[RnT-FC1] Nostalgia dell'Alhambra

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Traccia 3: 1491; Assedio di Granada. Potete far capitare i personaggi dentro le mura cittadine o nelle loro prossimità e quindi potranno trovarsi a contatto con gli assediati o gli assedianti.

Fra' Bastiano. Francescano di origine Andalusa. Ama studiare, capace di sorprendere il suo interlocutore con una cultura profonda e multidisciplinare. Acuto, sferzante e schivo, preferisce la solitudine e nel tempo libero dalla preghiera si rifugia tra i suoi libri. Vive in un tormento interiore, come se aspettasse un segno e interpreta la sua vocazione come l'attesa di trovarsi di fronte a "una prova".

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Nostalgia dell'Alhambra

Fu così che frate Bastiano rivide l’Alhambra,  diversa da come  la ricordava, perché lui era andaluso e tante volte era andato a vederla da bambino. Ne aveva nostalgia. La riconobbe sotto il sole di settembre di un altro tempo, il tempo dell’Alhambra che dominava Granada, ultima roccaforte musulmana in Al Andalus. Gli comparve all’improvviso davanti: rocca rossa, imponente, bellissima e triste, con i bianchi quartieri della città aggrappati alla sua acropoli come a proteggerla, quasi presagendo che da lì a poco sarebbe caduta in mano cristiana. E frate Bastiano che lo sapeva, non era contento. Si era lasciato alle spalle il nero fiume Darro  accompagnato da  Piocho, il ragazzo moro, la sua guida proveniente dall’Alhambra. Stavano salendo nel fitto bosco che circondava la parte meridionale della fortezza.
«Sei sicuro di tutto?» gli aveva chiesto Bastiano. Sapeva che Piocho in qualche modo era a conoscenza del suo viaggio nel tempo, ma non osava chiederglielo. Era certo che i Controllori  gli avevano parlato in modo convincente.
«Sono sicuro», rispose Piocho fermandosi di scatto.
«Boabdil ha già parlato con altri capi cristiani…»
«Si. Il sultano ha parlato con don Gonzalo de Cordoba, ma tu non sei uno dei suoi uomini»
«Chi pensi che io sia?»
Piocho lo guardò con i suoi grandi occhi scuri che rilucevano.
«Non sei nemmeno un uomo di Torquemada. Ma non sei un matamoros»
Bastiano decise di non chiedere oltre. Piocho era poco più di un bambino di quel tempo e non sapeva cosa gli avessero detto sul suo conto. Forse lo credeva un demone. E il sultano come lo avrebbe accolto?

Bastiano sapeva che Boabdil non era sempre propenso a mantenere la parola e che era vendicativo. Diventato sultano al posto del padre, deposto da un colpo di stato, era stato subito dopo sconfitto e fatto prigioniero dai cristiani e lo zio Al-Zaghal si era proclamato sultano al suo posto. Pur di vendicarsi, dopo quattro anni di prigionia Boabdil aveva giurato a re Ferdinando II vassallaggio perpetuo. Era il periodo della furia religiosa cristiana che in seguito sarebbe stata chiamata Reconquista. Ferdinando  non andava tanto per il sottile e faceva passare per le armi tutti coloro che si ostinavano a non arrendersi e convertirsi, come gli sfortunati abitanti di Malaga che una volta capitolata furono venduti come schiavi, mentre i rinnegati cristiani ed ebrei vennero passati per le armi. Al Zaghal tentò di resistere a Boabdil e a re Ferdinando ma alla fine dovette arrendersi e abbandonò Al Andalus per ritirarsi nel sultanato di Fez in Marocco, dove fu imprigionato e accecato su istigazione di Boabdil.
E ora Boabdil  era assediato da Ferdinando di Castiglia e da sua moglie Isabella d’Aragona che avevano unito le loro corone e le loro forze sposandosi. Boabdil non voleva essere un vassallo dei cristiani, aveva tradito la parola data di assoggettarsi a loro e si era ribellato. Ma ora la fine era vicina. I re cristiani assediavano Granada e avevano bruciato tutte le campagne intorno. Non esisteva più un campo di grano, un frutteto, un orto, una vigna, un animale di cui cibarsi e la città si era riempita di profughi che avevano paura di essere massacrati, mentre l’esercito moro era propenso a vendere cara la pelle combattendo contro i cristiani asserragliati a Santa Fe, città costruita in un paio di mesi dopo che un incendio aveva devastato anche il campo cristiano. Santa Fe e le sue bandiere si vedevano dalle torri dell' Alhambra. Ma era un periodo di tregua adesso.  Bastiano sapeva che Boabdil era in trattative segrete per la resa. Non voleva più combattere, forse era stanco, forse non voleva che Granada e l’Alhambra  fossero messe a ferro e fuoco, forse era stanco di sangue. Forse non si conosceva il suo pensiero.

