L'antagonista, ovvero il male necessario*

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*Questa discussione è stata aperta sul WD per parlare in modo specifico dell’antagonista nelle storie fantasy e fantastiche, ma trovo si presti a essere applicata ad altri generi: si parla di antagonisti e della loro necessità all’interno della storia. (NotadiMercy)

@Lizz 29 febbraio 2016
[...]
Premetto che a me piace scrivere fantasy, soprattutto urban fantasy/realismo magico, e mi trovo di fronte al preconcetto che "In ogni buona saga fantasy deve esserci anche un cattivone come si deve"; il fatto è che sono stufa del cliché del cattivo che vuole conquistare il mondo / preservare solo il suo tipo di razza, o del governo che vuole controllare tutto.
Mi chiedevo, dunque:

1) Come creare un antagonista più "contenuto", che vada comunque a mettere i bastoni tra le ruote al protagonista, ma senza diventare un mostro poco credibile?
2) Deve comparire proprio da subito la minaccia del super-cattivo, per attirare l'attenzione del lettore? O può apparire solo verso la fine (se si tratta di una saga)? Sembrerebbe una conclusione troppo tirata?
3) Una saga fantasy può essere interessante anche senza super-cattivi? Può affrontare solo problemi un po' più quotidiani e credibili e rimanere piacevole da leggere?
Insomma, voi l'avreste letto Harry Potter se il maghetto si fosse dovuto confrontare solo con Malfoy e Piton e non ci fosse stata l'eterna minaccia di Voldemort?
Andando più nello specifico, sto cercando di sviluppare l'idea di una scuola di maghi che cerca di non essere una copia mal fatta del migliaio di altre scuole di magia già inventate. Ho pensato alla scuola, alle lezioni, ai personaggi e ho ideato qualche trama secondaria, ma mi trovo senza antagonista, a parte magari qualche compagno di scuola rompiscatole.
Ora, nel mondo che avevo in mente io proprio non ci sta un cattivo assetato di potere: ho cercato di crearne uno, ma mi è sembrato estremamente forzato.
Il dubbio che mi tormenta, allora, è: è proprio fondamentale avere lo scontro con un antagonista invincibile come trama principale di un romanzo fantasy? Con cosa si può sostituire in modo interessante quella che ormai è diventata una delle strutture portanti del genere?



@Black 29 febbraio 2016
Partiamo da un presupposto: un antagonista è qualunque cosa ostacoli l'impresa del protagonista. Può essere quindi una persona, un animale, un vegetale, un oggetto inanimato, un soggetto astratto, un'emozione o un conflitto interiore. Non c'è limite a questo.
È quindi necessaria la presenza di (almeno) un antagonista? La risposta è sì, altrimenti non ci sarebbe storia.
Ora, leggendo il tuo post mi pare di capire che tu ti riferisca all'antagonista principale, alla nemesi numero uno, possibilmente quella che scatena l'inizio della storia e quella che sicuramente la chiude.
È necessaria la sua presenza? In realtà no. Anche se a opera ultimata è facile individuare fra i tanti elementi quello che più rappresenta l'ostacolo maggiore da superare.

Ti faccio un esempio con due romanzi che sto scrivendo. Nel primo (un fantasy) è assente un antagonista principale, se non il protagonista stesso e la società in cui vive. Si tratta più di un conflitto interiore che porta al sorgere di diversi ostacoli; ci sono alleati e nemici, ma non c'è un vero antagonista.

Nel secondo (fantasy/fantascienza) c'è un governo che vuole controllare tutto, però non ne è capace. È un antagonista, ma relegato in secondo piano. Ci sono creature pericolose, ci sono persone opportuniste e avide, ci sono malattie e ostacoli di vario genere. Ma, anche qui, è assente un reale antagonista. Addirittura i protagonisti stessi si ritrovano a lottare fra loro a causa di conflitti d'interesse, ma nessuno di loro può essere identificato come antagonista principale.

Sono originale? Assolutamente no. Di storie senza antagonisti principali, intesi come persone malvagie/corporazioni avide/governi dittatoriali, gli scaffali sono pieni. E fra queste ci sono tante buone opere che meritano di essere lette e rilette.
Almeno un ostacolo, però, dev'essere presente. È questo che rende interessante la storia, assieme al conflitto che ne deriva.
Riguardo a Harry Potter: sì, probabilmente sarebbe stata comunque una buona storia. Non ne sarei tanto sicuro, invece, se a mancare fossero stati Malfoy e Piton, entrambi personaggi ben più caratterizzati e particolari di Voldemort.



