La rivoluzione di un batuffolo di cotone Parte 2

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 Si erano conosciuti in una sera di un lungo inverno.
- Scusi sa dov’è la stazione dei taxi? Stretta dentro quel maglione sformato e mani dalle dita lunghe con cento anelli, un sorriso luminoso nel quale annegare. Simone si era offerto di accompagnarla fino alla stazione: Laura era titubante, timorosa come se fosse un’adolescente alla prima uscita. Alla fine Simone l’accompagnò fino a casa, stettero molto a parlare, si scambiarono i numeri dei cellulari con la promessa di rivedersi. Entrambi però erano  pieni di impegni, con l’agenda sempre piena per non sentire il suono che fa un corpo quando si trova solo con se stesso. Alla fine ce la fecero e da allora sembrò che nulla fosse sbagliato nel mondo nonostante non fossero più giovani. In quel momento perfino  le nere nubi non portavano pioggia, ma stelle colorate. Fu un periodo magico di risate, di condivisione di idee, di progetti, una fabbrica di energia che si autoproduceva solo nello stare insieme. 
Dopo qualche anno qualcosa si ruppe. L’abitudine, la terribile infezione che infesta spesso chi si ama, cominciò a minare il loro equilibrio: Laura era sempre più inquieta, Simone reagiva a quel malessere con regali mettendo sotto il tappeto i presagi di un temporale. Di lì a poco cominciarono i malumori, i silenzi  nei quali Laura si rinchiudeva e le visioni, gli obiettivi comuni diventavano, a parte per lo stretto quotidiano, sempre più confusi.
Simone lavorava per un giornale dove era finito ormai stanco di girare: il posto fisso e uno stipendio sicuro l’avevano imbolsito, si era seduto, bivaccava sulle notizie contando gli anni che mancavano alla pensione. Si era addomesticato, il guinzaglio alla fine non era poi male se non lo si tirava e per fortuna in quel giornale la più grande ambizione era il fine settimana. Alla fine cosa c’era di male?
Laura non lo capiva, voleva sempre il contrario di quello che aveva,  se era al mare voleva stare in  montagna eppure l’amava come non aveva mai amato nessun’altra. Quando litigavano sapeva come blandirla con le parole, ma era solo curare un cancro con l’aspirina. Lui era stato cresciuto da due genitori che si proclamavano felici, la gente li invidiava, mai un litigio, mai un’increspatura, tutto era sempre liscio come un mare senza vento fino a quando i due inseparabili si separarono: papà andò via con la sua amante, mamma restò sola con Simone ad avvelenare ogni istante delle sue giornate. Crebbe con un grande senso di colpa, pensando che se non avesse detto alla mamma di aver visto papà con un’altra donna tutto sarebbe rimasto fantasticamente felice.
Da quel momento qualcosa in lui si era spezzato, per non soffrire preferiva una sofisticata bugia alla verità.  Quando suo cugino si separò  dalla moglie gli disse:
-Non c’è peggior sofferenza che la rivoluzione del cuore, ti sovverte ogni pensiero, ti comanda e tu sei schiavo di un padrone che non accetta di trattare, sei un burattino come me adesso in mano ad un tiranno. A quel tempo era depresso, la situazione gli aveva lasciato una ferita che non accennava a rimarginarsi, così quelle parvero parole malate, guidate dal dolore.
Ultimamente Laura lo aveva paragonato più volte al cugino, ma era solo per farlo inquietare, perché pur essendo certamente un brav’uomo era più noioso di una mosca.
-L‘amore vero non si può far sparire come una parola scritta su una lavagna. 
Quella frase detta da Laura ora gli graffiava il cuore, ma gli dava anche speranza. Doveva esaminare con freddezza la situazione, lei forse lo stava mettendo alla prova, comunque non poteva sbracciare, doveva avere un piano preciso.
Disciplina mentale e calma, se lo ripeteva come un mantra, intanto era al secondo pacchetto di sigarette che accendeva e poi lasciava distratto sole a consumarsi. Laura faceva saltare il banco e se ne andava, era stanca, diceva che non c’era più stupore tra loro, niente solo un microfono e uno specchio dove ognuno parlava a se stesso.

Re: La rivoluzione di un batuffolo di cotone Parte 2

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Bentrovato, @Sarano.

