Rag Ball - Capitolo 2 Mark Nelson 1 di 2

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Capitolo 2
Mark Nelson

«Ma sul serio?» Chiese il sergente Sergey.
«Ti dico di si, l'ho visto con i miei occhi» Esclamò grintosa Nancy.
«Se lo dici tu ci credo ma la Learn cosa dice?»
«Una lezione è sempre una lezione...»
«Su non fare la stupidina...»
Si udirono nel corridoio i primi passi della Learn, perfetti tintinnii calpestavano il pavimento come se fossero calici di cristallo. In realtà, la femminilità dell’ispettrice Lenox Learn si “decantava” anché sul numero 18. Tutti ne erano al corrente, chiunque se ne sarebbe accorto in ufficio; spuntava in alto l’unica testa possibile, la sua. Un eccezionale chignon novizio castano su una fronte color perla.
«Zitto che sta arrivando...»
L’ispettrice Learn aprì inaspettatamente la porta dell’ufficio del sergente Sergey. Una pila di scartoffie nascondeva il suo viso sempre imbronciato col mondo. Dal braccio destro penzolava la sua preziosa borsa firmata O-bag color arancione. Lenox Learn era un misto tra eleganza e rivalità.
«Forza ragazzi al lavoro!» Ordinò la Learn.
«Caso Nelson?» Domandò Sergey.
«Già...»
«Il caso enigmatico...» Commentò Nancy.
«Tu fai il tuo lavoro...» La riprese l’ispettrice.
«Va bene...»
Tra l’ispettrice Lenox e la dottoressa Nancy William non correva del buon sangue anzi, erano due personalità differenti. Due donne dal carattere forte, l'eleganza dell’ispettrice si scontrava spesso con la spirito sportivo e libertino della dipendente. La ragazza era una dark convinta, aveva teschi dappertutto; tra anelli, collane e orecchini il suo corpo sembrava di metallo. La William era una ragazza inconfondibile, eccentrica e lunatica. Aveva sempre un nastro nero di velcro avvolto intorno al collo, disarmante per il suo team. Lei stava bene solo nel suo tugurio tra corpi freddi e lenzuoli chirurgici. L’ispettrice questo lo sapeva.
«Al lavoro ragazzi... » Ripeté con un tono seccato.
Il sergente Sergey si mise a studiare le prove del caso di Mark Nelson: in controluce tra la polvere della sua scrivania spulciava ogni foglio con attenzione cercando più informazioni possibili e utili. Quando era sotto pressione aveva il vizio di inumidire il pollice per girare i fogli. Tutti notavano come quell’atteggiamento faceva innervosire la capa, soprattutto perché quelle indagini poi dovevano essere riconsegnate a lei.
«Sergey ti ho detto mille volte di non leccare i fogli...» Disse seccata Lenox mentre accavallava le gambe sotto la scrivania per farsi notare da qualche collega. Era single dopo un matrimonio durato quindici anni.
Il sergente udì ma non disse nulla, non aveva mai avuto orecchie per le donne. Scapolo da una vita, pizzetto bianco ma non stanco, bocca buona e pancia larga. Gli amici lo prendevano in giro dicendo che il suo “coso” non si vedeva neanche. Sergey faceva una risata sarcastica e passava oltre. Quando si metteva, lavorava sodo.
«Nancy sappiamo già com’è morto?» Domandò la Lenox.
«Dai primi rilievi, sembrerebbe per soffocamento ma...»
«Cosa ma… Sono ventiquattro ore che lavoriamo a questo caso… Cosa aspettiamo?» Rispose severa Lenox.
Nancy rimase in silenzio.
«La salma si trova per terra, nessun segno di aggressione» Si intromise il sergente credendo di fare la sua bella figura.
«Questo lo so già...» Disse Lenox.
Mark Nelson era inspiegabilmente morto nella sua abitazione all’età di quarantotto anni. Felpa blu e pantaloni a scacchi rossi erano perfettamente integri, non avevano nemmeno una grinza.
«Aveva proprio dei giusti del cavolo!» Esclamò l’ispettrice mentre guardava le prime foto scattate dal suo collega.
Nancy fece una smorfia di disapprovazione, sapeva che la schiettezza del suo capo non si fermava neanche davanti ad un corpo inerme.
«Altre informazioni?» Domandò Lenox ai suoi.
«...Nessuna...» Risposero in coro.
«Forza muovetevi datevi da fare… Le prove non arrivano da sole!»

