"Contemporaneità" tra lettura e scrittura
Posted: Thu Apr 29, 2021 10:07 pm
Premesso che non so se la sezione giusta sia “lettura” o “scrittura”…
Ieri, discutendo amichevolmente con un altro autore, sono emerse due differenti posizioni sul rapporto tra lettura e scrittura, pur concordando entrambi sull’importanza della lettura per la formazione dello scrittore.
- Lui sostiene l’idea secondo cui, per essere l'autore di un buon libro pubblicato nel 2021, bisogna essere un buon lettore di letteratura contemporanea, essere ben informati sulle nuove uscite, sui premi letterari, e leggere in abbondanza i libri dei propri colleghi scrittori.
- Io invece non ritengo indispensabile che un autore, per il fatto di vivere nel 2021, legga opere di autori "contemporanei": può scrivere un buon libro anche avendo letto soprattutto classici, o avendoli letti in abbondanza in passato, magari in nuove traduzioni recenti.
Certo, riconosco anche io che per scrivere opere di alcuni generi o sotto-generi (si tratti di fantasy, fantascienza o altro) è indispensabile seguire bene il filone d’appartenenza, e leggere libri dello stesso genere, più o meno recenti. Ma per la narrativa “non di genere” o la poesia? Ho seri dubbi che il fatto di realizzare una buona raccolta di racconti o un’opera poetica lo si debba alla lettura dei propri “contemporanei”, e non piuttosto a un’inclinazione innata per la scrittura, congiunta alla lettura di grandi autori, quelli veramente formativi. Considerato che alcuni generi letterari esistono da millenni, le strutture fondamentali rimangono costanti nel tempo, e a mio avviso un autore può trarre più nutrimento dalla lettura di un classico, che ha superato la prova del tempo, che non di un “contemporaneo”. Inoltre, ritengo che lo scrittore, e in particolare il poeta, dovrebbe aspirare a rivolgersi a tutte le epoche, assumendo un certo distacco dal “contemporaneo”, dal contingente, che troppo spesso risulta effimero.
Naturalmente, questo secondo è solo il mio punto di vista, che risente delle mie personali predilezioni in termini di letture, e che tiene conto del tipo di opere che scrivo (che sono poesia, filosofia e racconti, non romanzi "contemporanei"). Vorrei comunque raccogliere altri pareri in merito.
Quanto è indispensabile (o meno) che la lettura sia "contemporanea" alla scrittura?
Ieri, discutendo amichevolmente con un altro autore, sono emerse due differenti posizioni sul rapporto tra lettura e scrittura, pur concordando entrambi sull’importanza della lettura per la formazione dello scrittore.
- Lui sostiene l’idea secondo cui, per essere l'autore di un buon libro pubblicato nel 2021, bisogna essere un buon lettore di letteratura contemporanea, essere ben informati sulle nuove uscite, sui premi letterari, e leggere in abbondanza i libri dei propri colleghi scrittori.
- Io invece non ritengo indispensabile che un autore, per il fatto di vivere nel 2021, legga opere di autori "contemporanei": può scrivere un buon libro anche avendo letto soprattutto classici, o avendoli letti in abbondanza in passato, magari in nuove traduzioni recenti.
Certo, riconosco anche io che per scrivere opere di alcuni generi o sotto-generi (si tratti di fantasy, fantascienza o altro) è indispensabile seguire bene il filone d’appartenenza, e leggere libri dello stesso genere, più o meno recenti. Ma per la narrativa “non di genere” o la poesia? Ho seri dubbi che il fatto di realizzare una buona raccolta di racconti o un’opera poetica lo si debba alla lettura dei propri “contemporanei”, e non piuttosto a un’inclinazione innata per la scrittura, congiunta alla lettura di grandi autori, quelli veramente formativi. Considerato che alcuni generi letterari esistono da millenni, le strutture fondamentali rimangono costanti nel tempo, e a mio avviso un autore può trarre più nutrimento dalla lettura di un classico, che ha superato la prova del tempo, che non di un “contemporaneo”. Inoltre, ritengo che lo scrittore, e in particolare il poeta, dovrebbe aspirare a rivolgersi a tutte le epoche, assumendo un certo distacco dal “contemporaneo”, dal contingente, che troppo spesso risulta effimero.
Naturalmente, questo secondo è solo il mio punto di vista, che risente delle mie personali predilezioni in termini di letture, e che tiene conto del tipo di opere che scrivo (che sono poesia, filosofia e racconti, non romanzi "contemporanei"). Vorrei comunque raccogliere altri pareri in merito.
Quanto è indispensabile (o meno) che la lettura sia "contemporanea" alla scrittura?