La rivoluzione di un batuffolo di cotone Parte 3

1
viewtopic.php?p=43469#p43469


 Entrando in una stanza e poi uscendo Simone percorre una maratona, i piedi avanzano anche senza comando mentre ad alta voce si chiede come facciano certi uomini ad avere pensieri quando c’è una lama che taglia fette di dolore.  
Lo specchio ritrae un uomo intrappolato nella solita camicia, con gli occhi color autunno, i capelli un po’diradati, ma ancora di un bel colore scuro, le spalle strette, rannicchiate e chiuse come una conchiglia che non vuole aprirsi ad un intruso.  Simone guarda il suo sosia in vetro.
 Di chi è  la colpa? Mi guardi severo, non vorrai dirmi che sono solo io il colpevole vero? Ho fatto il possibile, forse non sarò l’uomo dei suoi sogni e avrò anche le emozioni cucite sotto la pelle come dice, sarò forse per educazione un bigotto che trasgredisce a luci spente e a bassa voce, ma lei, mio caro inflessibile giudice, l’ha mai vista davvero da vicino? E’ lunatica, disordinata, non finisce mai una cosa, spesso piange, ma se le chiedo perché mi risponde -Niente è solo un momento . Io ho sempre rispettato i suoi momenti  ed è inutile che tu abbia quell’espressione dubbiosa, non conosco persona che avrebbe fatto meglio, perfino gli amici si domandano come faccia a sopportarla. Ma tu cosa ne sai? Stai lì fermo immobile, con gli occhi che suggeriscono giudizi, anzi sentenze.     
Esce di scatto  dalla stanza, guarda dentro il cassetto di Laura e gli viene quasi da ridere: le sue pastiglie per la tiroide sono lì, mai se avesse previsto una fuga le avrebbe dimenticate, è tutta una farsa, una messa in scena. Simone si rasserena, anche i suoi anelli cui tiene tanto sono al loro posto, la matassa ora ha un capo, è uno dei suoi soliti colpi di testa, tornerà e chiuderemo insieme le ferite che si sono aperte.
I giorni passano uno in fila all’altro: Simone quando torna dal lavoro trascorre il tempo sul divano attendendo un segno, un qualcosa anche dal cielo che lo faccia stare meglio. Sul cellulare tutto è rimasto avvolto da un feroce silenzio, nulla in quel deserto abitato di casa si muove. In bagno dopo una doccia  si incontra ancora con quel pezzo maledetto di vetro
-Cosa vuoi dirmi? Ma certo tu non ti fidi di nessuno e per questo che lei fa fatica ad amarti. Non fare ti prego la parte del grillo parlante, ti riesce malissimo, sei patetico, comunque voglio solo farti ingoiare ogni pensiero maligno e lo sai come? Semplice le telefono: guarda che faccia che fai, non te lo aspettavi e invece basta solo schiacciare il suo numero ed  è fatta. 
Simone chiama Laura, ma lei non risponde. Allora chiama in ordine Anna, Francesca e Paola, tutte si mostrano gentili, stupite, preoccupate, ma alla fine si smarcano con velocità, è normale, la mattina per chi lavora è sempre complicata.  La giornata anche senza volerlo passa, la sera si incammina verso il lavoro, ma è stanco come se avesse fatto dieci ore di miniera, la stessa strada fatta per anni quando i pensieri erano liberi gli pare ora un’intollerabile punizione. Al lavoro la fatica pare doppia: i colleghi ridono, aprono sguaiatamente le loro fauci per dire cose orribili alle spalle di chi non sente, una guerra  disciplinata senza granate e proiettili a cui Simone fino ad ieri partecipava. Eppure sente la necessità di parlare, tenersi tutto dentro lo fa sentire come un vulcano pronto ad eruttare . Parlare d’accordo, ma con chi? Con Pasi o con