Il professor Rinoldi - Pt.2
Posted: Tue Jan 26, 2021 10:17 pm
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Avviso agli eventuali lettori: il contenuto di questo racconto è fortemente hard per l'argomento toccato e le situazioni descritte. Essere maggiorenni non garantisce una serenità di lettura.
Quindi consiglio di proseguire unicamente se la propria sensibilità lo consiglia.
Lettore avvisato, mezzo salvato.
Tratto da: "Le memorie del collegio"
Il professor Rinoldi - Pt.2
- Solo impressionata? - sorrise - Non mentire. Sono certo invece, che quanto hai visto ti sia in qualche modo piaciuto. - la voce aveva una nota divertita - Che la tua fighetta si sia bagnata in maniera indecente. Mi sbaglio? -
Nel profferire quelle insinuazioni, da dietro le sue mani, salirono al mio petto a sbottonate la blusa che indossavo: sentivo il tepore dei polpastrelli sfiorare la pelle messa a nudo e sudata.
Proseguì senza mutare il tono: - Ti sei bagnata perché sei una piccola viziosa e quel grosso sesso del cavallo ti ha fatto nascere delle fantasie perverse. -
Aveva aperto la camicetta, abbassate le coppe del reggiseno e stava plasmando le tette a piene mani: stringendole e modellandole come plastilina.
Mi sfuggì un gemito d' imbarazzo, un'eccitazione violenta mi procurò una scossa incandescente all'inguine: bagnai le mutandine come una bimba a cui è scappata la pipì.
Il cuore iniziò a palpitare frenetico e il mio respiro a divenire frenetico.
Avrei voluto urlare, ma non di paura: i capezzoli si erano inturgiditi da fare male, avrei gridato tutta la mia voglia.
- Ti stai eccitando vero? Ti piace essere qui. - disse. - L'odore di stallatico ti accende i sensi, perché ami fare le cose sporche nei posti sudici, Io capisco ogni cosa di te. Sei una deliziosa puttanella. -
Mentre mi strizzava i capezzoli, stringendoli tra le dita, la sua lingua precorse il collo dall'orecchio all'incavo della clavicola, lasciando una striscia umida sulla pelle.
Avvertì l'erezione del suo sesso premere contro le mie natiche, un mugolio mi sfuggì dalle labbra: mi stavo sciogliendo nelle mutandine.
Scostò le mani dai seni e scese a sganciare, sui fianchi, i bottoni che fermavano la mia gonna: l'indumento cadde a terra, attorno alle mie caviglie.
- Ora sentiamo quanto è umida la tua fighetta. Vediamo se sta già lacrimando al punto giusto? -
Scostò le mutandine, le fece scivolare lungo le cosce, si fermarono ai miei piedi formando un mucchio sulla gonna.
- Apri le gambe troietta: voglio sentire quanto sei calda lì in mezzo. - Eseguì l'ordine, le divaricai perché potesse toccarmi meglio, sentivo pulsare la fica, il liquido caldo mi rigava l'interno delle cosce.
Le sue dita si fecero strada tra le grandi labbra, allargando e cercando la fessura intima del mio sesso: ne introdusse quatto unite a cono, iniziando, con un movimento lento e ritmato, a entrare e uscire.
- Oh...Professore, la prego non smetta... - L'implorazione mi sfuggì come una preghiera febbrile. Gli stavo inondando la mano, si udiva il rumore liquido della mia figa fradicia che si dilatava nell'affondo delle falangi.
- Ti piace puttanella? - La sua voce bassa e conturbante era un tormento incandescente.
- Oh...Sì professore, mi piace molto, infili tutta la mano. Continui la prego, sto impazzendo. -
Ero in pieno delirio, volevo che con quelle dita mi slabbrasse il sesso: mi sentivo porca come non avrei mai creduto. Non volevo che smettesse.
- Ora porcellina dobbiamo pensare anche a Lucky. Ricordi perché siamo qui vero? -
- Si professore, certo. Ma cosa possiamo fare? Me lo indichi lei per favore. -
La sua bocca mi mangiava i capezzoli, leccava e succhiava con foga, li mordicchiava colmandoli di saliva, mentre la mano sprofondava nella mia morbidezza sfatta.
- Brava, la mia troietta piena di voglia. Adesso, porta la mano sotto la pancia di Lucky e carezzalo lì sotto. -
- Oddio, no. Questo no. Non può chiedermelo. Toccarlo laggiù mi fa troppa impressione. -
- Su, andiamo, non fare la sciocchina. Solo una carezza per rilassare Lucky. Non vedi come è teso? Vedrai che ti piacerà: fallo dai. -
Alle dita introdotte nella fica, ora aveva aggiunto la pressione del pollice sul buchetto dell'ano.
