Alice Pt. 4

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Invisibili - Costruttori di Mondi


Alice Pt. 4



Tirare avanti la mattina in classe, prestando attenzione agli argomenti della lezione, dopo la parentesi di vivace e libertario impegno politico di questi giorni, risulta davvero pesante.
Due ore di matematica con compito in classe e successivamente due di chimica, per non parlare di storia e geografia con interrogazioni nel pomeriggio, sono in grado di stroncare qualsiasi buona disposizione all’apprendimento.
Questa lunga giornata sarebbe una palla pazzesca, se non fosse che a fine delle lezioni pomeridiane mi vedo con Alice: lei oggi salta le lezioni del mattino perché ha un cavolo d’impegno di famiglia.
All’uscita ci becchiamo per concordare il nostro appuntamento di domattina, solo la voglia che ho di rivederla mi aiuta a sopravvivere alle materie soporifere che mi toccano oggi, senza tagliarmi le vene.

Nell’intervallo di metà mattina, sto nel corridoio davanti al distributore del caffè mentre fumo una sigaretta e cerco di darmi la forza per affrontare le ore che ho davanti: alzo lo sguardo e vedo avvicinarsi Taro Cap con aria insolitamente paciosa.

- Ciao, come ti butta? - mi saluta gioviale - Com’è il caffè ‘sta mattina?
- Fa schifo come tutte le altre mattine. - Rispondo neutro - Ne vuoi uno?
- Di solito non prendo il caffè qui, perché è una ciofeca. Ma per solidarietà, farò un’eccezione e l’accetto.
- Ah! Bene, davvero troppo gentile. - Dico ironico, mentre infilo la moneta nella macchina e seleziono il tasto dell’espresso.
- Figurati! - Risponde, mentre gli passo il bicchierino fumante.
Sorseggia lentamente il caffè è bollente, sorride e mi guarda con occhi benevoli.
Non so perché, ma ho come la sensazione che dietro questa improvvisa affabilità si celi la richiesta di un qualcosa.
Tra un sorso e l’altro, si decide a parlare: - Sai pensavo proprio di chiederti un favore.
“Ecco! Ci siamo", penso. - Che ti manca?
La prende alla lontana: - Lo sapevi che ieri mattina c’era la riunione delle compagne del comitato di base, per discutere le istanze del gruppo femminista, da portare avanti nella piattaforma rivendicativa della scuola. Spara tutta l’informativa in una monotona cantilena.
Mi viene da pensare: “Che cazzo c’avrete ancora da rivendicare? I bagni separati con i cestini per gli assorbenti igienici già ve li hanno dati."
- Sì, lo sapevo. - Rispondo pacato, in attesa di capire dove andrà a parare.
- E lo sai che alla riunione erano stati invitati tutti i compagni maschi che ci appoggiano ?
- Sì, so anche questo. Avevano invitato anche me, che solidarizzo con voi sempre.
- Bravo! E fai bene a solidarizzare. - annuisce, poi vira il tono sull’interrogativo: - Ma come mai allora, ieri non c’eri?
La domanda mi pare un po’ indiscreta: rispondo sul vago, liquidando l’argomento.
- Vabbè, non c’ero perché avevo un grosso impegno, comunque, qualsiasi cosa abbiate deciso vi appoggio.
- Bravo! Appoggia. - ribatte, fissandomi severa. - Mi sembra il minimo, se ti reputi un “compagno” favorevole al riscatto femminile dalla subalternità imposta dalla società maschilista.
Fa una pausa, getta la tazzina di plastica vuota del caffè nel cestino dei rifiuti accanto al distributore. Poi aggiunge un commento che è un rimprovero:- Però sarebbe bene che a certe riunioni non mancassi.
Il tono paternale non mi piace: - D’accordo - rispondo - Ma se una mattina c’ho da farmi i cazzi miei, non è che l’emancipazione della donna si ferma. Giusto?
- Questo no, ci mancherebbe. - dice - Ma era una riunione importante e per coerenza, come militante, sarebbe stato meglio ci fossi.
Istintivamente ho voglia di mandarla a stendere, ma mi contengo per evitare un litigio: - Insomma, Taro, - spiego paziente - se non ero presente è per un motivo importante, ma facciamola breve: dimmi che ti serve?
Spiega: - No, niente, una piccola cosa. Ieri, a fine dell’incontro, siccome ho fatto un po’ da segretaria dei lavori, mi hanno chiesto di fare un documento riepilogativa delle varie proposte. Quindi ho una decina di pagine da riordinare in maniera organica. Solo che la cosa è urgente, devo presentare il tutto entro dopodomani mattina, per questo avrei bisogno di una tua mano permetterlo giù.
- Ah? Bella storia. E scusa, perché hai pensato a me, per risolvere il marchese che ti sei presa?
- Te lo chiedo perché tu sei un “compagno”, sei sensibile alle istanze della nostra lotta e soprattutto, se bravo a scrivere con una forma appropriata al contesto dell’argomento.
Nonostante l’incensamento inizio a muovere il capo in segno negativo
- Guarda, mi spiace davvero, ma non si può fare. Oggi c’è lezione tutto il giorno, quindi nisba e domani ho un impegno improrogabile, infatti non sarò neppure a scuola.
La mia indisponibilità non le garba, si fa scura in viso.
- Sei proprio pieno d'impegni importanti, vedo. - Dice cupa.
Assumo un’aria contrita: - Purtroppo è un momento che va così, capita.
Rimugina in silenzio, poi sbotta: - Già capita se l’impegno è serio...Combinazione, mi hanno riferito che l’impegno “serio” di ieri, era di passare la mattinata con un tuo amico in quel nuovo locale di drogati aperto da poco. Giusto?
Il tono è decisamente sarcastico, ma ci mette un carico da undici:
- Se tanto mi dà tanto, mi sa che anche l’impegno di domani sarà di
quell’ importanza.
Ha deciso farmi andare in acido il caffè che ho bevuto, è evidente.
- Taro, a parte che tu e i tuoi informatori dovete imparare a farvi i cazzi vostri. Non credo di doverti rendere conto dei miei impegni. Quindi, domani, per la tua relazione o sposti la data di consegna o ti attacchi al cazzo! Chiaro?
Mi guarda sdegnata da sotto in su.
- Allora non vuoi proprio aiutarmi, anche se si tratta di una cosa seria per il movimento?
Sbuffo insofferente: - Ho detto che non posso! Il movimento se ne farà una ragione.
- Ah! Certo. Già m’immagino che impegno irrinunciabile: sarà quello di trombarti una delle quattro mignotte che frequenti qua dentro.
La mia pazienza è definitivamente evaporata.
- Brava! Ci hai preso! - aumentando il tono di voce: - Ma non è la mignotta che pensi tu. Domani, infatti, mi trombo la tua amica Alice. Contenta adesso?
Non sembra niente contenta: elabora incredula ciò che ha udito. Colpita e affondata!
Il viso le si deforma in una smorfia rabbiosa, la bocca le resta aperta nella fissità cascante della mandibola inferiore.
- Non ci credo. - sbotta, con una rauca protesta – Lei non si metterebbe mai con uno come te. Questa è una palla che mi hai detto perché sei stronzo.
- Ma fanculizzati, scema! Hai solo da chiedere a lei se è vero o no. Non è che rosichi alle volte?
Mi ha squadra col disgusto di chi osserva le purulenze di un lebbroso.
Poi volta le spalle e si è dirige impettita verso la classe.
Non mi ha rivolto lo sguardo per il resto della mattina, all’ora di pranzo si è dileguata fredda e livida come una lastra di granito nero

