La danza dei gamberi parte 3

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  Noi  continuammo  dopo la terza media un professionale senza convinzione, alcune volte per prendere due soldi aiutavamo papà ma ci volle poco a capire che noi quella strada non l’avremmo mai fatta. Mario al solito agitava le già acque non calme di casa. Fu sospeso  da scuola perché lo sospettarono  di aver rubato  portafogli  e quando un professore  sospettandolo lo volle perquisire  Mario si liberò dalla sua presa  cosi facendo ruppe la sua adorata camicia. Diede di rabbia  una spinta al professore che cadde poi grazie ad una finestra aperta si mise a fare l’equilibrista su un cornicione al terzo piano. Mia madre quando lo venne a sapere rimase muta come chi ha perso la parola. Mario cercò di raccontargliela prima che arrivasse mio padre diminuendo le sue colpe, ma mamma lo aveva generato e  sapeva chi era suo figlio. Perse l’anno e per rimediare nostro padre lo portò  in cantiere. Senza Mario mi sentivo mutilato, mi mancava il compagno che mi copriva le spalle e poi la scuola era una tale noia che spesso non ci andavo.
Qualche anno dopo una domenica  di giugno la mamma volle fare una riunione. Io e Mario ci guardammo pensando a chi di noi due l’avesse fatta grossa, perché di solito le riunioni terminavano in accuse, scuse e p urla dove non si capiva più chi avesse torto o ragione. Papà era a capotavola, la sua faccia dura non faceva passare emozioni, la mamma prese la parola.
- Ragazzi, io e papà dobbiamo chiedervi un grosso favore.  
Mario per sfotterli chiese:  - Cosa avete combinato?
La mamma non rispose e continuò come un treno sul suo percorso: - Abbiamo bisogno di soldi. Si sposa Rosario e noi non abbiamo niente da fargli come regalo.  
Calò un gelo polare, da che pensavamo di essere il problema all’essere la risoluzione. Ma quale soluzione potevamo mai essere, noi di nostro non avevamo  soldi a parte quelli che fregavamo a qualcuno quando si prestava l’occasione, ma erano di diritto nostri e ben nascosti, ma in una casa piccola come una pantofola i nascondigli diventano un segreto che tutti sanno. Lucia non stette molto a pensarci, prese i suoi risparmi e li diede,  ma io e Mario stavamo immobili. Alla fine il papà ci guardò male e disse: - Abbiamo trovato dei soldi dentro una fodera, visto che non sono di nessuno li abbiamo presi.
 Al gelo seguì immediatamente una  rabbia sorda, tutti sapevano che erano nostri, ma tutti facevano finta di non sapere, come se i soldi crescessero dentro le fodere. Eravamo stati fregati e questo era come un eritema  che ci bruciava su tutta la pelle. Mario si era incattivito e diceva cose che poco c’entravano per attaccare briga, io non lo ascoltavo, guardavo i soldi che erano in un sacchetto di plastica messi  sul tavolo. Come un fulmine li presi, aprii il sacchetto e li gettai  in aria: i fogli di carta presero a volare ognuno intraprese una sua personale strada, alcuni finirono sotto il tavolo, altri sul divano, altri ancora finirono sul fuoco acceso con la mamma che correva a toglierli. Fu uno spasso  con loro tre che facevano un girotondo a raccogliere quei pezzi di carta  ed io e Mario a ridere come dei matti. Quella giostra mi costò cara, un pugno  di mio padre mi fece sanguinare il naso per tre giorni, Mario per la solita idea di democrazia prese anche lui  un paio di pugni, ma essendo più allenato li evitò quasi tutti. Alla fine anche da malconcio e con il naso sanguinante ho sempre pensato che valesse la pena rischiare un paio di pugni per un tale circo.
I giorni per andare al matrimonio si avvicinavano, ma noi per ripicca avevamo le nostre rivendicazioni, cosi alzammo le barricate e urlammo che noi non saremmo mai e poi mai andati a quel matrimonio. Alla fine tramite Lucia si trovò un accordo, un impegno a prendere un cane. Tutto il viaggio dormimmo per non sentire le imprecazioni di papà contro gli altri automobilisti e vedere la mamma che ad ogni bestemmia si faceva il segno della croce. Arrivammo al paese distrutti: la mamma si era fatta i capelli alla moda spendendo un fracco di soldi, ma dopo il viaggio si erano seduti con suo grande tormento, papà per darsi un tono da intellettuale si era fatto crescere la barba, ma noi più lo guardavamo più ci sembrava un naufrago, Mario sfoggiava un bel  giubbotto preso chissà dove e poi per far dispiacere si era messo un secondo orecchino, Lisa aveva i capelli raccolti e lisciati e ogni minuto se li tirava per non farli arricciare, io, sempre nell’ottica della protesta, non avevo tagliato i capelli.
