Il plurale dei termini stranieri

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(Post di Swetty sul WD in data 22/04/2011)

I termini stranieri in italiano sono indeclinabili.
C'è incertezza solo nei termini latini, che secondo alcuni dovrebbero avere il plurale, secondo altri no.
Sicuramente però, in caso, curricula e non curriculums.
Esistono anche delle parole entrate in italiano come pluralia tantum: ad esempio, i media, che non ha un singolare (avendo medium in italiano tutt'altro significato).

Un caso critico è fan, dato che fans è un acronimo in italiano con un significato ben preciso (farmaci antiinfiammatori non steroidei). Quindi la frase i fans sono molto cari al cantante X ha un senso piuttosto ambiguo.
La regola non è immotivata. Innanzitutto i prestiti non sono sempre tali: parole come zapping o mister (nel senso di allenatore) in inglese non esistono, quindi a chi ci rifacciamo?
Ci sono parole che sembrano inglesi ma non lo sono, come stage (francese - anche se qui siamo fortunati perché il plurale si fa sempre con la "s") o kayak (eschimese/irochese - e non ho idea di come sia il plurale).
Poi esistono le parole che non vengono dall'inglese, né da una lingua che fa il plurale con la "s". Non ci sono molti prestiti così recenti da essere immutati, ma mi vengono in mente kimono, tsunami, kiwi, pascià, rais. Non so come siano gli altri, ma il plurale di pascià è pascialar (paşalar secondo la grafia repubblicana) e quello di rais è ruasa.
Per non parlare poi del fatto che singolare/plurale è solo una delle possibilità.
Anche rimanendo nel numero, molte lingue (arabo, greco) hanno il duale, alcune anche il triale, altre hanno diversi plurali, ad esempio il cosiddetto plurale di paucità, ossia distinguono tra uno, pochi, tanti, o hanno distinzioni tipo quella che c'è in italiano tra ossi e ossa. Altri hanno parole che di normale sono plurali e da cui si fa il singolare (arabo: uard, rose > uarda, rosa), oppure che cambiano genere tra singolare e plurale (italiano: uovo > uova).
Insomma, sarebbe un po' un caos inseguire tutti.
La regola dell’invariabilità consente a tutti, anche chi non conosce le lingue da cui derivano i termini in italiano di usare un'ortografia corretta in italiano.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: Il plurale dei termini stranieri

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quello di rais è ruasa.


Ciao Bef :)
Qui hai attirato la mia attenzione. Interessante! Ti faccio una domanda: in quale lingua?
Perché "rais" dovrebbe essere un sicilianismo (ce ne sono tanti) e in siciliano il plurale è sempre "rais". Forse hai preso la radice araba. Però credo che l'italiano lo abbia importato direttamente dal siciliano e non dall'arabo, se non altro per vicinanza, anzi sovrapposizione, geografica e per affinità di origine. Quindi, niente "ruasa", alla fine :)
Ci va di lusso perché sia in italiano sia in lingua originale il plurale è invariantivo: no doubts :) [/quote]

Insomma, sarebbe un po' un caos inseguire tutti.
La regola dell’invariabilità consente a tutti, anche chi non conosce le lingue da cui derivano i termini in italiano di usare un'ortografia corretta in italiano.

D'accordissimo. :)
Però forse dovremmo fare qualche eccezione, specie per i prestiti assimilati e inconsapevoli. Come devo regolarmi con le lingue diverse dall'italiano ma parlate in Italia? Devono essere considerate straniere o meno?
Faccio un esempio. Prendo un altro sicilianismo: trazzera.
Se il siciliano è da considerarsi lingua straniera, allora anche a lei devo applicare la regola dell'invariabilità e dire trazzerA (sing.) e trazzerA (plur.).
Se invece non è da considerarsi tale, allora non devo applicare quella regola e quindi devo dire trazzerA (sing.) e trazzerE (plur.), essendo stata la parola assimilata nell'italiano e chi la usa ormai non è più consapevole dell'origine "esotica".
Vale anche per il Veneto e il Modenese, of course :)


P.S.: all'elenco aggiungerei "Land", nel senso di stato tedesco, il cui plurale è "Länder".
Il Sommo Misantropo

