Narratore, focalizzazione e punto di vista in edizione bignami

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Ragazzi, mettiamo le cose in chiaro. Qui ci sono le informazioni base reperibili su qualsiasi manuale scolastico, un breve vademecum. Poi, già lo sapete, le regole vanno conosciute per poter essere infrante. :si:

1) L’autore è colui che compone l’opera, lo scrittore. L’autore non è mai il narratore, al massimo può identificarsi con lui. Però spesso lo scrittore crea, nel narratore, un proprio alter ego. In base al rapporto con l’autore, il narratore può quindi essere:
• somigliante all’autore: quando le affermazioni e i comportamenti del narratore potrebbero essere condivisi dall’autore;
• in contrasto con l’autore: quando il narratore si distingue nettamente da ciò che l’autore è o pensa (es. un narratore maschile creato da un’autrice
donna).

2) Il narratore, invece, è la voce che racconta gli avvenimenti di una storia. Può essere:
2.1) narratore interno (o intradiegetico). Il narratore interno è uno dei personaggi della storia, spesso il protagonista (narratore autodiegetico), ma può anche essere un personaggio secondario (narratore omodiegetico). Per fare esempi semplici, è un narratore autodiegetico il personaggio Dante nella Divina Commedia, mentre è un narratore omodiegetico il dottor Watson che racconta le avventure di Sherlock Holmes nei romanzi di Arthur Conan Doyle.
2.2) narratore esterno (eterodiegetico): non appartiene al piano della narrazione e osserva la vicenda dall’esterno. Il narratore esterno può essere:
2.1.1) nascosto: si limita a presentare gli eventi, non interviene mai nella narrazione, non esprime giudizi, non commenta;
2.1.2) palese: fa sentire la sua presenza, giudica e commenta gli eventi narrati. Es. Il giro del mondo in ottanta giorni, di Verne.
"Così, dunque, mister Fogg aveva vinto la scommessa, compiendo il giro del mondo in ottanta giorni. Per fare ciò aveva usato tutti i mezzi di trasporto possibili: piroscafi, treni, carrozze, yacht, mercantili, slitte ed elefanti. In quell’avventura l’originale gentleman aveva dispiegato le sue meravigliose doti di calma e di precisione. Ma poi? Che cosa aveva guadagnato da quel gran viaggio? Che cosa aveva riportato a casa? Nulla, voi dite? Forse. Null’altro che una bella moglie che, per quanto ciò possa sembrarvi inverosimile, rese Phileas Fogg il più felice degli uomini. Siamo sinceri: non lo faremmo anche per meno, noi, il giro del mondo?" [J. Verne, Il giro del mondo in ottanta giorni, DeAgostini, 2006]

Il narratore esterno, poi, può poi essere:
A) onnisciente: conosce ogni fatto, ogni parola detta dai personaggi e ogni loro pensiero, anche quelli inespressi. Il narratore onnisciente somiglia a un Dio che narra dall’alto lo svolgersi degli eventi e dei conflitti interiori dei personaggi. Solo il narratore esterno può essere realmente onnisciente, poiché un personaggio non potrebbe conoscere i pensieri degli altri.
Nota: quanto scritto sopra è generalmente: è possibile (anche se raro) un narratore onnisciente non eterodiegetico ma omodiegetico. Succede quando la storia è ricostruita dal narratore a distanza di tempo dai fatti. In questo caso il narratore, anche se è stato uno dei personaggi della storia, ne conosce già il finale ed è in grado di rendere il pensiero di tutti i personaggi. È questo il caso di Adso ne Il nome della Rosa (Eco). Oggi il narratore onnisciente è un po’ in disuso, ma è quello usato in gran parte della letteratura dell’Ottocento. I fratelli Karamazov (Dostoevskij), ma anche Guerra e Pace (Tolstoj) o Orgoglio e Pregiudizio (Austen).
B) non onnisciente: conosce solo le cose che, nel mondo possibile del racconto, gli è dato di conoscere. Quindi sa cosa un personaggio dice, per esempio, ma non cosa pensa. Non conosce il futuro (e quindi il finale della storia), a meno che non la racconti a distanza di tempo dagli avvenimenti narrati.


