Conviene conteggiare il numero di cartelle editoriali o quelle delle parole di un romanzo?
Posted: Mon Sep 19, 2022 1:18 pm
Salve a tutti,
riprendo a scrivere su questo forum per presentarvi una questione che ho indicato nel titolo del topic. Partiamo da una premessa: è fuori discussione che quando ci si rivolge a un professionista del campo editoriale, si fa riferimento alle cartelle editoriali composte da 1800 caratteri cadauna. L'argomento, invece, che vorrei discutere riguarda l'opportunità di adottare il conteggio delle cartelle editore o le parole di un romanzo, nel primo caso si ha una misura unica, in grado di garantire una maggiore trasparenza e correttezza di calcolo, nel secondo caso bisogna tenere in conto tanti fattori tra i quali lo stile dell'autore, la lunghezza media delle parole utilizzate e ecc. Il punto è che un professionista del settore, nel calcolare un preventivo su mio testo, invece di avvalersi del numero di cartelle editoriali, ha effettuato un conteggio per numero di parole, a una richiesta di motivare tale scelta, mi è stato risposto che così si vuole agevolare gli autori esordienti. In verità, il preventivo ricevuto conteggiando le parole era, a mio parere, molto più caro se invece si fosse fatto ricorso alle cartelle editoriali. Il problema, sui grandi numeri, sorge quando si usano un numero maggiore di parole per descrivere un personaggio o un ambiente, chi ha uno stile più asciutto (difficile negli esordienti) magari potrebbe trarne dei benefici, però restano delle perplessità. Il fatto di usare nomi dei personaggi abbastanza lunghi potrebbe favorire il conteggio delle parole, ma le tante "e", "come", in genere le parole più brevi e in definitiva maggiormente usate, potrebbero portare a un numero più alto di parole rispetto al numero di caratteri.
Ho trovato così l'articolo di un altro professionista sulla questione:
Una cartella: quante parole?
Anche qui si fa riferimento a quanto già avevo scritto: "Le parole infatti hanno una lunghezza molto diversa tra loro: ad esempio la parola “sì” ha appena due lettere, la congiunzione “e” contiene solo una lettera; d’altra parte ci sono vocaboli lunghissimi composti da più di 20 lettere (come l’arcinoto “precipitevolissimevolmente”, di 26 caratteri, ma anche “contraddistinguerebbero” che ne ha 23)".
La cosa interessante è che viene calcolato il numero di parole che mediamente potrebbero esserci in una cartella editoriale ed è di 250 parole.
Ora per un romanzo di una lunghezza di 100 cartelle editoriali, calcolando la media generalmente proposta per un editing di 3 euro a cartella, spenderemmo per il nostro manoscritto 300 euro, invece, conteggiando le parole, nel nostro caso 25000, il prezzo che mi era stato proposto equivaleva a 0,02 euro a parola, la spesa sarebbe stata di 500 euro.
La domanda che vi pongo, infine, non è scorretto o ingannevole riservare tale trattamento agli esordienti?
riprendo a scrivere su questo forum per presentarvi una questione che ho indicato nel titolo del topic. Partiamo da una premessa: è fuori discussione che quando ci si rivolge a un professionista del campo editoriale, si fa riferimento alle cartelle editoriali composte da 1800 caratteri cadauna. L'argomento, invece, che vorrei discutere riguarda l'opportunità di adottare il conteggio delle cartelle editore o le parole di un romanzo, nel primo caso si ha una misura unica, in grado di garantire una maggiore trasparenza e correttezza di calcolo, nel secondo caso bisogna tenere in conto tanti fattori tra i quali lo stile dell'autore, la lunghezza media delle parole utilizzate e ecc. Il punto è che un professionista del settore, nel calcolare un preventivo su mio testo, invece di avvalersi del numero di cartelle editoriali, ha effettuato un conteggio per numero di parole, a una richiesta di motivare tale scelta, mi è stato risposto che così si vuole agevolare gli autori esordienti. In verità, il preventivo ricevuto conteggiando le parole era, a mio parere, molto più caro se invece si fosse fatto ricorso alle cartelle editoriali. Il problema, sui grandi numeri, sorge quando si usano un numero maggiore di parole per descrivere un personaggio o un ambiente, chi ha uno stile più asciutto (difficile negli esordienti) magari potrebbe trarne dei benefici, però restano delle perplessità. Il fatto di usare nomi dei personaggi abbastanza lunghi potrebbe favorire il conteggio delle parole, ma le tante "e", "come", in genere le parole più brevi e in definitiva maggiormente usate, potrebbero portare a un numero più alto di parole rispetto al numero di caratteri.
Ho trovato così l'articolo di un altro professionista sulla questione:
Una cartella: quante parole?
Anche qui si fa riferimento a quanto già avevo scritto: "Le parole infatti hanno una lunghezza molto diversa tra loro: ad esempio la parola “sì” ha appena due lettere, la congiunzione “e” contiene solo una lettera; d’altra parte ci sono vocaboli lunghissimi composti da più di 20 lettere (come l’arcinoto “precipitevolissimevolmente”, di 26 caratteri, ma anche “contraddistinguerebbero” che ne ha 23)".
La cosa interessante è che viene calcolato il numero di parole che mediamente potrebbero esserci in una cartella editoriale ed è di 250 parole.
Ora per un romanzo di una lunghezza di 100 cartelle editoriali, calcolando la media generalmente proposta per un editing di 3 euro a cartella, spenderemmo per il nostro manoscritto 300 euro, invece, conteggiando le parole, nel nostro caso 25000, il prezzo che mi era stato proposto equivaleva a 0,02 euro a parola, la spesa sarebbe stata di 500 euro.
La domanda che vi pongo, infine, non è scorretto o ingannevole riservare tale trattamento agli esordienti?