[RNT2] Sotto lo stesso cielo
Posted: Wed Aug 25, 2021 6:32 pm
[RNT2] Sotto lo stesso cielo
Traccia 4: 839; 1 settembre Indipendenza di Amalfi che diviene una repubblica. I personaggi si troveranno nei mesi successivi all'interno della città.
Personaggio:
Amalia Predolini. Vedova sessantenne, portiera per vocazione o, come ama dire, Coordinatore di Caseggiato. Onesta, affidabile, intraprendente. È in grado di risolvere praticamente qualsiasi problema o comunque scovare chi sappia farlo. Conosce l'animo umano nelle più intime pieghe perché "presta attenzione ai dettagli senza importanza" e per questo può essere molto amata e altrettanto odiata.
Sotto lo stesso cielo
L’ultracentenario cedro del Libano sparge le sue folte ramificazioni su più piani di fronde. Amalia è coricata supina con lo sguardo al cielo, attraversato dallo zig -zag delle propaggini vegetali.
Un affascinante intreccio su più livelli. Per deformazione professionale, lei ci vede un “condominio” della natura, a uso rifugio e nido per diverse specie di uccelli, le cui razze non si pongono in conflitto tra di loro. Anzi, sembra che gli uccelli adulti si diano il turno a volare alla ricerca di cibo, perché ce n’è sempre almeno uno che svolazza tra un “piano” e l’altro…
Comunque, Amalia Predolini ha scelto quella location, nell’estate dell’anno 2021, nella sua campagna piemontese, per la “partenza”.
Sta per ricevere un input artificiale di completa e personale telecinesi, per autotrasportarsi, per una settimana, in un altrove remoto nel tempo e nello spazio. Un tablet, in connessione remoto, lo lancerà e il comando verrà captato dal chip che ha sul lobo dell’orecchio sinistro, coperto da una parrucca ad hoc.
Pensa agli anelli del cedro. - Di quanti ne dimagrirà il tronco? Oppure di nessuno, perché è immanente qui e ora. Sono io che mi sposterò nel tempo e nello spazio per poi tornare qui sotto lo stesso cielo di adesso. -
Amalfi 839: anno dell’indipendenza.
Una magnifica costiera dal dominante verde interrotto dal giallo degli agrumi. A fronte, il mare.
Le abitazioni in pietra e legno, basse e distanziate, si adagiano con naturalezza nel territorio. S’intuisce il profilo di una chiesa, in basso.
Amalia è seduta all’ombra di un imponente pino marittimo, al momento senza uccelli tra i suoi rami.
Sembra lo stesso cielo dei suoi tempi e dei suoi luoghi.
Respira i profumi del tardo limone, del mirto, della resina del pino, portati dalla brezza di fine estate.
Dalla sua posizione, vede il litorale. C’è una zona, tra due moli con più attracchi, dove ferve il lavoro di assemblaggio di un’imbarcazione, quasi ultimata. Dev’essere appena uscita dal grande cantiere in pietra che domina la zona. Un veliero, dalla parte opposta, sta salpando, e se ne scorge un altro in arrivo.
Un uomo grande e grosso, di mezz’età, sta scendendo sul sentiero davanti a lei. Le sta sorridendo, per cui Amalia decide di anticipare il suo saluto:
- Buona giornata, messere! Che bel posto! Come si chiama? Io ci sto capitando di passaggio e non lo conosco…
- Buona giornata a voi, madonna di passaggio. Questa è Amalfi al suo terzo giorno d’indipendenza. Il “comes” Pietro ci guida e non dobbiamo più pagare dazio al ducato di Napoli.
- Che bella cosa! Penserete che sia sfrontata, ma posso scendere con voi? Mi interessa la spiaggia e l’arsenale.
- Prego, è un piacere per me. Io ci lavoro con le navi. Grandi o medie, sono tutte funzionali al trasporto. Il commercio per mare è il nostro presente e il nostro futuro. E anche il mio, di conseguenza. Mi chiamo Andreas.
Ha un'aria e dei modi alla mano, spontanei e simpatici.
