Bambolina Pt.2

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[Mi 173] Come un Avenger - Costruttori di Mondi



Bambolina Pt.2


L’azienda era cresciuta, si contavano ormai un centinaio di punti vendita
in franchising diffusi sul territorio nazionale, il fatturato era in continua ascesa, e poiché si era in un periodo di “vacche grasse”, anche gli stipendi dei dipendenti divenivano più generosi.
Quello di lui, per la sua area e quello di Bambolina, come responsabile dello stile e della linea giovane, avevano toccato cifre di tutto rispetto.

Era uno di quei momenti magici che in un’azienda avvengono di rado: quando la capacità imprenditoriale e l’aver centrato con successo un fenomeno moda, celebrato da tutti i media, si sposava a un mercato in espansione e a una positiva congiuntura economia, che riempiva le casse dei punti vendita in ogni angolo del paese.

Il lavoro era divenuto frenetico, richiedendo il massimo impegno di ognuno e la massima concentrazione.
Ma quando le cose vanno a gonfie vele, sapendo che per tutti saranno previste soddisfazioni morali e tangibilmente redditizie, anche il compito più gravoso diveniva più lieve e gradito.
Nessuno stava a guardare l’orologio delle proprie giornate lavorative, né si lamentava per i numerosi straordinari necessari a portare a termine consegne improrogabili: si era creata una sintonia generale, che si muoveva come un corpo unico, per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Ormai Bambolina, adulta e vaccinata, procedeva su gambe collaudate e solide, l’iniziale rapporto “genitore-figlia”, che aveva caratterizzato gran parte degli anni di comune vita aziendale, era un ricordo lontano

Tutto procedeva nel migliore dei modi: il successo dell’azienda e quello personale, coincidendo, promettevano un futuro di radiosi traguardi. Pareva davvero di vivere in una favola dorata e d’esserne i felici protagonisti.
Presi dalle urgenze dei loro compiti, lui e Bambolina finivano col lanciarsi, di sfuggita, grandi sorrisi empatici nei corridoi, o rubando al poco tempo qualche succinto dialogo, nelle pause di lavoro, davanti alla macchina del caffè.
La loro intesa e l’affetto esistente non necessitavano di grandi manifestazioni: bastava uno sguardo e una strizzata d’occhio per intendersi sempre.

Ma tutte le favole hanno il loro epilogo e non sempre è un finale lieto.
Anche quella di Bambolina non faceva eccezione o storia a sé.
La notizia, benché la si volesse tenere al momento segreta, si diffuse tre settimane prima della presentazione delle collezioni autunno-inverno.
La presentazione delle collezioni stagionali, ai negozianti affiliati, era l’evento clou di ogni fine semestre, tutto l’alacre lavoro sviluppato
dall’azienda nasceva per questo fondamentale appuntamento con i clienti-negozianti.

Si teneva nella grande aula magna del piano interrato: uno spazio ad hoc, attrezzato per ospitare oltre un centinaio d'intervenuti, con tanto di palco e pedana per le sfilate dei modelli.
Era un vero spettacolo di moda: il suo allestimento, dalla selezione dei modelli, alle musiche e gli effetti luce che accompagnavano ogni uscita in passerella, era un lavoro che competeva l’area che si occupava dell’immagine aziendale.

Il lavoro di preparazione dell’evento era gigantesco: iniziava dai viaggi in giro per il mondo alla ricerca d’idee e ad annusare i segni di cambiamento nel costume sociale; procedeva nei progetti di stile del prodotto, fino alla realizzazione dei campionari di ogni modello, realizzati da “fasonisti” esterni.

La notizia che colse tutti di sorpresa e lasciò molti esterrefatti, fu che dopo la presentazione delle collezioni, Bambolina ci avrebbe lasciati.

Pare avesse ricevuto un offerta irrinunciabile da un grosso gruppo internazionale del settore moda.
Rispetto alla loro azienda tale società era un gigante, inutile dire che l’offerta economica messa in campo, per motivare la giovane responsabile di linea, era commisurata alla dimensione dell’offerente: quindi assolutamente seducente.

Senza, poi, considerare i corposi benefit uniti all’offerta e il prestigio, in termini d’esperienza e curriculum lavorativo, che sarebbe derivato da un’occupazione ai massimi livelli, in un’azienda che aveva il mondo come scenario di mercato.
Questo fatto totalmente imprevisto non rese certamente felici i vertici aziendali, del resto la corposa controfferta fatta per indurre la giovane manager a restare, non poteva in alcun modo competere con un concorrente di tale potenza finanziaria.