Giraudi? Figuriamoci, Pasi è un superficiale adatto solo a parlare di calcio e Giraudi è un marpione  non mi fido di lui ci prova con tutte, una donna per lui è solo ginnastica su un materasso, ha ego talmente ipertrofico che se non si attacca a qualcosa  prende il volo. Dario è la persona giusta: equilibrato, ponderato nei giudizi e soprattutto non regala facili soluzioni o peggio  scuse. Simone gli manda un sms e Dario gli da appuntamento a mercoledì, prima non riesce proprio, ha l’agenda piena, lui non scherza, fa il rivoluzionario a tempo pieno. Se però uno ha bisogno subito deve prendere il numero come dal macellaio e aspettare. Ma cosa pretendo? Siamo amici ma non lo sento da tempo da quando ho perso l’interesse per la politica, per le riunioni dove ognuno si innamora della propria voce.
Laura ha scritto e Simone legge il suo sms dieci volte:  chiede di fare una borsa delle sue cose e di darla a Franca una sua collega.  Vigliacca, non farò nulla di tutto ciò, vedremo chi la spunta, vieni pure con Franca, io non ti apro. Oggi non posso tornare in ufficio e finché ho in corpo  questa rivoluzione che mi lancia molotov sul cuore non ci andrò, ho ferie arretrate per almeno due anni.
Le fiamme avvolgono il letto, il sudore lo trova su ogni parte del corpo, si rigira nel letto come una trottola, apre gli occhi e poi li richiude, l’orologio va avanti mentre lui torna con la fantasia a pensare che tutto questo sia un incubo e che aprendo gli occhi Laura sia accanto a lui. Il campanello di casa lo desta come un colpo di sparo. Forse Laura ci ha ripensato ha capito che adesso poteva bastare. Si alza di scatto come comandato da una scossa, i piedi nudi sul pavimento lo fanno sobbalzare. Si avvicina piano allo spioncino, se è Laura non vuole farsi trovare disfatto, deve asciugarsi le lacrime e assumere un atteggiamento composto. Dallo spioncino invece appare la faccia inespressiva di Franca, ma a fianco c’è anche Laura due passi indietro. La faccia pare attraversata da una tempesta, le due si parlano. Simone non sente, ma un paio di chiavi girano nella toppa allora blocca la porta e ha un moto di rabbia.
 -E’ inutile che provi ad entrare, voglio sapere prima il perché di tutto questo.
Laura si fa avanti: -Non urlare, le scenate sono per chi non sa parlare, lo hai sempre detto tu.
 Simone si infuria a sentire le sue frasi usate come arma contro di lui.  
-Non apro, voglio parlare solo con te questo me lo concedi? 
Franca scuote la testa e a bassa voce sussurra: -Non ti fidare.
-Perché non vuoi comprendere ?
-Sono stanco urla di comprendere, cosa c’è da capire? Pensa, sono cosi stupido che voglio sentirlo dalla tua voce che non mi ami.   
Laura resta in silenzio, impegnata a vivere su una nuova isola, ormai non ha più voglia di parlare, la decisione è presa.
 -Non ti amo.
Eccola, è arrivata la verità, quella terribile, quella che i nervi non sanno sostenere, lanciata come un aereo getta una bomba senza cura per chi la riceve. La logica che sempre lo ha sorretto sta annegando , quelle parole hanno uncini che scarnificano l’anima. Laura continua a bussare. Alla fine cede, apre la porta disarmato con in mano la bandiera bianca come un assediato esausto  fa con un nemico. Gli  occhi per un attimo si incontrano: conosce quella luce che pervade le pupille di Laura che accelerando il passo va in camera sua. Simone e Franca restano in piedi muti come se stessero aspettando un autobus che non arriva. Dalla camera  si sentono aprire e chiudere cassetti in maniera frenetica.