Re: Il plurale dei termini stranieri

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dyskolos ha scritto: gio gen 07, 2021 5:03 pm Ciao Bef :)
Qui hai attirato la mia attenzione. Interessante! Ti faccio una domanda: in quale lingua?
Perché "rais" dovrebbe essere un sicilianismo (ce ne sono tanti) e in siciliano il plurale è sempre "rais". Forse hai preso la radice araba..
Ciao Dyskolos, stavo cercando di mandarti un link a altra cosa sul vecchio forum: che coincidenza! :D
Allora, io qui ho riassunto un vecchio post di @Swetty, quindi la risposta l'ha lei, posso ipotizzare che venga dall'arabo, poiché in origine il rais è quello indicato dalla parola araba. Anche se poi è passato in altre lingue, compreso il siciliano.
Quanto alla domanda sul plurale delle parole dialettali (so che non ti piace il termine, ma è per capirci) credo che resti quello del dialetto, perché le si usa in quanto tali, non come neologismi presi da altre lingue. Il discorso è diverso per l'italianizzazione di parole dialettali, penso. Mi viene in mente, come esempio a caso, "sboraun" termine volgarotto molto usato a Modena per indicare il vanesio, l'arrogante, quello che se la racconta. Già lo avevamo italianizzato noi, poi nonsopiucomesichiama comico dello Zelig l'ha esportato tramite la tv nella forma italianizzata "sborone" che al plurale prende la i seguendo la regola italiana. Mentre in modenese singolare e plurale suonano uguale: un sboraun, dù sboraun.
Ciao
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: Il plurale dei termini stranieri

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Bef ha scritto: gio gen 07, 2021 5:54 pm Ciao Dyskolos, stavo cercando di mandarti un link a altra cosa sul vecchio forum: che coincidenza! :D

Grazie, ho già guardato :D
Molto interessante! Peccato che risaliva al 2015.
Le combinazioni indicano qualcosa :sss: :sss:


Bef ha scritto: posso ipotizzare che venga dall'arabo, poiché in origine il rais è quello indicato dalla parola araba. Anche se poi è passato in altre lingue, compreso il siciliano.

Sì, hai ragione. Non l'ho scritto prima, ma è esattamente così. Mi sembra solo strano che l'italiano l'abbia preso direttamente dall'arabo. Insomma, l'italiano è pieno di sicilianismi ed è normale (vale anche il viceversa, naturalmente :) ), ma poi "rais" è una parola semplice, un monosillabo: gli altri sicilianismi sono più lunghi. Sono ormai entrati nel lessico italiano comune, ma difficilmente chi li usa lo sa (anche tu sicuramente li usi :) ).
Mi sembra strano anche perché la letteratura italiana è nata dagli scritti della scuola poetica siciliana. I primi letterati italiani nel Duecento (dal 1266, per essere precisi :) ) all'inizio si limitarono a tradurre gli scritti dei letterati siciliani convertendo, con qualche difficoltà, il vocalismo siciliano (aka sicilian vowel system) nel vocalismo toscano, cioè italiano, in quanto il vocalismo italiano è quello toscano. Ecco, se all'italiano, anche odierno, applichi il vocalismo siciliano ottieni una varietà del siciliano. Italiano e siciliano sono quasi la stessa cosa. La differenza è che il secondo non ha avuto la spinta del Toscano (Italiano - Toscano=quasi-Siciliano). Non hanno tradotto solo un componimento: "Pir meu cori alligrari", di Stefano Protonotaro (probabilmente Messinese).

I rais qui ci sono ancora. Ormai fanno le mattanze, molto meno cruente che in passato, solo per i turisti per lo più stranieri, i quali vogliono partecipare di persona alle mattanze in vecchie tonnare. Una è a due passi da casa mia.


Bef ha scritto: Quanto alla domanda sul plurale delle parole dialettali (so che non ti piace il termine, ma è per capirci) credo che resti quello del dialetto, perché le si usa in quanto tali, non come neologismi presi da altre lingue.
Il termine "dialetto" non mi piace, ormai mi conosci :asd: Se mi gira, apro una discussione sul punto :asd:
Ehm… però se facessimo così, come dici nella parte che ho riportato, dovremmo dire "Ho camminato su due trazzeri" e non "ho camminato su due trazzere" poiché il plurale di "trazzera" è "trazzeri" in dialetto (l'ho usato anche io :asd:), non "trazzere". La E finale appartiene al vocalismo italiano (di origine tosco-fiorentina colta). Allora credo sia meglio assimilare le parole dialettali italianizzandole.