- Io sono Amalia. Che bello il respiro nei profumi del vostro paese. Il panorama, poi, è magico! Mi fermerò volentieri qualche giorno. Sapreste dirmi dove potrei alloggiare?
- Combinazione, mia sorella Lucrezia gestisce una locanda, e ci passiamo davanti tra poco. - Le sorride e le strizza l’occhio. Se è curioso di sapere di più su di lei, com’è che si trova lì, per ora non glielo dà a vedere.
In breve tempo, la donna si sistema da Lucrezia, che gestisce alcune camere a pensione e che cerca nella sua cucina un giusto equilibrio tra piatti di terra e piatti di mare, per non essere monotona.
A sera, si trova nella cucina della locanda, curiosa della scelta e della cottura dei cibi.
Lucrezia ama la cucina bizantina e romana. Si capisce dal suo frequente uso della lattuga cotta come contorno, nei formaggi dove dominano l’”anthotiro” e il “kefalintzin”, nel lardo e nel “garum”, una sorta di salsa di pesce, usata sui crostacei e sui pesci. Fa anche delle frittate spugnose chiamate “sphoungate”.
Per la carne, privilegia il bollito di manzo. Amalia le suggerisce un piatto di carne tagliata sottile, marinata in olio o aceto. Oppure, per cambiare, la cottura a vapore. Nel mentre, si rende utile come può.
- Che bello poter scambiare un parere con qualcuno che mangia diversamente! – è l’opinione di Lucrezia.
- Buono questo “anthotiro”! Mi ricorda il mio “primosale”.
All’indomani del suo arrivo, Amalia visita il paese e parla con la gente, che è fiera dell’indipendenza raggiunta così come della conquistata sicurezza. All’inizio, la osservano con qualche riserva, la studiano. Lo fa anche lei, che capisce spesso l'animo di coloro con cui ha a che fare da dettagli apparentemente senza importanza.
C’è un dettaglio importante, però, per quanto la riguarda, di cui lei tende a dimenticarsi. In modo inconsapevole, il suo sguardo colpisce gli altri, e spesso li inquieta. I colori delle iridi sono sfumati dal celeste al blu: è come avere il cielo e il mare davanti.
Questa considerazione, alla fin fine, risolve la maggior parte a darle fiducia, e c’è chi le spiega:
- La nostra è una città-fortezza. Sono stati i bizantini ad approntare il “castrum” per resistere agli attacchi dei nemici e ad affiancarci nel respingerli. Questo glielo dobbiamo. Ma di recente, quando Napoli ci ha chiamato, sono state determinanti le nostre galee per respingere i longobardi. E con i commerci per nave stiamo dimostrando di raggiungere da soli la stabilità e il benessere.
Anche Andreas, con tono fiero, alla sera le racconta, alla tavola della sorella:
- Dal nord dell’interno ci portano la legna. Le nostre navi salpano cariche di quel legname alla volta dell’Egitto, in cambio di oro.
In una seconda fase navighiamo sino a Bisanzio, dove acquistiamo spezie, pietre preziose, stoffe pregiate, oggetti di oreficeria, che in una terza fase rivendiamo all’interno della nostra penisola, risalendo il fiume Po… -
- Ma come fate lì con le navi?
- Ne usiamo di piccolo cabotaggio, quando serve..
Il tempo passa piacevolmente, sia in cucina con Lucrezia, che è intrigata dalle idee, per lei rivoluzionarie, di Amalia, sia al molo con gli operai dell’arsenale o coi pescatori tra nasse e reti. Da gesti in apparenza insignificanti, dalla piega di un sorriso, dagli sguardi, lei coglie un umore positivo: lo stato di grazia di un popolo che si è meritato l’indipendenza.
Amalia è grata alle circostanze che l’hanno resa testimone di questa vicenda storica di persona, in un posto incantevole. Che altro può giustificare la sua presenza qui? Certo, non si trattiene dal dispensare i suoi consigli, anche non richiesti, a voler dire la sua. Dal canto suo, lei ammira chi coordina, chi orienta gli eventi. Cerca di aiutare, invece, chi difetta in merito.
