Quando scrivi, ti ispiri ad altri libri, film, manga o ti sforzi di essere originale al cento per cento?

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Ho posto questa domanda durante la live di una casa editrice e l'editore mi ha risposto che l'originalità non esiste e quindi non la cerca nessuno. È così? Un autore durante un'intervista ha detto che la bravura sta nel saper copiare. Io sono rimasto colpito da questa sua affermazione.
Un nuovo romanzo deve per forza somigliare a un altro romanzo già edito?
Qual è la vostra opinione a riguardo?
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Re: Quando scrivi, ti ispiri ad altri libri, film, manga o ti sforzi di essere originale al cento per cento?

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Ciao [highlight defaultattr=]@Ngannafoddi[/highlight] 
Oggi dicono che è stato già tutto scritto nel mondo nel corso dei millenni, qualsiasi cosa, e basandosi su questo innegabile fatto dicono anche che non si può scrivere più niente di originale, perché tutto è già stato scritto.  Se ci adeguassimo non dovremmo quindi scrivere più niente, tanto sono argomenti già trattati da altri. Questo secondo me è un grossolano sbaglio. A parte il fatto che non è vero che tutto è stato scritto.
Io sarei in grado di scrivere di cose mai scritte per esempio, per quanto non conosca tutto lo scibile umano mi rendo conto che ogni uomo è unico e quindi vede e descrive le cose in modo unico, pur essendo cose che anche altri hanno visto e descritto.
E poi l'originalità non consiste tanto nell'inventare una cosa completamente nuova ma nel descrivere un argomento vecchio, usato da tutti, in maniera diversa, evidentemente, totalmente e completamente diversa.
 (avrai notato che non seguo certi dogmi dell'uso raro che si deve fare degli avverbi che finiscono in "mente")
Ngannafoddi Un nuovo romanzo deve per forza somigliare a un altro romanzo già edito?
Un nuovo romanzo può benissimo assomigliare a un altro, ma deve essere completamente diverso.
Mi spiego.  Se vuoi scrivere un fantasy è difficile non avere in testa certi canoni classici, famosi e conosciutissimi, dai quali parrebbe non si possa prescindere. Mettiamo Il Signore degli Anelli,  Harry Potter, Dune. Ma bisogna  avere in mente solo la loro struttura di base, il loro scheletro. Tu puoi cominciare a scrivere un fantasy sulla falsariga di un romanzo famoso ma aprendo porte che l'autore famoso aveva appena socchiuso o anche lasciato chiuse. Tu spalancherai queste porte, ti serviranno solo come base d'appoggio, ma quello che troverai oltre sarà  frutto della tua mente, della tua fantasia, delle tue visioni. Molti hanno riscritto la favola di Cappuccetto Rosso in mille modi diversi, da infiniti punti di vista, non sto a dirteli tutti ma sono davvero tanti.
La base è sempre la favola dei Grimm, ma diventa tutta un'altra storia. Originale a seconda di chi ci sa mettere mano. E questo vale per tutto, ovviamente.

Un autore inglese del quale ora non ricordo il nome scrisse un romanzo che aveva per protagonista Silver, mi pare si chiamasse così, il cuoco pirata della nave che veleggiò verso l'Isola del tesoro di Stevenson. Lo scrisse partendo dove finiva il romanzo, con Silver che fuggiva in mare, tacitamente graziato da chi lo avrebbe potuto condannare per i suoi atti di pirateria. Ho letto l'Isola del tesoro, ma non ho mai letto la successiva storia del cuoco pirata;  le recensioni dicono che sia bellissimo, ambientato in luoghi tropicali dei Caraibi e ricco di personaggi e particolari di quell'epoca e di quei luoghi nel XVIII secolo. Pur essendo collegato al romanzo madre è qualcosa di totalmente diverso. Penso che un giorno lo leggerò, mi ha colpito l'idea, pur non avendolo mai letto ma avendone solo sentito parlare.

