Si dice spesso che il congiuntivo stia per morire, ma secondo me non è vero. Quello che sta realmente svanendo è il futuro. Non mi sento di salvarlo perché lo ritengo inutile. Non parlo del futuro "suppositivo" ("quella torta se la sarà pappata Giulio"), ma solo di quello "temporale" univerbato ("lo farò", "lo dirò", ecc…). Esistono molte lingue senza futuro univerbato: per esempio, il finlandese, che oltretutto non ha nemmeno i possessivi.
Un altro esempio è l'inglese (o "dialetto angloamericano" ).Il latino classico aveva il futuro univerbato, ma, per dire, mancava del condizionale. Eppure, nonostante la propria potenza, nemmeno lui è riuscito a produrre solo lingue con il futuro, infatti alcune lingue romanze non hanno il futuro, però quasi tutte hanno il condizionale. Figli che si sono ribellati alla madre! In realtà, credo, per comunicare alla fin fine bastano solo due tempi: uno per il presente e uno per il passato. Questi esistono: il passato esiste perché è già successo, il presente esiste perché accade mentre parlo. Ma il futuro (univerbato o meno)? Non esiste! È come un sogno.
Io non ragiono con "Giulio farà…", ma con "Giulio ha intenzione di fare…". Sono due filosofie: filosofia "all'italiana" e filosofia "alla dyskolos". Nella filosofia "alla dyskolos", per capirci, la frase è pensata senza futuro: nel presente posso solo esprimere una mia intenzione, esporre un programma, un progetto, essendo io ancorato saldamente al presente: io vivo il presente, mica il futuro! Il problema si presenta anche quando devo tradurre una frase pensata "all'italiana" in una pensata "alla dyskolos". Lì ci vorrebbe innanzitutto una traduzione transculturale. Un po' come si fa quando si traducono i test psicologi ideati in America e poi proposti agli italiani, ma per fortuna non faccio il traduttore
Tra l'altro, anche gli italianisti sono perplessi davanti al futuro, specie quando lo si inserisce nel modo indicativo, poiché quest'ultimo è il modo della certezza (anche solo soggettiva). Il portoghese, per esempio, ha il futuro pure nel modo congiuntivo. Filosofie di base diverse.
In definitiva, "io farò" che significa? "Ho intenzione di fare"?
Come si usa correttamente il futuro? In altre parole, come si usa una cosa che non esiste?
Dovrei cambiare la mia filosofia in quanto forvïante?