Bef ha scritto: Già lo avevamo italianizzato noi, poi nonsopiucomesichiama comico dello Zelig l'ha esportato tramite la tv nella forma italianizzata "sborone" che al plurale prende la i seguendo la regola italiana. Mentre in modenese singolare e plurale suonano uguale: un sboraun, dù sboraun.
Ciao
Bellissima parola! :)
Lo dico sempre a mio fratello ("non fare lo sborone, please!") :)
Il comico credo che fosse Giuseppe Giacobazzi, che però è di Ravenna.

Ciao sboraun! :)
Il Sommo Misantropo

Re: Il plurale dei termini stranieri

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Bef ha scritto: gio gen 07, 2021 1:42 pm I termini stranieri in italiano sono indeclinabili.
(...)
Un caso critico è fan, dato che fans è un acronimo in italiano con un significato ben preciso (farmaci antiinfiammatori non steroidei). Quindi la frase i fans sono molto cari al cantante X ha un senso piuttosto ambiguo.
(...)
Rispondo solo per chiarire un concetto che nel post originale mi pare confuso.
Come si dice giustamente all'inizio, i termini stranieri sono indeclinabili. Il problema della frase "i fans sono molto cari al cantante X" non è quindi il significato ambiguo. La frase è proprio sbagliata grammaticalmente.
"Fan" resta invariato anche al plurale.

Per essere più precisi sulla questione, andrebbe fatta una distinzione fra i termini stranieri entrati ormai stabilmente nella lingua italiana e quelli invece usati raramente o con una connotazione specialistica. Questi ultimi è preferibile declinarli al plurale con l'aggiunta della "s".
Quindi:

- Mi piacciono i film
- Ho finito l'analisi dei competitors

(https://accademiadellacrusca.it/it/cons ... adattati/8)
"Ubaldo Quattrocchi - Maestro per sbaglio" - Il Battello a Vapore (Piemme)
"Crea la tua Divina Commedia - L'Inferno" - Gallucci Editore

Re: Il plurale dei termini stranieri

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GiD ha scritto: ven gen 08, 2021 1:38 am Rispondo solo per chiarire un concetto che nel post originale mi pare confuso.

Hai ragione, Bef :)
Ti chiedo scusa perché ti ho dato una risposta da WD nel post post precedente. Invece qui non dovrei. Anzi, se avessi potuto, avrei tolto il post precedente, da WD, appunto, e non da Costruttori di Mondi. A volte il mio cervello fa la commutazione di codice troppo tardi, segno che sto diventando vecchio. Fra pochi giorni ne compio 43, azz :o
Mi consolo autoconvincendomi che è questione di abitudine :)
Il Sommo Misantropo

Re: Il plurale dei termini stranieri

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GiD ha scritto: ven gen 08, 2021 1:38 am Rispondo solo per chiarire un concetto che nel post originale mi pare confuso.
Come si dice giustamente all'inizio, i termini stranieri sono indeclinabili.
Ciao. Il post l'avevo copiato e incollato tale e quale perché leggendolo non mi era parso sollevasse ambiguità, dato che inizia affermando la regola dell'indeclinabilità dei termini stranieri entrati nella lingua italiana. Ma se è sorto il dubbio a te, significa che potrà sorgere ad altri, quindi cerco di riformulare esplicitando la premessa implicita all'esempio dei fans.

I termini stranieri in italiano sono indeclinabili, ma c'è sempre chi con la motivazione del "sono perfettamente anglofono e non sopporto le storpiature" o chi semplicemente aggiunge s finali ovunque pensando che suoni inglese (ho sentito gente dire «sono un grande fans di Elvis Prisli») che si ostina a voler declinare i termini stranieri anche in italiano. Cosa che, oltre a essere un errore poiché trasgredisce la regola grammaticale, rischia in alcuni casi di creare ambiguità, come ad esempio nel caso di "fans".

Spero che così sia meno equivocabile, che ne pensi?
Ciao e grazie :)
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: Il plurale dei termini stranieri

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@dyskolos rais è entrato più volte nella lingua italiana, e sì, nel senso di capotonnara viene dal siciliano. Ma quando ho scritto questa cosa pensavo a rais nel senso di presidente (tipo Saddam Hussein). Poi ci sarebbe anche la versione ras, che invece identifica i capi etiopi (ma la parola è la stessa).

Per il discorso "fans", la questione è che ormai è entrato nell'uso dire "i fans", tra l'altro più nel significato dell'inglese fandom che in quello di plurale di fan. Per cui, sì, non è italiano, ma in realtà non lo è finora.
«La purezza è per l'acqua potabile, non per le persone.» (Bobby Henderson - Secondo condimento)
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