Cjan e Paron

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Mi piacerebbe tu ascoltassi:

“Resurrection fern” - Iron & Wine


Cjan è un cane.
Paron è un balordo.
La Vecjate è la vicina di casa di Paron.
I fatti si svolgono in Friuli.


«Cjan ven ca. Cjan, CJAN! »
- Cjan vieni qua. Cjan, CJAN!
Mi guardo intorno e vedo questo tizio, sgangherato, allampanato, forse ubriaco, con un dente ogni quarto d’ora. Guarda nella mia direzione e con il braccio mi chiama a sé.
Lascio stare e mi allontano.
Sarà un’altra giornata a spasso. Quando c’era Ida era bellissimo, lei mi voleva bene, mi dava da mangiare le cose buone. Poi un giorno un’ambulanza se l’è portata via e non l’ho vista più. Io l’ho aspettata, ma poi uno mi ha caricato in macchina e mi ha portato qua. Il retro del supermercato non è male, ma mi mancano le coccole.
«Cjan, ven ca!»
- Cjan, vieni qua!
Cjan devo essere io. Ma non mi chiamavo Eros?
Che faccio? Gli ringhio o mi avvicino?
Mi avvicino. Non profuma; mi carezza e allunga metà tartina. Annuso: cotto e cren. Porca miseria, tocca lasciarla, il cren mi fa schifo.
Bevo da una ciotola, gironzolo lì intorno, il tizio si alza e io lo seguo. È ubriaco. Ondeggia, cade, bestemmia, si rialza. Camminiamo, ci fermiamo. Cerca le chiavi di casa, non le trova, sposta i vasi, ne fa cadere uno, dal piano superiore urlano qualcosa. Rutta. Entriamo e si butta sul divano. Con la mano mi fa segno di salire. Mi appoggia un braccio sulla schiena e si addormenta. Io sto fermo e mi guardo in giro. Qui regna il caos: vestiti, bicchieri a terra, piatti e pentole sparpagliati, odore di chiuso e di muffa, ma è pur sempre un tetto sulla testa. Lui russa forte.
La vedo dura questa convivenza.
Cucù, cucù.
Cucù? Ci mancava solo il cucù. Trovo la posizione e mi addormento.
Cucù, cucù, cucù.
Maledetto!
Cucù, cucù, cucù, cucù.
Eh no! Io adesso lo spacco questo stupido uccello! Spingo con il muso il mio coinquilino, non si muove. Forse è morto. Ah no, respira.
Devo pisciare. Con la zampa cerco di scuoterlo: niente. Gli cammino sopra, gli lecco il viso, gli mordicchio il dito, gratto sulla porta, perlustro la stanza. C’è un’altra stanza. Annuso tutti gli angoli. Io la mollo qui.
Torno sul divano e mi rimetto nella posizione di prima.
Cucù, cucù, cucù, cucù, cucù.
Tu uccello sei morto! A noi due: salgo sulla sedia, poi sul tavolo, mi do lo slancio e con un balzo… non becco il cucù, prendo una testata sulla parete, riprovo: salgo sulla sedia, sul tavolo, calcolo la distanza, mi lancio, con la zampa do un colpo al cucù, quello dondola ma non cade. Rifaccio tutto da capo. Altro slancio, altro colpo, dondolio… sono sfinito e probabilmente anche il cucù, perché quando mi arrendo e mi rimetto sul divano, il chiodo molla e con un gran fracasso casca tutto a terra. Il mio coinquilino si sveglia di soprassalto, si guarda in giro e io faccio finta di niente. Ho pisciato in salotto, ho disintegrato il cucù, chissà se cjan cjan mi vuole ancora con sé.
Si alza, si prepara il caffè, scoreggia, va in bagno. Gratto sulla porta di ingresso, mi ignora, poi prende del latte, lo annusa e ne versa un po’ in un piatto.
Ma non lo sa che io non bevo il latte?
Si aggira per casa come un cadavere, inciampa nel cucù. La casetta si è spezzata in due e anche l’uccello ha fatto la stessa fine. Ci sono pezzi di legno qua e là e le pigne hanno rotto una piastrella. Il chiodo è ancora attaccato al gancio, forse non sospetterà di me.
Cerca un cacciavite in un cassetto, poi della colla. Armeggia, si siede a terra e inizia a piangere. E piange, piange.
Mi avvicino.
«Va vie cjan. Va vie».
- Vai via cane. Vai via.
Mi spinge con un braccio, ma senza convinzione.
Urca, ho ferito un uomo.
Mi riavvicino, gli lecco una mano. Lo guardo. Gli lecco anche l’altra. Annuso le lacrime. Mi infilo sotto al braccio, lui comincia a carezzarmi. Mi piace quella mano calda sulla schiena.
A fatica si alza e si prepara un panino. Con il prosciutto cotto, senza il cren questa volta. Lo spezza in due e me ne lancia una metà. Gli voglio già bene.
Finalmente apre la porta, sono libero; libero di andarmene o di restare. Mi siedo in disparte a guardare. Suona a un vicino e gli chiede una pala. Ahia, mi ha beccato, penso.
Invece inizia a scavare nell’aiuola lì davanti. Ci sono fiori piantati, ma non mi pare a lui diano fastidio. Dal piano superiore si affaccia una che urla:
«Brutto deficiente, quell’aiuola la curo io, io ho piantato i fiori, tu non devi neanche avvicinarti e se vedo il tuo cane, perché è il tuo cane quello, vero? Beh, se vedo il tuo cane pisciare sopra ai miei fiori, io gli lego il pisello. Hai capito?»
«Tâs vecjate!» è la sua risposta.
- Taci vecchiaccia!
Scava ancora, rientra, prende il cucù con tutta la casetta, li pone in una busta e la seppellisce nel buco appena scavato. Con due legni e una corda realizza una croce, con un pennarello scrive su un cartone: qui giace il cucù. Restituisce la pala, fa un segno di croce, manda a cagare la vicina che è ancora alla finestra e sussurra:
«Cjan, nin a bevi ch’al è miôr».
- Cane, andiamo a bere che è meglio.
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: Cjan e Paron