Gli sposi avevano scelto un ristorante a trenta chilometri dal paese per non far figura da provinciali. Era la solita noia con zii, cugini ei parenti venuti da ogni dove, perfino dall’Australia. Lo sposo con un bel vestito blu io l’avevo visto si e no tre volte perché viveva a Dusseldorf dove lavorava come falegname e guadagnava un sacco di soldi. La moglie, tedesca,  si chiamava Hanna con l’h e capiva un po’ l’italiano, ma certo il parlare in dialetto di molti non aiutava la conversazione. Non era il primo matrimonio a cui assistevo e sapevo che quando si comincia la consegna dei doni la tragedia è al suo culmine. Il regalo è una sorta di dimostrazione di forza e di virilità : ognuno teneva in mano la busta, ma da come uno la portava  si capiva il contenuto, lo zio Pino la portava come se pesasse tanto era piena e invece lo zio Gennaro  la teneva leggera come il suo contenuto e papà per non sbagliare la tenne in tasca fino all’ultimo.
Dopo la consegna delle buste ci furono brindisi, abbracci, e fotografie.  Io e Mario ad un certo punto stavamo per addormentarci:  per fortuna Luchino, il figlio di zio Beppe, cominciò a tirare molliche di pane e noi l’abbiamo subito seguito, Mario mirando a chi gli stava vicino, io a chi mi stava più antipatico. Tiravamo così forte da far urlare la gente, mia madre cercò di fermarci con sguardi al veleno, ma ormai era troppo tardi. A mio padre, che era concentrato sul vino e in ragionamenti più grossi di lui, arrivarono due pezzi di pane che lo presero in pieno e allora cominciò a lanciare anche lui pane e tovaglioli. In poco tempo il ristorante era uno schifo, ma i camerieri furono in gamba e fecero attaccare la musica di una orchestrina e il piccolo terremoto scemò.
Quelli che suonavano erano tutti del paese, gente che faceva i matrimoni per arrotondare. Per la prima volta notai che molti avevano negli occhi un qualcosa di simile alla speranza, quella che io e Mario da tempo non avevamo più. La gente al sentire le prime note si era subito fatta rapire e aveva raggiunto la saletta interna dove si poteva ballare. Tutti volevano ballare, ma nessuno iniziava, così toccò a mamma e  papà aprire le danze per poi dopo poco essere seguiti da tutti. C’era anche lo zio Ciccio che sbuffando con la zia Carla si muovevano discretamente cosi come altri, ma papà e mamma erano di un altro livello. Papà sa fare due cose:  lavorare e ballare, lo fa da sempre sembra sia nato per queste due cose. La mamma da piccola aveva fatto danza e stava bene insieme a  papà, abbandonati i pensieri sulla sedia del ristorante con la borsetta di finta pelle sembravano qualcosa di vicino al bello. Io che pensavo a loro come un qualcosa da evitare per un attimo quasi mi commossi. Lo so certo non bastano dei passi a cambiare lo scenario, ma più li osservavo, più intercettavo  gli occhi dei parenti  rapiti dalle loro evoluzioni ogni passo mi sentivo di essere orgoglioso anch’io di quei passi. 
La zia Carla stanca mi disse sottovoce: - Sono due anime colorate piene di gioia.  
Mario ed io ridevamo perché non sapevamo cosa dire, eravamo imbarazzati, da sempre abituati a mentire la verità non sapevamo gestirla. Si erano sempre nascosti per paura, per pudore, per i figli avevano fatto la scelta di non scegliere e di farsi trasportare come rami in balia delle onde, ma ora lontani dai loro affanni sceglievano con quel poco che avevano di sperare e lo facevano  un passo dopo l’altro davanti ai nostri occhi disincantati, disamorati provavano a disegnare con la fantasia dei bambini i bordi del cielo.
 

