Poseidone e il cavalluccio marino

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Commento a un altro racconto lungo  viewtopic.php?p=17516#p17516
(mi scuso per la formattazione, ma non sono riuscito a fare di meglio con l'editor... :( )

Poseidone e il cavalluccio marino

Il collezionista è uscito prima dell’alba.
Non appena si è allontanato dalla costa dell’isola, ha posato con delicatezza la rete in acqua, nella speranza di poter raccogliere del buon pesce e, magari, altri animaletti esotici. Gli isolani non si meravigliano più della teca in cui ha esposto crostacei e conchiglie variopinte; chissà se è la volta buona per un corallo o una stella marina.
Altri pescatori sono a lavoro a largo; lui inizia sempre da una profondità più modesta, in modo da poter raschiare il fondo e sperare di raccogliere rarità. L’aurora dai capelli rosa li osserva, anch’ella incuriosita dal gran daffare dei mortali.
La rete si sposta con la barca, gratta i fondali, ma emergono solo granchi e sparuti pesciolini. Il pescatore pensa che ci sia materiale per una buona zuppa, ma nulla da ricordare o da esporre per suscitare la meraviglia degli altri isolani.
È tardi, all’uomo resta solo da ritrarre la rete un’ultima volta per poi ripiegarla e tornare a casa. La meraviglia si palesa sul volto quando nota un cavalluccio marino impigliato tra le maglie. È un esserino rosa pallido percorso da striature salmone che si dipanano dalla schiena; si divincola senza successo, sembra aver paura del proprio destino.
L’uomo arcua le dita nodose, lo afferra e lo cala in un piccolo recipiente colmo d’acqua marina; ha qualcosa di nuovo da mostrare ed è felice mentre riduce la rete a un morbido quadrato che ripone al di sotto della panca.
Giunto a riva, scende dal piccolo natante ma, con un errato colpo di reni, rovescia il contenitore con all’interno il cavalluccio marino. Quest’ultimo, trascinato dall’onda d’acqua, si incaglia in un punto del terreno, faccia a faccia con il sole, inerme e pronto a subire il proprio destino.
Ha ancora molto per cui vivere, mari da attraversare e fondali da visitare, ma al destino non importa se si asciuga mortalmente. Vorrebbe maledire la stirpe degli uomini, ma non ne ha né il tempo né la forza.
D’un tratto si sente sollevare. Forse ha raggiunto il paradiso degli ippocampi ma si ritrova immerso di nuovo in acqua. Acqua limpida, fresca, salata e vitale: chi può aver avuto pietà della sua sorte?
Di fronte a lui, un uomo imponente dalla carnagione olivastra, capelli castani e lineamenti maschili.
«Chiunque tu sia, grazie, mi hai salvato la vita».
Ma come può capirlo? Come può apprezzare la gratitudine della piccola creatura? Di fronte ha un uomo mentre lui è un cavalluccio marino.
«Sono felice che tu stia bene».
La voce dell’uomo è garbata e penetrante; di fianco ai piedi immersi in acqua sale un tridente che si divide in tre punte poco al di sopra delle mani. Come può non aver riconosciuto Poseidone?
«La ringrazio, grande re dei mari», ha capito di poter comunicare con lui.
«Non preoccuparti, non ho fatto nulla. D’altra parte la tua gratitudine mi fa piacere, la prendo come un segno di stima e rispetto».
«Non ho parole per quello che ha fatto per me!»
«Di nulla. Se posso fare qualcosa per te dimmelo, creatura del mio mare».
«Grande re, fratello del padre degli dei...» prende coraggio, «so che l’aver avuto salva la vita è il più grande regalo che possa ricevere, ma vorrei avere l’opportunità di potermi vendicare. Non posso ammettere la tracotanza degli uomini», il cavalluccio marino è parecchio arrabbiato. «Se fossi finito in una zuppa me ne sarei fatto una ragione, ma morire per finire in una teca è un’azione che merita vendetta».
«Il sangue richiama altro sangue e vendicarti ti pone su un piano inferiore rispetto al pescatore...»
«No, grande re! Mi ascolti! Anche lei si ha promesso vendetta agli achei dai lunghi capelli, la prego solo di vendicarmi contro quel subdolo pescatore!»
«La vendetta ti sazierà di dolore altrui ma non ti darà soddisfazione. Ti porterà a perdere il controllo e inebriarti della vendetta stessa, fino a restare orrendi simulacri che si nutrono di sangue e rancore».
Ma vuoi per l’accorato appello della creatura marina, vuoi per l’insistenza nella richiesta, alla fine viene accontentato. Il disappunto che si legge sul viso di Poseidone è dovuto al desiderio del cavalluccio e al rammarico di averlo esortato a chiedere. Rassegnato, afferra a due mani il tridente e, con un movimento circolare, crea un onda alta più di due metri che si schianta con fragore nel punto dove si trova la creatura.
