Rag Ball - Capitolo 2 Mark Nelson 2 di 2

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-Che saputello! - Pensò la collega.
Il sergente si inchinò per guardare meglio la palla di pezza. Il suo occhio affinato non vide nulla di particolare. Il soggetto era intatto, non aveva nemmeno una virgola fuori posto.
«Che faccio, la prendo?» Domandò Sergey.
«Vedi tu, aspè che ti passo un guanto...» Disse Nancy.
Guanti in lattice blu, questo passava il convento… e che convento! Il sergente odiava profondamente mettere i guanti, diceva che era una piccola ghigliottina per la propria pelle. Era come mettere qualcosa sottovuoto, compattare il proprio dna.
«La prendo aspetta… Non ci arrivo... Ah si, Eccola qui!»
Sergey era poco abile nel muoversi, la sua stazza gli impediva nel fare certi movimenti. Si inginocchiò a fatica, la sua pancia era troppo ampia e ingombrante.
«E’ molliccia...» Sostenne l’uomo.
«E’ una palla per i bambocci...» Disse Nancy in modo bisbetico.
«Non mi ero accorto...» Rispose Sergey.
Analizzarono assieme il giocattolo alla luce del sole.
La stoffa sembrava fresca come seta, le cuciture ben definite.
«E ora che facciamo con questa palla di pezza?» Chiese l’uomo.
«Ci giochiamo?» Rispose beffardamente la collega.
«Io continuo a fotografare che è meglio!» Disse il sergente.
«E’ arrivato quattrocchi...»
Tra colleghi era così, battute su battute anche sul posto di lavoro e poco importava se erano davanti ad un cadavere.
«Guarda un po' Nancy...»
«Cosa?»
Sugli indumenti di Mark Nelson c’erano delle traccie non identificabili.
«Fibre di...» Stava per dire il sergente.
«Lo scopriremo solo sotto il telescopio...» Lo interruppe Nancy.
«Lo scopriremo solo vivendo...» Disse Sergey con un sorriso malizioso.
«Ah – ah – ah...»
Il sopralluogo finì in chiave ironica della dottoressa che, una volta aver sistemato il rilevatore di impronte, si avviò verso la macchina. I due ritornarono alla base, al loro commissariato obsoleto dove soltanto in via straordinaria si poteva parlare. Del resto, era un edificio stile Mussolini. Ogni arcata proteggeva una finestra da cui si lavorava sui casi più insoliti.
Una volta varcata la porta d’ingresso e aver strisciato il badge sulla striscia magnetica, Nancy ritornò nel suo laboratorio nell’interrato; il suo tiburio senza finestre. Il suo regno delimitato da una porta automatica e scorrevole. Prima di mettersi davanti al telescopio, accese lo stereo a tutto volume. -Thousandfold – la metteva a suo agio.
Intanto al piano di sopra il suo collega, si accomodò nuovamente sulla sedia girevole in pelle; in sua assenza una pigna di documenti inondò il ripiano della scrivania. Il sole delle tredici e trenta non illuminò più la tenda veneziana del suo ufficio e di conseguenza ogni grumolo di polvere sparì nel nulla.
- Woow, tutto perfetto – penso orgoglioso Sergey.
«Novità sergente?»
Sbucò fuori all’improvviso la Lenox. Era in agguato come una pantera. Il sergente in soprappensiero non aveva sentito i suoi tacchi pungenti.
«No, nessuna per il momento...» Rispose.
«E che cosa aspettiamo? Che venga primavera?» Gli occhiali neri della Lenox caddero sul naso.
«Nancy sta esaminando una fibra che abbiamo trovato sui pantaloni»
«Un inutile fibra sarebbe una prova?» Chiese l’ispettrice.
«...Veramente...»
«Di che cosa me ne faccio di una fibra? Inizio a farci una calzamaglia?» La Lenox si irritò.
«Una fibra potrebbe essere un inizio...»
«Ma per piacere...»
-Thousandfold, so that we can record them from on top of the skin, like you saw earlier...–
Lo stereo rimbombava questo ritornello carico di energia mentre Nancy era intenta a guardare attraverso un cerchio profondo e nero.
- Fibra, fibra mia benedetta da dove sei arrivi? - pensò la ragazza mentre continuava a ingrandire l’immagine.
– La fibra sembrerebbe di color viola – sostenne la ragazza sottovoce.
Scrisse su un blocco notex qualche appunto tecnico: Lunghezza 3 cm, larghezza 0,4, spessore 0,1. Posò la sua matita nera, in cima il suo teschio a forma di gomma padroneggiava il tavolo da lavoro.
L’occhio della William era attento, ogni tanto si chiudeva per inumidire la pupilla. Il mascara pesante proteggeva il contorno.
Improvvisamente si aprì la porta scorrevole. Nancy non si accorse di nulla.
«Vogliamo abbassare questa dannata radio?»
- Bereave me –
Urlò l’ispettrice Learn Lenox.
Nancy continuava il suo lavoro come se niente fosse. Ingrandiva e rimpiccioliva l’immagine al telescopio.
- Si, è proprio una fibra viola – pensò e distaccò per un attimo l’occhio dall’obbiettivo.
«Ah sei qui? Ciao!» Disse al suo capo appena la vide.