 Simone tenta di parlare con Laura, lei non risponde, allora alza la voce.
-Cosa credi di fare?  Hai detto chi sei al tuo nuovo amore? Gli hai detto che prima sei tutto i miele e dopo ogni cosa non ti va più  bene?
Laura posa le poche cose prese, il pensiero di tacere ora è inutile.
-Lo sai tu invece  chi sei? Un uomo non cresciuto dalle mille paure che investe solo sulle cose certe, ma l’amore mio caro non vuole che l’abitudine e la sicurezza prendano il suo posto.   
La voce rauca di Laura rimbomba nella testa d  Simone  che  sembra non sentire e  va avanti con il suo pensiero. 
-Dimmi solo sei  innamorata ?
Laura aspetta a rispondere, sospende le parole nell’aria.
-L’unica cosa che ti interessa è sapere se qualcuno ha preso il tuo posto, giusto? 
Simone balbetta, si sente scoperto e senza indumenti con cui ripararsi.
-Voglio solo sapere se parli con rabbia o veramente non mi ami più.
Franca scruta Laura che si avvicina alla porta d’ingresso.
-Diciamo che me ne vado perché da tempo non sentivo il cuore battere o, se vuoi, uso l’ipocrita frase ” fuggo  per ritrovarmi.”
 Simone la guarda distrutto: -Dove la nascondevi questa fredda ironia? Io ti  ho sempre amato dal primo giorno.
Laura scuote la testa: -L’amore non si dice, si dimostra, tu non cambierai mai. sei immobile ad ogni scossa.  Com’è indigeribile la verità, Simone non ha gli anticorpi per contrastarla, da troppo vive falsificandola. Gettato su una sedia accusa come un pugile stremato avrebbe qualcosa da dire, da recriminare, ma la ragione lo avverte che ormai tutto è perduto.
Il commiato è sempre un qualcosa di orribile: Laura si avvicina e gli augura buona fortuna, ma il tutto suona  come dire Amen ad un funerale. Aveva ragione suo cugino, questa rivoluzione ti mette spalle al muro, ti inchioda ad una croce e più sanguini più i chiodi si conficcano nella carne.
Ognuno prova a dare una soluzione per contenere questa rivoluzione Simone le ha provate tutte ,  camminare, a correre, prender sonnifere , bere alcool  fino a stordirsi , niente da fare erano tutte cose momentanee palliativi  appena tornava lucido la rivoluzione invadeva la mente . Un giorno ritornando  a casa si sente preda  di una febbre,  i metri quadrati dell’appartamento diventano una prigione, una pioggia di immagini, di parole, di stelle divise a metà che lo circondano. Vestito di sola angoscia guarda quella stanza, quello spazio vuoto: troppi sono gli atomi di lei, anche dopo mesi, che fluttuano. 
Che potere immenso ha il tumulto delle emozioni, tutto bussa, la testa soffre come se qualcuno marciasse al suo interno con stivali appuntiti. Con il cervello in arresto corre fuori, si infila dentro la macchina e si  ritrova come comandato davanti alla casa di Laura a scrutare dieci, cento volte le sue finestre . Rivoltarsi da se stessi, dalle proprie viltà, da una società che annienta chi non si allinea, dalle proprie idee soffocate per non aver problemi con chiunque, dalle mille righe pensate e mai scritte. La  vera rivoluzione non è certo quella raccontata dai  professionisti degli aperitivi gente come molti dei suoi amici che blaterano  di   rivoluzioni tra stuzzichini e patatine. Stasera  si sente  pronto per affrontare la sua rivoluzione personale pronto a sostenere  lo sguardo freddo di un citofono che implacabile non sentirà  e vedrà le lacrime silenziose che si raccolgono sugli angoli del suo cuore.

