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Atrax robustus Pt. 10

Posted: Thu Dec 04, 2025 7:03 pm
by Nightafter
(1) [CN24] Le vite degli altri (Un incontro sotto l'albero) - Costruttori di Mondi


Atrax robustus Pt. 10


Luigi, dopo aver dato un'occhiata ai titoli dei quotidiani e spento la sigaretta,
acquisita una sommaria informazione di ciò che accadeva nel paese e nel mondo, decise che fosse terminato il tempo della pausa post colazione.
Considerò che l'autunno iniziava a rendere frizzante l'aria mattutina e che fosse venuto il momento di indossare il Barbour sopra la giacca: lo avrebbe fatto dalla mattina successiva.
Le prime foglie cadevano dagli alberi e nelle prossime settimane avrebbero reso il viale un lungo tappeto rosso-dorato, su cui Leo avrebbe iniziato a mandare all'aria i cumuli di foglie morte che i netturbini avrebbero radunato ai margini dell'aiuola spartitraffico.
Piegò i quotidiani e se li pose sotto il braccio, quindi sollevò la testa guardando intorno alla ricerca di Leopoldo.
Il cane, poco distante, intento ad abbeverarsi alla fontanella, doveva avere una gran sete, poiché beveva con una foga da idrovora, pareva intenzionato a prosciugare il verde "toretto".
Emise un lungo fischio per richiamarlo; la bestia rizzò le orecchie e si voltò, ma prima di raggiungere il padrone si lanciò in una corsa forsennata facendo su e giù lungo il viale un paio di volte, prima di arrestarsi ai suoi piedi di Luigi.
- Sei euforico questa mattina, vecchio mio - disse Luigi divertito e agganciò il guinzaglio al collare del cane.
Insieme, di buon passo, si avviarono verso l'ufficio due traverse più avanti.
Per tutto il percorso Leo pareva indiavolato, tirava il guinzaglio come mai aveva fatto prima, si arrestava di colpo, faceva piroette su sé stesso per poi ripartire quasi scalciando come un pony in avanti.
Luigi, già immerso nei pensieri del lavoro che lo attendeva, non badò nell'immediato alla stranezza del comportamento; brontolò solo quando, in uno degli scatti bruschi, il cane lo sbilanciò facendogli mancare l'equilibrio e scivolare al suolo il pacco dei giornali che reggeva sotto il braccio.
- Cazzo Leo! Che ti prende 'sta mattina? Datti una calmata, bello.
Il cane continuò a mostrarsi iperattivo fino all'entrata dell'ufficio, dove l'attività di lavoro della nuova giornata era già ben avviata.
Anche la segretaria alla reception – una graziosa brunetta ventiduenne, assai efficiente, che gestiva appuntamenti e contatti con i clienti, rispondeva alle chiamate, si occupava della corrispondenza nonché dell'archiviazione documenti – nel dargli il buongiorno notò che Leo era su di giri e ne rise divertita, mentre Luigi iniziava a spazientirsi della cosa.
- Sa Iddio che diavolo gli è preso questa mattina. Neppure quando era cucciolo si comportava così - disse alla giovane.
- Avrà sentito l'odore di qualche femmina in estro - ipotizzò, tra il serio e il faceto, l'altra.
- Santo cielo, non ho mai voluto farlo sterilizzare perché mi pareva una cosa brutta. Ma se inizia ad avere fregole che lo rendono così, credo che dovrò rivedere le mie scelte.
La segretaria rise. - Mio Dio, poverino. Fargli tagliare i gioielli di famiglia solo perché ha un trasporto romantico mi sembra una crudeltà eccessiva.
Anche Luigi rise. - Mah! Vediamo, se si calma forse gli concedo la grazia.
Leo si calmò solo quando, dopo due sfiziosi biscotti per cani ingurgitati in un lampo, Luigi gli intimò di mettersi a cuccia sulla sua brandina, confinata nell'angolo dello stanzino per le fotocopie e le fascicolatrici che ospitava anche la macchina elettrica per il caffè a cialde, consumato in quantità industriali all'interno dello studio.

Nel raggiungere il proprio ufficio, all'interno del grande studio che occupava la metà del primo piano del palazzo, Luigi, passando davanti a ogni stanza, dando il buongiorno a tutto l'organico.
Lo studio, modernamente arredato da un architetto specializzato in interni con cui era in amicizia, era costituito da ambienti assai ampi con soffitti molto alti, come regolarmente si trovavano negli edifici d'epoca di pregio.
Constava di un'ampia sala riunioni, un elegante ambiente open space con paretine divisorie e attrezzato di scrivanie, occupato dalla sua assistente personale, da due giovani praticanti e da tre stagisti.
Seguivano un ufficio contabile con due persone, l'ufficio del suo associato con specializzazione in diritto civile e quello dell'avvocato junior che costituiva il motore quotidiano dello studio.
Quest'ultimo, un promettente e ambizioso trentenne, conosceva tutti i segreti dei clienti ma ovviamente non possedeva ancora un potere decisionale.
Sempre un po' stressato, era quello che passava notti in bianco a studiare una sentenza recente della Cassazione a sezioni unite o accompagnava il danaroso cliente in tribunale per un'udienza milionaria di controversia.
Luigi aveva dei progetti che riguardavano il trentenne: fra cinque o sei anni quel giovane, se avesse avuto la costanza di seguirlo e restare con lui, sarebbe stato maturo per prendere le redini dello studio.
Per quel tempo lui contava di ampliare l'organico interno, scegliere una sede più grande e prestigiosa in cui trasferire tutta l'attività.
In quel momento lui si sarebbe ritagliato il ruolo di presidente dello studio, occupandosi unicamente di clienti e operazioni di altissimo livello.