«Fa’ buon uso della nuova vita».
«Aspetta o re...»
Ma il dio immortale è sparito come la stessa onda che, spezzata e interrotta, si acquieta sulla superficie del mare. Il cavalluccio si sente strano, diverso; cullato dalla corrente marina scopre di avere maggiore consistenza e superficie. Scappa a nuoto e gli viene spontaneo servirsi di due grandi appendici laterali. Non riesce, si schianta sull’acqua e nota che la coda ha una forma che ricorda un pesce, mentre strani fili davanti al viso si inzuppano e lo infastidiscono.
Vinto dalla stanchezza e dall’estraniamento, si aggrappa a uno scoglio e stramazza, supino, sulla roccia. Ripreso fiato, fa appello alla propria volontà e si gira per vedere la propria immagine riflessa sull’acqua.
Lunghi capelli biondi si sciolgono dal viso a lambire l’acqua. La superficie tremola per qualche istante, poi i cerchi concentrici si diradano e spuntano i lineamenti di una ragazza bellissima: occhi verdi come il mare, naso appena pronunciato, guance snelle e una bocca piccola e graziosa. Le mani sono affusolate e le porta a lambire il viso mentre continua a rimirarsi sullo specchio d’acqua.
Cola una goccia dopo l’altra, altri piccoli cerchi deformano il riflesso del cavalluccio marino che si rende conto di essere diventato una sirena. I capelli scarmigliati non minano la perfezione di un viso paragonabile a quello delle dee immortali; potrebbe innamorarsi della propria immagine come Narciso se, nel profondo del cuore, non fosse un cavalluccio marino.
Ma cresce la rabbia e il proprio aspetto divino si incurva alla spinta di un sorriso malevolo; è un attimo aprire bocca, provare a cantare e scoprire di avere una voce melodiosa.
«Vorrei illuminarti l’anima... nel blu dei giorni tuoi più fragili, io ci sarò... come una musica... come domenica...»
Si lancia sull’acqua, felice. Schizzi di spuma bagnano le rocce mentre lui, a pancia in su, ride e si serve delle braccia per lanciare altra acqua. Questa gli ricade in viso, come pioggia sugli occhi chiusi e su un’insolita espressione di maliziosa beatitudine.
È il momento di imparare a nuotare in quel corpo nuovo. In modo spontaneo, sul dorso, un braccio rotea prima dell’altro; vede che si muove con leggerezza e insolita velocità; al suo passaggio, lascia indietro una scia di bianca spuma, ma non sembra affaticarsi, piuttosto si sente bene, si rilassa.
Supera pesciolini, orizzonti, barche…
Vede una piccola isola, di fianco a lui; in controluce, figure oscure si muovono sulla superficie con schiamazzi e gesti. Il cavalluccio marino si ferma, inabissa la propria coda e resta a galleggiare sull’acqua servendosi delle braccia. Non riesce a mettere a fuoco le figure ma sente voci che lo richiamano. Voci femminili, come la sua.
«Cavalluccio vien da noi / non fermarti sulle onde; / in seguito ti puoi / vendicar di gente immonde».
«Chi siete?» Si avvicina.
«Siamo qui da tanto tempo, / attiriamo i viaggiatori / con canto soave e lento / tributiamo grandi onori...», inizia una di loro.
«Poi, però, parte l’inganno: / li adagiamo sugli allori, / ma mentre loro da noi stanno / li facciamo tutti fuori!» Termina un’altra.
«Quindi voi siete sirene: / io ero un cavalluccio / ... non mi viene la rima, mi dite come fate?»
«Ti abituerai. Conosciamo la tua storia, resta con noi».
È arrivato a riva; una di loro gli tende la mano e lo invita a issarsi sugli scogli. Veli di nuvole offuscano la luce solare, il chiarore è meno oppressivo e il cavalluccio si rende conto del luogo. Le sirene non sono come lui, hanno il viso slavato, scheletrico, capelli radi, braccia e mani ridotte a pelle e ossa; la coda, infine, è ricoperta di alghe e densa di ferite e punti marci.
«Cosa vi è successo?»
Ritrae la mano e resta sospeso in acqua. Quale differenza con il proprio aspetto giovanile: il viso candido, le braccia rosa, le mani morbide e la coda di un verde lucente. Che sia l’effetto della vendetta descritto da Poseidone? L’isolotto stesso, inoltre, è cosparso di un tappeto di putrida vegetazione, ossa e carne putrefatta.
Non ha tempo per riflettere, da quelle parti passa una piccola nave; c’è un essere umano a bordo, ha un aspetto emaciato, sembra vinto da mille fatiche. Le sirene lo guardano e iniziano a cantare.