Ho letto la prima e la terza parte del tuo racconto. Mi pare di capire che hai utilizzato questa seconda parte, centrale, come raccordo tra le altre: un po' come un lungo flashback. Il guaio è che appare come una monotona esposizione di fatti, in cui la struttura piatta, in forma di riassunto, toglie vigore alla storia di Simone e Laura anziché fornirglielo. Si tratta, ovviamente, del mio modestissimo parere. Ben altra cosa sarebbe stata se tu avessi drammatizzato la narrazione, inserendo quindi i dialoghi o, meglio ancora, se avessi inserito qua e là nella storia principale qualche rimando al passato attraverso il botta e risposta dei protagonisti. Insomma, se avessi mostrato e non narrato. 
Passo a un'analisi puntuale del testo, sperando di farti cosa gradita.
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmSi erano conosciuti in una sera di un lungo inverno.
Scriverei soltanto "una sera d'inverno".
Sarano ha scritto: - Scusi sa dov’è la stazione dei taxi? 
Dopo "Scusi" ci vuole una virgola. Riguardo all'uso del trattino, quello che utilizzi è il trait d'union, che non va bene per i dialoghi, per i quali si utilizza quello medio (–) o, in uso esclusivo, quello lungo (—). Se vai a capo, il trattino di chiusura non serve; se invece non vai a capo e continui fuori dialogo sulla stessa riga, come in questo caso, va aggiunto, a chiudere, il secondo trattino.
Sarano ha scritto:  Stretta dentro quel maglione sformato e mani dalle dita lunghe con cento anelli, un sorriso luminoso nel quale annegare. 
Noto a inizio frase una mancanza di simmetria che a mio parere andrebbe corretta. "Stretta", difatti, participio passato al genere femminile, è posto in correlazione con "mani" e "sorriso", che sono sostantivi. Partirei subito, quindi, con "Maglione sformato", o cercherei un'altra soluzione. Mi pare inoltre troppo laboriosa la frase "mani dalle dita lunghe con cento anelli", e troppo ordinaria quella seguente.
Sarano ha scritto: Alla fine Simone l’accompagnò fino a casa, stettero molto a parlare, si scambiarono i numeri dei cellulari con la promessa di rivedersi. Entrambi però erano  pieni di impegni, con l’agenda sempre piena per non sentire il suono che fa un corpo quando si trova solo con se stesso. Alla fine ce la fecero e da allora sembrò che nulla fosse sbagliato nel mondo nonostante non fossero più giovani.
Perdonami, ma la sequenza qui sopra è un susseguirsi affrettato di banalità. Il fatto è che la vita stessa è un susseguirsi di situazioni banali, che non vale la pena raccontare. Per questo leggiamo le storie: esse ci forniscono un distillato che ci appaga perché non ci annoia. 
Mi meraviglia, nel periodo citato, che i due non abbiano tempo per vedersi di nuovo, nonostante si siano appena conosciuti e lo desiderino entrambi, e trovo inopportuno l'accenno all'agenda, quasi fosse un impegno di lavoro.
Sarano ha scritto: In quel momento perfino  le nere nubi non portavano pioggia, ma stelle colorate. Fu un periodo magico di risate, di condivisione di idee, di progetti,
Ti segnalo, qua e là, spazi in più tra le parole. Trovo fuori luogo l'uso di metafore (qui e oltre nel testo) a sostituzione di una narrazione articolata, così come l'utilizzo di agglomerati ('periodo di risate, condivisione di idee, progetti') con la funzione di condensare mesi o anni di vita.
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmDopo qualche anno qualcosa si ruppe. L’abitudine, la terribile infezione che infesta spesso chi si ama, cominciò a minare il loro equilibrio: Laura era sempre più inquieta, Simone reagiva a quel malessere con regali mettendo sotto il tappeto i presagi di un temporale. Di lì a poco cominciarono i malumori, i silenzi  nei quali Laura si rinchiudeva e le visioni, gli obiettivi comuni diventavano, a parte per lo stretto quotidiano, sempre più confusi.
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmSi era addomesticato, il guinzaglio alla fine non era poi male se non lo si tirava e per fortuna in quel giornale la più grande ambizione era il fine settimana. Alla fine cosa c’era di male?
La narrazione elencatoria, appesantita da un uso eccessivo di metafore non originali, rende a mio avviso poco piacevole la lettura.
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmLaura non lo capiva, voleva sempre il contrario di quello che aveva,  se era al mare voleva stare in  montagna eppure l’amava come non aveva mai amato nessun’altra.
Attenzione agli spazi in eccesso tra le parole. Attenzione, inoltre, a specificare il soggetto di "l'amava", altrimenti si possono creare equivoci. Aggiungerei "lui" o "Simone" prima del verbo.
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmDa quel momento qualcosa in lui si era spezzato, per non soffrire preferiva una sofisticata bugia alla verità.  Quando suo cugino si separò  dalla moglie gli disse:
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pm-Non c’è peggior sofferenza che la rivoluzione del cuore, ti sovverte ogni pensiero, ti comanda e tu sei schiavo di un padrone che non accetta di trattare, sei un burattino come me adesso in mano ad un tiranno. A quel tempo era depresso, la situazione gli aveva lasciato una ferita che non accennava a rimarginarsi, così quelle parvero parole malate, guidate dal dolore.
Anche qui, come scrivevo sopra, è necessario aggiungere il trattino di fine dialogo, altrimenti le parole pronunciate dal cugino si confondono con quelle del narratore. Oppure dovresti andare a capo dopo "tiranno".
Mi domando inoltre: perché aggiungere, oltre ai genitori, anche il cugino, per giunta attribuendogli una battuta stracolma di luoghi comuni? La narrazione ne risente.
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmUltimamente Laura lo aveva paragonato più volte al cugino, ma era solo per farlo inquietare, perché pur essendo certamente un brav’uomo era più noioso di una mosca.
Questo ulteriore accenno al cugino rischia di portare la narrazione fuori strada.
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pm-L‘amore vero non si può far sparire come una parola scritta su una lavagna. 
Nella vita reale non parliamo così. Perché far parlare i personaggi di un racconto come i biglietti dei cioccolatini?