Adesso, si trova nel posto dove i tre membri designati per coordinare la celebrazione ufficiale dell’indipendenza si sono riuniti per fare il punto e la scaletta delle manifestazioni. Intorno a loro, si sta riunendo un po’ di pubblico locale, ad ascoltare attento e partecipe.
Lei interviene in una pausa, senza presentarsi, senza tener conto del linguaggio dei corpi altrui, una volta tanto sorvola su quello che ha sotto gli occhi, per dare d’impulso qualche suggerimento…
Le reazioni sono univoche, da leggere fra i toni esasperati e i tratti facciali alterati fra l’incredulità e la riprovazione:
- Cosa ne sapete di noi? Bandierine multicolori? Disegni di bambini? Come!?-
(Qui Amalia capisce la sciocchezza che ha detto e arrossisce). E ancora:
- Da dove venite, donna straniera? Com’è che non vi hanno trattenuta là? - Amalia scappa: si vergogna… Qualcuno tra gli astanti ride.
Alla locanda, sorprende Lucrezia che sorride allo stufato. Le racconta dell’incidente e la nuova amica la consola con efficacia: - Le tue parole hanno un’eco che ad alcuni arriva distorta nella loro valle chiusa. -
Amalia piange di gratitudine.
Il giorno dopo, si avvicina a un gruppo di scugnizzi, in spiaggia, intenti a districare le reti da pesca.
- Ciao ragazzi. Mi chiamo Amalia, nonna Amalia se gradite, e vorrei parlare con voi della festa per l’indipendenza. Avete delle idee? -
- Sì. Di mangiare a crepapelle. So che faranno un banchetto per tutti. - pregusta il più piccolo, Luca, mentre gli altri approvano ridendo.
- Di certo sapete tutti cantare. - dice Amalia. Cosa ne direste di comporre un inno per l’indipendenza? –
- Wow! Forte! Proviamoci.-
Amalia sa su quale base partire, e trascina i ragazzi con lei nella composizione di tre strofe patriottiche:
Fratelli di Amalfi,
Amalfi fa festa:
pei nostri commerci
ha preso la testa.
Repubblica nostra
e non bizantina:
è un autogoverno
la sovranità.
Spieghiamo le vele
del nostro futuro
ché perla dei mari
Iddio la creò!
Le chiedono la spiegazione di qualche parola, comprendono e si esaltano, orgogliosi. Cantano e ricantano l’inno sino all’unisono, sino alla perfetta memoria delle strofe. Gli occhi brillanti, la voce emozionata. Felici. Loro sono il quartetto dei “Fratelli di Amalfi”. Per fortuna, i genitori sono lontani, per mare. Dev’essere una sorpresa per tutti, nel fatidico giorno dei festeggiamenti dell’indipendenza.
- Gioia, ne parli a tuo padre così chiede lui il permesso al comitato per lasciarcelo cantare? –
- Come ti chiami, ragazzo? - sussulta la donna, curiosa.
- Bartolomeo Gioia, Bart se vuole. Mio padre mi ascolta e si fa ascoltare da tutti. –
(Wow! pensa lei, Forse ho davanti l’avo di quel Flavio Gioia che insegnerà al mondo a orientarsi con la bussola…)
Un altro ragazzino, di nome Andrea, fa:
- A mio nonno piace parlare di com’era Amalfi quand’era piccolo. Potrebbe raccontare tante cose agli altri che in tanti non sanno. Sarebbe bello. Chiedi anche questo a tuo padre, Bart! –
- Bene, ragazzi. Volevo anche chiedervi: voi quattro non andate a scuola? –
- Puah! A cosa ci serve? Sappiamo far di conto, contrattare, pescare, ripararle reti. Aiutiamo tutto il giorno i nostri genitori a guadagnarci la vita. Ci sono i figli dei ricchi che vanno alla scuola del vescovado, vengono anche da fuori. Io ne conosco solo due, che non stanno a darsi delle arie. – dice il più grande, Giacomo, sui dodici anni.