La prospettiva di perdere Bambolina al termine della stagione parve gettare un’ombra scura di sconforto su tutta l’azienda, simile a una gelata improvvisa nell’avanzata primavera, che imprigiona, irrigidendolo, l’impulso vitale della natura fiorita.

Se l’azienda aveva accusato il colpo, lui, oltre a esserne profondamente addolorato, aveva vissuto la cosa come una sorta di tradimento.
Anzitutto, non si dava ragione d’aver appreso la funesta notizia da altri e non dalla sua pupilla.
Poteva comprendere che una questione tanto delicata in corso richiedesse la discrezione massima.
Ma a cose fatte, dato il loro rapporto, riteneva ingrato e fin offensivo che non si fosse confidata: un chiaro segno di sfiducia e considerazione.
Da quel momento, incontrarsi nei corridoi divenne uno sfuggire reciproco lo sguardo dell’altro: negli occhi di lui stazionava un cielo plumbeo di nubi novembrine, in quelli di lei una fuga nella forzata indifferenza e un malcelato senso di colpa.
Abolita da quel muro la cortesia anche di semplice saluto.
Lui per manifestare la propria indisponibilità a rivolgerle la parola, dovendo concordare con lei le necessità dell’ultim’ora, riguardo l’allestimento delle sfilate, preferì inviare un promemoria scritto alla segretaria di linea di lei, con, prefissata, una rigida data per presentare, per iscritto, le eventuali richieste.

Furono settimane di malumore e musi lunghi, vi era un nervosismo palpabile, che correva come un’elettricità a bassa tensione per tutto il corpo aziendale.
Il tempo scivolava come sabbia di una clessidra verso la data fatidica di quell’abbandono, lui, mentre vedeva i giorni e le ore sfuggire inesorabili, sentì dentro un mutamento d’umore crescente.
Il rammarico e l’orgoglio ferito, lentamente cedevano alla malinconia del rimpianto, alla tenerezza dei ricordi, al bisogno di sgombrare l’anima dal veleno del rancore.
Ripensò agli eventi, e con quel sentimento mutato, gli nacque una giustificazione per il comportamento di lei: come un padre che trova sempre una ragione per salvare l’affetto verso la propria figlia.
Pensò che a dispetto della sua maturità professionale, Bambolina fosse ancora molto giovane, che di fronte a una situazione tanto più grande di lei, si fosse sentita travolgere dagli eventi.
Comprensibile che la scelta fosse di quelle da far tremare i polsi anche a un navigato professionista di trattative di lavoro.
Vi erano in gioco cifre da capogiro, capaci di confodere chiunque.
Probabile avesse trascorso più di una notte insonne a decidere per il proprio futuro: presa tra scegliere di fermarsi nel nido confortevole e sicuro in cui aveva aperto le ali, o trovare il coraggio di gettarsi in volo fra le correnti ascensionali, violente e rischiose, della vastità del cielo
In fine aveva trovato il coraggio per elevarsi sul tetto del mondo, solcandolo, sui jet privati della flotta aziendale, per vedere il frutto del proprio lavoro celebrato sulle passerelle del fashion internazionale e le grandi riviste di settore.
Il suo volto sarebbe apparso, un giorno, sulla copertina di Vogue Donna, al pari delle star dello spettacolo e della moda, a consacrarne la meritata celebrità.

Dunque poteva lui concepire, per una futile questione d’etichetta relazionale, di gettare un’ombra sulla difficile scelta che lei aveva compiuto per la propria vita?
Quale padre amorevole, nel momento in cui la propria figlia spiccava il volo verso il successo, avrebbe cercato di tarparne le ali con futili cavilli d’orgoglio.
Si vergognò di sé e di aver provato quegli infantili sentimenti rancorosi.
Doveva porre rimdeio a quel problema subito: ancora un giorno e sarebbe stato troppo tardi.

(Continua)

Re: Bambolina Pt.2

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Interessante e moderna la svolta che hai dato al racconto: l'attività lavorativa che ha funzionato da collante tra i due protagonisti sembra ora diventare l'ostacolo che provoca una frattura profonda. L'ambizione legittima ad una posizione di prestigio che possa permettere una crescita non solo professionale, ma anche personale pare essersi tramutata in arrivismo , così come la profonda fiducia su cui si basava il rapporto sembra essere stata non solo tradita, ma cancellata con un colpo di spugna. Tutto il brano è però basato sulle emozioni e sulla conseguente reazione del collega-padre, peraltro bene espresse e chiaramente comprensibili. Bambolina ormai donna e manager di personalità resta nell'ombra, anzi è quasi caratterizzata da una miope voglia di affermazione che pare mettere in disparte l'amicizia del collega. Bambolina non dice nulla, non spiega, non riesce neanche ad incrociare lo sguardo del protagonista.  Nelle ultime righe vi è un deciso ripensamento da parte del protagonista che lascia intravedere la speranza di una porta non ancora del tutto chiusa e di una luce che potrebbe tornare ad illuminare la loro amicizia. Il tuo stile è riconoscibile ed efficace, anche se ho notato dei piccoli errori grammaticali.   

