La tomba dei lottatori cap2 di 3
Posted: Fri Jan 08, 2021 5:44 pm
«Dunque non siete gli Abbot» disse il ragazzo «Allora perché siete qui?»
«Lei fa troppe domande. Non è educazione, lo sa?» fece miss Preston «Ma la capisco: non è affatto bello perdersi da queste parti... A proposito, che ci faceva nella brughiera, caro?»
«Caccia ai cinghiali, che altro?» fece Collins
«Ancora! Sono anni che non ci sono più» disse miss Connor « se ne faccia una ragione.»
«È vero. Lo so per certo.» fece miss Preston «Sono finiti poco dopo i cervi. Poi è stata la volta dei maiali. Poi le vacche, le capre e le pecore. L'ultimo è stato il pollame, se non sbaglio.»
«Gli uccelli.» corresse Miss Gaynor «Alla fine solo quelli. Poveri, patetici mucchietti, tutti piume e ossicini, che dico io, va bene la salsa per dare sapore, ma i pallini! Per poco non mi scheggiavo un dente!»
«In ogni caso» disse Miss Preston sedendo sul bordo del divano «Lei ha corso un gran rischio. La brughiera non è un buon posto per le passeggiate. Il lungolago, lo è. O anche l'argine del fiume, se si hanno le scarpe adatte. Ma non la brughiera. Anche se, a ben vedere...» restò un momento assorta, con l'indice puntato sulla guancia «C'è ancora il lago, Collins?»
«Non stavo passeggiando» disse il ragazzo massaggiandosi una spalla.
«Ah, ecco, volevo ben dire.»
«Credo... Sì, credo di essere caduto dal camion.» aggrottò la fronte «Tutti i reparti avevano avuto l'ordine di trasferimento e...»
«Soldati!» disse Collins « C'era da aspettarselo!»
«Si calmi.» fece Russell «Lo guardi: non può essere un soldato.»
«Perché no?»
«Perché è praticamente... Nudo.» sospirò miss Gaynor.
«E con gli occhi azzurri» le bisbigliò miss Preston.
«Ti mettono quella in ospedale.» disse Evelyn Parker a voce bassa «Ti levano tutto, anche la biancheria» immobile, fissava un punto nel vuoto «Ti dicono che la riavrai dopo. Ma non è vero.»
«Devo andare.» disse il ragazzo « Mi staranno cercando.» scosso dai brividi, cercava di alzarsi
«Non credo.» disse miss Connor. Aprì uno scatolone e tirò fuori una coperta sdrucita «Lo copra, miss Preston»
«Ma, caro, lei ha la febbre.» disse quella mettendogli una mano sulla fronte.
«I miei compagni! La missione...»
«Minimo quaranta. Per questo delira.»
«Per questo l'hanno buttato fuori dal camion, i suoi... compagni» disse miss Connor.
«Devo andare, devo andare!» gridò il ragazzo.
«Stia giù» disse miss Preston «Non può andare da nessun parte in queste condizioni.»
«E in ogni caso sarebbe inutile.» fece miss Gaynor «C'è stata un'esplosione stanotte. L'avete sentita tutti, no?»
«Se è per questo molte esplosioni» fece miss Preston «Ma erano tuoni... Erano tuoni, vero?»
«Ma sì, tuoni, certo.» disse Russell «Vento, pioggia e tuoni. È così che fa la tempesta.»
«O i campi minati.» disse miss Connor fissando Collins.
«Ah, quindi il camion è saltato per aria su uno dei nostri... insomma è saltato per aria» disse miss Preston «Vede caro, non c'è motivo di andarsene. Proprio nessun motivo.»
Collins prese il cinturone con le pistole e lo indossò, prese il fucile e lo mise a tracolla.
«Cosa sta facendo?» chiese Russell.
«Potrebbe esserci rimasto qualcosa da recuperare. Viene con me?»
«Non ci penso nemmeno. Non c'è niente là fuori.»
