Interpretazioni diverse di uno stesso romanzo

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Questa è forse una domanda un po' oziosa, da afoso pomeriggio estivo. Credo che ogni autore abbia ben chiaro il messaggio che i suoi libri vogliono esprimere, se non dall'inizio, almeno dopo averlo finito (come succede a me).
Quando il romanzo arriva nelle mani dei lettori, però, ognuno lo legge e interpreta secondo la sua sensibilità. Su questo niente da dire, è giusto così. Ma cosa pensare quando dopo dieci o venti recensioni (anche molto positive) nessuno sembra aver colto il punto più essenziale? L'autore può aver mancato nell'esprimere chiaramente il suo pensiero (e in tal caso è colpa sua), ma può essere invece che sia l'argomento a richiedere un'apertura mentale superiore alla media?
Per entrare nel concreto, da un mio romanzo sono stati tirati fuori messaggi minori che c'erano davvero (amicizia, tolleranza, uguaglianza degli uomini, ecc.) ed elementi che non c'erano proprio (il mio libro non parla dell'olocausto, ma ben tre persone l'hanno tirato in ballo a casaccio). Nessuno, e dico nessuno, ha colto il messaggio principale (ribadito più volte e attraverso più personaggi e sottotrame).
In altri romanzi o racconti mi hanno segnalato passaggi un po' didascalici (che c'erano, proprio perché voglio essere certa che il messaggio arrivi, e so che tendo a esagerare), quindi il dubbio che mi è venuto è che il problema non sia come scrivo, ma che il lettore medio (lo so, è un brutto termine) non voglia o non sia disposto a cogliere il messaggio. Che si preferisca notare solo ciò che conferma le proprie idee e ignorare tutto il resto (ed è comunque un fallimento autoriale, perché il punto della letteratura dovrebbe essere allargare gli orizzonti).
Mi deprime un po' questa cosa (nonostante i giudizi a cinque stelle) perché ritengo che lo scopo principale di scrivere sia esprimersi, e ho la brutta sensazione di parlare a dei sordi o di essere io muta e non riuscire a farmi capire.
A voi è mai successo? E come avete reagito: cercando di essere più chiari (al limite del didascalico) o fregandovene che gli altri capiscano o no e continuando a scrivere quel che vi pare?
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: Interpretazioni diverse di uno stesso romanzo

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Ciao @Silverwillow 
Non è una domanda oziosa. Tieni presente, per come la vedo io, che molti autori, come dici tu, hanno senz’altro ben chiaro il messaggio che vogliono trasmettere, altri forse un po’ meno ma il vero punto, sempre secondo me, sono i lettori.
I lettori dovrebbero avere innumerevoli requisiti per leggere, cioè non basta avere una laurea o nel caso di giovanissimi una comune passione per l’argomento che al momento spopola e sul quale appositi scrittori sanno scrivere in maniera mirata per scopi commerciali. (Non che sia un male beninteso, ma culturalmente è un fatto inutile).
Parlando di romanzi “seri” bisognerebbe come lettori avere la capacità e io dico anche l’umiltà di calarsi nell’atmosfera descritta, senza preconcetti di sorta. Io talvolta ho faticato a leggere determinati autori perché, lo confesso, le mie idee non collimavano con le loro ma io, amando appunto la lettura, continuavo a leggerli oltre che per il puro gusto della lettura  anche  per avere un altro punto di vista. Cosa sempre costruttiva, ma non tutti sono disposti a questo adattamento.
Per farti un esempio con romanzi “vecchi” (non amo molto l’attualità) certi passi delle Confessioni di un Italiano del Nievo per me sono illeggibili dal punto di vista politico, in quanto magnificano i giacobini, mentre altre pagine sono semplicemente sublimi. Ho dovuto accantonare le mie convinzioni per leggerlo tutto, anni fa. Mentre invece, al contrario, amo un altro misconosciuto come La Bufera, di Calandra, che descrive il vero volto della rivoluzione francese nel vecchio Piemonte e nella sua nobiltà. Il mio è un giudizio personale che riflette delle mie idee ma come dico sempre che continuerò a leggere Pound ed Evola, infischiandomene di chi li disprezza, dico anche che continuerò a leggere ed apprezzare Gramsci e Pasolini, pur non essendo in totale sintonia con le loro idee. Chi scrive bene scrive bene, al di là delle eventuali idee che manifesta. Ma forse sono uno dei pochi a pensarla così. Ci sarebbero però più lettori.
Chi ama la lettura deve talvolta giungere a compromessi, come ho fatto io e lasciar perdere le proprie convinzioni, immedesimarsi in quello che legge e non giudicare in base alla vicinanza o lontananza delle proprie vedute.
Purtroppo sono in molti oggi a ignorare, non solo in campo letterario, il principio aristotelico del contradditorio.  Uno dei problemi della nostra società è anche questo. Bisognerebbe imparare a toglierci tutte le armature ideologiche  e i paraocchi imposti da una certa cultura che va per la maggiore, direzionata nelle menti più facilmente plasmabili fin dall’infanzia e affrontare tutta la variegata condizione e diversità umana, senza pretendere di essere nel giusto.
Forse sono andato un po’ oltre con queste considerazioni lo ammetto, ma purtroppo basta guardarsi intorno per trarne le conclusioni. Per chi le vuol trarre ovviamente, per chi pensa che l’attuale società non sta  per niente salendo verso la perfezione.
L’impressione di parlare con gente che non vuole sentire è preponderante, talvolta l’ho risolta smettendo di parlare. Non nel senso di smettere di scrivere, anche perché non sono uno scrittore e questo mi è sempre dispiaciuto, ma appunto per questo non ho limiti e quando scrivo dico le cose che penso. C’è sempre qualcuno che comprende quello che voglio dire, magari mi apprezza anche, pur dicendomi giustamente di non essere d’accordo con le mie idee, ci mancherebbe, ma apprezzando  ciò che scrivo e come lo scrivo.
Alla fine questo è quello che conta.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Interpretazioni diverse di uno stesso romanzo