Copiare non è un buon lavoro. Può servire come esercizio, non si finisce mai di imparare. Poi, durante la copiatura trovare le porte che l'autore che si copia ha lasciato chiuse. Ce ne sono sempre, impossibile che non ci siano. Bisogna cercarle con attenzione. Attraverso quelle porte scopriremo, mostreremo un altro mondo. L'ambientazione sarà anche quella classica e riconoscibile di un certo autore o di una certa categoria di romanzi, impossibile sfuggire: un giallo è sempre un giallo, come un poliziesco, noir, mistery o fantasy ecc., ma spalancando le porte chiuse creeremo nuovi mondi che saranno riconoscibili come nostri. Soltanto nostri.
Secondo me si può interpretare così la questione ma naturalmente ci possono essere svariati ulteriori sistemi di approccio. Chiunque scrive, me per primo, lascia sempre qualche porta chiusa, qualche anfratto inesplorato. E  bisogna dirigersi in quella direzione.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Quando scrivi, ti ispiri ad altri libri, film, manga o ti sforzi di essere originale al cento per cento?

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Ciao @Alberto Tosciri , ti ringrazio per la tua risposta  :)

Anche io la penso come te su molti punti, un po' meno sugli avverbi che terminano in -mente che li trovo orribili e fastidiosi in un romanzo (ma non nel parlare comune o su una discussione in un forum).

Aggiungo un altro fatto. Mi hanno regalato un'antologia di racconti fantasy di autori esordienti e sono rimasto disgustato. C'erano draghi, orchi, elfi, nani, maghi, fate, folletti, gnomi, vampiri, lupi mannari... Tutte cose già viste e riviste. Non sono riuscito a finire di leggerlo, non ne potevo più. Sembravano storie tutte uguali. Perché, mi domando, non si possono inventare nuove creature di cui nessuno abbia mai scritto o raccontato?
Non si può inventare il piribacchio invece che utilizzare l'elfo? O il fofforone anziché il drago?
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Re: Quando scrivi, ti ispiri ad altri libri, film, manga o ti sforzi di essere originale al cento per cento?

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Ciao @Ngannafoddi
Beh, certo gli avverbi -in mente si possono usare spesso nel parlato o in discussioni, di meno negli scritti...
NgannafoddiAggiungo un altro fatto. Mi hanno regalato un'antologia di racconti fantasy di autori esordienti e sono rimasto disgustato. C'erano draghi, orchi, elfi, nani, maghi, fate, folletti, gnomi, vampiri, lupi mannari... Tutte cose già viste e riviste. Non sono riuscito a finire di leggerlo, non ne potevo più. Sembravano storie tutte uguali. Perché, mi domando, non si possono inventare nuove creature di cui nessuno abbia mai scritto o raccontato?
Non si può inventare il piribacchio invece che utilizzare l'elfo? O il fofforone anziché il drago?
Anche io non amerei leggere o scrivere di draghi, elfi e tutta quella folla di creature tipiche di altri paesi, in prevalenza Nord Europa, paesi anglosassoni, germanici... Fa parte delle loro tradizione, non delle nostre e non riesco a capire perché molti esordienti che si accingono a scrivere fantasy si basano sempre e solo su quei riferimenti. È stancante, privo di originalità e senza senso per me.
Condivido che si possono inventare nuove creature, ma forse nemmeno inventare tanto: so che esistono rarissimi filoni fantasy e scrittori italiani che hanno scritto fantasy basandosi sui miti e sulle storie  e leggende del Mediterraneo. Non ho avuto modo di leggerli, quindi non so dare un giudizio, ma sono daccordo con la mitologia mediterranea, mischiandola e reinventandola.
Io stesso con i miei modesti mezzi sto scrivendo qualcosa dove figurano antiche divinità e personaggi leggendari della Sardegna (preferisco attingere a qualcosa che conosco, poi modifico e trasformo su quelle basi). Sono romanzi e racconti molto particolari, ti fanno lavorare in modo diverso dal solito quei personaggi ma in tutta la mitologia italiana, in quella del centro Italia, Sud e Isole in particolare, c'è una marea di personaggi mitici e storie e leggende che da sole basterebbero a creare una nuova epopea.
Gli antichi navigatori fenici non sono mai morti e nemmeno i pirati moreschi che invadevano le nostre coste e rapivano i bambini e le donne. Un ragazzo sardo rapito dalle mie parti nel XVI secolo fu portato in Algeria e con gli anni divenne re di Algeri... basterebbe a fare una storia...