Collins lo fissò con un mezzo sorriso «Vigliacco, solo all'idea di uscire se la fa addosso.»
Russel lo afferrò per un braccio «Là fuori non c'è niente. Niente. La capisce questa parola o è troppo complicata?»
«Basta, smettetela» disse miss Connor «Non è questo il modo.»
Collins si divincolò, spinse Russell contro il muro, gli prese il collo e cominciò a stringere «Non prendo lezioni da uno come lei...Dottore.»
«Si fermi, Collins! Si fermi, ho detto!» urlò Miss Gaynor.
«Era un bambino» ringhiò quello stringendo più forte.
Russell boccheggiava, con le mani tentava di liberarsi «Il suo era... sangue pulito» riuscì a dire.
Collins stringeva, Russell rantolava paonazzo.
«Ora basta!» disse miss Connor battendo un pugno sul tavolo «Non sarebbe sopravvissuto comunque»
Collins lasciò la presa.
«E del resto» continuò «quel sangue, non mi pare che l'abbia rifiutato.»
«Avete passato il segno!» fece miss Gaynor « C'erano degli accordi.»
«È vero! » disse miss Preston. Corse verso uno stipo e cominciò a frugare «Ecco, è tutto qui, nero su bianco, firmato e controfirmato. » disse sventolando un foglio ingiallito «Conversazione e buone maniere. Questi erano gli accordi!»
«Me ne sbatto degli accordi» disse Collins «E dovreste farlo anche voi.»
«E lasciare che tutto vada in rovina?» disse miss Gaynor «È questo che dovremmo fare?»
«Oh no, certo! Meglio le verdurine di Russell, fresche fresche, direttamente dalla cantina. Perché noi qui abbiamo tutto, persino l'orto, vero, dottore? L'orto in cantina, ma signori! Vi rendete conto? In mezzo ai topi che ci cagano sopra. E fanno bene! Anzi, per dare un contributo, pure io adesso...»
«Collins!» gridò Miss Preston «Riabbottoni subito i pantaloni!»
«No, ha ragione» disse Russell « l'orto è andato. Evidentemente i topi hanno fatto un lavoro migliore del mio.»
«Oh, era ora! Che almeno mangeremo fagioli. Ne voglio un quintale, e col vino. Dov'è il cavatappi?»
«Niente fagioli» disse Russell «E nemmeno ceci, lenticchie, niente. Non c'è rimasto più niente.»
«Ah, ecco perché questo languore.» disse Evelyn Preston «E io che credevo fosse nostalgia. Tutta colpa di Michael. Eh, ma quando torna...»
«Non torna, Evelyn» disse miss Connor.
« Perché non dovrebbe?»
«La smetta, lo sa benissimo perché.»
«È inutile girarci intorno» disse Russell «le scorte sono finite da giorni.»
«Adesso non esageriamo» fece Miss Gaynor «La torta di carote e le tartine al cetriolo non sono mai mancate. Per il tè intendo. A proposito...»
«Miss Gaynor, quando ha preso il tè l'ultima volta?» chiese Russell.
«Ma che domanda stupida! Ogni giorno, alle cinque in punto. Seguito dalla lettura dei giornali, come sempre. A proposito, miss Preston, volevo dirglielo, ma non ho mai avuto l'occasione, la sua lettura della cronaca mondana è stata una vera delizia.»
«Miss Gaynor, guardi nella teiera, se non le dispiace.» fece Russell.
Lei lo fissò.
«Coraggio, alzi il coperchio e ci guardi dentro.»
Lei si sfilò il guanto di raso, avvicinò la mano alla teiera. Guardò ancora Russell. Guardò gli altri. Chiuse gli occhi. Con un sospiro tornò a sedersi. E restò così, mentre una riga di lacrime le colava lungo la guancia.
«Oh, cara!» disse miss Preston cingendole le spalle. E poi a Russell:«C'era proprio bisogno di farle questo?»