«Aristone che vieni dal mare / fermati un po’ presso di noi; / siamo creature vogliose di amare / gentili e amorevoli con gli eroi...»
«Tu che torni dall’Ilio lontana / stanco nel corpo e nella mente; / riposati da tanta fatica vana, / qui da noi dolor non si sente...»
Il cavalluccio si meraviglia di come l’uomo riprende vigore e rema come mai prima. A velocità sostenuta impatta sullo scoglio; l’imbarcazione, rosa dall’acqua marina, quasi si sgretola e l’incauto uomo si schianta, mentre un osso aguzzo gli penetra nella coscia. Sangue esce dalle stanche vene, ma non si accorge di nulla; ha gli occhi aperti fino all’ultimo e le guance sorridenti esposte alle nodose mani delle adescatrici.
La vita abbandona presto Aristone, il sangue si mescola allo strato putrido e il corpo andrà a decomporsi e a unirsi agli altri. Le sirene smettono di cantare, ridono e si rallegrano dell’ennesima vittoria per loro e Ade.
Il cavalluccio è disgustato dalla scena; con lo sguardo fisso sulle membra morte dell’uomo si chiede quale mente possa essere così assetata di sangue per attirare un essere vivente e provocarne la fine. Poi si ricorda del collezionista e della lenta agonia a cui era stato sottoposto prima di diventare una sirena. Arriccia le labbra, gonfia le guance e manda fuori uno sbuffo d’aria.
«È quello che merita, l’uomo, nella propria natura malvagia».
Una sirena toglie la mano dal corpo di Aristone e la tende al cavalluccio, ancora assorto nei suoi pensieri. Dalla mano cadono lembi di pelle e ci sono macchie di sangue.
«Vieni con noi...» esce dalla bocca sdentata dell’essere.
Il ribrezzo nel toccare la mano protesa passa nel ricordare il collezionista.
«Gli esseri umani devono essere puniti».
Afferra la mano e si siede sullo scoglio. La coda lucente si macchia del sangue di Aristone, ma non gli importa: è soddisfatto della propria scelta. Alcune cose volano davanti agli occhi, si fermano e gli offuscano la vista. Le toglie con una mano e scopre che si tratta di fili gialli; la stessa mano gli sembra più magra e consunta di prima, riesce a vedere le vene e le nocche delle dita. Non ci fa caso, butta tutto e scruta l’orizzonte con interesse per il proprio scopo.
Forse era destino che diventasse sirena; passasse da quelle parti anche il collezionista, sarebbe felice di ucciderlo e mescolarlo agli altri. Ride e si unisce alle colleghe mentre altri capelli cadono e si adagiano a pelo d’acqua, portati via dalla corrente.
Nei giorni che seguono, Alpenore, un giovane esule troiano, perde la vita in modo simile. Poi il tebano Eumeo e il suo equipaggio, poi l’anziano Tebaide e il giovane Munippo. E altri ancora, attirati dalla voce delle sirene e dal canto del cavalluccio marino. Quest’ultimo, consumato dalla vendetta, non è più dissimile dalle altre donne ed evita di riflettersi sul velo d’acqua, per non vedere i propri cambiamenti. Abituato alle membra degradate, alla coda ferita, alle infezioni e ai resti umani, prosegue e si unisce alla vita delle altre.
La voce è la stessa, canta per ricordare la propria identità, canta per vivere quella vita maledetta, canta per attirare incauti esseri umani.
«La nebbia agli irti colli / piovigginando sale / e sotto il maestrale / urla e biancheggia il mare!»
«Una nave si avvicina!» Viene scosso da un’altra sirena.
«Sono tanti!» Un’altra ancora lo ferma.
«È Odisseo con la nave che gli è rimasta!»
«Andiamo!»
«Odisseo di Laerte figlio / vieni qui con noi, / non fare un altro miglio / più ingegnoso degli eroi!»
«Sull’isola nostra / ritempra la tua anima, / lascia che ti mostra / ...» il cavalluccio marino perde il filo, «come si sta bene... e prima o poi imparerò a fare le rime».
«Odisseo di mille imprese /», l’altra sirena gli lancia un’occhiataccia, «condividi il tuo sorriso / un solo anno oppure un mese / nel nostro paradiso».
Il cavalluccio non è convinto delle loro parole, ma sa che la forza delle sirene sta nella voce e continua a cantare con loro. Notano che c’è qualcosa di strano, l’uomo si agita, si dimena, ma è legato all’albero maestro e l’equipaggio sembra insensibile al loro canto. La nave passa, il canto si intensifica, gli improperi di Odisseo sono urla strazianti disperse dal vento.
La nave supera lo scoglio delle sirene e sparisce all’orizzonte.
Le urla dell’eroe acheo scemano, resta solo il rumore del mare.
Le sirene si acquietano: hanno fallito.
