Ciao [highlight defaultattr=]
@Ngannafoddi[/highlight]
Oggi dicono che è stato già tutto scritto nel mondo nel corso dei millenni, qualsiasi cosa, e basandosi su questo innegabile fatto dicono anche che non si può scrivere più niente di originale, perché tutto è già stato scritto. Se ci adeguassimo non dovremmo quindi scrivere più niente, tanto sono argomenti già trattati da altri. Questo secondo me è un grossolano sbaglio. A parte il fatto che non è vero che tutto è stato scritto.
Io sarei in grado di scrivere di cose mai scritte per esempio, per quanto non conosca tutto lo scibile umano mi rendo conto che ogni uomo è unico e quindi vede e descrive le cose in modo unico, pur essendo cose che anche altri hanno visto e descritto.
E poi l'originalità non consiste tanto nell'inventare una cosa completamente nuova ma nel descrivere un argomento vecchio, usato da tutti, in maniera diversa, evidentemente, totalmente e completamente diversa.
(avrai notato che non seguo certi dogmi dell'uso raro che si deve fare degli avverbi che finiscono in "mente")
Ngannafoddi Un nuovo romanzo deve per forza somigliare a un altro romanzo già edito?
Un nuovo romanzo può benissimo assomigliare a un altro, ma deve essere completamente diverso.
Mi spiego. Se vuoi scrivere un fantasy è difficile non avere in testa certi canoni classici, famosi e conosciutissimi, dai quali parrebbe non si possa prescindere. Mettiamo Il Signore degli Anelli, Harry Potter, Dune. Ma bisogna avere in mente solo la loro struttura di base, il loro scheletro. Tu puoi cominciare a scrivere un fantasy sulla falsariga di un romanzo famoso ma aprendo porte che l'autore famoso aveva appena socchiuso o anche lasciato chiuse. Tu spalancherai queste porte, ti serviranno solo come base d'appoggio, ma quello che troverai oltre sarà frutto della tua mente, della tua fantasia, delle tue visioni. Molti hanno riscritto la favola di Cappuccetto Rosso in mille modi diversi, da infiniti punti di vista, non sto a dirteli tutti ma sono davvero tanti.
La base è sempre la favola dei Grimm, ma diventa tutta un'altra storia. Originale a seconda di chi ci sa mettere mano. E questo vale per tutto, ovviamente.
Un autore inglese del quale ora non ricordo il nome scrisse un romanzo che aveva per protagonista Silver, mi pare si chiamasse così, il cuoco pirata della nave che veleggiò verso l'Isola del tesoro di Stevenson. Lo scrisse partendo dove finiva il romanzo, con Silver che fuggiva in mare, tacitamente graziato da chi lo avrebbe potuto condannare per i suoi atti di pirateria. Ho letto l'Isola del tesoro, ma non ho mai letto la successiva storia del cuoco pirata; le recensioni dicono che sia bellissimo, ambientato in luoghi tropicali dei Caraibi e ricco di personaggi e particolari di quell'epoca e di quei luoghi nel XVIII secolo. Pur essendo collegato al romanzo madre è qualcosa di totalmente diverso. Penso che un giorno lo leggerò, mi ha colpito l'idea, pur non avendolo mai letto ma avendone solo sentito parlare.
Copiare non è un buon lavoro. Può servire come esercizio, non si finisce mai di imparare. Poi, durante la copiatura trovare le porte che l'autore che si copia ha lasciato chiuse. Ce ne sono sempre, impossibile che non ci siano. Bisogna cercarle con attenzione. Attraverso quelle porte scopriremo, mostreremo un altro mondo. L'ambientazione sarà anche quella classica e riconoscibile di un certo autore o di una certa categoria di romanzi, impossibile sfuggire: un giallo è sempre un giallo, come un poliziesco, noir, mistery o fantasy ecc., ma spalancando le porte chiuse creeremo nuovi mondi che saranno riconoscibili come nostri. Soltanto nostri.
Secondo me si può interpretare così la questione ma naturalmente ci possono essere svariati ulteriori sistemi di approccio. Chiunque scrive, me per primo, lascia sempre qualche porta chiusa, qualche anfratto inesplorato. E bisogna dirigersi in quella direzione.