- Gli vorresti chiedere se il giorno della festa uno dei suoi insegnanti fosse disposto a venire a parlare della storia di Amalfi in pubblico? Non sarebbe bello conoscere meglio le vostre origini, voi che siete il futuro di Amalfi?-
- Se non la fa troppo lunga e se non è noioso a parlare – fa il piccolo Luca, mentre l’uditorio approva il suo intervento.
- Certamente - risponde Giacomo a lui e ad Amalia. - Riassumendo, dobbiamo proporre e farci autorizzare:
- l’inno, cantato da noi quattro;
- il nonno di Andrea che racconta i suoi tempi;
- l’insegnante di storia del vescovado che parla senza annoiare delle origini di Amalfi fino a oggi.-
- Wow! Hip hip urrà a nonna Amalia! Sarai con noi alla festa? -
- Quanto mi piacerebbe, ragazzi, ma no, purtroppo – risponde lei quando torna il silenzio.
- Tra pochi giorni torno al mio paese. Però vi porterò nel cuore come una bellissima esperienza: voi e la vostra bella patria! Sono sicura che della vostra festa si parlerà in futuro per tanto tempo, e con tanto entusiasmo. -
Il giorno prima del suo “ritorno al futuro”, Andreas la presenta al comandante Piro, quello che aveva intravisto a prua del suo veliero il primo giorno, e che allora le era parso superbo nella sua divisa e nel suo elemento, come un albatro nell’aria. Ora, sceso a terra, è un uomo normale.
- Questa è la madonna di passaggio di cui ti ho parlato.. -
- Comandante, voi coordinate le vele a prendere il vento. Wow! -
Il comandante sorride e la osserva con più attenzione….
I colori delle iridi di entrambi sono sfumati dal celeste al profondo blu: è come avere il cielo e il mare davanti. Essere sotto lo stesso cielo e sullo stesso mare.
Un riconoscersi ancestrale… Un suo avo? La memoria del sangue?
- Siamo parenti noi due? -
- Forse, alla lontana… -
Traccia 4: 839; 1 settembre Indipendenza di Amalfi che diviene una repubblica. I personaggi si troveranno nei mesi successivi all'interno della città.
Personaggio:
Amalia Predolini. Vedova sessantenne, portiera per vocazione o, come ama dire, Coordinatore di Caseggiato. Onesta, affidabile, intraprendente. È in grado di risolvere praticamente qualsiasi problema o comunque scovare chi sappia farlo. Conosce l'animo umano nelle più intime pieghe perché "presta attenzione ai dettagli senza importanza" e per questo può essere molto amata e altrettanto odiata.
Sotto lo stesso cielo
L’ultracentenario cedro del Libano sparge le sue folte ramificazioni su più piani di fronde. Amalia è coricata supina con lo sguardo al cielo, attraversato dallo zig -zag delle propaggini vegetali.
Un affascinante intreccio su più livelli. Per deformazione professionale, lei ci vede un “condominio” della natura, a uso rifugio e nido per diverse specie di uccelli, le cui razze non si pongono in conflitto tra di loro. Anzi, sembra che gli uccelli adulti si diano il turno a volare alla ricerca di cibo, perché ce n’è sempre almeno uno che svolazza tra un “piano” e l’altro…
Comunque, Amalia Predolini ha scelto quella location, nell’estate dell’anno 2021, nella sua campagna piemontese, per la “partenza”.
Sta per ricevere un input artificiale di completa e personale telecinesi, per autotrasportarsi, per una settimana, in un altrove remoto nel tempo e nello spazio. Un tablet, in connessione remoto, lo lancerà e il comando verrà captato dal chip che ha sul lobo dell’orecchio sinistro, coperto da una parrucca ad hoc.
Pensa agli anelli del cedro. - Di quanti ne dimagrirà il tronco? Oppure di nessuno, perché è immanente qui e ora. Sono io che mi sposterò nel tempo e nello spazio per poi tornare qui sotto lo stesso cielo di adesso. -
Amalfi 839: anno dell’indipendenza.