Qui mi fermo, augurandomi di non essere stata troppo puntigliosa. Ti saluto e ti ringrazio per la tua attenzione.
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Re: La rivoluzione di un batuffolo di cotone Parte 2

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Sarano ha scritto:  Si erano conosciuti in una sera di un lungo inverno.
- Scusi sa dov’è la stazione dei taxi? Stretta dentro quel maglione sformato e mani dalle dita lunghe con cento anelli, un sorriso luminoso nel quale annegare. Simone si era offerto di accompagnarla fino alla stazione: Laura era titubante, timorosa come se fosse un’adolescente alla prima uscita. Alla fine Simone l’accompagnò fino a casa, stettero molto a parla
l'aveva accompagnata
Perché dal trapassato passi al passato remoto?
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmEntrambi però erano  pieni di impegni, con l’agenda sempre piena per non sentire il suono che fa un corpo quando si trova solo con se stesso. 
 cacofonia - ti suggerisco "oberati di impegni"..

La spiegazione che dai sopra fa a pugni col vedersi con la persona da cui si è intrigati... Non ha senso che abbiano aspettato del tempo per essere più liberi.
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmIn quel momento perfino  le nere nubi non portavano pioggia, ma stelle colorate. Fu un periodo magico di risate, di condivisione di idee, di progetti, una fabbrica di energia che si autoproduceva solo nello stare insieme. 
Questo periodo mi è piaciuto  molto. 
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmLaura non lo capiva, voleva sempre il contrario di quello che aveva,  se era al mare voleva stare in  montagna eppure l’amava come non aveva mai amato nessun’altra. 
Cambia uno dei due.
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmma era solo come curare un cancro con l’aspirina.
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmDa quel momento qualcosa in lui si era spezzato punto e virgola per non soffrire preferiva una sofisticata bugia alla verità. 
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pm-Non c’è peggior sofferenza che la rivoluzione del cuore, ti sovverte ogni pensiero, ti comanda e tu sei schiavo di un padrone che non accetta di trattare, sei un burattino come me adesso in mano ad un tiranno chiudi trattino. A quel tempo era depresso, la situazione gli aveva
oppure vai a capo
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmUltimamente Laura lo aveva paragonato più volte al cugino, ma era solo per farlo inquietare, perché pur essendo certamente un brav’uomo era più noioso di una mosca.
Devi fare un inciso tra due virgole, così:
... perché, pur essendo certamente un brav'uomo, era più noioso di una mosca.
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmDisciplina mentale e calma, se lo ripeteva come un mantra punto e virgola intanto era al secondo pacchetto di sigarette che accendeva e poi lasciava distratto al sole a consumarsi
Sarano ha scritto: sab nov 05, 2022 10:35 pmLaura faceva saltare il banco e se ne andava, era stanca, diceva che non c’era più stupore tra loro, niente solo altro che  un microfono e uno specchio dove ognuno parlava a se stesso.
Anche quest'ultima espressione è un esempio di felici scelte stilistiche che apprezzo nella tua scrittura, @Sarano:)

Spero ti siano utili le mie note. :ciaociao:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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