Usciti dal bosco continuarono a camminare sfruttando la copertura degli alberi che andavano diradandosi man mano che si avvicinavano alle mura. Si diressero vero un’imponente torre, una delle più alte fra le diverse che si ergevano a intervalli regolari lungo la cinta muraria.
«El Portal. C’è un piccolo passaggio e mio fratello ci farà entrare» disse Piocho.
Il passaggio sembrava l’ingresso di una tana, nascosto da rovi, protetto da grosse inferriate arrugginite semisepolte che qualcuno aprì a fatica dall’interno come si avvicinarono.
Si affacciò un uomo dalla barba nera e con un turbante scuro, una cotta di ferro rivestita da un giacchetto di cuoio, una spada ricurva alla cintola.
«Non aver paura cristiano. Nessuno ti farà del male» disse in spagnolo.
La cosa avrebbe dovuto consolare Bastiano, per quanto gli desse fastidio la sensazione di essere seguito, protetto nei suoi movimenti. Quanti sapevano della sua presenza? Della sua provenienza? Era il prezzo da pagare per qualcosa che non conosceva. Che voleva vedere. Che forse era meglio non sapere, non rievocare. Non era detto che potesse uscirne indenne, come a un parco divertimenti. Però… però… Non sarebbe stato brutto morire dentro l’Alhambra.
Mentre attraversavano uno stretto corridoio fino a sbucare in un cortile Bastiano respirava un odore familiare di  terra umida,  di acqua, di alberi verdi dal profumo intenso, animale. Odore di piante e di spezie lo avvolgeva, lunghi muri di pietra davanti a loro che si perdevano in dolci salite contornate da filari di alberi, siepi di mirti, rosmarini e piccole fontane. Andarono a sinistra, in un vialetto acciottolato circondato da cipressi, entrarono in un cortile con ai lati alcune case di mattoni rossi  e un pozzo al centro.
L’uomo barbuto camminava deciso verso le case. Entrò in una di esse seguito da Bastiano e dal ragazzo. All'interno di una spaziosa sala c’era una illuminazione soffusa,  proveniente da varie finestre coperte da tendaggi. Punti indefiniti nella semioscurità, un fresco piacevole in quel caldo settembre. Odore di stoffe e cibi speziati pervadeva l’aria. Si intravedevano  uomini in turbante e abiti sgargianti, alcuni con scimitarre o corti pugnali dal manico intarsiato alla cintola, e donne avvolte in lunghi e preziosi drappi dorati di broccato, la testa e la bocca coperte da veli che mostravano soltanto gli occhi e le fronti tatuate. Tutti sembravano intenti in faccende, alcuni immobili come statue trasognate  osservavano in silenzio il loro passaggio. Bastiano  nel passare davanti a una donna dagli occhi di cerbiatta che emanava un profumo di mille giardini del paradiso chinò appena il capo, confuso, come per salutarla. La donna non rispose al saluto, abbassò lo sguardo.
«Vai avanti», disse l’uomo indicando una scalinata sormontata da un’arcata. «Arriverai al Patio de Los Leones.  Boabdil ti aspetta alla fontana. Sarà solo. Ma tieni sempre presente che il sultano non è mai solo»
Bastiano esitava. Guardò Piocho, che sorrise con sufficienza, ma non era un sorriso malevolo. Annuì in silenzio come a rassicurarlo.
Bisognava fidarsi, che altro fare?