Una magnifica costiera dal dominante verde interrotto dal giallo degli agrumi. A fronte, il mare.
Le abitazioni in pietra e legno, basse e distanziate, si adagiano con naturalezza nel territorio. S’intuisce il profilo di una chiesa, in basso.
Amalia è seduta all’ombra di un imponente pino marittimo, al momento senza uccelli tra i suoi rami.
Sembra lo stesso cielo dei suoi tempi e dei suoi luoghi.
Respira i profumi del tardo limone, del mirto, della resina del pino, portati dalla brezza di fine estate.
Dalla sua posizione, vede il litorale. C’è una zona, tra due moli con più attracchi, dove ferve il lavoro di assemblaggio di un’imbarcazione, quasi ultimata. Dev’essere appena uscita dal grande cantiere in pietra che domina la zona. Un veliero, dalla parte opposta, sta salpando, e se ne scorge un altro in arrivo.
Un uomo grande e grosso, di mezz’età, sta scendendo sul sentiero davanti a lei. Le sta sorridendo, per cui Amalia decide di anticipare il suo saluto:
- Buona giornata, messere! Che bel posto! Come si chiama? Io ci sto capitando di passaggio e non lo conosco…
- Buona giornata a voi, madonna di passaggio. Questa è Amalfi al suo terzo giorno d’indipendenza. Il “comes” Pietro ci guida e non dobbiamo più pagare dazio al ducato di Napoli.
- Che bella cosa! Penserete che sia sfrontata, ma posso scendere con voi? Mi interessa la spiaggia e l’arsenale.
- Prego, è un piacere per me. Io ci lavoro con le navi. Grandi o medie, sono tutte funzionali al trasporto. Il commercio per mare è il nostro presente e il nostro futuro. E anche il mio, di conseguenza. Mi chiamo Andreas.
Ha un'aria e dei modi alla mano, spontanei e simpatici.
- Io sono Amalia. Che bello il respiro nei profumi del vostro paese. Il panorama, poi, è magico! Mi fermerò volentieri qualche giorno. Sapreste dirmi dove potrei alloggiare?
- Combinazione, mia sorella Lucrezia gestisce una locanda, e ci passiamo davanti tra poco. - Le sorride e le strizza l’occhio. Se è curioso di sapere di più su di lei, com’è che si trova lì, per ora non glielo dà a vedere.
In breve tempo, la donna si sistema da Lucrezia, che gestisce alcune camere a pensione e che cerca nella sua cucina un giusto equilibrio tra piatti di terra e piatti di mare, per non essere monotona.
A sera, si trova nella cucina della locanda, curiosa della scelta e della cottura dei cibi.
Lucrezia ama la cucina bizantina e romana. Si capisce dal suo frequente uso della lattuga cotta come contorno, nei formaggi dove dominano l’”anthotiro” e il “kefalintzin”, nel lardo e nel “garum”, una sorta di salsa di pesce, usata sui crostacei e sui pesci. Fa anche delle frittate spugnose chiamate “sphoungate”.
Per la carne, privilegia il bollito di manzo. Amalia le suggerisce un piatto di carne tagliata sottile, marinata in olio o aceto. Oppure, per cambiare, la cottura a vapore. Nel mentre, si rende utile come può.
- Che bello poter scambiare un parere con qualcuno che mangia diversamente! – è l’opinione di Lucrezia.
- Buono questo “anthotiro”! Mi ricorda il mio “primosale”.
All’indomani del suo arrivo, Amalia visita il paese e parla con la gente, che è fiera dell’indipendenza raggiunta così come della conquistata sicurezza. All’inizio, la osservano con qualche riserva, la studiano. Lo fa anche lei, che capisce spesso l'animo di coloro con cui ha a che fare da dettagli apparentemente senza importanza.
C’è un dettaglio importante, però, per quanto la riguarda, di cui lei tende a dimenticarsi. In modo inconsapevole, il suo sguardo colpisce gli altri, e spesso li inquieta. I colori delle iridi sono sfumati dal celeste al blu: è come avere il cielo e il mare davanti.
