È sbagliato parlare di se stessi nelle proprie storie?

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Ciao a tutti ragazzi! La domanda sostanziale è già nel titolo: è sbagliato parlare tanto di se stessi nelle proprie storie? È sbagliato, poco formativo, poco nutritivo e poco onesto, nei confronti di se stessi e del lettore, raccontare storie di personaggi molto simili a se stessi? Ho idee contrastanti a riguardo, e devo ammettere che ciò mi sta causando parecchia angoscia: da una parte penso che non si possa raccontare in modo lucido, universale e appunto onesto una storia se si è troppo coinvolti, in prima persona; dall'altra parte immagino che la scrittura sia nata anche per questo, per condividere la propria prospettiva, per dare sfogo e trasformare in bellezza le proprie fragilità e i propri dolori, che al contempo possano magari aiutare qualcun altro ad affrontare le proprie difficoltà, che siano simili o no a quelle della storia.
La mia domanda, comunque, è molto pratica, perché sto progettando una storia e non riesco a scrollarmi di dosso, né a trovare alternative per i due personaggi principali, che sono molto molto simili a me, sia nelle attività che svolgono che, soprattutto, nei loro modi di vivere, di pensare, di sentire. Immagino di avere qualche evento da metabolizzare, ma non voglio che ciò infici la fruibilità della storia. Ho sempre sostenuto che bisogna scrivere sempre in primis per se stessi, e solo dopo per il lettore (sì, lo so, sono sempre stato controcorrente), ma ora che mi ritrovo a dubitare dell'universalità della mia storia, il dubbio mi attanaglia.
Grazie a tutti coloro che daranno sollievo alla mia mente ossessiva, o che almeno ci tenteranno.😊

Re: È sbagliato parlare di se stessi nelle proprie storie?

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Ciao!
Sbagliato no di certo, a parer mio.
In quello che scriviamo c'è sempre qualcosa di noi: di ciò che abbiamo vissuto, osservato, detto, pensato... A volte nemmeno ce ne accorgiamo.
Certo, se racconti la storia delle tua vita le cose cambiano. Ma fino a un certo punto. Dal punto di vista narrativo lo puoi fare, ci mancherebbe, ma eviterei di comunicarlo esplicitamente al lettore. Lasciagli il dubbio di quanto ci sia di autobiografico nella storia, lo apprezzerà di più: il personaggio reale e il suo doppio narrativo finiscono sempre per influenzarsi e spesso quello di carta si ritrova a operare scelte diverse da quello in carne e ossa.
Su quanto rischiosa sia l'operazione... be', quello dipende essenzialmente da te. Dal momento che ti poni la domanda vuol dire che sei ben conscio del rischio, quindi dovresti cercare di metterti al riparo da un eccessivo coinvolgimento. Come? Nella scelta del narratore, ad esempio: al tuo posto eviterei di scrivere in prima persona e userei la terza per ottenere un maggiore distacco. Non solo: eviterei addirittura di mettere la "telecamera" nelle mani di quel personaggio; fa' che sia un altro a parlare di Aquila Gialla, osservati con gli occhi di un altro personaggio, ancor meglio se quello è in tutto, o almeno in gran parte, di fantasia. Io farei così, sempre che sia un'opzione compatibile con la storia che stai scrivendo.
Opinione mia, s'intende ;) .
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Re: È sbagliato parlare di se stessi nelle proprie storie?

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Ciao!
Ti do il mio parere da lettrice perchè non scrivo.
Parere maturato anche con autori sconosciuti che si autopubblicano con ebook o su siti/forum.
Prima di tutto sono d'accordo con Marcello, evitiare di comunicarlo al lettore per me è fondamentale, certo poi ci sono casi in cui addirittura l'autore è protagonista del romanzo e non con la propria vita, proprio come protagonista del romanzo, non ricordo titolo ed autore, è passato troppo tempo ma lessi un libro in spagnolo molto strano in cui l'autore era il protagonista e mescolava fatti reali su se stesso con una storia totalmente inventata, incorporando anche altri libri da lui scritti. Era un bel libro, un po' incasinato eh ma bello.
Oppure posso citarti il fumettista Zerocalcare che è sempre il protagonista dei suoi racconti che sono tratti dalla sua vita.
Purtroppo però non riesce sempre così bene e ti spiego l'errore di molti autori alle prime armi, sempre a mio modesto parere. Mettono così tanto se stessi che alla fine il libro diventa un'autocelebrazione, un modo di far avverare i loro desideri mettendoli su carta. E' tutto fatto in funzione dell'autore per avere un autocompiacimento diciamo. A sti personaggi gli servono sempre le battute su un piatto d'argento, tutto è concentrato solo su di loro e sono di una noia mortale e spesso anche ridicoli.
Purtroppo nella maggior parte delle volte ho scoperto che l'autore si era basato su se stesso per il protagonista.
Ecco se il tuo scopo è solo attingere a te stesso perchè ti conosci bene e ti viene più facile è ok, molti autori fanno parlare i propri personaggi per esprimere se stessi e le proprie idee.