Le nostre menti sono strapiene di film americani, non riusciamo a concepire altro che western e polizieschi ed eroi e detective  che salvano il mondo senza muoversi dalla Quinta Strada di New York e si riappacificano con la moglie che avevano lasciato perché bevevano troppo... quando invece se scavassimo in Italia troveremmo interi mondi e ambientazioni molto più interessanti...
Basterebbe a fare il nostro western e anche di più scrivere e fare film su ciò che successe nel Meridione dopo lo sbarco dei Mille... niente da invidiare alle rivoluzioni di Pancho Villa, con tutta l'epopea di invasioni, stragi, briganti, assalti in ogni dove... un Mare Magnum credimi...  :)
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
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Re: Quando scrivi, ti ispiri ad altri libri, film, manga o ti sforzi di essere originale al cento per cento?

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Ngannafoddi ha scritto: Un nuovo romanzo deve per forza somigliare a un altro romanzo già edito?
Certo che no. Ciò che intendono quelli che dicono che bisogna saper copiare è solo questo: mantenere temi e dinamiche narrative che piacciono ai lettori, ma rielaborandole in chiave personale. Credo che nessuno (almeno spero) inizi a scrivere un romanzo pensando "voglio scrivere qualcosa di simile a Harry Potter, o ai libri di Murakami". Quello che si è letto di sicuro ci influenza, e potremmo inconsciamente cercare di riprodurne lo stile o certe cose della trama. Non è un male in sé, a patto che la storia sia diversa.
Sono d'accordo con quel che dice Alberto:
Alberto Tosciri ha scritto: poi l'originalità non consiste tanto nell'inventare una cosa completamente nuova ma nel descrivere un argomento vecchio, usato da tutti, in maniera diversa, evidentemente, totalmente e completamente diversa.
Tutte le storie possono essere ricondotte a una trentina di trame-base, in cui rientrano storie di ogni epoca, dai classici greci, alle fiabe, ai romanzi moderni. Quello che cambia è l'autore. Ognuno ha un bagaglio di conoscenze, esperienze e sensibilità differente, quindi anche la stessa storia raccontata da un altro non sarà mai identica.
Uno dei modi più semplici per raccontare la stessa storia in modo diverso è scegliere un diverso punto di vista: Biancaneve raccontata dalla matrigna cattiva, o la storia di Adamo ed Eva raccontata dal serpente. Tra l'altro la rivisitazione di fiabe va molto nei romanzi fantasy e romance, proprio perché parla di qualcosa di familiare ma in modo nuovo.
I lettori sono affezionati alle storie che già conoscono e hanno interiorizzato, quindi non cercano tanto la novità assoluta, quanto un diverso modo di raccontare. Per farti un esempio, appena ho annunciato che avrei pubblicato un fantasy, ben due persone mi hanno chiesto "ma ci sono i draghi?" :lol:
Purtroppo non ci sono (c'è un drago marino però), ma il punto è che da un determinato genere ci si aspetta determinate cose. Puoi creare tutti i piribacchi e i pinciricchi che vuoi, ma qualcuno si lamenterà comunque perché non ci sono gli elfi, o i draghi.
A livello di ambientazione invece le possibilità sono infinite. Due autrici trentine hanno scritto un fantasy basato sulle leggende locali, e io stessa ho in programma uno storico ambientato qui, su argomenti poco conosciuti. Non cambia però la trama-base: nel fantasy locale c'è la classica ragazza che non sa di avere poteri speciali, contesa tra due uomini, uno buono e uno meno (infatti non l'ho letto). In quello che sto progettando c'è una figura femminile che spiccava nel suo contesto storico per l'anticonformismo delle sue scelte, cosa già fatta molte volte, anche se non con lo stesso luogo e personaggio.
Non è possibile inventare storie del tutto nuove, ma si può cambiare i luogo, il tempo, i dettagli, il punto di vista, lo stile, ecc. Si può copiare una certa struttura, in modo conscio o meno, ma non si può parlare di imitazione, perché tutte le opere narrative somigliano a qualcosa di già fatto prima. Ci sono formule che funzionano di più (vedi il libro fantasy che citavo prima, la cui trama-base è stata ripresa infinite volte, specie dopo il successo di libri come Twilight) e che gli editori apprezzano. Ma un elemento di originalità ci vuole, perché il punto non è pubblicare la stessa identica cosa, ma qualcosa che è simile eppure ha l'apparenza della novità
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
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Re: Quando scrivi, ti ispiri ad altri libri, film, manga o ti sforzi di essere originale al cento per cento?