Questa considerazione, alla fin fine, risolve la maggior parte a darle fiducia, e c’è chi le spiega:
- La nostra è una città-fortezza. Sono stati i bizantini ad approntare il “castrum” per resistere agli attacchi dei nemici e ad affiancarci nel respingerli. Questo glielo dobbiamo. Ma di recente, quando Napoli ci ha chiamato, sono state determinanti le nostre galee per respingere i longobardi. E con i commerci per nave stiamo dimostrando di raggiungere da soli la stabilità e il benessere.
Anche Andreas, con tono fiero, alla sera le racconta, alla tavola della sorella:
- Dal nord dell’interno ci portano la legna. Le nostre navi salpano cariche di quel legname alla volta dell’Egitto, in cambio di oro.
In una seconda fase navighiamo sino a Bisanzio, dove acquistiamo spezie, pietre preziose, stoffe pregiate, oggetti di oreficeria, che in una terza fase rivendiamo all’interno della nostra penisola, risalendo il fiume Po… -
- Ma come fate lì con le navi?
- Ne usiamo di piccolo cabotaggio, quando serve..
Il tempo passa piacevolmente, sia in cucina con Lucrezia, che è intrigata dalle idee, per lei rivoluzionarie, di Amalia, sia al molo con gli operai dell’arsenale o coi pescatori tra nasse e reti. Da gesti in apparenza insignificanti, dalla piega di un sorriso, dagli sguardi, lei coglie un umore positivo: lo stato di grazia di un popolo che si è meritato l’indipendenza.
Amalia è grata alle circostanze che l’hanno resa testimone di questa vicenda storica di persona, in un posto incantevole. Che altro può giustificare la sua presenza qui? Certo, non si trattiene dal dispensare i suoi consigli, anche non richiesti, a voler dire la sua. Dal canto suo, lei ammira chi coordina, chi orienta gli eventi. Cerca di aiutare, invece, chi difetta in merito.
Adesso, si trova nel posto dove i tre membri designati per coordinare la celebrazione ufficiale dell’indipendenza si sono riuniti per fare il punto e la scaletta delle manifestazioni. Intorno a loro, si sta riunendo un po’ di pubblico locale, ad ascoltare attento e partecipe.
Lei interviene in una pausa, senza presentarsi, senza tener conto del linguaggio dei corpi altrui, una volta tanto sorvola su quello che ha sotto gli occhi, per dare d’impulso qualche suggerimento…
Le reazioni sono univoche, da leggere fra i toni esasperati e i tratti facciali alterati fra l’incredulità e la riprovazione:
- Cosa ne sapete di noi? Bandierine multicolori? Disegni di bambini? Come!?-
(Qui Amalia capisce la sciocchezza che ha detto e arrossisce). E ancora:
- Da dove venite, donna straniera? Com’è che non vi hanno trattenuta là? - Amalia scappa: si vergogna… Qualcuno tra gli astanti ride.
Alla locanda, sorprende Lucrezia che sorride allo stufato. Le racconta dell’incidente e la nuova amica la consola con efficacia: - Le tue parole hanno un’eco che ad alcuni arriva distorta nella loro valle chiusa. -
Amalia piange di gratitudine.
Il giorno dopo, si avvicina a un gruppo di scugnizzi, in spiaggia, intenti a districare le reti da pesca.
- Ciao ragazzi. Mi chiamo Amalia, nonna Amalia se gradite, e vorrei parlare con voi della festa per l’indipendenza. Avete delle idee? -
- Sì. Di mangiare a crepapelle. So che faranno un banchetto per tutti. - pregusta il più piccolo, Luca, mentre gli altri approvano ridendo.
- Di certo sapete tutti cantare. - dice Amalia. Cosa ne direste di comporre un inno per l’indipendenza? –
- Wow! Forte! Proviamoci.-
Amalia sa su quale base partire, e trascina i ragazzi con lei nella composizione di tre strofe patriottiche:
Fratelli di Amalfi,
Amalfi fa festa:
pei nostri commerci
ha preso la testa.
