Re: I pensieri dei personaggi

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Nik3004 ha scritto: domanda tecnica: ma voi con i pensieri dei personaggi come vi comportate? Nel senso, preferite scrivere/leggere un pensiero indiretto(es: Marco pensò che Lucia forse non era la ragazza per lui) o diretto? E, nel secondo caso, che gestite la punteggiatura? 
Io preferisco l'indiretto, ma lo uso molto raramente perché mi piace scrivere in prima persona, dove tutto è pensato dal personaggio/autore. Tutto passa per la sua mente: non dice ciò che è, ma ciò che pensa che sia. Se A pensa, il personaggio/autore dice ciò che pensa che A pensi. Ma poi mi viene il dubbio: come si fa a capire se uno pensa? Forse tutti pensano sempre, cioè "cogito ergo sum", non esiste vita senza pensiero.
Quanto alla punteggiatura, siccome tutto è pensiero, non sento l'esigenza di utilizzare segni particolari. È un flusso unico.
Il Sommo Misantropo

Re: I pensieri dei personaggi

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Nik3004 ha scritto: Buonasera e buona pasqua,
domanda tecnica: ma voi con i pensieri dei personaggi come vi comportate? Nel senso, preferite scrivere/leggere un pensiero indiretto(es: Marco pensò che Lucia forse non era la ragazza per lui) o diretto? E, nel secondo caso, che gestite la punteggiatura? 
Ciao @Nik3004
ottima domanda e tema interessante per me. 
Dunque, se si sceglie la narrazione in terza persona, usare il pensiero indiretto o diretto, fa tutta la differenza, a mio parere; nel senso che può avere un impatto stilistico non indifferente nel lettore, e suscitare anche maggiore capacità di immedesimazione. 
Per esempio: 
"Barbara, al lavoro, era sempre distratta. C'era un pensiero fisso a tormentarle l'anima: forse l'aveva ucciso lei." 

Ecco, ora qui mi aspetto la "descrizione" approfondita del pensiero del personaggio. Ho due strade:

1) Era probabile che dopo lo spintone per toglierselo di dosso, avesse picchiato in terra la testa e fosse morto sul colpo. No. Non era possibile, perché una volta steso sul pavimento respirava ancora, pensava.

Oppure.

2) Io l'ho spinto. Cazzo se l'ho spinto! E allora ha battuto la testa sul cemento, che quello è duro, altroché se è duro. Sì, deve aver battuto così forte la testa che... magari respirava ancora, ok, però quel rantolo era l'ultimo flebile accenno di vita. Lo so, ne sono sicura. Oddio! Sono un'assassina!

Col pensiero diretto, contraddistinto dal corsivo, posso non avere limiti, e posso descrivere, senza rischiare di annoiare il lettore, anche la personalità della protagonista. 
Io preferisco che i pensieri irrompano nella narrazione, come fulmini a ciel sereno!  :asd:

Re: I pensieri dei personaggi

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Sì, in genere è preferibile il discorso diretto, evitando comunque  forzature ed eccessi. Talvolta lo show don't tell  suona artificioso, meglio un preriodo esplicativo.
Quanto alla punteggiatura preferisco le «»  per il dialoghi diretti e le "" per quelli pensati o riferiti. In corsivo citazioni, titoli e simili.

«È stata una serata così così» disse X a Y,  alzando le spalle. Mentiva. "Levami le mani dosso!" aveva gridato lei, furiosa.
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: I pensieri dei personaggi

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ioly78 ha scritto:
Col pensiero diretto, contraddistinto dal corsivo, posso non avere limiti, e posso descrivere, senza rischiare di annoiare il lettore, anche la personalità della protagonista. 
Io preferisco che i pensieri irrompano nella narrazione, come fulmini a ciel sereno!  :asd:
Concordo, ma non bisogna abusarne; devono irrompere, giustamente.
Attenzione, però: oltre ai tanti vantaggi i pensieri possono presentare anche degli svantaggi, a livello narrativo. Per esempio:

John non stava nella pelle, finalmente aveva l'occasione per vendicarsi.
La tua passione per gli aperitivi al Barracuda, il bar della piazza, ti sarà fatale. Il loggiato è buio, quando scopriranno il tuo cadavere sarò già lontano.
Cosa c'è che non va? 
"Il bar della piazza": John sa perfettamente che il Barracuda si trova nella piazza, non penserebbe mai quell'inciso. Se l'autore deve far sapere al lettore che il bar si trova lì dovrà ricorrere all'indiretto:

La sua passione per gli aperitivi al Barracuda, il bar della piazza, questa volta gli sarebbe stata fatale.
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: I pensieri dei personaggi

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Marcello ha scritto: La tua passione per gli aperitivi al Barracuda, il bar della piazza, ti sarà fatale. Il loggiato è buio, quando scopriranno il tuo cadavere sarò già lontano.
Cosa c'è che non va? 
"Il bar della piazza": John sa perfettamente che il Barracuda si trova nella piazza, non penserebbe mai quell'inciso. Se l'autore deve far sapere al lettore che il bar si trova lì dovrà ricorrere all'indiretto:
Buongiorno @Marcello,

ti ringrazio per aver segnalato quali rischi si corrano nell'utilizzare la forma diretta, e il tuo esempio è lampante da questo punto di vista. 
L'argomento, per me, è di grande interesse in questo momento, perché sto scrivendo una storia utilizzando questa forma: l'alternanza tra il narrato dell'autore e i pensieri diretti, quasi a "disturbare" il flusso della narrazione, dei personaggi. L'impresa è ardua, per ovvie ragioni. Ho paura di moltissime cose; fra tutte, temo di ingenerare confusione nel lettore, ma al tempo stesso mi piace molto l'idea, mi convince, nel caso della mia storia, il fatto che i personaggi irrompano, coi loro pensieri, nel racconto. Loro partecipano emotivamente alla narrazione, che peraltro è al presente, pertanto questi pensieri in forma diretta sono l'espressione di istanze intime estemporanee. Ecco perché mi piacciono queste "irruzioni", perché sono istintive. La riflessione a cui sto giungendo è che forse, la scelta fra pensieri indiretti o diretti, dipende molto dal tipo di storia che si vuole raccontare, e qui nasce una domanda: come faccio ad accorgermi di star abusando del pensiero diretto? La struttura narrativa è tutta impostata così; tra narratore che eviscera fatti e circostanze, e personaggi che coi loro pensieri a volte contraddicono persino i fatti descritti. Se riducessi la forma diretta trasformandola in forma indiretta, perderei proprio questo "scambio" fra narratore e personaggi. Non soltanto. Ho scelto la narrazione in seconda persona. Sì, lo so. In narrativa è raro, ma oramai son partita così, e mi piace il rapporto che si è instaurato tra il narratore e i suoi personaggi. Ed è anche alla luce di questo che prende senso la forma diretta dei loro pensieri. Non so se sono riuscita a spiegare le mie intenzioni, e mi rivolgo a te per un parere, data la tua esperienza e competenza, e ovviamente sono aperta a qualunque ulteriore commento o parere degli altri membri del forum.
P.S.
Prima o dopo, avrò necessità di avvalermi di un editor, quando l'avrò completata. Help!!!  :s

Re: I pensieri dei personaggi

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ioly78 ha scritto: Ed è anche alla luce di questo che prende senso la forma diretta dei loro pensieri. Non so se sono riuscita a spiegare le mie intenzioni, e mi rivolgo a te per un parere
Ci sei riuscita.
Il tuo è un caso particolare, perché ci ha costruito sopra il romanzo... Con lo stare attenti a non abusarne io mi riferivo a una situazione più tradizionale. Per intenderci: nel mio caso specifico è una tecnica che utilizzo di frequente per ravvivare la narrazione, nelle parti in cui la protagonista si isola a riflettere sugli elementi noti dell'indagine per formulare delle ipotesi. 
Invece che scrivere: 

Fino ad allora non aveva incluso la moglie nell'elenco dei sospetti, eppure gli indizi non mancavano. Avevano sempre pensato a un uomo, vista la violenza del colpo, ma solo in quel momento G. si chiese se una donna, in particolari circostanze, potesse esserne capace. Si diede della stupida, doveva chiederlo subito al dottor Z. Si mise a cercare freneticamente l'agenda e... (inventata così, su due piedi).

potrei scrivere:

Fino ad allora non aveva incluso la moglie nell'elenco dei sospetti, eppure gli indizi non mancavano.
E se una donna fosse in grado in particolari circostanze di vibrare un colpo del genere? Che stupida, a non averci pensato prima! Il numero di Z, dove diavolo... Ah, eccolo!