«Ciao? È’ da cinque minuti che ti dico di spegnere la radio!» Esclamò arrabbiata la Lenox.
«Scusa, non ti ho sentito. Il rock mi fa lavorare meglio...» Nancy provò a rimediare.
«Vogliamo abbassare questa dannata radio allora?» Urlò nuovamente la donna.
«Ok...» Rinunciò a sentire l’ultima canzone del cd “Slania”.
«Così va meglio, hai esaminato la fibra? Hai trovato qualcosa di utile?» Chiese l’ispettrice.
«E’ una fibra viola, lunga 3 centimetri, larga 0,4 millimetri...»
«Tutto qui?» Chiese sbalordita Lenox.
Un timido Si uscii dalla bocca pitturata della giovane dottoressa inglese, una luna rovesciata nera stava mostrando a tutti la sua affermazione con fierezza.
«E io che me ne faccio di una fibra?» Domandò il suo capo.
La domanda della Learn era legittima, una fibra sottile non poteva di certo risolvere un caso. Per giunta non aveva neanche un impronta o una goccia di sangue.
«Sarebbe interessante sapere da dove arriva questa fibra...» Disse Nancy con competenza.
«Bhè si, in teoria sarebbe il caso di approfondire il suo ritrovamento. Che colore era il pantalone della vittima?»
«Scacchi rossi» Rispose immediatamente Nancy.
«Nancy, era per caso un Irlandese?»
«Mark Nelson...non penso»
«Allora aveva proprio dei gusti di merda… Dai com’è che si vestiva?» Disse disgustata l’ispettrice.
«Non so...» Nancy guardò da un’altra parte.
La ragazza rimase senza parole, ritornò a guardare nel piccolo obbiettivo snevante per quel commento del suo capo.
«Aveva qualche parente? Coniuge?» Chiese la Lenox.
«Sulla carta d’identità non risulta sposato e nel suo fascicolo personale di recente è annotato che non ha parenti stretti» Rispose con sicurezza Nancy.
«Non aveva figli giusto? E allora come mai aveva una palla della chicco?» Domandò intransigente l’ispettrice.
«Forse aveva in affido momentaneo qualche bambino del suo vicinato» Ipotizzò la dottoressa.
«Osservazione interessante, ma allora perché è morto?»
L’ispettrice Learn Lenox, desiderava andare a fondo al caso e ad ogni virgola interrogava i suoi; un buon osservatore doveva sempre chiedersi il perché su ogni cosa e il suo team se era valido, doveva sempre tenere il passo del maestro.
«Non lo so perché è morto Learn» Disse in tutta onesta Nancy.
La dottoressa William chiamava per nome l’ispettrice quando si trovava davvero in difficoltà, era una ragazza dark, dura nel privato, ma sul lavoro era spesso su una nume dell’incertezza.
«Se lo sapresti saresti una maga cara Nancy!» Esclamò ironicamente Learn.
Il sorriso di Nancy si allargò appena, la battuta della Lenox fece cilecca.
«Bhè, sul corpo abbiamo trovato una fibra ricollegabile alla palla di pezza..»
«Che gran scoperta...» Disse stupita la Lenox.
«Fibra viola… Forse ha portato sfortuna?» esortò la dottoressa William.
«Stai forse sostenendo che Mark Nelson sia morto per una fibra viola?» Domandò l’ispettrice.
«No, no, io sto solo ipotizzando...» Nancy mise subito le mani avanti.
«Ipotizzi che si sia tolto la vita?»
«No, dai primi esami non risulta nessun segno di autolesionismo»
«E allora?» Chiese intollerante l’ispettrice.
«Allora...Sarà solo sfortuna!» Esclamò Nancy con rassegnazione.
«Ma dai...» Disse incredula la Lenox.
Ai piani alti, il sergente Sergey lavorava sodo per risolvere il caso nel minor tempo possibile. Leggeva con cura ogni riga e con un righello sottolineava le parti più importanti. - uomo morto in casa, nessuna arma trovata, sul luogo del delitto non sono state rinvenute impronte differenti a quelle della vittima – Il sergente staccò gli occhi dai documenti pensieroso. Si mise una matita in bocca, no, non era stress ma un vizio sino ai tempi delle elementari.
Calò la sera sul commissariato sulla street view senza speranze.
Nancy continuò ad esaminare a lungo la fibra che trovarono nell'abitazione di Mark Nelson mentre l’ispettrice Lenox abbandonò il laboratorio tetro. La donna prese con furia il cappotto e l’O-bag e prima d’uscire definitivamente dall’edificio, passò dal sergente.
«Come va? Hai buone notizie per me?» Chiese la Lenox sulla soglia della porta.
«No nessuna» Disse l’uomo con rammarico.
I tacchi della Lenox iniziarono a tamburare un ritmo nevrotico.
«Almeno tu trova qualsiasi prova, per favore. Nancy...»
«Aspetta un attimo….Ah-ah…!» Esclamò Sergey.
«Ho trovato un indizio...Piccolo ma interessante»
«Sentiamo...» Disse con un tono di sfida l’ispettrice.
«Ho notato che sull'avambraccio c’è un tatuaggio minuscolo»
«Capirai, che scoperta!» Esclamò la donna.
Sergey prese la lente d’ingrandimento e lesse con fatica.
«Charl... C.»
«E chi è costei?»

Continua
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