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Anche per me hanno un po' esagerato con "l'originalità non esiste". 
L'originalità è semplicemente il grado con cui si rielaborano le proprie fonti (reali o letterarie), e secondo me può essere espressa in percentuale, non come concetto on/off. 
È un po' come nella musica: tra ispirazione e plagio non c'è un confine netto, ma una scala. 
Certo, quasi mai si crea mai qualcosa di "nuovo" tout court, tutto avviene mediante un passaggio graduale. È così che dal blues e swing ci siamo trovati a ballare il rock'n'roll...
Quindi la bravura non starebbe nel copiare, ma nell'elaborare il più possibile. Poi ci sono romanzi chiaramente "ispirati" per ragioni di marketing, forse intendevano quelli? Mi vengono in mente i vari "Codici" , i cloni delle Sfumature (a loro volta fanfiction di Twilight),  i vari Divergent, Dominant, Aberrant ispirati a Hunger Games ecc. Lì c'è proprio la volontà di dare al pubblico quello che tira al momento, perché dà maggiori garanzie rispetto a qualcosa di più originale. Anzi, a volte il "troppo originale" (o, per meglio dire, percentuali superiori a un tot) spaventa, come l'ignoto...  :P 
Insomma, è dura trovare la percentuale di originalità che il pubblico vorrebbe... :hm:
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Re: Quando scrivi, ti ispiri ad altri libri, film, manga o ti sforzi di essere originale al cento per cento?

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Grazie @Silverwillow e grazie @Antares   :sss:

Interessanti e utili le vostre risposte. Io sono un lettore un pochino diverso dalla massa, non mi piacciono le storie che ricordano altre storie e non leggo libri che seguono l'onda di altri libri. Mi piacciono le cose strane, i romanzi che mi fanno sussultare solo al leggere la quarta di copertina.
Avete mai letto "Ho messo incinta la figlia di Satana", "La vagina infestata" o "Pugni di armadillo" di Carlton Mellick III? Ecco, se non sono storie così, nemmeno apro la copertina. E di draghi non voglio sentirne parlareee  :rotol: 

Anche per i film è così. E infatti non guardo un film da un anno e mezzo, perché ormai sono tutte trame noiose che mi ricordano altre trame noiose  :lol:
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Re: Quando scrivi, ti ispiri ad altri libri, film, manga o ti sforzi di essere originale al cento per cento?

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Ngannafoddi ha scritto: Avete mai letto "Ho messo incinta la figlia di Satana", "La vagina infestata" o "Pugni di armadillo" di Carlton Mellick III? Ecco, se non sono storie così, nemmeno apro la copertina.
Ostrega  :lol:
Ecco, mi sa che è questo il "troppo originale" che spaventa tante persone :P 
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Re: Quando scrivi, ti ispiri ad altri libri, film, manga o ti sforzi di essere originale al cento per cento?

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Studiosi come Vladimir Propp, Carl Gustav Jung, Joseph Campbell, hanno rivelato che tutte le fiabe e i miti del mondo si possono ridurre a pochissimi archetipi psicologici ed elementi strutturali. In tempi più recenti, lo sceneggiatore Christopher Vogler ha applicato gli stessi modelli al mondo del cinema (e a sua volta questi modelli sono stati adottati da alcuni registi, come George Lucas, nella stessa produzione delle opere), dimostrando come tutti i film siano varianti di un unico intreccio, passibile di infinite variazioni. "L'originalità" quindi è sempre relativa a una variazione sul tema, e "l'invenzione" non è mai una creazione dal nulla ma - come esprime lo stesso verbo invenio - un ritrovamento di qualcosa che esiste già nell'inconscio collettivo, e nella stessa struttura che rende una storia tale. 

Io ritengo che il modo migliore per scrivere una storia efficace non sia cercare l'originalità, ma esattamente il contrario: conoscere gli archetipi e gli elementi strutturali delle opere, e ispirarsi ai grandi classici. L'originalità verrà comunque da sé, perché non esistono in natura due storie identiche. 
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