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Ciao @Silverwillow , anche a me è capitato. 
Ci sono lettori che trovano cose che lo scrittore nemmeno immaginava potessero esserci nella sua storia  :D
Chi vede una cosa, chi ne legge un'altra. Tu intanto il messaggio lo mandi. Se lo trovano, va bene. Se non lo trovano, chi se ne frega.
Secondo me, gli scrittori devono scrivere principalmente per se stessi. Il lavoro può piacere oppure no. Ma basta che piace a te che lo scrivi.
Il pianeta dei Bipedi - Sabir Editore
Il genio raccomandato - Sága Edizioni
Pizze indemoniate e come mangiarle - Nero Press Edizioni

Re: Interpretazioni diverse di uno stesso romanzo

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Alberto Tosciri ha scritto: mando appunto la lettura, continuavo a leggerli oltre che per il puro gusto della lettura  anche  per avere un altro punto di vista.
Sono d'accordo su questo, io leggo libri di ogni idea e provenienza (e spesso ad attirarmi è la trama o l'argomento, non guardo nemmeno chi sia l'autore). Con alcuni sono d'accordo, con altri meno, ma è proprio conoscendo e valutando altre idee che riesco a chiarire le mie. Ma anche quando un libro non lo apprezzo, di solito capisco cosa l'autore voleva dire (che sia d'accordo o meno).

In questo caso non si trattava di un messaggio ideologico, ma assolutamente umano, nonché semplice (per me):  il messaggio che risuona in tutto il libro si può riassumere con "non giudicare mai dalle apparenze o dai pregiudizi". Ogni singolo personaggio (e sono 5-6 i principali) viene giudicato per ciò che appare anziché per chi è davvero.
Il libro parla anche di un campo di concentramento (ma non nomina mai l'olocausto, sebbene molti facciano un'associazione automatica tra le due cose, forse per ignoranza), parla di un'amicizia tra due nemici, parla di tolleranza, ma il punto principale è il pregiudizio e il conflitto apparenza/identità, e mi risulta incomprensibile che nessuno vi abbia accennato anche di sfuggita.
Qualcuno ha riassunto il suo messaggio in "tutti gli uomini sono uguali" o "esistono le eccezioni" o ha lodato il cambiamento in meglio del protagonista, ritenendolo il punto della questione. Ok, non è terribile, ma non è quello che c'è scritto, e se avessi voluto esprimere qualcosa di tanto banale avrei creato una storia molto più facile (alcuni l'hanno fatto su questo argomento, con risultati per me inguardabili).
Molti hanno apprezzato il romanzo, ma ho come l'impressione che abbiano letto tutt'altra storia, non la mia...
Ngannafoddi ha scritto: Ci sono lettori che trovano cose che lo scrittore nemmeno immaginava potessero esserci nella sua storia  :D
Allora, il fatto che di un romanzo ogni lettore dia diverse interpretazioni è positivo (vuol dire che un libro è abbastanza complesso da permetterlo). Ma quando trova argomenti che proprio non c'erano ti viene da chiederti cosa caspita abbia letto, o addirittura se l'abbia letto.
Ngannafoddi ha scritto: Tu intanto il messaggio lo mandi. Se lo trovano, va bene. Se non lo trovano, chi se ne frega.
Non è così facile. Se scrivo un libro con una precisa idea, e nessuno la coglie, qualcosa non va. Posso dire: scrivo per me e me ne frego, ma se non riesco a comunicare niente agli altri allora cosa scrivo a fare?
Che poi non pretendo la luna, ma almeno un lettore, uno solo, che anche se il libro gli avesse fatto schifo abbia almeno capito di cosa sto parlando.
La questione per me va al di là della scrittura, perché mi chiedo se sono io che ho delle idee troppo diverse, o che non riesco a esprimere.
Sto ancora sperando che un alieno mi venga a prendere e che mi dica che mi hanno lasciata sulla terra per sbaglio, ma che in realtà appartengo a un altro pianeta...  :lol:
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Interpretazioni diverse di uno stesso romanzo