L’ispettrice Lenox se ne andò sbattendo furiosamente la porta lasciando una scia di profumo intenso: una fusione tra pile di carta e una fragranza di violetta. L’eco dei suoi tacchi nel corridoio lasciò presto sgomento nel suo team.
«Ed ora che facciamo?» Domandò Sergey alla giovane dottoressa.
«L’hai sentita no? Dobbiamo impegnarci... » Disse Nancy con un tono stufato.
«Andiamo sul luogo del delitto?» Domandò Sergey.
«...Ti devo anche rispondere?»
I due collegi presero l’auto di servizio e si misero in viaggio verso la casa di Mark Nelson, una villetta a schiera nel quartiere “Ridge Queen”, l’angolo paradisiaco del New Leeds.
«Allora come stai?» Domandò Sergey mentre teneva il volante con due dita. La sua guida sportiva faceva sempre colpo sulle donne.
«Non si fanno queste certe domande sul posto di lavoro» Rispose Nancy.
«...Ah no...?» Chiese il sergente con sbigottimento.
Nancy William si sistemò i tre bottoni del cappotto, lì strinse a tal punto da stritolare il suo girovita gracile.
«No...Dai concentriamoci sul caso Nelson...» Replicò la ragazza.
Il sergente scese dalla macchina con il piede sbagliato, in silenzio stampa per colpa di quella risposta scontrosa di Nancy. La sua scarpa lucida si affosso' nel giaietto del vialetto ben curato della villetta: un atterraggio morbido per un uomo della sua tazza. La sua pancia pareva una grossa mela divisa in due: tonda ma non succosa.
Intanto la giovane collega prese la sua borsa dal bagagliaio, sul lavoro era abituata a fare tutto da sola. Pochi piccoli attrezzi avvolti in un astuccio in pelle assieme ad un rilevatore di impronte. Aveva deciso che quel giorno non avrebbe fotografato lei. Intanto Sergey mise rassegnato gli occhiali da sole e la macchina fotografica a tracolla e seguì la collega.
«Dove si trova il corpo?» Chiese l’uomo.
«Seguimi... È in salotto»
I due entrarono nell'abitazione, un tappeto persiano accoglieva ogni loro passo attenuando il calpestio.
La salma di Mark Nelson era ancora sul pavimento: sembrava un vecchio burattino gettato senza alcun scrupolo. Aveva le gambe piegate e divaricate come a voler simulare una corsa mal riuscita. L'inciampo combaciava perfettamente in una pozza rossa dove quel pantalone a scacchi faceva la sua figura inusuale.
«Certo che aveva ragione la Learn, sono proprio orribili queste braghe» Disse con un tono schifato la ragazza.
«Ah...Ah...» Annuì il sergente mentre era intento a fotografare ogni piccolo particolare.
«Un corpo, una chiazza di sangue, dei pantaloni bizzarri, un tavolino ancora intatto...Bene qui nessuna prova utile!» Esclamò Nancy sulle punte dei piedi. Iniziava a danzare sul posto di lavoro quando era nell’incertezza.
«Che fai balli?» Si stupì il sergente.
«Si ballo, ti dà fastidio?» Chiese lei.
«La solita permalosa….Nancy guarda qui...» Il sergente indicò di guardare sotto il divano.
«E quella cos’è?» Domandò la ragazza.
«Una palla di pezza...della chicco»
«Ecco la prova del delitto...» Disse sarcastica la dottoressa.
«Si, si, non mi prendere in giro» Brontolò Sergey.
La pezza di palla sembrava rintanata nella penombra del sofà color acqua, era ferma sul quadrante viola. Iella a dir il vero.
«Mark Nelson era sposato?» Chiese stupita la donna.
«No, non mi sembra e nessuno ha segnalato la presenza di bambini» Disse Sergey con un tono da saccente.