Re: La rivoluzione di un batuffolo di cotone Parte 3

2
Sarano ha scritto: si chiede come facciano certi uomini ad avere pensieri a pensare quando c’è una lama che taglia fette di dolore.  
Sarano ha scritto: Lo specchio ritrae un uomo intrappolato nella solita camicia, con gli occhi color autunno, i capelli un po’diradati, ma ancora di un bel colore scuro, le spalle strette, rannicchiate e chiuse come una conchiglia che non vuole aprirsi ad un intruso.
superflua la chiusura sopra.
Sarano ha scritto: e avrò anche le emozioni cucite sotto la pelle come dice, sarò forse per educazione un bigotto che trasgredisce a luci spente e a bassa voce, ma lei, mio caro inflessibile giudice
un attimo prima, si rivolgeva al suo alter ego allo specchio dandogli del tu, qui sotto:
Sarano ha scritto: gio nov 10, 2022 9:06 pmSimone guarda il suo sosia in vetro.
 Di chi è  la colpa? Mi guardi severo, non vorrai dirmi che sono solo io il colpevole vero?

Sarano ha scritto: ma se le chiedo il perché virgola mi risponde -Niente
Sarano ha scritto: -Niente è solo un momento . Io ho sempre rispettato
Manca la chiusa trattino del discorso diretto.
Sarano ha scritto: mai se avesse previsto una fuga le avrebbe dimenticate
meglio: se avesse previsto una fuga, mai le avrebbe dimenticate
Sarano ha scritto: gio nov 10, 2022 9:06 pmSemplice le telefono: guarda che faccia che fai,
Ti suggerisco: Semplice: le telefono. Ma guardati che faccia fai...
  ha scritto:
Sarano ha scritto: gio nov 10, 2022 9:06 pmLa giornata anche senza volerlo passa, la sera si incammina verso il lavoro, ma è stanco come se avesse fatto dieci ore di miniera, la stessa strada fatta per anni quando i pensieri erano liberi gli pare ora un’intollerabile punizione.
Ti consiglio una punteggiatura diversa, così:
La giornata, anche senza volerlo, passa; la sera, si incammina verso il lavoro, ecc.
Sarano ha scritto: gio nov 10, 2022 9:06 pmPasi è un superficiale adatto solo a parlare di calcio e Giraudi è un marpione non mi fido di lui ci prova con tutte, una donna per lui è solo ginnastica su un materasso,
Dopo "marpione" e sino a "materasso" puoi mettere quella riflessione tra parentesi.
Sarano ha scritto: gio nov 10, 2022 9:06 pmDario gli da appuntamento a mercoledì
Sarano ha scritto: gio nov 10, 2022 9:06 pmSiamo amici ma non lo sento da tempo due punti da quando ho perso l’interesse per la politica, per le riunioni dove ognuno si innamora della propria voce.
  ha scritto:
Sarano ha scritto:gio nov 10, 2022 9:06 pm
  ha scritto:Simone non sente, ma un paio di chiavi girano nella toppa punto e virgola allora blocca la porta e ha un moto di rabbia.
Sarano ha scritto: gio nov 10, 2022 9:06 pm-Sono stanco urla di comprendere, cosa c’è da capire? Pensa, sono cosi stupido che voglio sentirlo dalla tua voce - urla.
Sarano ha scritto: gio nov 10, 2022 9:06 pmGli hai detto che prima sei tutto i miele e dopo ogni cosa non ti va più  bene?
Sarano ha scritto: gio nov 10, 2022 9:06 pmLa voce rauca di Laura rimbomba nella testa d  Simone  che  sembra non sentire e  va avanti con il suo pensiero. 
-Dimmi solo due punti sei  innamorata ?
Sarano ha scritto: gio nov 10, 2022 9:06 pm-Dove la nascondevi questa fredda ironia? Io ti  ho sempre amato dal primo giorno.
Sarano ha scritto: gio nov 10, 2022 9:06 pmOgnuno prova a dare una soluzione per contenere questa rivoluzione punto Simone le ha provate tutte ,  camminare, a correre, prender sonnifere , bere alcool  fino a stordirsi , niente da fare due punti erano tutte cose momentanee virgola palliativi punto Appena appena tornava lucido la rivoluzione invadeva la mente.
Occhio anche agli spazi errati prima delle virgole.
Sarano ha scritto: gio nov 10, 2022 9:06 pmLa  vera rivoluzione non è certo quella raccontata dai  professionisti degli aperitivi due punti gente come molti dei suoi amici che blaterano  di   rivoluzioni tra stuzzichini e patatine.
Sarano ha scritto: gio nov 10, 2022 9:06 pmStasera  si sente  pronto per affrontare la sua rivoluzione personale virgola pronto a sostenere  lo sguardo freddo di un citofono che implacabile non sentirà  e vedrà le lacrime silenziose che si raccolgono sugli angoli del suo cuore.
@Sarano  :)


Ti consiglio, prima di postare, di rileggere con attenzione: ci sono troppe imprecisioni di grammatica e di punteggiatura, e tanti refusi da fretta che ostacolano la lettura e non valorizzano il testo.
Il racconto è discreto:  una crisi amorosa vissuta da lui che si auto-esamina e giudica allo specchio e in un confronto finale con lei.  L'abituarsi al rifiuto di lei è una personale rivoluzione in atto.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi
Rispondi

Torna a “Racconti a capitoli”