Perplessità all'esordio

1
È capitato anche a voi?
Dopo dieci anni di studio, dedizione, impegno e tantissima passione, finalmente scrivo la parola "fine" al mio romanzo d'esordio. Così tento la via della pubblicazione: il tempo passa, e dopo aver valutato alcune proposte (e scartate ovviamente tutte quelle a pagamento), alla fine -dopo più di un anno!- mi decido: firmo il mio primo contratto editoriale!
Tutto bene? Quasi. 
Sto revisionando il mio manoscritto per inviare la bozza di lavorazione, e qui cominciano (o per meglio dire "proseguono") le mie perplessità: il mio romanzo sarà pubblicato in autunno da una piccola casa editrice, e mentre io rileggo e correggo il mio testo continuo a chiedermi se tutto questo abbia davvero senso. 
Non starò forse "condannando" il mio piccolo mondo d'inchiostro al silenzio, solo per una capricciosa smania di pubblicazione? Non sarebbe forse stato più giusto non appesantire di un ennesimo titolo lo già sconfinato mare di volumi sconosciuti che ogni anno vengono pubblicati per finire quasi subito ad impolverarsi in qualche magazzino? 
E nel caso, cosa avrei dovuto fare? Sarebbe forse stato meglio lasciar riposare il mio manoscritto in un cassetto nell'attesa che un giorno -chissà!- una grande casa editrice potesse concedergli una miglior visibilità? O non è una tracotante superbia  a suscitare quasti dubbi? D'altronde fino a poco tempo fa ero ormai abbastanza rassegnato all'idea che il mio testo non sarebbe stato pubblicato... ed ora addirittura mi permetto di storcere il naso?

Io nel frattempo continuo il mio lavoro limando e cesellando il testo, e intanto chievo a voi: vi è mai capito di nutrire dubbi del genere in questa circostanza? È una situazione comune, o quanto scrivo è un balbettante vaniloquio?

Re: Perplessità all'esordio

2
Se cerchi anche nel forum è una situazione comune quasi a tutti. Avresti potuto pubblicare con una big? Come? Tieni conto che pure se gli mandi il testo non lo leggeranno mai. Avresti potuto tentare la strada dei concorsi letterari, quello sì, ma sempre ammesso che il tuo testo appartenga ad una tematica premiabile.
In ogni caso non ti perdere d’animo, pure andasse male quando scadrà il contratto potrai ripubblicarlo da solo in self e cercare altro pubblico. Se hai trovato una buona casa potrai cercare visibilità nelle fiere, premi letterari, presentazioni e cercare di allacciare quella rete di rapporti indispensabile per un autore.
La verità è che nessuno cerca un libro, ma un autore vero fa comodo a tanti. Cerca di proseguire nella tua strada e continua a scrivere se credi di saperlo fare.

Re: Perplessità all'esordio

3
Se sei onesto con te stesso e credi di aver fatto un buon lavoro nono vedo perché devi farti problemi a pubblicare. Se poi hai trovato una CE seria tanto meglio. 
Parli della marea di volumi pubblicati ed è vero che la cosa può smontarti e farti sentire uno tra milioni e pure un pochino svalutato dalla scarsa qualità di questa moltitudine, ma è altresì vero che dopo i primi sinceri attestati di stima che riceverai sarai subito rinfrancato dalla scelta. Non pubblicare non ha senso, purché tu ritenga (ovviamente) valido quanto stai facendo e non solo uno sfizio per poterti vantare di essere "uno scrittore".
Tieni conto poi che anche se le vendite non saranno quelle previste avrai comunque permesso a chi ti ha letto di passare del tempo serenamente e in compagnia di una buona lettura, svagandosi e staccandosi dalle vicissitudini della vita quotidiana. Alla fine è questo che si chiede a un buon romanzo, non certo di essere un capolavoro immortale da tramandare ai posteri.

Re: Perplessità all'esordio

4
@Marco.Tripodi Purtroppo, come potrai capire se avrai voglia di addentrarti  nelle tante discussioni sull'argomento presenti qui su CdM, siamo in un periodo in cui non tira buona aria per un  autore esordiente. Il talento, indispensabile per poter essere annoverato nella categoria degli scrittori, conta poco o niente per la grande e media editoria, che guarda quasi esclusivamente alla notorietà dell'autore presso i media a diffusione nazionale. Esiste poi una pletora di piccoli e micro editori, tra cui quelli seri sono una minoranza, che, pur volendo, non hanno i mezzi per effettuare una promozione efficace di ciò che pubblicano, per cui demandano all'autore la diffusione e vendita della propria opera, prediligendo chi dispone di numerosi follower sui social e, in ogni caso, puntando sulla certezza che almeno un venti-trenta copie del libro riuscirà a piazzarle a parenti, amici e conoscenti. Del guadagno è inutile parlarne: il ricavo medio di un Euro lordo a copia (se l'editore non appartiene alla nutrita schiera dei non-paganti) potrebbe avere un senso solo nel caso in cui il numero di copie vendute ammontasse a diverse migliaia, traguardo che neanche un esordiente su mille raggiunge. Perciò chi, malgrado tutto, continua a scrivere e, quando ci riesce, a pubblicare, lo fa più che altro per soddisfare un'esigenza interiore.
Benvenuto nel club.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Perplessità all'esordio

5
Che volete che vi dica?
Le perplessità restano, ma leggere le vostre risposte mi ha francamente rincuorato. Il mio lavoro di revisione è (forse) completo: un'ultima lettura scaramantica e finalmente invierò la bozza alla casa editrice. 
Lascio uscire di casa il mio testo con le ansie di un genitore troppo apprensivo, ma in fondo avete ragione voi: potrò forse raggiungere "i miei venticinque lettori", e sarà forse meglio che relegare il mio romanzo in un cassetto (o nella cartella di un pc). Vada come vada... ma vada! 

Sinceramente, grazie per le vostre parole di incoraggiamento. Indubbiamente, mi sono state utili!
Rispondi

Torna a “Parliamo di scrittura”