Re: Consecutio e consecutio

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Fraudolente ha scritto: Finalmente Maria avrebbe dato un figlio al marito o, se Julia aveva ragione, addirittura due.
La scriverei così, se intuisco correttamente la situazione: Maria è incinta e Julia afferma che il suo sarà un parto gemellare.
Julia ha ragione nel momento in cui lo dice, anche se la prova si avrà soltanto dopo un certo numero di mesi.
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Re: Consecutio e consecutio

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Aggiungo, per chiarire meglio il mio pensiero; se la frase fosse:
 
Finalmente Maria avrebbe dato un figlio al marito o, se la previsione di Julia si fosse rivelata esatta, addirittura due.

allora il congiuntivo sarebbe stato obbligatorio.
È una semplice sfumatura, ma nel secondo caso il focus è sul futuro (e infatti non si può scrivere si rivelava), mentre nell'esempio che hai proposto è incentrato sul pensiero di Julia nel momento in cui lo esprime.
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Re: Consecutio e consecutio

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Fraudolente ha scritto: A detta di Julia di @Poeta Zaza toglierebbe le castagne dal fuoco, ma temo non appartenga al modo di esprimersi della tizia che osserva la scena: siamo nel XIII secolo...
@Fraudolente  A questo proposito, e lo chiedo anche a @Marcello, come si fa a informarsi sul "da quando" viene applicato un termine o un modo di dire nel gergo comune? 
Come si fa a dare per certo che a quell'epoca non si usava? Se non c'è nessun riferimento specifico, ovvio.
In subordine, se non appartiene al modo di esprimersi della tizia che osserva la scena, all'epoca, cosa c'entra, visto e considerato che stai facendo parlare il narratore onnisciente che si rivolge a un lettore di oggi?  :umh:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Consecutio e consecutio

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Poeta Zaza ha scritto:
@Fraudolente  A questo proposito, e lo chiedo anche a @Marcello, come si fa a informarsi sul "da quando" viene applicato un termine o un modo di dire nel gergo comune? 
Quando puoi, devi andare a cercare l'etimo, che ti "data" la nascita del termine. Anni fa ho ambientato nella Venezia del XIII secolo parte di un romanzo. Per far parlare i personaggi, ho utilizzato le frasi e le parole in volgare dei verbali delle testimonianze dei processi dell'epoca: un bel giochino, suggeritomi da un prof universitario americano che mi ha indicato le fonti.


Poeta Zaza ha scritto: In subordine, se non appartiene al modo di esprimersi della tizia che osserva la scena, all'epoca, cosa c'entra, visto e considerato che stai facendo parlare il narratore onnisciente che si rivolge a un lettore di oggi?  
A detta di, per quanto sia perfetto, è un anacronismo, e somiglia a un modo dire. Esaspero per fare un esempio: non credo che  in un romanzo storico un narratore onnisciente, pur rivolgendosi al lettore di oggi, oserebbe scrivere "un bambino che corre veloce più di un... missile". Magari, più di una (o un, dipende da dove siamo) lepre forse è meglio. Mentre, se fossimo nella Romagna antica, potremmo anche dire che corre come un razzo, ma in corsivo, perché il razzo del volgare lo tradurresti nella lingua attuale con uccello. Quindi, un tizio potrebbe correre più veloce di un razzo, ma non di un missile. Potrebbe anche cantare come un razzo, ma con la nota in fondo che traduce. 

Credo che certi termini suonino come stecche in un concerto, o come l'orologio dimenticato al polso di un centurione in un film storico. 
Ma è solo la mia opinione.

Re: Consecutio e consecutio

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@Fraudolente :)
Fraudolente ha scritto: Quando puoi, devi andare a cercare l'etimo, che ti "data" la nascita del termine.
Dicere e facere già c'erano ai tempi di Dante. Così come non si diceva dire e fare, così si poteva dire in altro modo "a detta di" visto che la materia prima per costruirla c'era. 
Per gli esempi fatti, non mi avrebbero creato perplessità, come l'andare a Canossa, per esempio.

Quella frase chi la dice nel tuo racconto?

P.S.: tra l'altro, il latino "secundum" non significa secondo, a detta di?

Allora posso suggerirti:

Finalmente, Maria avrebbe dato un figlio al marito, o addirittura due, secondo Julia.
Di sabbia e catrame è la vita:
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Re: Consecutio e consecutio

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I modi di dire, e a detta di sembra proprio uno di loro, andrebbero riferiti all'epoca nella quale ti trovi.
@Adel J. Pellitteri ha recensito un mio "romanzetto", editato dal magister @Marcello e ambientato nel Medioevo, durante la Seconda Guerra Mondiale e più o meno ai giorni nostri.
Adelaide ha giustamente evidenziato i difetti, ma ha colto anche un particolare che mi ha fatto molto piacere:  la scrittura è (omissis) ben diversificata per i vari periodi. Si evince una buona ricerca storica effettuata dall'autore sia per l'uso di vocaboli appropriati che per la descrizione di ambienti e situazioni. Il registro scelto per il 2010 è in puro stile cinepanettone eccetera eccetera.
Ho scritto il romanzetto in questione per divertirmi e non vuole essere, e non è, un'opera d'arte. Però ho adoperato "registri" diversi per situazioni ed epoche diverse. E qualcuna se ne accorta.
Bello il termine "registro", molto "scolastico" e appropriato.

Re: Consecutio e consecutio

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@Fraudolente ciao. Mi sembra corretto la tua prima opzione che si adatta bene quando si descrive dell'immediato. Tu stai scrivendo un racconto di cui hai programmato il giusto tempo. Noi che non conosciamo gli sviluppi, possiamo solo dire che ogni singola frase è un piccolo tassello del mosaico che, senza conoscerlo, appare arduo descriverlo partendo solo da un solo tassello: non so se mi sono spiegato! Ciao
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
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