Percorse un tratto pavimentato a piastrelle bianche e azzurre, interrotte da tappeti finemente intessuti e mobili intarsiati che profumavano di ginepro. Alcuni incensieri dispensavano il loro profumo, uomini in turbante dalle lunghe tuniche e con spade ricurve alla cintola lo osservavano immobili. Era evidente che eseguivano ordini, non erano lì per fargli del male. Quello era il loro servizio: proteggere il sultano.
Bastiano attraversò una grande sala le cui pareti erano incise a rilievo con poesie e citazioni del Corano in calligrafia araba decorativa, con gli harakat, i movimenti dei segni diacritici posti sopra e sotto le lettere, affinché le parole fossero lette nell’unica  maniera giusta, senza possibilità di errore. Il nome di Allah compariva infinite volte, intervallato dal motto dei Nasridi: “Non vi è altro vincitore se non Allah!”  Bastiano percorse con la mano il verso di quelle parole, da destra a sinistra. Chiuse gli occhi come pervaso da voluttà. Avrebbe voluto esaminare tutto El Portal, ma non aveva tempo e non era in gita turistica. Vide in fondo alla sala un’enorme porta di legno intarsiato e borchiato che si apriva lentamente, guidata da due mori vestiti con tuniche gialle e azzurre. Apparve un cortile bianco, con al centro una fontana sorretta da dodici leoni di marmo. Ai lati una selva di colonne con i capitelli che finivano decorati in una miriade di arabeschi terminanti sopra  logge a colonnati, apparentemente deserte.
«Un cristiano che ama l’Islam, dunque»
La voce alle sue spalle era in arabo,  l’uomo che aveva parlato non si vedeva. Comparve all’improvviso; era vicino a una colonna ma non nascosto. Non aveva bisogno di nascondersi in casa sua: era il sultano di Al Andalus e di Granada, Abu ‘Abd  Allah Muhammad, conosciuto come Boabdil.
«Come fai a dirlo?» rispose Bastiano, istintivamente in arabo.
Boabdil sorrise avanzando verso di lui, parlando in spagnolo. «Hai accarezzato nel verso giusto il motto che scrisse il mio avo Muhammad I, tanto tempo fa quando entrò trionfante a Granada. E non tutti i cristiani conoscono l’arabo»
«Molti di Al Andalus si»
Boabdil si avvicinò ancora, con un sorriso triste. Era un uomo esile e alto dalla pelle olivastra;  la barba nerissima e ben curata riempiva l’incavo delle sue guance. Indossava un pomposo turbante bianco a righe blu, con in cima una punta d’oro raffigurante la Mezzaluna araba. Un mantello bianco bordato di ricami d’oro lasciava scoperto il petto, ricoperto da una tunica rossa a ricami arabescati. Portava una cinghia di cuoio in vita con una corta spada messa di traverso, dal pesante manico istoriato d’oro e pietre preziose. Aveva poco più di trentanni, lo sguardo melanconico e al contempo curioso, inquieto.
«Volevo conoscere quest’uomo straordinario che viene dal futuro» disse il sultano con un lieve inchino.
«Questo mi onora, sultano. Mi chiamo  frate Bastiano»
Il sultano si avvicinò alla fontana, accarezzò un leone di marmo, guardò l’acqua con un luccichio di piacere negli occhi.
«Nei nostri deserti in Africa l’acqua è rara, preziosa. Qui abbonda. Il suo profumo, il suo scroscio, la frescura che emana ti accompagna, rende fertili i nostri giardini, le nostre campagne. Delizia le nostre vasche circondate di piante aromatiche, è benefica per il nostro corpo nel dolce hammam. Hai visto il deserto che i tuoi compatrioti hanno creato intorno a Granada? Hanno bruciato tutto…tutto…»
«Lo so. Mi dispiace»
Boabdil guardò il frate con sguardo penetrante. Lo sguardo di un uomo che sta per uccidere.
«Cosa ti dispiace? Le migliaia di famiglie che sono fuggite per rifugiarsi nelle mie mura? Ci sono molti cristiani ed ebrei fra di loro. Sai cosa ha fatto  loro l’Inquisizione a Malaga?»
«Questa volta sarà diverso»
Boabdil  si avvicinò. Sospirò. «Non voglio chiederti e non dirmelo, ti prego, quale sarà il mio destino. Ho parlato con don Gonzalo de Cordoba, un vero cavaliere, un vero cristiano che parla a nome di re Ferdinando e della sua sposa Isabella.  Anche lui come me da giovane ha passato del tempo in prigionia, seppure da un suo cugino, per motivi di eredità e la regina Isabella lo ha liberato… Si sono amati da ragazzi don Gonzalo e la regina Isabella, lo sapevi?»
«Lo sapevo»
«Io fossi stato re Ferdinando lo avrei ucciso, non lo avrei fatto capitano dei miei soldati  e avrei ucciso anche la regina Isabella anziché sposarla. Ma i cristiani agiscono diversamente»
«Dovevano fare come te con i Banu Sarraj?»