«Già» disse miss Connor « Me lo chiedo anch'io. Tutta quest'ansia di... Verità, è così che si chiama, no? Perché proprio adesso?»
Russell abbassò lo sguardo.
«Perché proprio adesso, dottore!»
«I flaconi.» disse Evelyn Parker.
Tutti si voltarono verso di lei.
«Ce ne sono per due, massimo tre flebo, poi basta.»
«È vero?» fece Collins guardando Russell.
Quello annuì.
«Ma bene! E poi?»
«Poi arriverà il dolore.»
«Oh no, Evelyn!» disse miss Preston «Non dica così!»
«Il dolore...» Sgranò gli occhi. Aprì e chiuse la bocca «Il dolore... il dolore!» urlò «È già qui!» Si prese il ventre tra le mani, affondò le dita nella carne, si ripiegò su se stessa.
«Russell!» gridò miss Connor.
Quello si frugò in tasca. Aprì un cassetto, un altro. Aprì la botola, scese di corsa. Evelyn Parker urlava e si contorceva ormai cianotica.
«Presto, per l'amor di dio!» gridò miss Preston.
«L'amor di dio...» disse fra sè miss Connor.
Russell riemerse dalla botola.
«Evelyn ha contato male. Questa è l'ultima» disse mostrando una fiala « Poi ci sono... le altre.»
«Non serviranno.» disse secca Miss Connor.
«Oh sì, invece.» disse Mis Gaynor con gli occhi lucidi «E prima di quanto si pensi.»
Russell riempì la siringa, fece uscire l'aria «Miss Preston, le scopra il braccio.»
Quando l'ago entrò, Evelyn Parker sgranò gli occhi ed emise un lungo gemito.
«Collins, metta il ragazzo sulla poltrona. Miss Connor, mi aiuti a sollevarla.»
L'adagiarono sul divano. Con gli occhi chiusi, tremava, ansimava. Piccoli respiri interrotti che, un poco alla volta, si aprirono, si distesero. Alla fine si placarono.
«Miss Gaynor, la smetta di piangere.» intimò Russell «Cerchi piuttosto una coperta.»
«Lei fa troppe domande. Non è educazione, lo sa?» fece miss Preston «Ma la capisco: non è affatto bello perdersi da queste parti... A proposito, che ci faceva nella brughiera, caro?»
«Caccia ai cinghiali, che altro?» fece Collins
«Ancora! Sono anni che non ci sono più» disse miss Connor « se ne faccia una ragione.»
«È vero. Lo so per certo.» fece miss Preston «Sono finiti poco dopo i cervi. Poi è stata la volta dei maiali. Poi le vacche, le capre e le pecore. L'ultimo è stato il pollame, se non sbaglio.»
«Gli uccelli.» corresse Miss Gaynor «Alla fine solo quelli. Poveri, patetici mucchietti, tutti piume e ossicini, che dico io, va bene la salsa per dare sapore, ma i pallini! Per poco non mi scheggiavo un dente!»
«In ogni caso» disse Miss Preston sedendo sul bordo del divano «Lei ha corso un gran rischio. La brughiera non è un buon posto per le passeggiate. Il lungolago, lo è. O anche l'argine del fiume, se si hanno le scarpe adatte. Ma non la brughiera. Anche se, a ben vedere...» restò un momento assorta, con l'indice puntato sulla guancia «C'è ancora il lago, Collins?»
«Non stavo passeggiando» disse il ragazzo massaggiandosi una spalla.
«Ah, ecco, volevo ben dire.»
«Credo... Sì, credo di essere caduto dal camion.» aggrottò la fronte «Tutti i reparti avevano avuto l'ordine di trasferimento e...»
«Soldati!» disse Collins « C'era da aspettarselo!»
«Si calmi.» fece Russell «Lo guardi: non può essere un soldato.»
«Perché no?»
«Perché è praticamente... Nudo.» sospirò miss Gaynor.
«E con gli occhi azzurri» le bisbigliò miss Preston.