Il modello di riferimento che lo ispirava professionalmente era l'eccelso avvocato Franzo Grande Stevens, titolare dell'omonimo studio legale allocato al 2 di Via del Carmine in città.
Grande Stevens era storicamente l'avvocato fiduciario di casa Agnelli, per questo soprannominato "l'avvocato dell'Avvocato".
Uno straordinario uomo di legge che nel corso della professione aveva seguito le vicende societarie dei gruppi industriali più importanti del Paese, ricoprendo sovente cariche dirigenziali al loro interno.
Ovviamente non si aspettava di emulare la grandezza del suo modello, ma quando avrebbe realizzato ciò che aveva in mente, delegando l'operatività del lavoro al suo staff e occupandosi unicamente di strategia e sviluppo del parco clienti, sarebbe stato in grado di disporre di maggior tempo da dedicare alla sua passione e alle pubbliche relazioni.
La sua passione era il golf, uno sport in cui si dilettava con successo nel poco tempo libero che aveva a disposizione.
Era iscritto da anni al Circolo del Golf La Mandria, nei pressi di Torino, uno storico club immerso in un meraviglioso paesaggio boschivo, dove aveva mosso i primi passi di quel nobile sport, divenendone nel tempo un valente giocatore.
Non si trattava unicamente di uno svago agonistico: certo c'era il piacere dell'attività sportiva e la soddisfazione di risultati vittoriosi che, in caso di circuiti e gare locali o nazionali, potevano fruttare anche sostanziosi premi, ma soprattutto sul green dei campi da golf si facevano incontri rilevanti.
L'ambiente era frequentato da un pubblico selezionato ed estremamente facoltoso, sia nei protagonisti del gioco sia nella presenza di amatori a loro seguito.
Per la sua professione era un meraviglioso vivaio nel quale pescare a piene mani clienti e ghiotte occasioni remunerative; molti che già si servivano del suo studio erano stati conosciuti lì.
Se avesse avuto maggior tempo da dedicare alla sua passione e al procacciamento di industriali e finanzieri gonfi di denaro, utili a incrementare il proprio parco clienti, la dimensione della sua attività sarebbe cresciuta in maniera esponenziale.
Sedette alla sua grande scrivania di mogano: un prezioso elemento d'antiquariato che trovava di gusto raffinato inserito in quel contesto d'arredo estremamente moderno.
Accese i due PC affiancati posti sul lato destro della scrivania e attese che Windows gli conferisse, su ciascuno schermo, il consueto "benvenuto".
Sui desktop dopo poco comparvero le icone dei file a cui stava lavorando: una causa di divorzio attuata in via giudiziaria.
Davanti a sé, sul piano, giacevano otto faldoni bordeaux con una costa di 15 cm ciascuno, zeppi di documenti, una decina di chiavette USB con data room virtuali: piattaforme di archiviazione online sicure, progettate per la gestione, condivisione e archiviazione confidenziale di documenti aziendali sensibili, utilizzate in operazioni come fusioni o operazioni di finanza straordinaria, dove la sicurezza e la tracciabilità delle informazioni erano fondamentali.
Stava curando il divorzio di due coniugi con una barca di soldi, fatti da lui con fortunate speculazioni immobiliari e una grossa impresa edile.
Quando si erano sposati non possedevano una lira, per cui avevano optato per il regime di comunione dei beni; la cosa si rivelava ora una seria complicazione nel momento in cui dovevano spartirsi un patrimonio stellare.
Ci si doveva addentrare in visure catastali e ipotecarie ventennali di tutti gli immobili, in Italia o all'estero, intestati a entrambi i coniugi e ai loro prestanome: genitori, figli, società.
Atti di provenienza degli ultimi 10-15 anni: donazioni tra coniugi, donazioni mascherate da vendite, conferimenti in società o fondi patrimoniali.
Bilanci degli ultimi cinque esercizi con situazioni contabili infrannuali.
Estratti conto di titoli e dossier bancari degli ultimi 5-7 anni in Italia e, naturalmente, in Svizzera, nel Principato di Monaco e in quello del Lussemburgo.
Di clienti con problemi analoghi se ne trovavano da sbrogliare almeno cinque ogni mese; c'era da perderci la testa.

Fortunatamente i suoi collaboratori erano tutti di prima qualità ed estremamente rapidi e precisi nello sfoltire i propri compiti all'interno della ripartizione del lavoro che gli competeva.
Certo, si trattava, ai loro livelli, di incarichi assai gravosi che impegnavano un numero di ore decisamente elevato, ma era anche vero che ognuno di quei divorzi attuati in via giudiziaria prevedeva un esborso da parte del cliente di cifre che toccavano gli ottantamila euro e potevano spingersi anche oltre i centomila.
Quando finiva l'amore e l'armonia tra i ricchi si accendevano scintille e deflagrazioni sanguinose, un conflitto all'ultimo sangue per spartirsi fin le capocchie degli spilli che possedevano in comune.
Questa guerra feroce, senza regole né pietà per il coniuge antagonista, veniva combattuta a botte di carta bollata, ingiunzioni, memoriali depositati, atti formali e giudiziali emessi dagli avvocati di parte, assoldati tra i più qualificati della categoria professionale e remunerati con parcelle astronomiche.

Che Iddio benedicesse in eterno le separazioni con addebito dei clienti finanziariamente opulenti.


(Continua)