Boabdil  fece un sorriso di disprezzo. «Meritavano la morte»
«C’era solo un colpevole fra di loro e tu facesti uccidere tutto il clan, proprio in questo piazzale, davanti a questa fontana. Perché tanto sangue innocente, sangue valoroso della tua stessa gente?»
«Trentaquattro uomini che non avrebbero mai detto chi di loro si era arrampicato  come un ladro nell’Alhambra per disonorare una donna della mia famiglia. Era giusto che morissero tutti. Sei andaluso, conosci l’arabo, dovresti sapere che è così. Maktub! È scritto! Il disonore di un uomo lo paga tutto il suo clan. Vuoi continuare a parlarmi dei Banu Sarraj?»
Frate Bastiano si rese conto che era meglio cambiare argomento. Si era lasciato andare senza senso, non doveva portare giustizia o fede in un'altra giustizia e in un'altra fede. E poi gli era sembrato di vedere alcuni luccichii sopra la loggia arabescata… Un arciere poteva colpirlo come niente e lui come niente sarebbe sparito da quel mondo.
«Cosa ti ha detto don Gonzalo, che tu ammiri?»
«Mi ha detto che sta scrivendo un trattato di resa per Granada. Se mi arrendo non sarà torto un capello ai suoi abitanti e alla mia famiglia. Non saranno perseguitati i musulmani e nemmeno i cristiani che hanno rinunciato alla loro fede. Tutti potranno continuare a vivere come prima. Voglio sapere… se puoi, se vuoi dirmelo, se nel tuo mondo è avvenuto davvero così»
«Nel mio mondo si»
«Granada non sarà messa a ferro e fuoco, l’Alhambra non sarà rasa al suolo?»
«Nel mio mondo questo non è avvenuto. Vengono da tutte le nazioni ad ammirare l’Alhambra»
Boabdil sorrise con un sospiro,  lo sguardo rivolto al cielo.
«Don Gonzalo mi ha detto che il signore di Castiglia concede, a me e alla mia famiglia, una residenza rispettabile e ci ha dato garanzie di sicurezza. Ma noi Nasridi, in qualità di discendenti di Banu Al-Ahmar non possiamo accontentarci di questo. Non possiamo vivere in questo territorio nel ricordo di Al Andalus. Il solo pensiero mi opprime. Ce ne andremo, torneremo  nella terra dei nostri antenati  in Marocco. La nostra fede in Allah non ci permette di risiedere sotto il giogo dei miscredenti. Non ho acconsentito una volta, mentendo quando ero prigioniero di Ferdinando per riacquistare la mia libertà, e non lo farò adesso. Noi possiamo accettare solo la tutela di Allah e della nostra gente. Di nessun altro»
«Io ti capisco»
«Anche don Gonzalo mi ha risposto così. Tu sai… che non combatterò dunque»
«Non lo hai fatto nel mio mondo. Qui puoi combattere se vuoi. Le conseguenze saranno solo in questo mondo»
«Allah è presente ovunque in tutti i mondi e dirige i diversi destini delle stesse persone presenti  negli  infiniti mondi»
«Amo credere che sia così»
«Anche io amo credere che in un altro mondo ho combattuto. La mia gente ha combattuto. E che abbiamo vinto»
«Dio può darci infinite possibilità di riscatto»
Boabdil annuì pensieroso. «Non è facile per me ritirami senza combattere. Ma ho visto troppo sangue. Voglio pace. Terra libera. Salvare vite di credenti devoti. Pregare Allah tutti i giorni della mia vita senza essere guardato con disprezzo dai miscredenti. Ma di te mi fido. Avresti seri problemi con l’Inquisizione, lo sento. Mi basta. Ma non ti accadrà alcun male dalla tua Inquisizione. E nemmeno da me. Quanto puoi rimanere qui? Vorrei ospitarti nell’Alhambra, farti vedere le sue bellezze, i suoi giardini profumati, i suoi viali alberati e ombrosi, le sue fontane i suoi palazzi, le decorazioni, la vista dei diversi quartieri di Granada, l’odore della sua gente, il conforto dell’hammam»
«Non ho molto tempo. Fra pochi giorni non sarò più qui»
«Tornerai nel tuo mondo?»
«Mi porteranno comunque»
«Saresti voluto rimanere qui per sempre?»
«Confesso che avrei preferito. Il mio mondo è degenerato»
«Se vuoi puoi chiedere ad Allah»
Bastiano sorrise. «Il tuo Dio e il mio non si metteranno daccordo»
«Poco probabile. Ma non impossibile»
Il sultano con gesto solenne e cerimoniale indicò una scalinata circondata da una selva di colonne alle loro spalle, con una moltitudine di uomini armati comparsi dal nulla, vestiti di tuniche variopinte e grossi turbanti che occupavano silenziosi gli scalini, mentre una grande porta  dietro di loro si apriva lentamente.
«Penso che avrai fame. Vuoi farmi l’onore di invitare un uomo come te alla mia umile tavola?»
«L’onore è mio, sultano Boabdil»
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [RnT-FC1] Nostalgia dell'Alhambra