Re: È sbagliato parlare di se stessi nelle proprie storie?

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Tutti mettiamo un po' di noi stessi e della nostra vita vissuta nelle nostre storie e nei personaggi che le popolano ma, a meno che non si tratti di autobiografie dichiarate (ma se non siamo personaggi pubblici, a chi vuoi che importi), è bene non eccedere, altrimenti rischiamo di annoiare il lettore, al quale interessa la storia e come è scritta, molto di più di quanto possa interessare l'autore.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: È sbagliato parlare di se stessi nelle proprie storie?

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Grazie a tutti di cuore, siete stati molto clementi, mi avete sollevato.
Diciamo che il protagonista non sarei io, ma di certo uno che mi somiglia parecchio caratterialmente. E la storia non è la storia della mia vita, ma al massimo la storia della vita che spererei di avere in futuro, il tutto calato all'interno di una vicenda che ha del soprannaturale, chiaramente inventata, ma in parte metafora di cose che succedono abitualmente nel nostro mondo.
Il guaio, a quanto mi dite, è che la mia intenzione era proprio di scriverla in prima persona, perché il protagonista è un giornalista e quindi è il narratore (tadaaan: una delle mie opzioni per il futuro è proprio il giornalismo).

Re: È sbagliato parlare di se stessi nelle proprie storie?

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Il guaio, a quanto mi dite, è che la mia intenzione era proprio di scriverla in prima persona
E allora dovrai essere molto bravo, perché le difficoltà aumentano, e non di poco.
Sei proprio sicuro che sia necessaria la prima persona? Riflettici bene, prima di metterti al lavoro e magari fai qualche prova...
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Re: È sbagliato parlare di se stessi nelle proprie storie?

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farò come suggerisci, anche se sono abbastanza sicuro di voler usare la prima persona,
Fai bene: sperimentare qualche alternativa che non ci convince forse ci fa intravedere di rado soluzioni nuove che non avevamo considerato, ma in compenso spesso serve a rafforzare il progetto originario. È per quello che sperimentare in narrativa è sempre positivo ;) .
In bocca al lupo per il tuo progetto.
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Re: È sbagliato parlare di se stessi nelle proprie storie?

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Quoto @Marcello!
Non credo che sia sbagliato parlare di sé, se si intende il fatto di mettere qualcosa di sé in ogni storia che si racconta.
Anzi, direi che è quasi inevitabile farlo, se si estende il concetto a valori, sensibilità, gusti, interessi, sogni ecc.
Per quanto riguarda l'autobiografia, anche questa ci può stare, se si riesce a dare un valore universale a un racconto individuale.
Mentre, devo ammettere, mi danno un po' fastidio gli autori che, pur parlando palesemente sempre di loro stessi, negano questa cosa o quasi se ne vergognano. Lo noto in letteratura come al cinema e lo trovo un ripiegamento eccessivo sulle proprie esperienze: l'impressione, magari errata, è quella di un gigante ego.

Re: È sbagliato parlare di se stessi nelle proprie storie?

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AquilaGialla ha scritto: mar gen 26, 2021 11:12 pm Il guaio, a quanto mi dite, è che la mia intenzione era proprio di scriverla in prima persona

Ciao! Non credo che sia un guaio perché la prima persona si può fare in vari modi. "Scrivere in prima persona", a mio modestissimo parere, è un'espressione generica. Il romanzo che sto scrivendo in questi giorni è in prima persona, ma il protagonista non prende mai (tranne in una breve circostanza iniziale) la parola. Sono sempre gli altri a parlare di lui; in prima persona, certo :)
Tipo: "Io credo che Giovanni sia un pessimo giornalista. Fa casino nelle interviste e poi mi sembra che voglia imitare troppo quelli affermati". Giovanni non parla, compare sullo sfondo come se fosse un pezzo di tappezzeria, però – alla fin fine – è lui che comanda :)
Il Sommo Misantropo
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