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@Silverwillow @Alberto Tosciri Secondo il mio fallibile parere, il problema è che ogni lettore filtra i contenuti di un libro attraverso il proprio vissuto e le proprie radicate convinzioni, che difficilmente vanno a coincidere con quelli dell'autore. In un legal-thriller che ho pubblicato qualche tempo fa, basato, oltretutto, su fatti realmente accaduti, il mio intento era evidenziare alcuni aspetti di una giustizia che a volte non è giusta, ma non per l'errore umano, piuttosto perché un certo giudice si è lasciato corrompere o cooptare da una cerchia di faccendieri, collusi anche con la criminalità organizzata e con la politica. Il protagonista è un carabiniere in buona fede che ci sbatte il muso ed è costretto, infine, a cambiare mestiere. Tra i miei venticinque lettori è emerso il giudizio negativo di una scrittrice che ha scoperto, bontà sua, che il libro lascia l'amaro in bocca: era il fine ultimo che mi proponevo e, fin qui, non posso dire di non essere stato capito. Ha poi aggiunto che non apprezzava alcune parentesi erotiche che, a suo dire, rompevano il ritmo e  distraevano il lettore dallo svolgersi della trama. Cioè, il fatto che il protagonista, abbandonato dalla moglie perché troppo impegnato nel lavoro investigativo e preso a pesci in faccia dal suo diretto superiore perché troppo onesto, trovi rifugio nell'amore di una collega, con cui pratica sesso sempre accennato senza volgarità, è apparso alla lettrice eccessivo e distogliente dalla trama centrale del romanzo. Era mia intenzione caratterizzare i personaggi nella loro completezza di esseri umani; pare che la cosa non mi sia riuscita, almeno secondo un venticinquesimo dei miei lettori. A questo punto, ben venga@Ngannafoddi: chissenefrega!
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Interpretazioni diverse di uno stesso romanzo

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Cara @Silverwillow,
Argomento molto interessante. Tendenzialmente per quanto riguarda i miei scritti penso che il lettore abbia sempre ragione (anche se non c'è l'ha, la contraddizione per me è solo apparente). Se non sono riuscita a far arrivare un messaggio darò sicuramente la colpa a me stessa. Non mi piace essere didascalica e quindi il significato che il lettore coglie, anche se diverso dalle mie intenzioni, mi interessa sempre. Anzi, spesso mi interessa di più. Il testo è unico ma le letture possono essere tante quante i lettori, e questa è la ricchezza della scrittura. 
Nel tuo caso, mi pare di capire che ci sia una questione di lettura che definirei più "politica", dato l'argomento del tuo romanzo. Da altri tuoi vecchi post, forse del WD, se non ricordo male, hai una visione non molto canonica sul nazismo e questa forse si scontra con l'opinione comune. Non avendo letto il tuo romanzo non posso però affermarlo.

Re: Interpretazioni diverse di uno stesso romanzo

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@Silverwillow  il problema che ti poni finisce pié pari nell'ambito della comunicazione (materia mia :D ).
Come dice giustamente @Cheguevara, ogni persona ha una specie di filtro: interpreta qualsiasi cosa rifacendosi a fattori culturali, ideologici, geografici ecc... (se vuoi approfondire e non hai problemi a leggere in inglese, consiglio la lettura di "Bottlenecks", di Evans, dove viene spiegata molto bene la psicologia utente – che è universale, e può essere applicata a tantissime cose).
Riuscire, quindi, per il comunicatore a mandare un messaggio il più possibile univoco è difficilissimo. Nell'ambito della narrativa è difficile uguale, se non di più.