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intanto complimenti per la punteggiatura, che mi pare perfetta! 😉
Questa dev'essere la prima avventura di Cjan e Paron, che su WD era solo "Cjan". E' simpatico il punto di vista del cane. Mi pare che ci sia una bella atmosfera friulana: quel fatto di non prendersela con il cane (che tutto sommato è un cane), ma di fare in silenzio il funerale al cucù, senza dire niente. Belle anche le osservazioni dal punto di vista del cane:
Non profuma
Tu uccello sei morto!
Ci sono fiori piantati, ma non mi pare a lui diano fastidio
Anche se alcune sono un po' sopra le righe
con un dente ogni quarto d’ora
scrive su un cartone: qui giace il cucù
perché, diciamocelo, lo show don't tell non è tutto.
Ciao :)

Re: Cjan e Paron

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Ciao @Gianfranco P
@intanto complimenti per la punteggiatura, che mi pare perfetta!
ovviamente il merito non è mio :-)

Sì, questa è la prima puntata. L'avevo scritta per un contest, per un MI mi pare e poi il personaggio mi è piaciuto così tanto da rimanermi appiccicato addosso. Immedesimarmi nei panni di un cane e di un ubriacone non mi riesce difficile :-P, anche se, con il senno di poi, avrei potuto scegliere un pesce rosso. Sì, un pesce rosso visionario (magari lo tengo per il prossimo personaggio).

@ Mi pare che ci sia una bella atmosfera friulana
E chi meglio di noi lo può dire ;-)

Alcune cose sono sopra le righe? Sì, io amo tutto ciò che è eccessivo. Mi piacciono questi due proprio per quello, perché fanno le cose come gli vengono, senza filtri, senza costrizioni. Un cjochele e un cjan no an rîs e, forsit, nancje jo. :-P
Grazie mille Gianfranco per essere passato.
Un abbraccio e a presto.
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.
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