La prima ad andarsene è Partenope. Lascia l’isolotto diretta chissà dove; depressa, nuota tra le onde come non faceva da sempre, decisa a ricominciare da zero. L’acqua salmastra la depura dalla malvagità. Anche le altre abbandonano lo scoglio e spariscono tra le correnti.
Per ultimo resta il cavalluccio marino. Guarda il riflesso nell’acqua: si è trasformato in quello che odia. Il viso dolce e rosa è ora un teschio ricoperto da grinze marroni, con pochi capelli color paglia; dalle cavità oculari spuntano grandi occhi che sembrano tenersi per miracolo. Anche le mani sono solo magre appendici poste alla fine di polsi sporgenti dai quali spuntano frammenti d’osso. Non ultima, una coda tappezzata da punti in cancrena.
È solo: re di uno stuolo di resti umani e ricordi lontani. Il ricordo dell’espressione beata delle incaute vittime, il ricordo del viso angelico e della chioma bionda da far invidia alle dee immortali. Non c’è più nulla.
Ha avuto migliaia di vendette, tutte nell’attesa del mai arrivato collezionista. Quante vite e quante famiglie ha spezzato, quante mogli piangono i mariti, quante madri piangono i figli... la sua anima e la sua insoddisfazione si mescolano alla morte di cui vive la piccola isola e il cavalluccio marino si sente svuotato, lontano dal proprio desiderio di vita e dal proprio desiderio di vendetta.
La ricerca del collezionista lo ha reso collezionista.
Fosse morto quel giorno, a quest’ora riposerebbe in pace.
Gli sembra di sentire lo stupore dei bambini nel vedere un cavalluccio marino in una teca di vetro; fosse morto avrebbe perso il corpo salvando l’anima, mentre ora ha il corpo ma non l’anima.
Rotola e si trova faccia a faccia con il terreno. Infila il braccio destro tra un mucchio di ossa; si ferisce ma non sente dolore, non c’è sangue, solo orrore. Trova lembi di vestiti, stracci, frammenti di bisacce e oggetti che richiamano a singole identità costrette in quella fossa comune.
Infine, un pugnale.
Si volta di nuovo verso il mare, supera alcune rocce sporgenti e si trascina in acqua. Uno scoglio, in particolare, è di poco inclinato e solo lambito dalle dolci onde: il cavalluccio si ritrae indietro e, con un ultimo sforzo, si distende su di esso.
Il cielo è azzurro, puro, privo delle macchie che ora sente dentro di lui. Deciso, conficca il pugnale nel petto e preme con forza nella speranza di chiudere gli occhi per sempre.
Nel distendere il braccio destro scivola dalla roccia e finisce in acqua, in balia delle correnti.
...
Sulle coste di un’isola vicina, il collezionista ritrae l’ultima rete della giornata.
La pesca non è stata decorosa ma, tra le maglie, trova un pugnale di bronzo con intarsiature d’argento, di fattura cretese. La meraviglia sale nel vedere, di fianco a questo, un grazioso cavalluccio marino.
Decide di raccoglierlo e di custodirlo in una teca. Sente già lo stupore degli altri abitanti del villaggio e le storie dei bambini nell’ammirare quella creatura esotica.
«Gli dei danno, gli dei tolgono, ma i mortali decidono delle proprie azioni».
Con quella sentenza, Poseidone torna nel proprio regno.
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Re: Poseidone e il cavalluccio marino

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Ti ringrazio di essere passata, @Ippolita, e avermi lasciato questo pensiero - tra l'altro che aumenta l'autostima e migliora la giornata :D -, sei stata davvero molto gentile.
Posso dirti, magari deludendoti, che l'idea del racconto mi è venuta in un tempo molto "breve", ovvero un pomeriggio mentre tornavo a casa da lavoro (mi ci vogliono circa 50 minuti di viaggio). D'altra parte, invece, ho curato molto la fase di scrittura e ho cercato di mantenere un tono malinconico e un punto di vista, anche se in terza persona, vicino al cavalluccio marino cercando di rendere "da vicino" la sua evoluzione interiore. Quindi questo che mi scrivi
Ippolita ha scritto: Ho notato una scrittura corposa e matura, corredata di note dolenti: così intense è la prima volta che le scorgo nei tuoi scritti.
mi fa molto piacere perché mi fa pensare che sono riuscito nell'intento che avevo in mente.
Ti ringrazio ancora e ti auguro una buona giornata.
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Re: Poseidone e il cavalluccio marino

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Ciao, Giovanni! Torno con piacere sul tuo racconto per condividere le mie riflessioni puntuali. 
