I morti leggeri - Capitolo 2

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Commento

Qui il capitolo 1

La Maga aprì braccia e gambe e cominciò a nuotare verso la superficie. Vedeva una luce tremare sopra la sua testa e farsi sempre più grande a ogni bracciata. Continuò a salire e a salire, finché finalmente non riuscì a far spuntare la testa fuori dall’acqua.
Inspirò a grandi boccate, poi si guardò intorno. Il mare era mosso e le onde quasi le impedivano di restare a galla, ma presto la vecchia si accorse che non troppo distante si allungava una spiaggia nera, sovrastata da una collina. Arrivare a riva le fu più facile del previsto, nonostante l’età le giocasse contro, perché le onde la spingevano nella direzione giusta.
Quando arrivò al punto di toccare il fondale con le punte, sentì sotto i piedi una sabbia finissima. Il cielo era carico di nuvole e in mezzo a queste filtrava il sole, come una rete di fiumi sottili fatti di luce. Si sentiva in lontananza una serie di boati simili a tuoni, ma la Maga sapeva che si trattava d’altro.
Nuotando aveva notato una piccola costruzione in legno e, senza riposare un istante, si incamminò per raggiungerla. Quando finalmente si ritrovò sull’uscio, appoggiò un orecchio alla porta sbilenca, per sentire se venivano rumori dall’interno. Le giunse la voce di una ragazza che piangeva.
La Maga non bussò, spinse la porta che fece un poco di resistenza contro il pavimento di sabbia. Si infilò dentro e aspettò che gli occhi si abituassero all’oscurità dell’ambiente. Poi notò la poltrona, la libreria, la cassettiera, il grande tavolo, e subito riconobbe una fedele riproduzione del soggiorno dei Molini. Al centro della stanza, accovacciata sulla sabbia, non poteva che essere Anna la creatura che si disperava.
«Anna?»
La ragazza trasalì e si voltò di scatto. Guardò la vecchia con due occhi neri e colmi di lacrime. Sembrava stupita, più che spaventata, stupita di ritrovare qualcuno sulla spiaggia dove era morta.
«Chi sei?»
«Mi chiamano la Maga».
«E che ci fai qui?»
La Maga si piegò sulle ginocchia e asciugò le lacrime di Anna con un lembo del vestito.
«Sono venuta a farti compagnia».

