La scelta Pt.6

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[Lab6] Distruggere Occupy Wall Street - Costruttori di Mondi



La scelta Pt.6


Mentre viaggiavo verso casa, mi tornavano in mente i discorsi di quelle due ore insieme: mi pungolava ancora il discorso sui profilattici da usare.
Lei che da prima supponeva avessi timore per una gravidanza inopportuna, aveva poi capito che, più prosaicamente, pensavo al rischio di una malattia sessualmente trasmissibile: mi aveva guardato strano e anche canzonato, quasi offesa di quel mio pensiero d'usarlo.
Però, con la mia vita sessuale, fino a oggi, rigidamente monogama, ero certo di non costituire un pericolo per nessuno.
Al contrario, invece, lei poteva rappresentare un rischio non solo per me, ma ancor di più per mia moglie che, all'oscuro di tutto, faceva sesso con me.
Cosa sapevo realmente di questa ragazza, di ciò che faceva e del tipo con cui era andata o andava ancora a letto?

Non erano fisime o troppo allarmismo; di fatto non c’era da prenderla alla leggera, in giro un fottio di gente ci stava lasciando le penne per l’AIDS.
La chiamavano la nuova “peste” del secolo, inoltre, buona parte dei contagiati erano eterosessuali.
In ogni caso, senza estremizzare pensando all’HIV, restavano le classiche infezioni veneree che da sempre castigavano gli incauti.
Certo, averi dovuto pensare prima a munirmi di “cappuccetti”, ma non immaginavo che avremmo scopato: trovandomi ballo, non mi era rimasto che ballare.
Se mi fosse andata liscia, senza conseguenze, mi sarebbe servita di lezione: avrei imparato a usare il cervello, prima del pisello.
A scanso rischi l’indomani o quello dopo, sarei corso a farmi gli esami del caso, sperando di averla sfangata.

Gli esami fatti confermarono che non mi ero preso alcuna infezione, questo oltre a tranquillizzarmi incrementò la fiducia verso lei, mi vergognai anche un poco di aver fatto pensieri poco commendevoli sui suoi trascorsi di sesso, era certo meno promiscua di quanto avessi pensato; non mostrava d'avere angoli d'ombra, se non quelli che mi erano noti.
A quel primo episodio di sesso ne seguirono altri, la nostra divenne una relazione clandestina a tutti gli effetti e durò a lungo.

Era davvero incredibile il numero complicato di cose a cui bisognava prestare attenzione nel momento in cui attraversavi la linea che conduceva all’incerta e perigliosa dimensione dei fedifraghi.
Se tradisci, ci sono centinaia di particolari ai quali, prima di varcare quel confine, non avresti mai dato importanza, ma che per dimenticanza o negligenza potevano ficcarti nella cacca fino al collo.
Una cosa, in quel fine pomeriggio l’avevo capita: tradire era un vero “lavoro", con le sue regole e la sua fatica, significava programmare ogni dettaglio, impegnarsi, avere del metodo.
Erano necessari una spanna di pelo sullo stomaco, il gusto per l’avventura e il rischio, la propensione al martirio in caso d'un passo falso rivelatore.

Ero rimasto fedele a mia moglie per quasi vent'anni, improvvisamente mi ero tramutato in un impenitente fedifrago.
La cosa strana era che contrariamente a ciò che voleva la narrazione corrente, il nostro rapporto matrimoniale non era affatto in crisi, non sussistevano, in proposito, motivazioni o scusanti di questo tipo.
Le cose tra noi filavano bene, l'amavo, mi amava, possedevamo una bella casa, avevamo stipendi più che soddisfacenti, una bella figlia, un cane e tre gatti,
un quadretto di famiglia più che edificante.
Alla sua gelosia endemica mi ero ormai abituato e non scalfiva il nostro rapporto, col tempo mi ci ero affezionato, se fosse scomparsa, forse, avrei dovuto iniziare a preoccuparmi.
Le sue paure immaginarie d'essere tradita, erano divenute una realtà di fatto: se mi avesse scoperto, almeno ora avrei pagato per un peccato compiuto.