Inizio con quella che mi pare una piccola incongruenza. Il nostro protagonista viene presentato a inizio brano come "il collezionista", per poi essere appellato come "il pescatore". Ma ancora prima di tale sostantivo, che non necessariamente cozza col primo, nella seconda riga è sottolineata la speranza dell'uomo di "prendere del buon pesce", e solo dopo, amplificato dal "magari", compare il desiderio di animaletti da collezione. Che egli sia come prima cosa un pescatore, anche dilettante, pare inoltre di capire dal fatto che si accenna agli "altri pescatori" già al lavoro. Sono dunque del parere che forse sarebbe preferibile iniziare il racconto con un generico "uomo", oppure, se giustamente vuoi lasciare il bel termine iniziale, si potrebbe invertire la sequenza successiva, dando la precedenza al desiderio di pescare rarità rispetto a quello di pescare pesce: "nella speranza di poter raccogliere altri animaletti esotici e, magari, del buon pesce".
Avrei delle perplessità anche riguardo al termine "esotico", che rimanda a qualcosa di lontano, inusuale, mai visto e, pertanto, ben più bizzarro di un corallo o una stella marina. Forse si potrebbe sostituire con un più modesto "strano" o simili. A meno che non intendessi proprio qualcosa di particolare che non comprendo io, visto che poi parli della "meraviglia degli altri isolani": per meravigliare chi ha a che fare quotidianamente col mare e i suoi abitanti deve trattarsi davvero di qualcosa di eccentrico.
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pm
[font="Times New Roman", serif]Il collezionista è [/font][font="Times New Roman", serif]uscito[/font][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif] [/font][font="Times New Roman", serif]prima dell’alba[/font][font="Times New Roman", serif].[/font]
[font="Times New Roman", serif]Non appena si è allontanato dalla costa dell’isola, ha [/font][font="Times New Roman", serif]posato [/font][font="Times New Roman", serif]con delicatezza [/font][font="Times New Roman", serif]la rete[/font][font="Times New Roman", serif] in acqua, nella speranza di poter raccogliere del buon pesce e, magari, altri animaletti esotici. Gli isolani non si meravigliano più della teca in cui ha esposto crostacei e conchiglie variopinte; chissà se è la volta buona [/font][font="Times New Roman", serif]per[/font][font="Times New Roman", serif] un corallo o una stella marina.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Times New Roman", serif]Altri pescatori sono a lavoro a largo; lui inizia sempre da una profondità più modesta, in modo da poter raschiare il fondo e sperare di raccogliere rarità. (...)[/font][/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Times New Roman", serif]La rete si sposta con la barca, gratta i fondali, ma emergono solo granchi e sparuti pesciolini. Il pescatore pensa che ci sia materiale per una buona zuppa, ma a da ricordare o da esporre per suscitare la meraviglia degli altri isolani.[/font][/font]
Qui sotto vi è a parer mio un'eccessiva allitterazione, dovuta ai termini posti in nero: sostituirei la seconda occorrenza di "meraviglia" con "stupore". Molto graziosa la descrizione del cavalluccio marino.
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pm
[font="Times New Roman", serif]per suscitare la meraviglia degli altri isolani.[/font]
[font="Times New Roman", serif]È tardi, all’uomo resta solo da ritrarre la rete un’ultima volta per poi ripiegarla e tornare a casa. La meraviglia si palesa sul volto quando nota un cavalluccio marino impigliato tra le maglie. È un esserino rosa pallido percorso da striature salmone che si dipanano dalla schiena; [/font]
Qui sotto l'esemplificazione di ciò che scrivo sopra: mi pare strano che nessun isolano abbia mai visto un cavalluccio marino. Smorzerei pertanto in questa prima parte del testo i toni di meraviglia, lasciando solo il piacere di avere a che fare con le deliziose creature del mare, meravigliose anche quando non sono una rarità.
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pm
[font="Times New Roman", serif]ha qualcosa di nuovo da mostrare ed è felice [/font]
Una considerazione profonda, di leopardiana memoria:
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pmHa ancora molto per cui vivere, mari da attraversare e fondali da visitare, ma al destino non importa se si asciuga mortalmente.
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pm
[font="Times New Roman", serif]«Chiunque tu sia, grazie, mi hai salvato la vita».[/font]
[font="Times New Roman", serif]Ma come può capirlo? Come può apprezzare la gratitudine della piccola creatura? Di fronte ha un uomo mentre lui è un cavalluccio marino.[/font]
Qui sopra modificherei un pochino per rendere più chiaro, perché scritto così pare quasi che la "piccola creatura" non corrisponda al cavalluccio marino, e il "come può capirlo" non esplicita subito il soggetto. Scriverei nel modo seguente, ma è solo uno tra i tanti esempi: "La piccola creatura teme che l'uomo non comprenda le sue parole. Come riuscire a manifestare al suo salvatore tutta la gratitudine che prova?".