3) La focalizzazione è essenzialmente di tre tipi:
3.1) zero: il narratore sa già tutto, conosce ogni vicenda e legge nei pensieri di ogni singolo personaggio (o almeno ne conosce profondamente ogni emozione e motivazione). È tipica del narratore onnisciente. L’esempio di narratore esterno onnisciente con focalizzazione zero e L’Anonimo cui Manzoni fa raccontare I Promessi Sposi. L’Anonimo infatti conosce passato, presente e futuro; è informato di avvenimenti che si svolgono contemporaneamente in luoghi diversi; sa quello che pensano tutti i personaggi.
3.2) interna: il narratore è sostanzialmente uno dei personaggi o comunque ne assume il punto di vista. Che sia interno o esterno, il narratore si concentra su un personaggio, di solito il protagonista, e ne segue le vicende e i pensieri. La focalizzazione interna si ha quando si adotta il PoV di uno dei personaggi, e si può fare sia narrando in prima persona, oppure in terza persona.
3.3) esterna: il narratore non conosce i pensieri e le emozioni dei personaggi, ma ne racconta solo le azioni e le reazioni. È un narratore-spettatore delle vicende. Esempio di questo tipo di narrazione è Addio alle armi di Ernest Hemingway.

4) Punto di vista (PoV da Point of view)
4.1) Prima persona
4.1.1) prima persona singola: la voce narrante coincide con il personaggio di cui si assume il POV. Questo tipo di narrazione consente al lettore di immedesimarsi appieno nel protagonista e di vivere personalmente le sue avventure.
È anche il PoV che più di tutti consiste al narratore di essere parziale e capriccioso… Di raccontare la “sua verità” per i suoi scopi: il cosiddetto “narratore inaffidabile” - come per esempio ne Il cuore rivelatore di E. A. Poe, o nel (meraviglioso, leggetelo! NotadiMercy) La versione di Barney di Mordecai Richler.
4.1.2) prima persona multipla: la vicenda è narrata in prima persona dal punto di vista di due o più personaggi che si alternano durante lo scorrere della storia. Sono scritti con questo PoV i romanzi epistolari (ma non solo). Nel Frankenstein di Mary Shelley si alternano le voci del capitano Walton (che scrive alla sorella) e di Victor (che racconta a Walton la sua storia). La prima persona multipla consente di rendere diverse sfaccettature della realtà, ma richiede un attento lavoro di diversificazione delle voci narranti che devono essere ben caratterizzate e riconoscibili.
4.1.3) prima persona periferica: la voce narrante non appartiene a uno dei personaggi principali, ma a un testimone della storia. Ad esempio Il grande Gatsby (Fitzgerald) è narrato da un personaggio secondario, Nick (che, tra l'altro, esprime una visione del mondo molto lontana da quella del protagonista).
4.2) Seconda persona: il punto di vista assunto dalla voce narrante è quello del lettore oppure un “tu” specifico, cui la storia viene raccontata. Scelta rara, difficile e curiosa. Esempi: Se una notte d’inverno un viaggiatore di Calvino; Flatlandia di Edwin Abbott.
N.B. Attenzione a non confondere il punto di vista in seconda persona con i narratori che si rivolgono al lettore, come avviene per esempio nelle lettere dove la voce narrante si rivolge ad un “tu”, ma mantiene il suo punto di vista.
4.3) Terza persona:
4.3.1) terza persona limitata: la voce narrante segue un personaggio e narra ciò che accade intorno a lui. La focalizzazione in questo caso può essere esterna o interna. La focalizzazione esterna non conosce i pensieri e le intenzioni del personaggio, ma può dedurle basandosi sulle sue parole, sul comportamento e sul linguaggio del corpo. Esempio di narratore esterno con focalizzazione interna è invece quello dei romanzi di Camilleri con protagonista il commissario Montalbano. I romanzi sono scritti in terza persona, ma la voce narrante conosce tutto (e solo quello) che conosce il protagonista. Questo PoV consente insieme immersione e distacco, in quanto la voce narrante conosce bene il personaggio ma non si identifica in lui.
4.3.2) terza persona onnisciente, è il POV del narratore onnisciente (cfr.)



Perché leggere tutta ‘sta roba? Che ve ne fate adesso?
La mancanza di coerenza nella scelta di narratore e PoV è uno degli errori più comuni di chi si approccia alla scrittura. Ed è fastidioso per il lettore (parlo per esperienza personale) trovarsi a saltare di qua e di là.
Però questo è solo l’inizio: la scelta del narratore e del punto di vista sono importanti nella progettazione di un testo perché ne influenzano la forma e l’andamento. Influenzano anche quello che il narratore può o non può dire, e come lo dice.
È meglio far raccontare i fatti da un personaggio o da una voce esterna? dal fondo o dall’inizio? In che modo rivolgersi al lettore? Quanto deve saperne il mio narratore? Come guardare ai fatti raccontati?
A voi il piacere di discuterne.
Qui ci dedichiamo alla ricerca della verità, non dei fatti. Se vi interessano i fatti, il dipartimento di storia è al terzo piano.
(semicit.)
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