Il plurale dei termini stranieri
Inviato: gio gen 07, 2021 1:42 pm
(Post di Swetty sul WD in data 22/04/2011)
I termini stranieri in italiano sono indeclinabili.
C'è incertezza solo nei termini latini, che secondo alcuni dovrebbero avere il plurale, secondo altri no.
Sicuramente però, in caso, curricula e non curriculums.
Esistono anche delle parole entrate in italiano come pluralia tantum: ad esempio, i media, che non ha un singolare (avendo medium in italiano tutt'altro significato).
Un caso critico è fan, dato che fans è un acronimo in italiano con un significato ben preciso (farmaci antiinfiammatori non steroidei). Quindi la frase i fans sono molto cari al cantante X ha un senso piuttosto ambiguo.
La regola non è immotivata. Innanzitutto i prestiti non sono sempre tali: parole come zapping o mister (nel senso di allenatore) in inglese non esistono, quindi a chi ci rifacciamo?
Ci sono parole che sembrano inglesi ma non lo sono, come stage (francese - anche se qui siamo fortunati perché il plurale si fa sempre con la "s") o kayak (eschimese/irochese - e non ho idea di come sia il plurale).
Poi esistono le parole che non vengono dall'inglese, né da una lingua che fa il plurale con la "s". Non ci sono molti prestiti così recenti da essere immutati, ma mi vengono in mente kimono, tsunami, kiwi, pascià, rais. Non so come siano gli altri, ma il plurale di pascià è pascialar (paşalar secondo la grafia repubblicana) e quello di rais è ruasa.
Per non parlare poi del fatto che singolare/plurale è solo una delle possibilità.
Anche rimanendo nel numero, molte lingue (arabo, greco) hanno il duale, alcune anche il triale, altre hanno diversi plurali, ad esempio il cosiddetto plurale di paucità, ossia distinguono tra uno, pochi, tanti, o hanno distinzioni tipo quella che c'è in italiano tra ossi e ossa. Altri hanno parole che di normale sono plurali e da cui si fa il singolare (arabo: uard, rose > uarda, rosa), oppure che cambiano genere tra singolare e plurale (italiano: uovo > uova).
Insomma, sarebbe un po' un caos inseguire tutti.
La regola dell’invariabilità consente a tutti, anche chi non conosce le lingue da cui derivano i termini in italiano di usare un'ortografia corretta in italiano.
I termini stranieri in italiano sono indeclinabili.
C'è incertezza solo nei termini latini, che secondo alcuni dovrebbero avere il plurale, secondo altri no.
Sicuramente però, in caso, curricula e non curriculums.
Esistono anche delle parole entrate in italiano come pluralia tantum: ad esempio, i media, che non ha un singolare (avendo medium in italiano tutt'altro significato).
Un caso critico è fan, dato che fans è un acronimo in italiano con un significato ben preciso (farmaci antiinfiammatori non steroidei). Quindi la frase i fans sono molto cari al cantante X ha un senso piuttosto ambiguo.
La regola non è immotivata. Innanzitutto i prestiti non sono sempre tali: parole come zapping o mister (nel senso di allenatore) in inglese non esistono, quindi a chi ci rifacciamo?
Ci sono parole che sembrano inglesi ma non lo sono, come stage (francese - anche se qui siamo fortunati perché il plurale si fa sempre con la "s") o kayak (eschimese/irochese - e non ho idea di come sia il plurale).
Poi esistono le parole che non vengono dall'inglese, né da una lingua che fa il plurale con la "s". Non ci sono molti prestiti così recenti da essere immutati, ma mi vengono in mente kimono, tsunami, kiwi, pascià, rais. Non so come siano gli altri, ma il plurale di pascià è pascialar (paşalar secondo la grafia repubblicana) e quello di rais è ruasa.
Per non parlare poi del fatto che singolare/plurale è solo una delle possibilità.
Anche rimanendo nel numero, molte lingue (arabo, greco) hanno il duale, alcune anche il triale, altre hanno diversi plurali, ad esempio il cosiddetto plurale di paucità, ossia distinguono tra uno, pochi, tanti, o hanno distinzioni tipo quella che c'è in italiano tra ossi e ossa. Altri hanno parole che di normale sono plurali e da cui si fa il singolare (arabo: uard, rose > uarda, rosa), oppure che cambiano genere tra singolare e plurale (italiano: uovo > uova).
Insomma, sarebbe un po' un caos inseguire tutti.
La regola dell’invariabilità consente a tutti, anche chi non conosce le lingue da cui derivano i termini in italiano di usare un'ortografia corretta in italiano.