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pm
[font="Times New Roman", serif]«La ringrazio, grande re dei mari», ha capito di poter comunicare con lui.[/font]
[font="Times New Roman", serif]«Non preoccuparti, non ho fatto nulla. D’altra parte la tua gratitudine mi fa piacere, la prendo come un segno di stima e rispetto».[/font]
[font="Times New Roman", serif]«Non ho parole per quello che ha fatto per me!»[/font]
[font="Times New Roman", serif]«Di nulla. Se posso fare qualcosa per te dimmelo, creatura del mio mare».[/font]
[font="Times New Roman", serif]«Grande re, fratello del padre degli dei...» prende coraggio, «so che l’aver avuto salva la vita è il più grande regalo che possa ricevere, ma vorrei avere l’opportunità di potermi vendicare.[/font]
Considero superflua la frase evidenziata in nero: ormai Poseidone si è rivelato e il cavalluccio ha capito. Il dialogo seguente mi pare un po' ripetitivo: eliminerei le sezioni poste in corsivo.
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pm[font="Times New Roman", serif]Anche lei si ha promesso vendetta [/font][font="Times New Roman", serif]a[/font][font="Times New Roman", serif]gli achei [/font][font="Times New Roman", serif]dai lunghi capelli[/font][font="Times New Roman", serif], la prego solo [/font][font="Times New Roman", serif]di vendicarmi contro quel subdolo pescatore!»[/font]
Qui sopra ho evidenziato il "si", piccolo refuso. Dopo "capelli", inoltre, vedrei meglio i due punti.
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pm[font="Times New Roman", serif]guance snelle e [/font][font="Times New Roman", serif]una[/font][font="Times New Roman", serif] bocca piccola [/font][font="Times New Roman", serif]e graziosa[/font]
Sostituirei l'aggettivo "snelle" riferito a "guance", perché secondo me non è adatto: le guance sono belle se pienotte. A meno che non volessi riferirti alla particolarità degli zigomi alti. 
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pm[font="Times New Roman", serif]S[/font][font="Times New Roman", serif]i lancia sull’acqua, [/font][font="Times New Roman", serif]felice[/font][font="Times New Roman", serif]. Schizzi di spuma [/font][font="Times New Roman", serif]bagnano[/font][font="Times New Roman", serif] le rocce mentre lui, a pancia in su, ride e si serve delle braccia per lanciare altra acqua. Questa gli ricade in viso, com[/font][font="Times New Roman", serif]e[/font][font="Times New Roman", serif] pioggia sugli occhi chiusi e su un’insolita espressione di [/font][font="Times New Roman", serif]maliziosa [/font][font="Times New Roman", serif]beatitudine.[/font]
Una bella descrizione!
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pmnon mi viene la rima, mi dite come fate?»
Molto simpatico.
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pm[font="Times New Roman", serif]Il cavalluccio si meraviglia di come l’uomo [/font][font="Times New Roman", serif]riprende vigore[/font][font="Times New Roman", serif] e [/font][font="Times New Roman", serif]rema[/font][font="Times New Roman", serif] come mai prima.[/font]
Qui sopra userei il congiuntivo.
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pm[font="Times New Roman", serif]È solo:[/font][font="Times New Roman", serif] re di uno stuolo di resti umani e ricordi lontani.[/font]
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pm
[font="Times New Roman", serif]Afferra la mano e si siede sullo scoglio. La coda lucente si macchia del sangue di Aristone, ma non gli importa: è soddisfatto della propria scelta. Alcune cose volano davanti agli occhi, si fermano e gli offuscano la vista. Le toglie con una mano e scopre che si tratta di fili gialli; la stessa mano gli sembra più magra e consunta di prima, riesce a vedere le vene e le nocche delle dita. Non ci fa caso, butta tutto e scruta l’orizzonte con interesse per il proprio scopo.[/font]
[font="Times New Roman", serif]Forse era destino che diventasse sirena; passasse da quelle parti anche il collezionista, sarebbe felice di ucciderlo e mescolarlo agli altri. Ride e si unisce alle colleghe mentre altri capelli cadono e si adagiano a pelo d’acqua, portati via dalla corrente.[/font]
Una descrizione bella e terribile. La metamorfosi è raccapricciante proprio perché descrivi l'assoluto disinteresse del cavalluccio/sirena per lo sfacelo che subisce il corpo.
bwv582 ha scritto: ven giu 04, 2021 6:07 pm[font="Times New Roman", serif]È solo:[/font][font="Times New Roman", serif] re di uno stuolo di resti umani e ricordi lontani.[/font]
L'aspetto didascalico della storia viene fuori un po' alla volta, ma non per questo risulta meno aspro. Il finale catartico mi è piaciuto. 
Ti ringrazio di nuovo e ti auguro buon fine settimana, @bwv582.

