Ngannafoddi ha scritto: E nel tuo caso? Qual è il nemico della tua scrittura?
Io ho scritto gran parte dei miei romanzi in un periodo in cui lavoravo di più, ero stanchissima e avevo le stesse difficoltà di adesso (tra cui problemi di salute ancora non diagnosticati) e dei vicini rumorosi (abito in un condominio).
Quindi a bloccarmi non sono le condizioni esterne, quanto lo spirito con cui si affronta la scrittura. Nei primi tempi era tutto nuovo e sembrava tutto possibile. Non mi preoccupavo di un'eventuale pubblicazione, scrivevo come mi pareva, con l'illusione che potesse essere buono.
Ho smesso quasi del tutto di scrivere nel momento in cui mi sono accorta che sì, magari quel che scrivevo era pubblicabile e leggibile, ma niente di speciale, solo una goccia nel mare.
Il punto di rottura
è stato la pubblicazione del mio terzo romanzo, dove l'editore ha mostrato poco o nessun interesse. Lì sono nati dei dubbi paralizzanti: perché ha accettato di pubblicarlo? Vale davvero qualcosa? È stato uno sbaglio, una svista?
Dal singolo libro il dubbio si è esteso a tutto quel che avevo scritto o che volevo scrivere, e adesso non sono più sicura di niente.
Chi dice che non scrive perché non ha tempo, o non sta bene, forse non è del tutto sincero. Se scrivere piace, viene naturale come respirare, anche in quelle due ore rubate al sonno dopo una giornata massacrante di lavoro. Scrivere dovrebbe essere qualcosa di bello, che si è entusiasti di cominciare e che rende sopportabile tutto il resto. Si rinuncia piuttosto a qualcos'altro, ma il tempo e il modo si trovano. Quello che manca davvero è la motivazione, la fiducia nelle nostre capacità e nel futuro. Quelle sì sono essenziali come l'aria, perché nessuno stravolge la propria vita o sorpassa i propri limiti per qualcosa in cui non crede.
Per farla breve, per me il peggior nemico della nostra scrittura siamo noi stessi