Usare termini antichi o inventati

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Salve a tutti, e scusate per la domanda forse sciocca
Spero che sia la sezione giusta e che il titolo non sia troppo fuorviante, nel caso mi scuso e chiedo cortesemente di spostarlo nella sezione adatta, grazie mille

Scrivendo una scena sono incappato in questo problema: l'imperatore, voce narrante, da un ordine ad un paggio, dicendogli di trasmettere un ordine ad un ufficiale; ora, poiché mi rifaccio all'ambiente bizantino, questo ufficiale sarebbe chiamato "domestikos", e da qui nasce il mio dubbio:

visto che sto inventando una lingua per questo impero, "traduco" la parola? Visto che entrambi i termini, quello reale e quello inventato, sarebbero sconosciuti, credo, al lettore, quale potrebbe risultare meno problematico? 
Il mio dubbio è che, se uso il termine reale, il lettore può andare a cercarlo su internet e trovare subito chi sia il domestikos e cosa faccia, mentre se uso un termine inventato dovrebbe aspettare molto per capire cosa sia 

Grazie a tutti per le risposte, e grazie per l'attenzione

Re: Usare termini antichi o inventati

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@Bardo96   :)

Anch'io ho avuto lo stesso dilemma per il termine "oikia", in un mio racconto ambientato nell'Atene del quinto secolo A.C.: ho scelto di indicarlo, e aggirare il problema menzionando subito dopo la padrona di "casa".
Analogamente, ti consiglio di citare il termine antico nella prima frase in cui si fa il riferimento. Subito dopo, gli fai compiere l'azione ordinatagli col termine moderno (o viceversa).

Esempio:
L'imperatore si rivolge al suo domestikos: ........
Il funzionario (il paggio) interpellato esegue ecc ecc.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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