P.S. Mi dispiace per il caos nelle citazioni: nonostante le abbia ricopiate nel taccuino, non sono scomparsi i fastidiosi ghirigori.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: Poseidone e il cavalluccio marino

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Buona serata e buona domenica, @Ippolita, grazie per essere passata e per le segnalazioni.
Posso dirti che sul pescatore-collezionista avevo dei dubbi e volevo che apparisse un po' tutte e due, per questo l'ho chiamato pescatore e collezionista in modo indifferente: magari non è stata la scelta migliore, ci rifletterò alla prossima revisione.
Per quanto riguarda le guance snelle, posso dirti - ma magari puoi smentirmi visto che sei ferrata con i classici (anche se però ricordo forse con i classici romani più che greci) - che ho un ricordo molto forte della dea della bellezza Afrodite descritta come una donna magra. Ricordo anche che, quando si doveva scegliere la più bella a cui dare la mela d'oro (l'alba  del pretesto della guerra di Troia in pratica), erano rimaste Atena, Afrodite e Era come dee più belle e, in particolare, c'era la contrapposizione tra Era - una dea florida ritenuta anche per questo immagine di fertilità - e Afrodite ritenuta più icona di una bellezza pura e descritta come magra.
Ippolita ha scritto: Sostituirei l'aggettivo "snelle" riferito a "guance", perché secondo me non è adatto: le guance sono belle se pienotte.
La testa mi ha fatto tornare in mente in modo spontaneo questi appellativi della dea Afrodite. Ho pensato dunque a una sirena, per definizione, bella come la dea della bellezza e poi rovinata dalle proprie scelte (qui mi è tornato in mente il Ritratto di Dorian Gray :P ).
Per il resto ti ringrazio molto delle preziose annotazioni e degli apprezzamenti. Scusami, magari, se ti ho dato una risposta sintetica o se non mi sono prodigato con la discussione, ma visto quanto accaduto con le tue citazioni, ho evitato di citare troppo. Mi spiace perché credo che il casino sia dovuto al fatto che ho copiato e incollato da un programma di videoscrittura senza pormi troppe domande... :(
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Re: Poseidone e il cavalluccio marino

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bwv582 ha scritto: L’aurora dai capelli rosa li osserva, anch’ella incuriosita dal gran daffare dei mortali.
"capelli rosa" non mi convince, userei "dalla rosea chioma". Metterei "anch'essa" al posto di "anch'ella".
bwv582 ha scritto:
La rete si sposta con la barca, gratta i fondali, ma emergono solo granchi e sparuti pesciolini. Il pescatore pensa che ci sia materiale per una buona zuppa, ma nulla da ricordare o da esporre per suscitare la meraviglia degli altri isolani.
È tardi, all’uomo resta solo da ritrarre la rete un’ultima volta per poi ripiegarla e tornare a casa. La meraviglia si palesa sul volto quando nota un cavalluccio marino impigliato tra le maglie.
  al posto del secondo "meraviglia" metterei "sorpresa".

Il cambio del punto di vista che passa dall'osservatore a quello del cavalluccio marino spiazza un poco: cercherei di trovare un modo per fare diversamente. Per esempio, farei uno stacco: dopo che il collezionista lo rovescia, metterei che l'uomo torna a casa sentendosi sfortuna per la sua perdita. Lascerei uno spazio tra i due paragrafi e lì comincerei con il punto di vista del cavalluccio.
bwv582 ha scritto:
«Il sangue richiama altro sangue e vendicarti ti pone su un piano inferiore rispetto al pescatore...»
«No, grande re! Mi ascolti! Anche lei si ha promesso vendetta agli achei dai lunghi capelli, la prego solo di vendicarmi contro quel subdolo pescatore!»
«La vendetta ti sazierà di dolore altrui ma non ti darà soddisfazione. Ti porterà a perdere il controllo e inebriarti della vendetta stessa, fino a restare orrendi simulacri che si nutrono di sangue e rancore».
Ma vuoi per l’accorato appello della creatura marina, vuoi per l’insistenza nella richiesta, alla fine viene accontentato. Il disappunto che si legge sul viso di Poseidone è dovuto al desiderio del cavalluccio e al rammarico di averlo esortato a chiedere. Rassegnato, afferra a due mani il tridente e, con un movimento circolare, crea un onda alta più di due metri che si schianta con fragore nel punto dove si trova la creatura.
Asciugherei il discorso sulla vendetta: sa un po' tanto di lezione.
Inoltre, il punto di vista ritorna esterno e fa cambiare di nuovo la narrazione: sconvolge un poco il ritmo.
bwv582 ha scritto: «Vorrei illuminarti l’anima... nel blu dei giorni tuoi più fragili, io ci sarò... come una musica... come domenica...»