@Joyopi 07 marzo 2016
Ciao Lizz, bella discussione.
Non sono un grande esperto di fantasy, quindi il mio contributo sarà certamente meno importante e dettagliato di chi mi ha preceduto. Però ti rispondo perché è una questione sulla quale ragiono da un po'...

Allora, per prima cosa partirei da una regola base della narrativa: parafrasando Fight Club, prima regola, non ci sono regole! Ho letto tutto e il contrario di tutto. Esistono migliaia di consigli, linee guida, regolette della narrazione, ecc. ma poi, per ognuna di esse, esiste sempre anche l'eccezione. Per esempio, io personalmente ritengo che la presenza di un antagonista (nel senso più esteso, come ostacolo e molla della storia) sia componente essenziale di una buona trama. Ma ci sono tanti libri di enorme successo in cui il motore della storia, l'evento scatenante, non è un "nemico-ostacolo" (pensa a Il fu Mattia Pascal, in cui la storia parte da un evento imprevedibile è causato dal caso) oppure è semplicemente assente. Certo si parla di mostri sacri e di generi differenti dal fantasty. In quest'ultimo ritengo che l'azione sia molto importante, e di conseguenza che una componente "maligna" o ostacolante di qualsiasi natura sia necessaria per ottenerla.

Riguardo al come non cadere nei cliché, direi che sia fondamentale pensare alle motivazioni che spingano un potenziale cattivo ad essere tale, e poi magari non trascurerei le possibilità alternative al classico cattivo. Ad esempio, un antagonista originale può essere magari un personaggio, non necessariamente maligno, ma anzi addirittura potenzialmente un "buono", che desideri ottenere la stessa cosa del protagonista. In questo caso si potrebbe creare una più profonda tensione nel lettore, che tenderebbe a tifare per l'uno o per l'altro secondo le proprie affinità, e non semplicemente perché uno è buono e l'altro no.
Farlo palesare all'inizio o alla fine? Qui dipende da troppi fattori. Certo se ritieni che il "nemico" sia parte fondamentale della storia che scrivi, non puoi farlo entrare in scena troppo tardi, altrimenti perderebbe il suo peso. Una soluzione a metà potrebbe essere o quella di inserire più antagonisti in una specie di scala, o di presentare il conflitto all'inizio e fornire il quadro completo dell'antagonista man mano che vai avanti.



In effetti nella struttura di una storia, qualsiasi storia, l’Antagonista è colui che si oppone al Protagonista, generando l'ostacolo che muove la trama attraverso il Conflitto. È una figura necessaria, almeno quanto il Protagonista stesso… altrimenti non c’è trama.

Ma l’Antagonista può essere caratterizzato in infiniti modi: il Signore Oscuro è solo uno dei tanti archetipi possibili. L'Antagonista non deve per forza avere la “A” maiuscola: anziché la personificazione di un concetto negativo, potrebbe essere (in un fantasy) qualcuno che usa la magia in modo strettamente egotistico, (in un fantasy o altrove) un terrorista che vuole affermare qualche sua idea. Potrebbe essere una persona amica del protagonista che d'improvviso mostra un'altra faccia. Potrebbe essere un ambiente ostile in cui il protagonista deve lottare per affermarsi, potrebbero essere degli eventi climatici che costringono i personaggi a scappare e ricostruire un mondo. Potrebbe essere lo stesso protagonista in lotta con sé stesso.

Dal Conflitto, il Protagonista può uscire rafforzato e migliorato (lieto fine) oppure indebolito, addirittura sconfitto.

Contro cosa lottano i vostri protagonisti?
Qui ci dedichiamo alla ricerca della verità, non dei fatti. Se vi interessano i fatti, il dipartimento di storia è al terzo piano.
(semicit.)

Re: L'antagonista, ovvero il male necessario*

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Bella discussione, cui non ricordo se ho a suo tempo partecipato. Mi trovo pienamente d'accordo con @Joyopi. Credo che in alcuni casi l'antagonista cattivo, anzi, cattivissimo sia indispensabile allo svolgimento dell'azione, mentre in altri l'antagonismo può provenire da un sistema di potere, dalla società stessa, o altro. Ho scritto un fantasy con un antagonista sadico e crudele, e un legal-thriller in cui il protagonista, maresciallo dei carabinieri (ruolo un po' trito, ma tant'è), e il serial-killer, uomo comune che si vendica di un sistema che gli ha distrutto l'esistenza, finiscono per comportarsi allo stesso modo, sia pure per motivi diversi. E poi, diciamocelo, l'autore mette un po' di sé in tutti i suoi personaggi, cattivi compresi.
Mario Izzi
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