È ovvio che con delle irruzioni ad hoc direttamente nella mente della protagonista il tutto risulta più vivace e accattivante, ma è altrettanto ovvio che non si può abusarne, soprattutto se la riflessione si protrae a lungo.

Nel tuo caso però, se ho ben capito, siamo in tutt'altra situazione: non si tratta di vivacizzare una scena troppo lenta, ma della struttura narrativa stessa del romanzo; complicata per di più dall'uso della seconda persona, di gran lunga la più difficile da gestire. È una scelta molto coraggiosa, quasi temeraria: ne può scaturire un romanzo di grande intensità, ma mentirei se non ti dicessi che il rischio di produrre un'opera artificiosa ed esageratamente introspettiva è dietro l'angolo. 
Tutto sta nella tematica e, soprattutto, nello stile con cui la svilupperai.
Non ci sono consigli, solo un grosso in bocca al lupo.
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Re: I pensieri dei personaggi

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Marcello ha scritto: Il tuo è un caso particolare, perché ci ha costruito sopra il romanzo... Con lo stare attenti a non abusarne io mi riferivo a una situazione più tradizionale.
Speravo di leggere questo. Essendo alle prime armi, e cimentandomi in un esercizio complicato di stile, mi attanagliano molti dubbi pur essendo consapevole che la mia storia non è "tradizionale", come hai scritto tu. Mi conforta!  <3
Marcello ha scritto: Nel tuo caso però, se ho ben capito, siamo in tutt'altra situazione: non si tratta di vivacizzare una scena troppo lenta, ma della struttura narrativa stessa del romanzo; complicata per di più dall'uso della seconda persona, di gran lunga la più difficile da gestire. È una scelta molto coraggiosa, quasi temeraria: ne può scaturire un romanzo di grande intensità, ma mentirei se non ti dicessi che il rischio di produrre un'opera artificiosa ed esageratamente introspettiva è dietro l'angolo. 
Tutto sta nella tematica e, soprattutto, nello stile con cui la svilupperai.
Non ci sono consigli, solo un grosso in bocca al lupo.
Mentirei anch'io se non ti rispondessi che scrivo, scrivo, e poi rileggo e rileggo... proprio perché voglio evitare che i brani risultino artificiosi e troppo introspettivi, che poi è come ammettere che risultino pesanti, ammorbanti! Mi sono imbarcata in questa cosa non so nemmeno io perché, ma adesso che comincia a prendere forma ci ho preso gusto, è una sfida ormai per me. Ti ringrazio tanto per le specifiche, lo ripeto, mi confortano. Grazie anche per l' in bocca al lupo, ne ho davvero bisogno perché non voglio arrendermi. La tematica si presta, (rapporti interpersonali, vite irrisolte), quindi spero tanto di saper gestire l'emotività dei personaggi, e soprattutto la mia. 

Grazie ancora, Marcello! :)

Re: I pensieri dei personaggi

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ioly78 ha scritto: Grazie ancora, Marcello!
Di nulla, cara.
E comunque ricorda che sperimentare è sempre positivo. Non devi concorrere allo Strega e se alla fine il risultato non fosse quello che ti aspetti, avrai comunque fatto un'esperienza, che è sempre un valore aggiunto.
Io mi ero ripromesso di scrivere l'ultimo romanzo in prima persona: dopo cinquantamila caratteri mi sono reso conto una volta per tutte che non ne sono capace e sono ritornato alla terza. Altri ci riescono benissimo, io no: non riesco a dar voce ai tanti personaggi secondari; in un racconto breve mi viene naturale, in un romanzo non ce la faccio. Era un esperimento che intendevo fare da tempo: ci ho provato con impegno, ma il risultato non mi accontentava. Amen, ora almeno sono sicuro che la mia sensazione era giusta.  ;)
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Re: I pensieri dei personaggi