L’avevo spaltata di brutto e onestamente ne provavo un’intima soddisfazione.
Allo stesso tempo ero in urto con me stesso, per averle rivelato un fatto che riguardavano solo Alice e me.
Fanculo! Più tardi avrei spiegato ad Alice come erano andate le cose.
Del resto anche lei sapeva quanto potesse mandarti fuori dai gangheri la sua amica.

(Continua)

Re: Alice Pt. 4

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Nightafter ha scritto: alzo lo sguardo e vedo avvicinarsi Taro Cap con aria insolitamente paciosa.
Anche qui, come nel capitolo due, presenti Taro Cap senza fare cenno a chi è (l'hai presentata solo nel primo capitolo di Alice.
Ti ripeto il consiglio: dalle un aggettivo, come: "vedo avvicinarsi Taro Cap, la mia sgorbia compagna di scuola, con aria insolitamente paciosa."
Nightafter ha scritto: - Fa schifo come tutte le altre mattine. - Rispondo neutro - Ne vuoi uno?
Metti "Rispondo" in minuscolo.
Nightafter ha scritto: - Ah! Bene, davvero troppo gentile. - Dico ironico, mentre infilo la moneta nella macchina 
anche qui, minuscolo e con virgola, così: dico, ironico, mentre ...
Nightafter ha scritto: - Figurati! - Risponde, mentre gli passo il bicchierino fumante.
risponde
Nightafter ha scritto: Sai pensavo proprio di chiederti un favore.
virgola dopo Sai
Nightafter ha scritto: Lo sapevi che ieri mattina c’era la riunione delle compagne del comitato di base, per discutere le istanze del gruppo femminista, da portare avanti nella piattaforma rivendicativa della scuola. Spara tutta l’informativa in una monotona cantilena.
Manca il punto interrogativo alla fine della prima frase.
Nightafter ha scritto: Il tono paternale non mi piace: - D’accordo - rispondo - Ma se una mattina c’ho da farmi i cazzi miei, non è che l’emancipazione della donna si ferma. Giusto?
paternalistico
Nightafter ha scritto: Nonostante l’incensamento inizio a muovere il capo in segno negativo
virgola dopo "incensamento"
Nightafter ha scritto: Combinazione, mi hanno riferito che l’impegno “serio” di ieri, era di passare la mattinata con un tuo amico in quel nuovo locale di drogati aperto da poco. Giusto?
Non ci va, invece, la virgola dopo "ieri" perché separa il soggetto dal verbo.
Nightafter ha scritto: Poi volta le spalle e si è dirige impettita verso la sua classe.
Nightafter ha scritto: Ma non è la mignotta che pensi tu. Domani, infatti, mi trombo la tua amica Alice. Contenta adesso?
Nightafter ha scritto: L’avevo spaltata di brutto e onestamente ne provavo un’intima soddisfazione.
Allo stesso tempo ero in urto con me stesso, per averle rivelato un fatto che riguardavano solo Alice e me.
Fanculo! Più tardi avrei spiegato ad Alice come erano andate le cose.
Del resto anche lei sapeva quanto potesse mandarti fuori dai gangheri la sua amica.
Spaltata cosa significa? Forse volevi dire asfaltata, stesa?

Secondo me, dire alla Taro "non è la mignotta che pensi tu" vuol dire "è un'altra mignotta" e certo non era quello che volevi dire,
specie a una come la Taro.
Meglio:
"Non è una mignotta, come stai pensando tu. E' la tua amica Alice. Contenta adesso?"
(Senza fare riferimenti a trombare e similari.
Secondo me, persino la frase che ti consiglio io è sufficiente a fare arrabbiare Alice. Mentre, lasciare le tue frasi dette in quel modo a Taro, che le riferirà parola per parola, equivarrebbe a rompere di sicuro il rapporto.)

Ciao, @Nightafter    :) alla prossima!
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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