«Ti mettono quella in ospedale.» disse Evelyn Parker a voce bassa «Ti levano tutto, anche la biancheria» immobile, fissava un punto nel vuoto «Ti dicono che la riavrai dopo. Ma non è vero.»
«Devo andare.» disse il ragazzo « Mi staranno cercando.» scosso dai brividi, cercava di alzarsi
«Non credo.» disse miss Connor. Aprì uno scatolone e tirò fuori una coperta sdrucita «Lo copra, miss Preston»
«Ma, caro, lei ha la febbre.» disse quella mettendogli una mano sulla fronte.
«I miei compagni! La missione...»
«Minimo quaranta. Per questo delira.»
«Per questo l'hanno buttato fuori dal camion, i suoi... compagni» disse miss Connor.
«Devo andare, devo andare!» gridò il ragazzo.
«Stia giù» disse miss Preston «Non può andare da nessun parte in queste condizioni.»
«E in ogni caso sarebbe inutile.» fece miss Gaynor «C'è stata un'esplosione stanotte. L'avete sentita tutti, no?»
«Se è per questo molte esplosioni» fece miss Preston «Ma erano tuoni... Erano tuoni, vero?»
«Ma sì, tuoni, certo.» disse Russell «Vento, pioggia e tuoni. È così che fa la tempesta.»
«O i campi minati.» disse miss Connor fissando Collins.
«Ah, quindi il camion è saltato per aria su uno dei nostri... insomma è saltato per aria» disse miss Preston «Vede caro, non c'è motivo di andarsene. Proprio nessun motivo.»
Collins prese il cinturone con le pistole e lo indossò, prese il fucile e lo mise a tracolla.
«Cosa sta facendo?» chiese Russell.
«Potrebbe esserci rimasto qualcosa da recuperare. Viene con me?»
«Non ci penso nemmeno. Non c'è niente là fuori.»
Collins lo fissò con un mezzo sorriso «Vigliacco, solo all'idea di uscire se la fa addosso.»
Russel lo afferrò per un braccio «Là fuori non c'è niente. Niente. La capisce questa parola o è troppo complicata?»
«Basta, smettetela» disse miss Connor «Non è questo il modo.»
Collins si divincolò, spinse Russell contro il muro, gli prese il collo e cominciò a stringere «Non prendo lezioni da uno come lei...Dottore.»
«Si fermi, Collins! Si fermi, ho detto!» urlò Miss Gaynor.
«Era un bambino» ringhiò quello stringendo più forte.
Russell boccheggiava, con le mani tentava di liberarsi «Il suo era... sangue pulito» riuscì a dire.
Collins stringeva, Russell rantolava paonazzo.
«Ora basta!» disse miss Connor battendo un pugno sul tavolo «Non sarebbe sopravvissuto comunque»
Collins lasciò la presa.
«E del resto» continuò «quel sangue, non mi pare che l'abbia rifiutato.»
«Avete passato il segno!» fece miss Gaynor « C'erano degli accordi.»
«È vero! » disse miss Preston. Corse verso uno stipo e cominciò a frugare «Ecco, è tutto qui, nero su bianco, firmato e controfirmato. » disse sventolando un foglio ingiallito «Conversazione e buone maniere. Questi erano gli accordi!»
«Me ne sbatto degli accordi» disse Collins «E dovreste farlo anche voi.»
«E lasciare che tutto vada in rovina?» disse miss Gaynor «È questo che dovremmo fare?»
«Oh no, certo! Meglio le verdurine di Russell, fresche fresche, direttamente dalla cantina. Perché noi qui abbiamo tutto, persino l'orto, vero, dottore? L'orto in cantina, ma signori! Vi rendete conto? In mezzo ai topi che ci cagano sopra. E fanno bene! Anzi, per dare un contributo, pure io adesso...»
«Collins!» gridò Miss Preston «Riabbottoni subito i pantaloni!»