È probabile che nel tuo caso specifico – non avendo letto il testo di cui parli posso solo fare ipotesi – tu autrice non sia riuscita a comunicare nella maniera corretta il messaggio per te più importante. Presumo che ciò sia dovuto a uno o tutti questi fattori:
  • hai inserito anche altri messaggi, diversi, per cui hai lasciato involontariamente campo libero ai filtri dei lettori, che hanno sentito di più un messaggio rispetto a un altro;
  • hai inserito più messaggi diversi ponendoli sullo stesso piano, per cui anche qui il lettore, inconscio, ha scelto il messaggio che preferiva;
  • il messaggio che a te interessava maggiormente è stato amalgamato troppo nella storia, per cui è passato del tutto inosservato, favorendo i filtri del lettore, che ha interpretato il resto a modo suo.
Detto questo, tieni presente che non è possibile, sul piano generale, arrivare a tutti. Specie in narrativa.
Quello che puoi tentare di fare, però, con studio e pratica, è cercare di arrivare a quante più persone possibili, e riuscire a far percepire loro almeno parte del tuo messaggio. Non è facile per niente, ma se già ti sei accorta di questo problema, sono sicura che sarai in grado di trovare la "falla" e intervenire :)
Beatrice Spada, Graphic & Visual Designer
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Re: Interpretazioni diverse di uno stesso romanzo

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Mi è capitato qualcosa del genere una volta: avevo messo una scena che serviva a mostrare l'amore di un personaggio verso gli animali. Il commento che ho ricevuto è stato (più o meno) "a cosa serve una scena del genere?". Ho provato a spiegare, ma non è servito a molto. Anni dopo, quel testo è stato riscritto, ma non per il commento ricevuto, bensì per aver capito che il lavoro non era maturo e servivano delle altre parti per farlo evolvere.
Come scrive @Miss Ribston,
Miss Ribston ha scritto: non è possibile, sul piano generale, arrivare a tutti
Silverwillow ha scritto: Sto ancora sperando che un alieno mi venga a prendere e che mi dica che mi hanno lasciata sulla terra per sbaglio, ma che in realtà appartengo a un altro pianeta... 
Siamo in due allora (ma questo lo penso non per via di quello che scrivo :D )
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: Interpretazioni diverse di uno stesso romanzo

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L'autore non deve colpevolizzarsi troppo se una buona parte dei lettori non "capiscono", cioè se la loro interpretazione del testo è diversa da quella che l'autore intendeva dargli, per almeno tre motivi:
1) un testo di narrativa ha per sua natura una certa ambiguità, non è un manuale tecnico o un testo scolastico/universitario, è normale che si presti a diverse interpretazioni;
2) l'attenzione, l'impegno e il tempo che un lettore medio mette nella lettura non sono neanche un decimo (forse neanche un centesimo) di quelli impiegati dall'autore per scriverlo; è evidente che questo porta facilmente a frainteindimenti;
3) il "messaggio" non è la cosa più importante di un testo di narrativa, quello che conta di più è che il libro non abbia lasciato indifferente il lettore, che gli abbia suscitato emozioni o riflessioni o divertimento, etc., insomma che sia riuscito a coinvolgerlo e a non annoiarlo.