Repubblica nostra
e non bizantina:
è un autogoverno
la sovranità.
Spieghiamo le vele
del nostro futuro
ché perla dei mari
Iddio la creò!
Le chiedono la spiegazione di qualche parola, comprendono e si esaltano, orgogliosi. Cantano e ricantano l’inno sino all’unisono, sino alla perfetta memoria delle strofe. Gli occhi brillanti, la voce emozionata. Felici. Loro sono il quartetto dei “Fratelli di Amalfi”. Per fortuna, i genitori sono lontani, per mare. Dev’essere una sorpresa per tutti, nel fatidico giorno dei festeggiamenti dell’indipendenza.
- Gioia, ne parli a tuo padre così chiede lui il permesso al comitato per lasciarcelo cantare? –
- Come ti chiami, ragazzo? - sussulta la donna, curiosa.
- Bartolomeo Gioia, Bart se vuole. Mio padre mi ascolta e si fa ascoltare da tutti. –
(Wow! pensa lei, Forse ho davanti l’avo di quel Flavio Gioia che insegnerà al mondo a orientarsi con la bussola…)
Un altro ragazzino, di nome Andrea, fa:
- A mio nonno piace parlare di com’era Amalfi quand’era piccolo. Potrebbe raccontare tante cose agli altri che in tanti non sanno. Sarebbe bello. Chiedi anche questo a tuo padre, Bart! –
- Bene, ragazzi. Volevo anche chiedervi: voi quattro non andate a scuola? –
- Puah! A cosa ci serve? Sappiamo far di conto, contrattare, pescare, ripararle reti. Aiutiamo tutto il giorno i nostri genitori a guadagnarci la vita. Ci sono i figli dei ricchi che vanno alla scuola del vescovado, vengono anche da fuori. Io ne conosco solo due, che non stanno a darsi delle arie. – dice il più grande, Giacomo, sui dodici anni.
- Gli vorresti chiedere se il giorno della festa uno dei suoi insegnanti fosse disposto a venire a parlare della storia di Amalfi in pubblico? Non sarebbe bello conoscere meglio le vostre origini, voi che siete il futuro di Amalfi?-
- Se non la fa troppo lunga e se non è noioso a parlare – fa il piccolo Luca, mentre l’uditorio approva il suo intervento.
- Certamente - risponde Giacomo a lui e ad Amalia. - Riassumendo, dobbiamo proporre e farci autorizzare:
- l’inno, cantato da noi quattro;
- il nonno di Andrea che racconta i suoi tempi;
- l’insegnante di storia del vescovado che parla senza annoiare delle origini di Amalfi fino a oggi.-
- Wow! Hip hip urrà a nonna Amalia! Sarai con noi alla festa? -
- Quanto mi piacerebbe, ragazzi, ma no, purtroppo – risponde lei quando torna il silenzio.
- Tra pochi giorni torno al mio paese. Però vi porterò nel cuore come una bellissima esperienza: voi e la vostra bella patria! Sono sicura che della vostra festa si parlerà in futuro per tanto tempo, e con tanto entusiasmo. -
Il giorno prima del suo “ritorno al futuro”, Andreas la presenta al comandante Piro, quello che aveva intravisto a prua del suo veliero il primo giorno, e che allora le era parso superbo nella sua divisa e nel suo elemento, come un albatro nell’aria. Ora, sceso a terra, è un uomo normale.
- Questa è la madonna di passaggio di cui ti ho parlato.. -
- Comandante, voi coordinate le vele a prendere il vento. Wow! -
Il comandante sorride e la osserva con più attenzione….
I colori delle iridi di entrambi sono sfumati dal celeste al profondo blu: è come avere il cielo e il mare davanti. Essere sotto lo stesso cielo e sullo stesso mare.
Un riconoscersi ancestrale… Un suo avo? La memoria del sangue?
- Siamo parenti noi due? -
- Forse, alla lontana… -