Dopo aver umettato la rosetta bruna con le secrezioni liquide del mio sesso, Il pollice, lubrificato a dovere, scivolò dentro lo sfintere come un biscotto nel budino caldo.
Iniziò a scoparmi la figa e il culo insieme, con le cinque dita della mano.
Emisi uno squittio lascivo: che porco meraviglioso era il professor Rinoldi. Quanto avevo sognato di divenire una cagnetta obbediente nelle sue mani, come stava accadendo ora. Desideravo che mi facesse cose sconce, cose da uomo adulto, usandomi come una puttanella viziosa.
Esitante, portai la mano sotto lo scroto della bestia: possedeva testicoli grossi come piccoli meloni, iniziai a carezzarli come si fa con la testa di un bimbo.
- Bene, continua così, che a Lucky piace. - nel parlare le sue dita stringevano la nocciola del mio clitoride con perversa abilità, tormentando con lentezza sfibbrante quella piccola protuberanza eretta e sensibile.
I polpastrelli scivolavano in quella carne sdrucciolevole di umori, provocandomi scosse di piacere tanto intense da farmi cedere le gambe.
Grazie alla carezza della mia mano il membro del cavallo parve animarsi, subendo un graduale risveglio: la pelle spessa del sesso, prese a distendere le rughe minute che lo rivestivano, la parte sollecitata si gonfiava e cresceva tra le mie dita.
Assistevo sgomenta a quel miracolo: attimo dopo attimo, l'escrescenza carnosa di quel sesso smisurato assunse una dimensione impossibile da cingere col cerchio delle dita.
- Fai scorrere la mano lungo l'asta – suggerì il professore, vedendomi in difficoltà nel maneggiare quel sesso inalberato. - Prendilo con entrambe le mani, se una non ti basta. - Mi esortò eccitato.
Tentai di eseguire, ma non era facile: il sesso della bestia si inarcava, pareva una grossa serpe innervata e potente, che volesse sgusciare per sfuggire alla presa.
Con fatica cercavo di compiere quella carezza su tutta l'estensione del pene, che ora aveva raggiunto la considerevole misura di oltre sessanta centimetri di lunghezza, la difficoltà stava nel fatto che, le mani non riuscivano a scorrere con la dovuta scioltezza, poiché la pelle, pur idratata, non risultava scivolosa a sufficienza.
Vedendo la laboriosità della mia azione, Rinoldi, che sicuramente era assai esperto nell'addestramento di allieve volenterose a quelle pratiche turpi, disse: - Se vuoi che scivolino con facilità, devi lubrificarti le mani. -
Notando la mia espressione interrogativa, aggiunse: - Raccogli un poco del liquido dalla punta del glande, con quello spalmato nei palmi ti sarà più semplice. Prova! -
Seguì l'indicazione, portai le mani alla sommità del fallo e concentrai la carezza in quel punto:
la risposta fu immediata, piccoli fiotti di liquido prespermatico mi irrorarono le dita.
Con quella materia viscida e vischiosa, ripresi a masturbare lo stallone.
Rinoldi alle mie spalle, si inginocchiò e facendomi leggermente piegare in avanti, ottenne che le mie natiche dischiuse e la figa si proiettassero all'infuori, totalmente esposte al suo viso.
Con le mani divaricò il solco tra i glutei e ci pose la bocca, labbra bollenti e voraci, si impossessarono del mo sesso.
Iniziò a leccarmi soavemente, scivolando con insinuanti colpi di lingua lungo la fenditura tra le grandi labbra, lo faceva con instancabile sapienza.
Intervallava frullate veloci della lingua a pennellate verticali e orizzontali, tendendola rigida l'affondava tutta nelle mucose palpitanti, poi la ritraeva lasciandomi in balia della ventosa delle sue labbra, leccava con ingordigia la carne e i liquidi che in abbondanza rilasciavo.
Non concedeva tregua: ripeteva lo stesso gioco più in alto, penetrando con la punta mobile della lingua, nell'orifizio anale, esplorandone la morbidezza.
Dalla mia gola usciva solo un sottile rantolo lamentoso, stelline incandescenti si affollavano nel campo visivo, il piacere mi ottenebrava la vista, tutto all'intorno sembrava essere immerso in una caligine tropicale.
