze più alte delle sue o per altre strade riusciva a trovare il modo di soffiargli  la comoda sedia. Vent’anni  di duro servizio ed era questa la ricompensa e allora da tempo si comportava di conseguenza mettendo sempre il meno davanti alla parola fatica
Ciao @Sarano ,
l'incipit mi è piaciuto, mi ha invogliato a leggere, sebbene - stilisticamente parlando - avrei spezzato qualche frase, sostituendo alle virgole dei punti. Ad esempio, nel punto che ti ho evidenziato. Il tutto, ovviamente, per dare un ritmo diverso. C'è però da dire che anche il ritmo è una cosa personale, non esiste una regola valida per tutti, dunque, be', prendo questo suggerimento per quello che è: un parere personale :)
Sarano ha scritto: però si erano infranti sugli scogli della realtà:
Qui la metafora è senz'altro azzeccata, ma forse è superflua. Secondo me (il mio gusto, dunque), " (...) si erano scontrati con la realtà" suona meglio.
Sarano ha scritto: Prima cosa mai discutere gli ordini basta solo sabotarli ed è fatta
inserirei una virgola tra ordini e basta
Sarano ha scritto: pronti a tutto per mettersi evidenza
refuso, manca un "in" :)

Volevo procedere a segnalarti altre minuzie simili, ma credo abbia più senso dire che, a mio parere, in tutto il racconto ci sono periodi privi di virgole, in cui io le avrei messe, e altri con tante virgole, in cui avrei messo un punto :) dunque forse parliamo proprio di ritmi diversi nel nostro modo di scrivere. Ad ogni buon conto, ti suggerisco di riguardare il testo, di provare a rileggerlo (anche ad alta voce, se lo ritieni), così valuti se modificare la punteggiatura.

Al di là di questo aspetto formale, trovo che il racconto, seppur con delle facilonerie, sia buono. Denota una buona fantasia, trasmette immagini chiare, il che non è affatto scontato. Bravo. Il mio suggerimento è di lavorare sulla scrittura, per perfezionare gli strumenti tramite i quali affrescare le tue immagini
Alla prossima
Ciao

Re: Gente perbene

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Sarano ha scritto: E’ una mattina come tante:  Antonino Serra cammina a passo lento, ogni tanto guarda il cielo d’autunno,  gli uccelli disegnano strane geometrie di volo e le nuvole paiono colorarsi di foglie.
Un bell'incipit,  bravo @Sarano    :)
Sarano ha scritto: Come sempre attraversa il parco, il verde l
virgola dopo sempre
Sarano ha scritto: Sosta al solito bar, sua moglie Teresa è una brava donna, però il caffè proprio non lo sa fare, ma guai a dirlo potrebbero nascere discussioni, pianti, e poi adesso che è incinta non è proprio il caso.
qui ci vanno i due punti, non la virgola, dopo bar: stai introducendo una spiegazione.
Sarano ha scritto: Appena arriva in caserma incontra i suoi uomini, una squadra costruita a sua immagine e somiglianza, con l’unica meta di  finire imboscati negli uffici. 
virgola dopo caserma
Sarano ha scritto: Vent’anni  di duro servizio ed era questa la ricompensa e allora da
Ci vedrei meglio un punto dopo ricompensa.
Sarano ha scritto:  Antonino guarda  la foto appesa nell’armadietto di Teresa e di lui con un ciuffo improbabile in vacanza in Grecia. 
Sembra che l'armadietto sia di Teresa e di lui, non il ciuffo...
post_id=22163 ha scritto:
Sarano ha scritto: Teresa aveva vent’anni,  avevano sogni che però si erano infranti sugli scogli della realtà: si diventa grandi lacerati dalle scelte non fatte, sugli errori senza appello, senza accorgersene il  tempo si dilegua mentre si materializzano le cambiali, i mutui da pagare e così si accetta quello che la vita ti mette davanti. 
Ti consiglio di dividere la lunga frase in due periodi.
Sarano ha scritto: Il maresciallo si guarda un’ultima volta: - E noi che c’entriamo, siamo di pattuglia?-  
Volevi dire: "si guarda intorno" ? E perché mai "un'ultima volta"?
Sarano ha scritto: Prima cosa mai discutere gli ordini (qui un segno di punteggiatura ci  vuole!) basta solo sabotarli ed è fatta. I suoi uomini gli danno una mano, sono impiegati con la divisa e con il sedere plasmato sul divano di casa loro.
Sarano ha scritto:  Il piano di sabotaggio è saltato, cambio di programma (almeno una virgola) meglio  passare al dialogo: - Capitano i miei uomini non sono preparati.-  
Sarano ha scritto: l’avesse subdorato  si sarebbe 
subodorato
Sarano ha scritto: ma i suoi occhi paiono avere voce e indicano un uomo seduto con la testa abbassata come se il peso dei pensieri meritasse il sostegno delle mani. 
Bello!
Sarano ha scritto: il sorvegliante sembra un cartone animato, statura media  con un corpo che pare esploso, anni di noncuranza  ingurgitando merendine , primi, secondi e qualsiasi cosa di dolce
Continui l'azzeccata descrizione, bravo!
Sarano ha scritto: Seduto come se stesse affondando su se stesso sa che la cosa solo con un intervento divino potrebbe finire bene. 
un'altra chicca!

Sarano ha scritto: Sa qui parlano un
imperativo mettere una virgola prima di "qui".
Sarano ha scritto: è un uomo come lui  (due punti) normale nel viso, nel corpo , gli occhi sono molto chiari, trasparenti come i vetri di un bicchiere appena pulito. Ha con sé il professore, gli punta la pistola alla tempia,  gli altri sono legati ma stanno be
Sarano ha scritto: Il prete si alza e comincia a pregare e con la testa bassa entrambi escono dalla stanza. Appena escono fuori virgola  Palmisano li accoglie e un’infermiera porta di corsa due caffè.
Togli la prima congiunzione e sostituiscila con una virgola.
Sarano ha scritto: Dovete intervenire è fuori controllo. –  
dopo il verbo, due punti
Sarano ha scritto: Diamanti che, magro come una biro, viene sollevato.
Forte questa similitudine!
Sarano ha scritto: lui perché avrebbe dovuto farlo, erano cose sue  private.
Ci vedrei bene un punto interrogativo, lì in mezzo.
Sarano ha scritto: notte si sveglia, guarda il soffitto bianco appena rifatto, il suo  mondo è questo, una bella casa, una moglie che prende chili e si lamenta con le amiche, attorniato da  gente come lui attaccata al filo della vita che vivono senza crearsi dubbi e non urlano mai contro il vento. Tutte persone considerate brava gente che non  muovono  mai troppo l’aria per non staccare le finte stelle che brillano come statue  sui loro muri.
Un bel finale, bravo! @Sarano   :)

Due domande:
- Perché non hai scritto che il maresciallo entrava nella stanza del sequestro disarmato?  Secondo me, era un'importante precisazione da fare.
- Perché non precisi che il sequestratore è morto? "Esanime" vuol dire sia privo di  vita sia  privo di sensi.
Se è morto, inoltre, significa che il maresciallo ha sparato per uccidere, cosa che invece dovrebbe evitare, se possibile. E tu non fai cogliere la differenza. 

In sintesi, un buon racconto, della serie:  Così è se vi pare.  ;)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi
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