Ogni sera rientravo a casa alla solita ora, normalmente verso le ventuno: la sola differenza stava nel fatto che due o tre volte alla settimana, invece di far tardi al lavoro, uscivo dall'ufficio a un'ora decente e mi vedevo con l'altra.
Anche a letto le nostre cose procedevano regolarmente, a dire il vero fin meglio, poiché la consapevolezza di poter soddisfare due donne anche nella stessa giornata, non faceva che accrescere il mio narciso di macho latino.
La maggioranza degli uomini, iniziava una tresca con una donna diversa dalla propria, per un'insoddisfazione sessuale.
Insomma, cercavano sensazioni più trasgressive, eccitanti e appaganti fra lenzuola estranee, poiché non le ottenevano con la loro metà.
Nel mio caso non avevo tale scusa: con mia moglie ci eravamo donati tutte la possibili esperienze di coppia, salvo il sesso plurimo e quelle in odore di parafilie.
Non avevo quindi nulla di nuovo da esperire nel sesso con Roberta, anzi, certe consuetudini del mio sesso domestico che riproponevo a lei, talvolta trovavano resistenza, poiché ritenute troppo audaci.

Per assurdo, certe cose di letto con mia moglie erano preferibili a quelle con la mia amante, perché decisamente più gradevoli.
Ad esempio l'altra, al contrario di mia moglie, aveva secrezioni intime molto acide, quindi fragranze e sapori risultavano assai meno invitanti.
Oppure la voluminosità del seno di Roberta, che in certi momenti risultava laborioso da gestire, facendomi rimpiangere la misura da coppa di champagne di mia moglie; o anche la diversa conformazione anatomica delle loro intimità: esteticamente più delicata e minuta nella mia consorte, maggiormente carnosa e sfacciata nell'altra.
Quindi, oggettivamente, non ricavavo un maggiore gusto dalla mia relazione clandestina, non vi erano giustificazioni a cui appellarmi per la mia infedeltà: era solo un'esperienza diversa, da vivere con una donna diversa, e la volontà di viverla senza ipocriti sensi di colpa.
Un tradimento puro e cristallino, senza tortuosità mentali o alibi morali: non provavo rimorso, né mi sentivo per questo particolarmente abietto.
Era qualcosa che aveva a che vedere con la “banalità del male”.
Mi veniva da pensare che in fondo, il male compiuto in un tradimento fisico era un fatto tanto banale, da non risultare poi così grave come male in sé.


Mi era sempre venuto da pensare che erano trascorsi all'incirca 4,4 miliardi di anni dal momento in cui, per una serie di circostanze chimiche e fisiche strabilianti, la materia minerale si era combinata in una maniera assolutamente stupefacente per dare il via alla vita animale sul pianeta.
E dopo tutto questo tempo, invece di guardare estasiati il miracolo, forse unico nell'universo, che ci ha condotti da essere un mucchietto di polvere inerte a esseri dotati di un corpo di rara perfezione biologica, dotato di autocoscienza, libertà di scelta e pensiero, in alcuni casi anche d'intelligenza che sfiorava il genio, ci stavamo ancora a preoccupare delle corna reciproche.
Non era ridicolo tutto questo?

Quindi l'aggravante stava che un gran male in questa cosa del tradimento non riuscivo a vederlo.

Questo perché non sentivo di togliere qualcosa a mia moglie: di dare, a un'altra, qualcosa che privavo a lei.
Il mio amore era immutato, le mie attenzioni verso lei erano quelle di sempre, la mia distrazione extraconiugale non mi distraeva affatto dalla mia consorte.
Non amavo un'altra, il mio rapporto extraconiugale non aveva coinvolgimenti sentimentali, il tutto era una cosa meramente fisica.
Anche il tempo dedicato all'altra era ricavato da un ritaglio del mio tempo da sempre trascorso fuori casa per il mio impegno di lavoro.
Sottraevo al tempo lavorativo extra orario (per altro non retribuito, al mio livello aziendale non esistevano gli “straordinari” retribuiti, l'impegno fuori orario era praticamente volontariato) quindi al limite a patirne era la mia azienda, per quel lavoro in più, offerto gratuitamente, da cui mi astenevo.

L'aspetto imputabile della cosa atteneva a un principio etico, contravveniva alla morale comune, poiché era un atto compiuto di nascosto a insaputa dell'altro, quindi compiendo una disonestà.
Perché in una coppia fissa, vieppiù se unita in matrimonio, bisognava condividere ogni cosa, bisognava dirsi tutto, anche gli eventuali tradimenti.


(continua)

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