Re: Interpretazioni diverse di uno stesso romanzo

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Cheguevara ha scritto: Tra i miei venticinque lettori è emerso il giudizio negativo di una scrittrice che ha scoperto, bontà sua, che il libro lascia l'amaro in bocca
Mi è successo qualcosa di simile con un altro romanzo, un romance storico (sempre ambientato durante la guerra): una lettrice si è lamentata che l'ambientazione era troppo cupa (e tante grazie, non è Disneyland). :lol: Sempre la stessa lettrice mi ha contestato la totale mancanza di scene erotiche. OK, è vero, non le so nemmeno scrivere, ma dato il contesto drammatico mi parevano fuori posto. Ognuno ha le sue idee su questo, quindi è impossibile accontentare tutti (un'altra lettrice si è detta felice che le abbia evitate). Ad ogni modo, il romanzo era buttato lì, senza nessuna pretesa di profondità, con un messaggio semplicissimo (e infatti l'hanno capito tutti).
Mi viene da pensare che sia meglio scrivere più semplice ed essenziale possibile, allora tutti capiscono e tutti sono contenti.
ivalibri ha scritto: Se non sono riuscita a far arrivare un messaggio darò sicuramente la colpa a me stessa.
Di solito lo faccio anch'io, ma questo è uno dei pochi casi in cui sono certa di cosa ho detto. Piuttosto, come dice @Miss Ribston , è probabile che abbia voluto metterci troppe cose, e ognuno abbia capito quel che preferiva
ivalibri ha scritto: Nel tuo caso, mi pare di capire che ci sia una questione di lettura che definirei più "politica", dato l'argomento del tuo romanzo.
Ti assicuro di no. Nessuno ha dato una lettura politica (per fortuna) perché non c'era. Il romanzo, attraverso il protagonista, esprime anzi una profonda sfiducia per tutti i sistemi politici. Il tema principale infatti è proprio questo: un giovane soldato cresciuto in un ambiente fortemente politicizzato, che d'improvviso apre gli occhi e si rende conto di non avere più punti fermi, e dal momento che su questo ha fondato la sua identità, non sa più chi è (ma tutti gli altri pensano di saperlo, per via della divisa che indossa). Tutti tranne un prigioniero polacco che invece sa bene chi è, e il cui scopo narrativo (al di là dell'amicizia) è di essere uno specchio. Tutto ciò viene espresso chiaramente tramite battute di dialogo e pensieri. Il protagonista si interessa alla sua sorte : "Forse perché quel ragazzo vede cose che altri non vedono. Acqua nel deserto. Eroi al posto di mostri."
ivalibri ha scritto: Non avendo letto il tuo romanzo non posso però affermarlo.
Un buon motivo per leggerlo :D (sto scherzando ovviamente)
Miss Ribston ha scritto: hai inserito anche altri messaggi, diversi, per cui hai lasciato involontariamente campo libero ai filtri dei lettori, che hanno sentito di più un messaggio rispetto a un altro;
Penso che tu abbia centrato il problema. (y) Tenevo molto a questa storia, e probabilmente ho voluto metterci troppe cose, alcune più ovvie (e involontarie), ma come dice @massimopud  l'attenzione dei lettori non è quella di chi scrive, quindi è possibile che abbiano notato temi minori e non quello principale. Comunque sì, è sempre utile sapere dove si sbaglia. La cosa che mi confonde è che con gli altri romanzi non è successo (erano tutti di genere, quindi forse meno "impegnati" e meno complessi). Non è un dramma, se il libro piace comunque, ma preferirei che venisse capito, non dico da tutti ma almeno da qualcuno...
Grazie anche per il consiglio di lettura, me lo segno
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Re: Interpretazioni diverse di uno stesso romanzo

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@Silverwillow non credo sia « colpa » né tua né del lettore. Credo che le parole non dicano la stessa cosa a chi le scrive e a ognuno di coloro che le leggeranno. (Parlo di letteratura e interpretazioni, sensibilità, naturalmente, non di cognitive bias o analfabetismo funzionale). 

Mi permetto di citare la « risposta » alla tua domanda, che a me sembra perfetta, contenuta nel magnifico L’anomalia, di Hervé Le Tellier:
« Nessun autore scrive il libro del lettore, nessun lettore legge il libro dell’autore. Al massimo, possono avere in comune il punto finale. »
Ognuno scrIve il proprio testo, ognuno legge quel testo a modo proprio. Qualcuno ha più ragione? Può darsi, chissà. 

(Mi viene in mente così, magari è una sciocchezza, ma se c’è proprio un messaggio, di fondo, astratto, che vuoi assolutamente sia percepito, perché non esplicitarlo nella quarta di copertina, o con una citazione o epigrafe all’inizio del libro? Nel caso del tuo esempio, una cosa tipo «le apparenze ingannano» « mai giudicare dall’involucro» o una frase molto più bella e significativa che ora non trovo, ma tu sicuramente saprai scovare?)
Ciao. 
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: Interpretazioni diverse di uno stesso romanzo

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Bef ha scritto: Mi viene in mente così, magari è una sciocchezza, ma se c’è proprio un messaggio, di fondo, astratto, che vuoi assolutamente sia percepito, perché non esplicitarlo nella quarta di copertina, o con una citazione o epigrafe all’inizio del libro?
Non è affatto una sciocchezza. Le epigrafi a tema infatti ci sono (e sono state lodate per la cultura letteraria, anche se forse non capite), ma probabilmente sono più oscure del libro stesso   :facepalm:   Una, all'inizio, è una frase di Emil Cioran "Il caos significa respingere tutto ciò che si è appreso, significa essere se stessi." Ok, non è chiarissima, ma c'è un motivo se sta lì (e non è mostrare le mie conoscenze letterarie, per quanto ne vada fiera). L'unica cosa a questo punto è scrivere sulla copertina "Attenzione: il libro parla di questo. Sappiatelo"  :lol: 
Mi segno anche il tuo suggerimento, che mi fa conoscere un autore francese che pare interessante <3
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