«No, ha ragione» disse Russell « l'orto è andato. Evidentemente i topi hanno fatto un lavoro migliore del mio.»
«Oh, era ora! Che almeno mangeremo fagioli. Ne voglio un quintale, e col vino. Dov'è il cavatappi?»
«Niente fagioli» disse Russell «E nemmeno ceci, lenticchie, niente. Non c'è rimasto più niente.»
«Ah, ecco perché questo languore.» disse Evelyn Preston «E io che credevo fosse nostalgia. Tutta colpa di Michael. Eh, ma quando torna...»
«Non torna, Evelyn» disse miss Connor.
« Perché non dovrebbe?»
«La smetta, lo sa benissimo perché.»
«È inutile girarci intorno» disse Russell «le scorte sono finite da giorni.»
«Adesso non esageriamo» fece Miss Gaynor «La torta di carote e le tartine al cetriolo non sono mai mancate. Per il tè intendo. A proposito...»
«Miss Gaynor, quando ha preso il tè l'ultima volta?» chiese Russell.
«Ma che domanda stupida! Ogni giorno, alle cinque in punto. Seguito dalla lettura dei giornali, come sempre. A proposito, miss Preston, volevo dirglielo, ma non ho mai avuto l'occasione, la sua lettura della cronaca mondana è stata una vera delizia.»
«Miss Gaynor, guardi nella teiera, se non le dispiace.» fece Russell.
Lei lo fissò.
«Coraggio, alzi il coperchio e ci guardi dentro.»
Lei si sfilò il guanto di raso, avvicinò la mano alla teiera. Guardò ancora Russell. Guardò gli altri. Chiuse gli occhi. Con un sospiro tornò a sedersi. E restò così, mentre una riga di lacrime le colava lungo la guancia.
«Oh, cara!» disse miss Preston cingendole le spalle. E poi a Russell:«C'era proprio bisogno di farle questo?»
«Già» disse miss Connor « Me lo chiedo anch'io. Tutta quest'ansia di... Verità, è così che si chiama, no? Perché proprio adesso?»
Russell abbassò lo sguardo.
«Perché proprio adesso, dottore!»
«I flaconi.» disse Evelyn Parker.
Tutti si voltarono verso di lei.
«Ce ne sono per due, massimo tre flebo, poi basta.»
«È vero?» fece Collins guardando Russell.
Quello annuì.
«Ma bene! E poi?»
«Poi arriverà il dolore.»
«Oh no, Evelyn!» disse miss Preston «Non dica così!»
«Il dolore...» Sgranò gli occhi. Aprì e chiuse la bocca «Il dolore... il dolore!» urlò «È già qui!» Si prese il ventre tra le mani, affondò le dita nella carne, si ripiegò su se stessa.
«Russell!» gridò miss Connor.
Quello si frugò in tasca. Aprì un cassetto, un altro. Aprì la botola, scese di corsa. Evelyn Parker urlava e si contorceva ormai cianotica.
«Presto, per l'amor di dio!» gridò miss Preston.
«L'amor di dio...» disse fra sè miss Connor.
Russell riemerse dalla botola.
«Evelyn ha contato male. Questa è l'ultima» disse mostrando una fiala « Poi ci sono... le altre.»
«Non serviranno.» disse secca Miss Connor.
«Oh sì, invece.» disse Mis Gaynor con gli occhi lucidi «E prima di quanto si pensi.»
Russell riempì la siringa, fece uscire l'aria «Miss Preston, le scopra il braccio.»
Quando l'ago entrò, Evelyn Parker sgranò gli occhi ed emise un lungo gemito.
«Collins, metta il ragazzo sulla poltrona. Miss Connor, mi aiuti a sollevarla.»
L'adagiarono sul divano. Con gli occhi chiusi, tremava, ansimava. Piccoli respiri interrotti che, un poco alla volta, si aprirono, si distesero. Alla fine si placarono.
«Miss Gaynor, la smetta di piangere.» intimò Russell «Cerchi piuttosto una coperta.»