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ioly78 ha scritto: il fatto che i personaggi irrompano, coi loro pensieri, nel racconto. Loro partecipano emotivamente alla narrazione, che peraltro è al presente, pertanto questi pensieri in forma diretta sono l'espressione di istanze intime estemporanee. Ecco perché mi piacciono queste "irruzioni", perché sono istintive.
Il tuo è un esperimento interessante, e sono d'accordo che non devi lasciarti scoraggiare dalla difficoltà o dal fatto che sia poco comune. Anzi, se riesce bene potrebbe essere apprezzato proprio per l'originalità.

A me normalmente non piacciono molto i pensieri diretti, se non limitati (ci sta che in un momento di forte emozione irrompa, come dici tu, il pensiero diretto). Secondo me dipende però molto dalla persona e dal tempo che si usa (se è al passato, un pensiero diretto al presente spicca di più). Se si usa la prima persona non ce n'è nemmeno bisogno: ogni frase è un pensiero del personaggio, che è anche narratore. Se si usa la terza persona soggettiva, che è sempre calata nel punto di vista del personaggio, un pensiero diretto ogni tanto può servire a sottolineare qualcosa. Nel caso di un narratore onnisciente si possono usare entrambi, ma solo quando è chiaro a chi appartiene quel pensiero.
Per fare degli esempi concreti:
Prima persona: -Appena arrivato in ufficio, sento pronunciare il mio nome. Seguendo la voce trovo il ragionier Barozzi che parla col capo. Di sicuro il bastardo gli sta dicendo qualcosa di brutto su di me. Non la passa liscia.
oppure - Appena arrivato in ufficio, sentii pronunciare il mio nome. Seguendo la voce trovai il ragionier Barozzi che parlava col capo. Gli stava di sicuro dicendo qualcosa di brutto su di me. Bastardo! Non la passi liscia. (in questo caso il pensiero diretto, secondo me, non aggiunge granché, e stona col passato della narrazione)
Terza soggettiva: Appena arrivato in ufficio, sentì pronunciare il suo nome. Seguendo la voce trovò il ragionier Barozzi che parlava col capo. Gli stava di sicuro dicendo qualcosa di brutto su di lui. Bastardo. Non l'avrebbe passata liscia.
Narratore onnisciente: Appena arrivato in ufficio, sentì pronunciare il suo nome. Seguendo la voce trovò il ragionier Barozzi che parlava col capo. Gli stava di sicuro dicendo qualcosa di brutto su di lui. Che bastardo!, pensò, Non la passi liscia. (in questo caso il pensiero diretto ci sta, volendo anche senza il "pensò", perché è chiaro di chi sia il pensiero.
oppure - Appena arrivato in ufficio, sente pronunciare il suo nome. Seguendo la voce trova il ragionier Barozzi che parla col capo. Gli sta di sicuro dicendo qualcosa di brutto su di lui. Quel bastardo non la passa liscia.

Insomma, secondo me non c'è un modo giusto o migliore, dipende molto anche dal tono del romanzo. Se è diretto e informale ci sta meglio, se assomiglia più a un racconto vecchio stile potrebbe stonare. In generale, se un personaggio interviene di continuo con commenti diretti non necessari può diventare pesante, se per il resto si segue una narrazione tradizionale.
Ovviamente parlo in generale, se poi qualcuno vuole sperimentare è un'altra cosa. C'è chi scrive flussi di coscienza o dialoghi senza punteggiatura e ha vinto un Nobel, per dire (ma a me non piacciono neanche quelli :lol: ). È anche questione di gusti personali, sia di chi scrive che di chi legge.
Al momento sto leggendo un romanzo dove di tanto in tanto la narrazione è affidata a un "noi" (gli abitanti di un quartiere), che danno anche vaghi indizi sulle vicende future. Da principio mi ha confusa e un po' irritata, ma andando avanti con la lettura non disturba più, diventa parte integrante del modo di raccontare quella storia (ed è molto particolare), quindi alla fine conta solo il risultato.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: I pensieri dei personaggi