Piccola osservazione: i cavallucci marini conoscono i giorni della settimana? Questa dovrebbe essere solo una cosa degli esseri umani, non degli animali.
bwv582 ha scritto: Una sirena toglie la mano dal corpo di Aristone
una mano, a meno che l'altra non l'avesse già persa.
bwv582 ha scritto: «Vieni con noi...» esce dalla bocca sdentata dell’essere.
escono le fredde parole dalla...
bwv582 ha scritto: «La nebbia agli irti colli / piovigginando sale / e sotto il maestrale / urla e biancheggia il mare!»
sinceramente, la pioggia agli irti colli stona in questo contesto mitologico.
bwv582 ha scritto:
«Gli dei danno, gli dei tolgono, ma i mortali decidono delle proprie azioni».
Con quella sentenza, Poseidone torna nel proprio regno.
Questo finale, a mio avviso, rompe ciò che eri riuscito a creare in precedenza. Se proprio vuoi usare di nuovo Poseidone, puoi mettere che osserva la scena in lontananza, che sospira o scuote la testa, ma senza dire nulla: alle volte non servono parole perché già le azioni dicono tutto.

Il racconto l'ho apprezzato, visto che mi piace la mitologia greca.  Il brano ingrana e procede bene dopo che il cavalluccio incontra le sirene e s'incontra con loro; prima le cose non funzionano così bene, colpa anche di un punto di vista non sempre lo stesso. Se sistemi la prima parte, sei a posto.
Il cavalluccio lo trovo ben caratterizzato e così anche le sirene (divertente l'occhiataccia che rivolgono al protagonista quando non riesce a fare la rima :P ). Darei qualche pennellata in più per caratterizzare meglio Poseidone.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: Poseidone e il cavalluccio marino

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bwv582 ha scritto: Per quanto riguarda le guance snelle, posso dirti - ma magari puoi smentirmi visto che sei ferrata con i classici (anche se però ricordo forse con i classici romani più che greci) - che ho un ricordo molto forte della dea della bellezza Afrodite descritta come una donna magra.
Carissimo, ho cercato tra gli epiteti di Afrodite e allusioni alle "guance snelle" non ne ho trovati, né ricordo, per mio difetto, l'appellativo "magra" attribuito alla dea. Bisognerebbe fare una ricerca dettagliata nel Thesaurus Linguae Graecae. Per ora ti copio qui ciò che riporta la voce "Afrodite" nella Treccani: "(...) essa è coronata di fiori, specialmente di mirti e di rose, e denominata "Ανϑεια; (...) E della bellezza Afrodite ha tutti i doni, e ad essi alludono i numerosi epiteti coi quali viene designata o invocata: è la dea dal dolce sorriso (ϕιλομμειδής) e dalle belle corone (εὐστέϕανος), dagli occhi folgoranti di bellezza e dagli sguardi allettatori (ἑλικοβλέϕαρος); bello ha tutto il corpo, simile a bottone di rosa la bocca, piccole e fini le orecchie". Si tratta di un argomento molto interessante, degno di una tesi di laurea. Riguardo ai classici, mi occupo soprattutto dei greci, anzi, devo dire che negli ultimi anni ho curato solo testi greci: a memoria posso citarti la Teogonia di Esiodo, il VII libro delle Storie di Erodoto, L'Elettra di Sofocle, la Lisistrata di Aristofane. L'ultimo testo latino (medievale) su cui ho lavorato è stato il corposo (per grandezza dell'Autore ma anche per lunghezza) Periphyseon del tuo omonimo Giovanni Scoto Eriugena. 
Spero davvero di non averti annoiato troppo! Un saluto caro, a presto.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: Poseidone e il cavalluccio marino

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Vi ringrazio, @M.T. e @Ippolita, per i vostri interventi.
Un ringraziamento particolare a Ippolita a cui, in un certo senso, chiedo scusa perché io sono un lettore autodidatta mentre lei è erudita di mestiere sulla letteratura classica - tra l'altro ero sicuro che il tuo ambito fosse la letteratura romana e, anche lì, non ci ho preso. Quindi grazie per il tuo intervento: non mi hai annoiato, tutt'altro! :libro:


Per @M.T.: io non riesco, anche quando cerco di essere serio, a non lasciarmi andare a delle scemenze. La canzone cantata dalla Sirena è di Giorgia
https://it.wikipedia.org/wiki/Di_sole_e_d%27azzurro
e l'ho fatto proprio di proposito: il cavalluccio diventa una sirena e, in modo anacronistico, se ne esce con una canzone di Giorgia. Lo stesso dicasi con "la nebbia agli irti colli". Mia idiozia personale...
Per il resto mi avete dato molto da pensare e vi ringrazio perché anche voi mi ricordate ogni volta quanto è preziosa l'officina.
Grazie per la vostra pazienza e alla prossima lettura.
https://www.facebook.com/curiosamate
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