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ciao @Alberto Tosciri , eccoci qua, sotto un sole rovente di ferragosto  :D


Nostalgia dell'Alhambra

Fu così che frate Bastiano rivide l’Alhambra,  diversa da come  la ricordava,
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Intelligente inserimento sulla nuova realtà dopo il viaggio temporale. Ritornare sui luoghi che sono forieri di nostalgici ricordi, sono il meglio per condire di emozioni il viaggio di ritorno. Quindi azzeccato il tuo incipit.
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 il tempo dell’Alhambra che dominava Granada, ultima roccaforte musulmana in Al Andalus. Gli comparve all’improvviso davanti: rocca rossa, imponente, bellissima e triste,
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Il filo conduttore nostalgico prosegue con la descrizione di luoghi ed emozioni.
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«Sei sicuro di tutto?» gli aveva chiesto Bastiano. Sapeva che Piocho in qualche modo era a conoscenza del suo viaggio nel tempo, ma non osava chiederglielo. Era certo che i Controllori  gli avevano parlato in modo convincente.
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Questo è il passaggio che preferisco meno, in quanto tendi a giustificare un viaggio sotto un altro aspetto, quello segreto, organizzato nella nostra epoca. Secondo me avevi già catapultato Fra bastiano nel tempo remoto in modo ottimo. Credo che a tutti gli effetti, il punto di vera difficoltà di proiettare un personaggio in una epoca passata, dandogli uno scopo ben preciso, sta proprio in questo passaggio. 
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«Non sei nemmeno un uomo di Torquemada. Ma non sei un matamoros»
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Il collegamento con il terribile Torquemada ci sta bene... in effetti il saio, in quell'epoca, faceva parecchia soggezione a chiunque.
Il racconto mette in scena gli elementi storici della grande Inquisizione.

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Bastiano decise di non chiedere oltre. Piocho era poco più di un bambino di quel tempo e non sapeva cosa gli avessero detto sul suo conto. Forse lo credeva un demone. E il sultano come lo avrebbe accolto?
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Il discorso con questo Piocho è la parte meno interessante... come sopra, ribadisco che cercare di dare delle spiegazione sul viaggio, considerato il nostalgico esordio, sia inutile.
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Invece è ottimamente descritta la vicenda del sultano Boabdil: quando parlo di minuterie, intendo quei piccoli particolari che sono pezzi importanti nel meccanismo, rivestendo un ruolo importante e indispensabile.
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Si affacciò un uomo dalla barba nera e con un turbante scuro, una cotta di ferro rivestita da un giacchetto di cuoio, una spada ricurva alla cintola.
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Insomma, un vero moro taglia teste... :D
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di alberi verdi dal profumo intenso, animale. Odore di piante e di spezie lo avvolgeva, lunghi muri di pietra davanti a loro che si perdevano in dolci salite contornate da filari di alberi, siepi di mirti, rosmarini e piccole fontane.
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Che bella descrizione che rimedia all'arsura che si intravede nella idea di assediato, generalmente fatta di sete e fame.  Infatti, l'assedio di Granada non fu per niente cruento.
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 Bastiano  nel passare davanti a una donna dagli occhi di cerbiatta che emanava un profumo di mille giardini del paradiso chinò appena il capo, confuso, come per salutarla. La donna non rispose al saluto, abbassò lo sguardo.
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Questo tratto lo hai scritto per manifestare, come fai di solito nei commenti ai racconti in gioco, come le donne dell'epoca erano rilegate dalla società. devo aggiungere che tutt'oggi, ancora vige la regola di non fermare lo sguardo sugli occhi delle donne mussulmane, essendo una mancanza di rispetto... e che io condivido, perché non bisogna invadere certe sfere.
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 intervallato dal motto dei Nasridi: “Non vi è altro vincitore se non Allah!”  
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«Un cristiano che ama l’Islam, dunque»
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Diciamo che questo gemellaggio tra le due religioni è funzionale al racconto, ricorda l'amicizia e il rispetto tra il feroce Saladino con il crociato Baliano, interpretato da Orlando  Blom nel film colossal Le crociate di Ridley Scott
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«Volevo conoscere quest’uomo straordinario che viene dal futuro» disse il sultano con un lieve inchino.
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mentre questo passo, meno... Edu direbbe zac zac... tagliamolo :D