«Sembri così giovane. Quanti anni avevi?»
«Ne avrei fatti diciassette a settembre».
Ora sedevano fuori una accanto all’altra, con i piedi infilati nella sabbia nera. Metri più avanti onde alte e scure si infrangevano con violenza, per poi trascinarsi indietro arrese, senza bottino alcuno. Il sole continuava a pulsare debolmente tra le nuvole pesanti di pioggia. Una pioggia che sarebbe rimasta in eterno sul punto di cadere. 
«Vuoi sapere come sono morta?» domandò Anna col capo chino.
«Ho letto i giornali. Sei annegata, in questa spiaggia».
«Sì. Ho imparato a nuotare da piccola, ma il mare era grosso e noi ci eravamo spinti molto lontani dalla riva».
«Tu e il tuo amico?»
«Siamo più che amici. Diego è il mio ragazzo».
Una serie di boati lunghi e profondi ruzzolò a valle dalla cima della collina alle loro spalle. Anna guardò su, coprendosi gli occhi con una mano.
«Quindi Diego si è salvato», disse poi senza tono di domanda.
«Sì. Anche questo era scritto sui giornali».
«Non è riuscito a salvarmi. Io non me lo ricordo, è successo tutto così in fretta, ma sono sicura che abbia provato a salvarmi».
La Maga studiava da vicino il viso pallido della ragazza, con i suoi occhi ora grigi e inquieti da mare in burrasca. Le sembrava una ragazza dalle temperature tiepide, simile a una collina che si accascia morbida fino a svanire nella nebbia della pianura; o come un albero che si lascia piegare dal vento, consapevole di avere le radici ben piantate al suolo.
«Sono stati i tuoi genitori a mandarmi qui».
«Lo immaginavo».
«Vogliono che ti aiuti a trovare il tuo peso, così che tu possa essere in pace».
«E non vi interessa sapere cosa voglio io?», domandò Anna piantando gli occhi neri in quelli della Maga. Poi, siccome la vecchia non le rispondeva, continuò:
«Io voglio solo che Diego venga a prendermi. Se l’aspetto qui saprà dove trovarmi».
«Il tuo Diego potrebbe avere una vita lunga, molto più della tua».
«E così gli auguro, ma stai certa che quando sarà il suo tempo verrà a cercarmi. Non mi dimenticherà».
«Non è così che funziona, Anna», disse la Maga con tutta la dolcezza di una nonna che educa la nipote, «Nessuno potrà venirti a prendere, perché questa è la tua spiaggia. Immobile ed eterna. Tutto quello che vedi intorno a te è l’istante della tua morte stirato all’infinito. Il sole non spunterà mai da dietro le nuvole, il mare non si quieterà e nessuno a parte te e me lascerà le sue orme su questa sabbia».
Anna rimase in silenzio a guardare il mare di fronte a sé. Capiva tutto quello che le diceva la Maga, ma nulla riusciva a catturare il suo interesse. Tutto ciò che le importava era poter rivedere il suo Diego.
«Cosa sono questi tuoni che si sentono di continuo?», chiese la ragazza come per cambiare argomento.
«Sono i passi dei morti che hanno trovato il proprio peso. Camminano qua sopra, oltre la collina. I tuoi passi ora non fanno rumore, ma quando avrai recuperato il tuo peso, potrai lasciare questa spiaggia e riposare in eterno tra i morti».
«E come dovrei fare?»
La Maga si alzò ritta in piedi con l’agilità di una donna molto più giovane. 
«Ho degli esercizi che fanno al caso tuo», disse quasi trionfante, «Lascia che te ne mostri uno».
«No, non oggi. Devi portarmi una cosa dal mondo dei vivi, allora farò come dici tu».
«Di che si tratta?» 
«Di una foto», rispose pronta Anna, «Una foto di me e Diego insieme. La cerco da giorni in soggiorno, dove l’avevo lasciata, ma non riesco a trovarla».
«Così è quella che cercavi».
«Aiuterebbe tanto il mio umore rivedere Diego almeno in foto» disse Anna con tono supplicante.
«E va bene», cedette la Maga «farò del mio meglio per trovarla e te la porterò, ma poi svolgerai tutti gli esercizi che ti assegnerò».
«Promesso».
La vecchia e la ragazza si strinsero la mano. Poi la Maga si avviò verso il mare, entrò in acqua. Quando sentì che il fondale si era abbassato troppo per continuare a camminare, chiuse gli occhi e prese fiato. Si immerse completamente.

Re: I morti leggeri - Capitolo 2

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@Kuno  :muu:

Impossibile suggerirti cambiamenti o diversi punti di vista. Sei uno scrittore di alta categoria e questo capitolo l'ho letto in scioltezza e senza
trovare una virgola scappata o fuori posto. 
Kuno ha scritto: Metri più avanti virgola onde alte e scure si infrangevano con violenza, per poi trascinarsi indietro arrese, senza bottino alcuno. Il sole continuava a pulsare debolmente tra le nuvole pesanti di pioggia. Una pioggia che sarebbe rimasta in eterno sul punto di cadere. 
Volendo, solo quella che ti indico qui sopra, in quelle righe che fissano come immutabili un paesaggio marino agitato e un cielo denso di pioggia trattenuta.

Bello tutto il racconto, bravo! Aspetto il capitolo tre.  (y)  
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: I morti leggeri - Capitolo 2

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La seconda parte del racconto desta la stessa curiosità e attenzione della prima e allo stesso modo si legge con interesse. In questa parte i personaggi principali sembrano essere solo due, la Maga e Anna, la giovane figlia morta dei coniugi Molini. Questi ultimi sono presenti in maniera secondaria, ma in realtà un terzo personaggio prende corpo attraverso le parole che Anna ha per il fidanzato Diego: è l'amore, il sentimento che anche post mortem colpisce l'anima senza peso della giovane, che soffre proprio non solo per la mancanza dell'oggetto dei suoi pensieri, ma anche per la paura di dimenticare ed essere dimenticata. Tutto avviene in un paesaggio ben descritto che ci lascia sospesi in una visione quasi dantesca con il tempo scandito dal passo dei morti che hanno peso. Trovo l'idea ben costruita e la lettura, come ho già evidenziato scorre veloce: attendo la terza parte, che non ho trovato ancora qui nell'Officina Creativa, ma che spero di poter leggere. 
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