Continua
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Re: Rag Ball - Capitolo 2 Mark Nelson 1 di 2

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Floriana ha scritto: dom gen 17, 2021 10:22 am Capitolo 2
Mark Nelson

«Ma sul serio?» Chiese chiese il sergente Sergey.
«Ti dico di si, l'ho visto con i miei occhi» Esclamò esclamò grintosa Nancy.

Te lo segnalo solo per le prime due volte, ma vale anche per il resto del racconto, dove inizi la frase con un discorso diretto e, chiuse le virgolette, metti la maiuscola per il verbo riferito a chi parla. Secondo me, ci va la minuscola.


Si udirono nel corridoio i primi passi della Learn, perfetti tintinnii calpestavano il pavimento come se fossero i gambi di calici di cristallo. In realtà effetti, la femminilità dell’ispettrice Lenox Learn si “decantava” anché anche sul numero 18. Tutti ne erano al corrente, chiunque se ne sarebbe accorto in ufficio; spuntava in alto l’unica testa possibile, la sua. Un eccezionale chignon novizio castano su una fronte color perla.
«Zitto che sta arrivando...»
L’ispettrice Learn aprì inaspettatamente la porta dell’ufficio del sergente Sergey. Una pila di scartoffie nascondeva il suo viso sempre imbronciato col mondo. Dal braccio destro penzolava la sua preziosa borsa firmata O-bag color arancione. Lenox Learn era un misto tra eleganza e rivalità combattività.

Tra l’ispettrice Lenox e la dottoressa Nancy William non correva del buon sangue anzi, erano due personalità differenti opposte. Due donne dal carattere forte,
meglio i due punti qui

l'eleganza dell’ispettrice si scontrava spesso con la spirito sportivo, estroso e libertino libero della dipendente.


Il sergente Sergey si mise a studiare le prove del caso di Mark Nelson: in controluce tra la polvere della sua scrivania spulciava ogni foglio con attenzione cercando più informazioni possibili e utili. Quando era sotto pressione aveva il vizio di inumidire il pollice per girare i fogli. Tutti notavano come quell’atteggiamento faceva innervosire la capa, soprattutto perché quelle indagini poi dovevano essere riconsegnate a lei.

Brava! Con le frasi sopra, fai "vedere" quanto la capa sia schizzinosa.

Quando ci si metteva, lavorava sodo.

«Per vestirsi, aveva Aveva proprio dei giusti gusti del cavolo!» Esclamò l’ispettrice mentre guardava le prime foto scattate dal suo collega.
Nancy fece una smorfia di disapprovazione,
anche qui, meglio i due punti
sapeva che la schiettezza del suo capo non si fermava neanche davanti ad un corpo inerme.

«Altre informazioni?» Domandò Lenox ai suoi.
«...Nessuna...» Risposero in coro.
«Forza muovetevi datevi da fare… Le prove non arrivano da sole!»

(Non sembra un granché come capo: dovrebbe essere lei a dare la direzione e l'idea di partenza per le indagini e organizzare i loro contributi, invece di limitarsi a sterili, generici incitamenti. Se è questo che vuoi che giunga al lettore, è ok.)

L’ispettrice Lenox se ne andò sbattendo furiosamente la porta lasciando una scia di profumo intenso: una fusione tra pile di carta e una fragranza di violetta.
una fusione tra odore di carta stampata e profumo di violette.

L’eco dei suoi tacchi nel corridoio lasciò presto nello sgomento il nel suo team.
«Ed E ora che facciamo?» Domandò Sergey alla giovane dottoressa.

(nel parlato, nessuno dice Ed ora?)

Intanto la giovane collega prese la sua borsa dal bagagliaio,

meglio i due punti
sul lavoro era abituata a fare tutto da sola.

Bene
virgola
qui nessuna prova utile!» Esclamò Nancy sulle punte dei piedi. Iniziava a danzare sul posto di lavoro quando era nell’incertezza.

Perché solo sul posto di lavoro? Se era una sua caratteristica, l'avrebbe dovuto fare ovunque.

Cara @Floriana, in questo brano vedo una buona resa complessiva, ma alcuni inciampi che ti ho voluto segnalare perché spero, come sempre, di esserti utile. Alla prossima! :sss:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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