«Io fossi stato re Ferdinando lo avrei ucciso, non lo avrei fatto capitano dei miei soldati  e avrei ucciso anche la regina Isabella anziché sposarla. Ma i cristiani agiscono diversamente»
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Sante parole per un mussulmano! l'ottica dei matrimoni combinati per questioni di sviluppo delle alleanze tra i regni, andavano in diversa direzione sui matrimoni combinati, tanto in uso, nel mondo mussulmano, sino ai giorni nostri..
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«Non ho molto tempo. Fra pochi giorni non sarò più qui»
«Tornerai nel tuo mondo?»
«Mi porteranno comunque»
«Saresti voluto rimanere qui per sempre?»
«Confesso che avrei preferito. Il mio mondo è degenerato»
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Mi piace questo colloquiale  :)
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«Se vuoi puoi chiedere ad Allah»
Bastiano sorrise. «Il tuo Dio e il mio non si metteranno d'accordo»
«Poco probabile. Ma non impossibile»
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Questo è il pezzo che mi ha suscitato curiosità. Sappiamo bene che lo scontro di religione non fu per questioni di supremazia tra il  Dio di Abramo contro il Dio di Maometto. Non sono mai esistiti due Dio in contrapposizione. Certo che, nell'ignoranza della gente, questo parrebbe, ma non è così. Lo scontro nacque dalla contrapposizione tra la sottomissione alla volontà di Dio ( Islam) praticata dal profeta, contro  il privilegio cattolico, di agire e fare, grazie ai cattivi insegnamenti ( poco leciti) con cui la Chiesa giustificava certi comportamenti: da qui il termine calzante, il binomio" cristiani-infedeli". Quindi mi domando il perché di questo passo, e se dovrei leggerlo, come l'idea che Fra bastiano, o te Alberto vuoi dare,  di quel  Dio che mai si metterebbe d'accordo con Allah, sia identificato da quel Dio rappresentato dal Papa, quindi del Dio sceso in terra, con in quale, nessun accordo si poteva mai realizzare. Un Dio in terra sanguinario, crudele, amante del lusso e del potere.
Giordano Bruno Guerri scrisse un saggio da cui ho sempre ricordato questo passo: Se la Chiesa veramente credesse a ciò che professa, dovrebbe rinunciare al suo potere.

Questo racconto ripercorre un momento importantissimo della storia del mondo. Tu hai citato i Re cattolici, Ferdinando e isabella, quelli che dopo la reconquista, diedero i fondi a Colombo per trovare la via breve per le Indie, ma con un diverso e clamoroso risultato della scoperta dell'Otro Mundo. Epoca che poi proseguirà con il matrimonio di Filippo il bello e Giovanna la pazza, e la nascita di Carlo, il famoso Carlo V, ideatore dell'impero dove mai tramonta il sole, sotto la religione universale della Chiesa cattolica. Credo che i Re spagnoli abbiano compreso l'enorme potere che ne veniva dal dominio spirituale ( dovrei dire poco spirituale) dei Papi, con cui si poteva soggiogare i popoli, ricattandoli dell'inferno, e ogni sorta di afflizione. In questo i Re cattolici, furono i degni rappresentanti della Inquisizione. Devo dedurre che tante guerre, tra cui le crociate, furono combattute dai mussulmani, per contrastare l'abominevole potere della Chiesa.