(Continua)
Avviso agli eventuali lettori: il contenuto di questo racconto è fortemente hard per l'argomento toccato e le situazioni descritte. Essere maggiorenni non garantisce una serenità di lettura.
Quindi consiglio di proseguire unicamente se la propria sensibilità lo consiglia.
Lettore avvisato, mezzo salvato.
Tratto da: "Le memorie del collegio"
Il professor Rinoldi - Pt.2
- Solo impressionata? - sorrise - Non mentire. Sono certo invece, che quanto hai visto ti sia in qualche modo piaciuto. - la voce aveva una nota divertita - Che la tua fighetta si sia bagnata in maniera indecente. Mi sbaglio? -
Nel profferire quelle insinuazioni, da dietro le sue mani, salirono al mio petto a sbottonate la blusa che indossavo: sentivo il tepore dei polpastrelli sfiorare la pelle messa a nudo e sudata.
Proseguì senza mutare il tono: - Ti sei bagnata perché sei una piccola viziosa e quel grosso sesso del cavallo ti ha fatto nascere delle fantasie perverse. -
Aveva aperto la camicetta, abbassate le coppe del reggiseno e stava plasmando le tette a piene mani: stringendole e modellandole come plastilina.
Mi sfuggì un gemito d' imbarazzo, un'eccitazione violenta mi procurò una scossa incandescente all'inguine: bagnai le mutandine come una bimba a cui è scappata la pipì.
Il cuore iniziò a palpitare frenetico e il mio respiro a divenire frenetico.
Avrei voluto urlare, ma non di paura: i capezzoli si erano inturgiditi da fare male, avrei gridato tutta la mia voglia.
- Ti stai eccitando vero? Ti piace essere qui. - disse. - L'odore di stallatico ti accende i sensi, perché ami fare le cose sporche nei posti sudici, Io capisco ogni cosa di te. Sei una deliziosa puttanella. -
Mentre mi strizzava i capezzoli, stringendoli tra le dita, la sua lingua precorse il collo dall'orecchio all'incavo della clavicola, lasciando una striscia umida sulla pelle.
Avvertì l'erezione del suo sesso premere contro le mie natiche, un mugolio mi sfuggì dalle labbra: mi stavo sciogliendo nelle mutandine.
Scostò le mani dai seni e scese a sganciare, sui fianchi, i bottoni che fermavano la mia gonna: l'indumento cadde a terra, attorno alle mie caviglie.
- Ora sentiamo quanto è umida la tua fighetta. Vediamo se sta già lacrimando al punto giusto? -
Scostò le mutandine, le fece scivolare lungo le cosce, si fermarono ai miei piedi formando un mucchio sulla gonna.
- Apri le gambe troietta: voglio sentire quanto sei calda lì in mezzo. - Eseguì l'ordine, le divaricai perché potesse toccarmi meglio, sentivo pulsare la fica, il liquido caldo mi rigava l'interno delle cosce.
Le sue dita si fecero strada tra le grandi labbra, allargando e cercando la fessura intima del mio sesso: ne introdusse quatto unite a cono, iniziando, con un movimento lento e ritmato, a entrare e uscire.
- Oh...Professore, la prego non smetta... - L'implorazione mi sfuggì come una preghiera febbrile. Gli stavo inondando la mano, si udiva il rumore liquido della mia figa fradicia che si dilatava nell'affondo delle falangi.
- Ti piace puttanella? - La sua voce bassa e conturbante era un tormento incandescente.
- Oh...Sì professore, mi piace molto, infili tutta la mano. Continui la prego, sto impazzendo. -
Ero in pieno delirio, volevo che con quelle dita mi slabbrasse il sesso: mi sentivo porca come non avrei mai creduto. Non volevo che smettesse.
- Ora porcellina dobbiamo pensare anche a Lucky. Ricordi perché siamo qui vero? -
- Si professore, certo. Ma cosa possiamo fare? Me lo indichi lei per favore. -
La sua bocca mi mangiava i capezzoli, leccava e succhiava con foga, li mordicchiava colmandoli di saliva, mentre la mano sprofondava nella mia morbidezza sfatta.
- Brava, la mia troietta piena di voglia. Adesso, porta la mano sotto la pancia di Lucky e carezzalo lì sotto. -
- Oddio, no. Questo no. Non può chiedermelo. Toccarlo laggiù mi fa troppa impressione. -
- Su, andiamo, non fare la sciocchina. Solo una carezza per rilassare Lucky. Non vedi come è teso? Vedrai che ti piacerà: fallo dai. -
Alle dita introdotte nella fica, ora aveva aggiunto la pressione del pollice sul buchetto dell'ano.
