Il corpo del gatto di Davide Longo

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Il corpo del gatto
Davide Longo
Leucotea
Pagine 166
9788899067823
Poliziesco
Brossura
€ 14,90

Se mi sono offerto di recensire il libro di Davide non è stato soltanto per amore nei confronti del poliziesco, ma anche per la curiosità di scoprire come un giovane esordiente fosse in grado di rapportarsi a un genere così impegnativo, la cui difficoltà maggiore consiste nel mettere a punto una trama che regga dall'inizio alla fine: una pratica che richiede un'accurata documentazione e una pazienza certosina, caratteristiche d'abitudine più consone all'esperienza e tipiche della maturità.
Sotto il profilo della documentazione non si nota alcuna sbavatura: coniugata alle sue passioni, che emergono prepotenti nel corso della narrazione, la preparazione storica dell'autore rende il romanzo inattaccabile sotto questo punto di vista e suscita anzi piacevoli spunti, che si è invogliati ad approfondire. Qualche piccola incongruenza nella trama invece affiora, ma si tratta perlopiù di dettagli secondari, ai quali una rilettura nemmeno troppo attenta dell'editore avrebbe potuto ovviare con estrema facilità.
Ambientata in un immaginario paesino lombardo vicino al confine con la Svizzera, la vicenda si avvia con il ritrovamento di un gatto ucciso e orribilmente seviziato. Non sembra certo essere materia per un'indagine di polizia, ma il commissario Vassalli – lì trasferito da poco tempo dalla Toscana – non la pensa in quel modo e rischia di esporsi al ridicolo. I successivi ritrovamenti di altri animali seviziati nello stesso modo fanno presto intuire che il commissario aveva ragione e che dietro a quei fatti si nasconde una vicenda torbida e intricata.
Protagonista indiscusso del romanzo è lo stesso Vassalli, anomala figura di poliziotto – il cui “padre letterario” i lettori più smaliziati del genere non tarderanno a riconoscere – che ama divagare (“aprire parentesi” per l'esattezza, come lui stesso confessa candidamente) e mal sopporta i regolamenti e le imposizioni. Personaggio forte e a tutto tondo, il commissario non fa nulla per nascondere le proprie simpatie (e, a maggior ragione, le antipatie) al lettore, prima ancora che agli altri protagonisti della vicenda. Anche gli altri componenti della squadra investigativa hanno una precisa connotazione, nonostante fatichino alcune volte a evadere da un certo stereotipo. Tutti i personaggi secondari, a iniziare dall'eccentrico ristoratore di cui Vassalli finisce per diventare cliente fisso, sono ben delineati e hanno una loro dignità letteraria.
Due infine sono le caratteristiche che mi hanno più favorevolmente impressionato: la padronanza della lingua e la gestione del ritmo narrativo.
Ricco, ma privo di qualsiasi ostentazione, il lessico è sempre misurato e congruo ai personaggi, mentre l'accurata costruzione sintattica fornisce la necessaria impalcatura al discorso. Ne consegue una narrazione “facile” e mai banale, che conferisce grande scorrevolezza al romanzo. A tutto ciò si aggiunge un'ottima gestione del ritmo, inconsueta in un giovane esordiente. Con tecnica degna di un professionista navigato, l'autore sa dosare le necessarie pause descrittive e d'introspezione alle accelerazioni imposte dallo sviluppo della trama; ne consegue che la suspense cresce in maniera del tutto naturale, fino al raggiungimento del climax.
Il prodotto finale è dunque un romanzo che, pur con qualche comprensibile ingenuità, si consuma tutto d'un fiato e offre una chiave di lettura che va ben oltre quella del semplice romanzo di genere.

In definitiva, un esordio più che incoraggiante.
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