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ioly78 ha scritto: L'impresa è ardua, per ovvie ragioni. Ho paura di moltissime cose
Si dice che chi ben comincia è già a metà dell'opera. Nel tuo caso, secondo me, parti male. Dovresti pensare che l'impresa è semplice e non c'è nulla di cui aver paura. In fondo, sono solo parole messe in fila su di una pagina bianca: fossero questi i problemi della vita! :)

ioly78 ha scritto: come faccio ad accorgermi di star abusando del pensiero diretto?
Ti diverti a scrivere? Se la riposta è sì, allora sei sulla strada giusta. Se è no, allora stai abusando :)

In sostanza, uno scrittore non ha la sfera di cristallo e dunque non può sapere in anticipo come andranno le cose. Ma di sicuro non può pretendere che il lettore non si annoi a leggere se lui stesso, in prima persona, si annoia a scrivere :)
Il Sommo Misantropo

Re: I pensieri dei personaggi

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dyskolos ha scritto: Si dice che chi ben comincia è già a metà dell'opera. Nel tuo caso, secondo me, parti male. Dovresti pensare che l'impresa è semplice e non c'è nulla di cui aver paura. In fondo, sono solo parole messe in fila su di una pagina bianca: fossero questi i problemi della vita! :)
Ti diverti a scrivere? Se la riposta è sì, allora sei sulla strada giusta. Se è no, allora stai abusando :)

In sostanza, uno scrittore non ha la sfera di cristallo e dunque non può sapere in anticipo come andranno le cose. Ma di sicuro non può pretendere che il lettore non si annoi a leggere se lui stesso, in prima persona, si annoia a scrivere :)
@dyskolos grazie per l'incoraggiamento. Diciamo che mi diverte sperimentare, ma allo stesso tempo, volente o nolente, mi lascio coinvolgere al punto che la scrittura diventa impegno serio, costante, esigenza martellante. Almeno, in questo momento è così. Per questa storia è così. Intimamente so che questo esperimento mi riesce naturale, la scrittura è fluida, certi giorni le pagine si riempiono quasi da sole, e paradossalmente è proprio questa la cosa che mi dona consapevolezza. E più mi sento consapevole, più divento rigorosa con me stessa. Questo è! 😊

Re: I pensieri dei personaggi

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Io in generale alterno i due, perché le mie priorità sono il ritmo e il modo in cui scorre il testo.

Conosci quell'adagio che di solito si dà ai disegnatori? La prospettiva è solitamente una pura questione di matematica, ma ci sono volte in cui ti trovi davanti una situazione poco ottimale: come due linee che hanno la stessa direzione e che si incontrano nello stesso punto, dando l'erronea sensazione che siano la stessa linea, anche se una è più vicina e l'altra è più lontana (ad esempio un camion che passa in strada, la cui linea orizzontale superiore coincide perfettamente con la linea orizzontale inferiore di un balcone della palazzina dietro). In tal caso, poiché stona, si dà come suggerimento quello di... ‘mentire’ un po', abbassando o alzando una delle due linee, perché alla fine non è disegno tecnico e la priorità l'ha il rappresentare una scena che sia esteticamente bella a vedersi.

Idem nella scrittura: personalmente mantengo una certa coerenza ‘scientifica’ nelle questioni di pura presentazione del testo (ad esempio lo stile di virgolette che uso, sempre uguale); ma per quanto riguarda le questioni di forma, come il tipo di pensiero da rappresentare (diretto o indiretto), allora la priorità per me l'ha sempre la visione d'insieme. Perché magari preferisco usare sempre i pensieri diretti: ma se mi trovo in una sezione dove ho già scritto mille pensieri o dialoghi, anche di altri, in forma diretta, allora so già che prediligerò il cambio di ritmo per ravvivare la storia; e andrò, quella volta, per un pensiero indiretto.
‘La vita di una ragazza alta poco meno di un pollice nell'Italia dei nostri giorni, tra quotidianità e desiderio di realizzare sé stessi.’
(Quattro centimetri e mezzo, su EFP Fanfiction)
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