Serenata al chiaro di luna_capitolo I

1
Commento: viewtopic.php?p=3732#p3732

Sulla campagna notturna aleggiava una luce bluastra, forse emanata dalla luna piena. Un cane randagio, che forse non riusciva a dormire, si teneva indaffarato annusando il terreno, ogni tanto tendeva l’orecchio a qualche suono lontano.
Tutto era tranquillo. Più tardi, si sarebbe detto che in quella notte incerta il mondo aveva deciso di rimanere in disparte, a guardare.
Un rospo, nel buio, balzò via in un sussulto: qualcuno si faceva strada tra le spighe, strisciando, e questo qualcuno non era un animale, ma un uomo.
Non uno solo, osservò meglio il rospo, erano due, tre, quattro, tutti in fila, a trascinarsi sui gomiti e a zittirsi a vicenda. Erano giovani, se se ne fosse sommata l’età non si sarebbe raggiunto il mezzo secolo.
–Smettila, stupido!– bisbigliò una di loro, una ragazzina con le trecce. Stava ammondendo suo fratello più piccolo, il quarto nella fila, un bambinetto che si divertiva a sfiorarle le caviglie per farle credere che un serpente la stesse seguendo.
–Perchè ti spaventi? Dovresti conoscerli bene, questi campi...non ci vieni forse con il tuo ragazzo?–ridacchiò il secondo nella fila, presumibilmente geloso della tresca della sua amica.
Il primo di loro, invece, sembrava non avere un granchè da dire: si era pitturato la faccia come aveva letto ne Il signore delle mosche, e si trascinava serio, silenzioso. Era il più grande in quel gruppo. Aveva i riccioli neri e il naso pronunciato.
–Zitti, zitti!– disse, infine. Tese l’orecchio verso il casolare abbandonato di fronte, cercando di carpire qualche rumore. Giurava di aver sentito qualcosa.
“Forse era solo il legno che scricchiolava” pensò.
Un’ombra però si staccò dal resto del buio, e furtivamente gli lanciò un pacco, che cadde accanto a lui con un tonfo. Era grande come un libro, incartato in cellofan e nastro adesivo, quasi un mal assortito regalo natalizio.
Il ragazzo con i ricci neri non poteva credere ai suoi occhi: quel pacco era lì, finalmente, ed era riuscito nell’impresa. Tutte quelle ore di sonno perse, i pomeriggi di studio intenso, le privazioni, il rovistare nella spazzatura… tutto era valso a qualcosa. Quella scatola adesso giaceva sembrava brillare di luce propria. Alzò la testa. La figura di fronte a lui era scappata via, eppure sarebbe dovuta venirgli incontro.
–Ma che succede?– si domandò, ed fu l’ultima cosa che riuscì a pensare: dei poliziotti, anche loro a piedi, anche loro strisciando, li avevano seguiti, e aprirono il fuoco. In pochi secondi una raffica di proiettili si abbattè sulle spighe di grano.
La ragazza con le trecce iniziò a gridare e si coprì il viso. Ma le sue piccole mani da quattordicenne non riuscirono a proteggerla dalla scarica di pallottole che le investì le braccia e le trapassò la schiena, e sussultò quando uno di quei proiettili le attraversò il cuore. Il terzo della fila si avvicinò a lei, strisciando, appena in tempo per osservarla negli occhi mentre emanava un ultimo respiro. Dopo di che, i poliziotti ferirono a morte anche lui e il quarto nella fila, il più piccolo, appena undicenne.
Il ragazzo dai riccioli neri rimase nascosto senza che nessun proiettile gli sibilasse accanto. Era pietrificato, ma aveva quel pacco accanto a lui che lo chiamava all'azione. Lo afferrò e corse via, saltando le spighe come in una corsa ad ostacoli. Invano i poliziotti cercarono di sparargli, nessun proiettile lo colpì. Per qualche strano disegno del destino lui sopravvisse a quel massacro, e riuscì a rifugiarsi lontano, in una casa di campagna abbandonata.
Solo e ansimante, con l’aiuto di una torcia e delle unghie aprì quella misteriosa scatola tanto agognata, strappando l’involucro con foga: ma tutto quello che ci trovò fu dell’argilla densa, impossibile da usare.
Cercò più volte di rigirarla tra le mani, ma era sabbiosa, gli scivolava a rigagnoli dalle dita con la stessa fluidità di tanti piccoli serpenti.
Di fronte a quel suo fallimento, l’ennesimo di una lunga serie, si accasciò al muro e iniziò a piangere le più amare delle sue lacrime.

Ieri notte i corpi di tre persone sono stati ritrovati nei campi, presumibilmente morti per notevole ingestione di sostanze stupefacenti. Ed è solo l’ultimo dei 154 casi che si sono verificati quest’anno. Il Governo dichiara sempre più tenacemente guerra a questi scellerati che con le loro sostanze spezzano vite innocenti”
–Fottuti–disse Enrico, e spense il televisore. Aggiustandosi la vestaglia, accese una sigaretta e andò sul balcone: l'ultimo piano dove abitava aveva vista su tutta la città.
Rispondi

Torna a “Racconti a capitoli”