Concludo, confermandoti che il racconto mi è piaciuto sotto il profilo storico, sotto l'aspetto rappresentativo dei luoghi.
Mi è piaciuto meno per come hai descritto, o hai voluto giustificare questo viaggio temporale. Ciao alberto...
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [RnT-FC1] Nostalgia dell'Alhambra

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Ciao @bestseller2020
Grazie davvero tante per il tuo commento.
Per la giustificazione del viaggio temporale, della presenza del frate in un epoca che non è la sua, ti do ragione circa i diversi riferimenti che ho fatto affinché fosse evidente. Ho fatto risaltare diverse volte questo salto temporale e che  qualcun altro dell’epoca ne fosse in qualche modo a conoscenza, informato da ipotetici Controllori. Questo per molteplici ragioni. Per noi che siamo “dentro” il contest molti riferimenti sono chiaramente sottintesi e si possono tralasciare spiegazioni, perché conosciamo la traccia. Nel caso il racconto venisse letto da qualcuno al di fuori del contest, per agevolarlo a comprendere questo antefatto.
Ho quasi inventato questi “Controllori” che potrebbero incanalare nei viaggi temporali, ma senza approfondire tanto. Esistono delle teorie anche su questi Controllori, ma sarebbe un’eccessiva digressione parlarne.

Sono contento che ti sia piaciuta la storia di Boabdil, in verità è molto interessante e ci sarebbe da scrivere una saga. Mi sono documentato tantissimo su di lui,  sui suoi tempi e sugli altri personaggi che ho appena accennato. Ma sapevo già parecchio prima del contest, a dire la verità. I tempi di Al Andalus non sono mai finiti per parecchia gente, me compreso. So che devo la mia esistenza a quei lontanissimi fatti e alle migrazioni conseguenti di moriscos ed ebrei se il sangue non è acqua.
Quasi tutte le parole, i pensieri del sultano che ho riportato, lui le ha dette davvero, risulta da documenti storici, trattati e resoconti dell’epoca, sia di parte cristiana che moresca. Io le ho solo modificate appena per renderle funzionali al discorso.  Avrei voluto dilungarmi di più.

Lo sguardo della donna mussulmana… bellissimo e tutto vero quello che dici e che io condivido.
Quando ero giovane, durante una delle tante prove della mia vita, dovendo diciamo così “immergermi” in quel meraviglioso mondo mussulmano per lavoro mi sono trovato in situazioni come quella di Bastiano, imparando o re-imparando dove non era opportuno guardare o essere guardati, per quanto fosse desiderabile. E qualcuno mi disse che non avrebbe mai immaginato che io non fossi del luogo se non lo avessi dichiarato in seguito. All’epoca parlavo e scrivevo fluentemente l’arabo, l’unica lingua straniera che abbia veramente studiato a fondo.

Ti do ragione anche sulle tue osservazioni storiche.
Le guerre di quei tempi, le Crociate, l’Inquisizione, nacquero per forzati e voluti fraintendimenti e falsità da ambo le parti. I colpevoli, ieri come oggi, furono quelli che sapevano la verità e non dissero niente alla massa del popolo, per convenienza personale.  Non tutti avevano l’intelligenza, la lungimiranza oltre i suoi tempi e la cultura di Federico II di Svevia, Stupor Mundi, scomunicato due volte da due papi diversi per essersi rifiutato di combattere gli Arabi alle Crociate. E quando andò a Gerusalemme fu accolto dagli Arabi senza combattere e nominato re di Gerusalemme… Federico II non poteva combattere contro uomini di cui parlava la lingua e ammirava la cultura e la civiltà. Sapeva anche degli intrighi della Chiesa e dava oltremodo fastidio un uomo così.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [RnT-FC1] Nostalgia dell'Alhambra

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@Alberto Tosciri   :)

La traccia e l'epoca scelta esaltano la tua conoscenza degli usi e costumi, e della religione musulmana, nonché dell'Andalusia - terra che ha visto - favorito - accolto - il Rinascimento di quella civiltà, da te colta nel momento del suo epilogo, col ritorno dei re cattolici dopo sette secoli di dominio arabo.
Una ricca e affascinante lettura. Complimenti!
Alberto Tosciri ha scritto: sab ago 14, 2021 1:38 pm«Penso che avrai fame. Vuoi farmi l’onore di invitare un uomo come te alla mia umile tavola?»
«L’onore è mio, sultano Boabdil»
Forse meglio: Un uomo come te mi farebbe l'onore di accettare l'invito alla mia umile tavola?
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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