Re: Bambolina Pt.2

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Ciao @Sarano 

Ti ringrazio nuovamente di avermi letto e commentato.
Hai perfettamente ragione: nel racconto si leggono solo i pensieri del protagonista maschile.
C'è una ragione, questo racconto nasce inizialmente come destinato al contest di un mese fa, dove l'obiettivo era di sviluppare una storia che avesse focalizzazione del personaggio principale, con una visione limitata a ciò che vedeva e viveva.
Pertanto, si conoscono i suoi pensieri e si vedono le sue azioni come se avesse una telecamera sulla spalla, quindi degli altri personaggi si conosce solo ciò che lui è in grado di vedere e dedurre.

Mi fa piacere che tu abbia individuato i "piccoli errori" del testo che mi sono sfuggiti.
La mia grande sorpresa è che contrariamente al mio solito, tali errori siano "pochi" e "piccoli", solitamente sono molti e gravi  :P

Grazie ancora un saluto. (y)

Re: Bambolina Pt.2

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Il testo è molto interessante. Tra l'altro, a me Bambolina sembra una versione moderna di Mignon, ragazza di origine italiana immaginata da Goethe e inserita nel suo romanzo 'Gli anni di formazione di Wilhelm Meister' (forse questo è dovuto al fatto che mi piace quel mondo narrativo e musicale, chissà!). Tra parentesi, Mignon ha ispirato diversi compositori, soprattutto Schubert, Schumann e Thomas: il primo ha composto 'Il canto di Mignon' D 877; il secondo, ispirandosi al romanzo (e al personaggio), ha composto la cantata profana 'Requiem für Mignon' op. 98b e il brano 'Mignon' (trentacinquesimo brano dell'opera pianistica 'Album per la gioventù' op. 68); Thomas, invece, ha composto, su libretto di Jules Barbier e Michel Carré, la tragedia lirica in tre atti 'Mignon'. Detto questo, avrei datto più spazio a questa ribellione di Bambolina, che evidentemente ha ambizioni diverse: magari vuole diventare, ad es., addestratrice di delfini! Inoltre, il mio consiglio, è quello di approfondire molto bene il personaggio, perchè secondo me garantisce uno slancio letterario non indifferente! Innanzitutto, mi piacerebbe capire molto di più sulla sua personalità: potrebbe magari mostrarsi in un modo quando è in mezzo agli altri e quando è da sola, magari, si stringe nelle spalle e magari si tira giù le maniche della felpa in modo tale da nascondere le mani, perchè magari soffre di vitiligine. Mi piace parecchio questo stile asciutto e 'nervoso', anche se purtroppo non è molto il mio genere di letture. Vorrei comunque farti un piccolo plauso.

Re: Bambolina Pt.2

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Ciao @Luca Canetti 

Ti ringrazio della lettura, nonché della dotta e affascinante similitudine col personaggio di Mignon, del quale, per altro,  confesso d'essere nella più completa ignoranza.
Me ne vergogno non poco, ma inoltre [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Goethe è forse uno degli unici autori classici che non ho ancora letto, salvo un paio di capitoli de "I dolori del giovane Werther", iniziato anni fa, ma mai terminato.[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Le osservazioni che mi poni in merito al racconto sono tutte raccoglibili e corrette, infatti la narrazione sfiora solo esteriormente le peculiarità psicologiche del personaggio, ovvero le racconta attraverso gli occhi di un narratore esterno.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Questo ha però una ragione: infatti la storia nasce come partecipazione fuori gara del contest sul "punto di vista narrativo esterno", per tanto in osservazione di tale premessa, la Bambolina non può avere ed esprimere una visione propria, né elaborare in maniera diretta emozioni o pensieri che appartengono alla sua intimità psicologica.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Non posso comunque che ringraziarti per avermi letto e commentato, nonché gratificato del tuo piccolo plauso.[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ciao, un saluto e alla prossima.[/font]
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