Dopo aver umettato la rosetta bruna con le secrezioni liquide del mio sesso, Il pollice, lubrificato a dovere, scivolò dentro lo sfintere come un biscotto nel budino caldo.
Iniziò a scoparmi la figa e il culo insieme, con le cinque dita della mano.
Emisi uno squittio lascivo: che porco meraviglioso era il professor Rinoldi. Quanto avevo sognato di divenire una cagnetta obbediente nelle sue mani, come stava accadendo ora. Desideravo che mi facesse cose sconce, cose da uomo adulto, usandomi come una puttanella viziosa.
Esitante, portai la mano sotto lo scroto della bestia: possedeva testicoli grossi come piccoli meloni, iniziai a carezzarli come si fa con la testa di un bimbo.
- Bene, continua così, che a Lucky piace. - nel parlare le sue dita stringevano la nocciola del mio clitoride con perversa abilità, tormentando con lentezza sfibbrante quella piccola protuberanza eretta e sensibile.
I polpastrelli scivolavano in quella carne sdrucciolevole di umori, provocandomi scosse di piacere tanto intense da farmi cedere le gambe.
Grazie alla carezza della mia mano il membro del cavallo parve animarsi, subendo un graduale risveglio: la pelle spessa del sesso, prese a distendere le rughe minute che lo rivestivano, la parte sollecitata si gonfiava e cresceva tra le mie dita.
Assistevo sgomenta a quel miracolo: attimo dopo attimo, l'escrescenza carnosa di quel sesso smisurato assunse una dimensione impossibile da cingere col cerchio delle dita.
- Fai scorrere la mano lungo l'asta – suggerì il professore, vedendomi in difficoltà nel maneggiare quel sesso inalberato. - Prendilo con entrambe le mani, se una non ti basta. - Mi esortò eccitato.
Tentai di eseguire, ma non era facile: il sesso della bestia si inarcava, pareva una grossa serpe innervata e potente, che volesse sgusciare per sfuggire alla presa.
Con fatica cercavo di compiere quella carezza su tutta l'estensione del pene, che ora aveva raggiunto la considerevole misura di oltre sessanta centimetri di lunghezza, la difficoltà stava nel fatto che, le mani non riuscivano a scorrere con la dovuta scioltezza, poiché la pelle, pur idratata, non risultava scivolosa a sufficienza.
Vedendo la laboriosità della mia azione, Rinoldi, che sicuramente era assai esperto nell'addestramento di allieve volenterose a quelle pratiche turpi, disse: - Se vuoi che scivolino con facilità, devi lubrificarti le mani. -
Notando la mia espressione interrogativa, aggiunse: - Raccogli un poco del liquido dalla punta del glande, con quello spalmato nei palmi ti sarà più semplice. Prova! -
Seguì l'indicazione, portai le mani alla sommità del fallo e concentrai la carezza in quel punto:
la risposta fu immediata, piccoli fiotti di liquido prespermatico mi irrorarono le dita.
Con quella materia viscida e vischiosa, ripresi a masturbare lo stallone.
Rinoldi alle mie spalle, si inginocchiò e facendomi leggermente piegare in avanti, ottenne che le mie natiche dischiuse e la figa si proiettassero all'infuori, totalmente esposte al suo viso.
Con le mani divaricò il solco tra i glutei e ci pose la bocca, labbra bollenti e voraci, si impossessarono del mo sesso.
Iniziò a leccarmi soavemente, scivolando con insinuanti colpi di lingua lungo la fenditura tra le grandi labbra, lo faceva con instancabile sapienza.
Intervallava frullate veloci della lingua a pennellate verticali e orizzontali, tendendola rigida l'affondava tutta nelle mucose palpitanti, poi la ritraeva lasciandomi in balia della ventosa delle sue labbra, leccava con ingordigia la carne e i liquidi che in abbondanza rilasciavo.
Non concedeva tregua: ripeteva lo stesso gioco più in alto, penetrando con la punta mobile della lingua, nell'orifizio anale, esplorandone la morbidezza.
Dalla mia gola usciva solo un sottile rantolo lamentoso, stelline incandescenti si affollavano nel campo visivo, il piacere mi ottenebrava la vista, tutto all'intorno sembrava essere immerso in una caligine tropicale.
(Continua)