Re: La danza dei gamberi parte 3

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Eccomi al terzo capitolo del tuo racconto. Come già ho scritto, le vicende che narri sono interessanti e piacevoli da leggere. Le ristrettezze economiche in cui versa la famiglia protagonista sono filtrate attraverso la vena scanzonata dell'io narrante: i suoi occhi di bambino riflettono un mondo amaro, sì, ma anche pieno di sfaccettature positive. 
Ti segnalo di nuovo la poca cura nei confronti della forma: una maggiore attenzione alla punteggiatura renderebbe il brano di più agile lettura. Come per i precedenti capitoli, anche qui mi permetto una revisione puntuale del testo, sperando di farti cosa gradita.
Grazie e un saluto, @Sarano.
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmNoi  continuammo  dopo la terza media un professionale senza convinzione, alcune volte per prendere due soldi aiutavamo papà ma ci volle poco a capire che noi quella strada non l’avremmo mai fatta. 
Il periodo è un po' caotico. Riscriverei così: "Dopo la terza media, ci iscrivemmo senza convinzione a una scuola professionale. A volte, per guadagnare due soldi, aiutavamo nostro padre nel lavoro, ma ci volle poco a capire che non avremmo mai seguito la sua strada".
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmMario al solito agitava le già acque non calme di casa. Fu sospeso  da scuola perché lo sospettarono  di aver rubato  portafogli  e quando un professore  sospettandolo lo volle perquisire  Mario si liberò dalla sua presa  cosi facendo ruppe la sua adorata camicia.
Anche nel periodo qui sopra vi sono tentennamenti nella punteggiatura e imperfezioni su cui intervenire. Ti proporrei: 
"Mario, al solito, agitava le acque di casa, che già di loro non erano calme. Lo sospesero da scuola perché fu sospettato di aver rubato dei portafogli: quando un professore lo afferrò per perquisirlo, Mario si liberò dalla presa strappandosi l'adorata camicia".
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmDiede di rabbia  una spinta al professore che cadde poi grazie ad una finestra aperta si mise a fare l’equilibrista su un cornicione al terzo piano. 
"Colmo di rabbia, diede una spinta al professore, che cadde a terra; poi, approfittando di una finestra aperta, uscì sul cornicione (stavano al terzo piano) e si mise a fare l'equilibrista".
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmin accuse, scuse e p urla
Refuso.
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmRagazzi, io e papà dobbiamo chiedervi un grosso favore.  
Mario per sfotterli chiese:  - Cosa avete combinato?
Molto divertente. Colpisce, inoltre, il contrasto tra la domanda spiritosa e l'effettiva richiesta dei genitori.
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmMa quale soluzione potevamo mai essere, noi di nostro non avevamo  soldi a parte quelli che fregavamo a qualcuno quando si prestava l’occasione, ma erano di diritto nostri e ben nascosti, ma in una casa piccola come una pantofola i nascondigli diventano un segreto che tutti sanno.
Molto graziosa l'espressione "casa piccola come una pantofola". Riscriverei così: "Ma quale soluzione potevamo mai essere? Non avevamo soldi, a parte quelli che ... e ben nascosti; in una casa piccola ... i nascondigli, però, diventano...".
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pme li gettai  in aria: i fogli di carta presero a volare ognuno intraprese una sua personale strada
Dopo "a volare" metterei punto fermo, e dopo "strada" due punti.
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmma dopo il viaggio si erano seduti con suo grande tormento,
Forse "afflosciati"?
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmcugini ei parenti
Piccolo refuso.
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmcominciò a tirare molliche di pane e noi l’abbiamo subito seguito
Manterrei lo stesso tempo verbale: "cominciò... e noi lo seguimmo subito".

Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmC’era anche lo zio Ciccio che sbuffando con la zia Carla si muovevano discretamente cosi come altri,
Forse: "C'era anche lo zio Ciccio che, sbuffando, si muoveva discretamente con la zia Carla, e così altri come lui, ma..."

Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmPapà sa fare due cose:  lavorare e ballare, lo fa da sempre sembra sia nato per queste due cose. La mamma da piccola aveva fatto danza e stava bene insieme a  papà, abbandonati i pensieri sulla sedia del ristorante con la borsetta di finta pelle sembravano qualcosa di vicino al bello. Io che pensavo a loro come un qualcosa da evitare per un attimo quasi mi commossi. Lo so certo non bastano dei passi a cambiare lo scenario, 
La punteggiatura va rivista. Nel primo rigo, prima di "sembra", aggiungerei una congiunzione, giacché i due punti, che ci starebbero meglio, li hai usati subito prima. Nel secondo rigo, prima di "abbandonati", c'è bisogno di un'interpunzione più solida della virgola. Sostituirei con i due punti. Al terzo rigo, virgola dopo "evitare".  Al quarto rigo, "certo" va tra due virgole.

Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmma più li osservavo, più intercettavo  gli occhi dei parenti  rapiti dalle loro evoluzioni ogni passo mi sentivo di essere orgoglioso anch’io di quei passi. 
Scriverei: "ma più li osservavo, più intercettavo gli occhi dei parenti rapiti a ogni passo dalle loro evoluzioni, più mi sentivo orgoglioso anch'io di quei passi".

Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmma ora lontani dai loro affanni sceglievano con quel poco che avevano di sperare e lo facevano  un passo dopo l’altro davanti ai nostri occhi disincantati, disamorati provavano a disegnare con la fantasia dei bambini i bordi del cielo.
Un bel finale, in cui il piacere "inutile" del ballo acquisisce un potere catartico. Di nuovo la punteggiatura non rende merito al contenuto. Riscriverei così: "ma ora, lontani dai loro affanni, sceglievano con quel poco che avevano di sperare e lo facevano un passo dopo l'altro. Davanti ai nostri occhi disincantati, provavano a disegnare con la fantasia dei bambini il bordo del cielo".
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Re: La danza dei gamberi parte 3

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Sarano ha scritto: Noi  continuammo  dopo la terza media un professionale senza convinzione, alcune volte per prendere due soldi aiutavamo papà ma ci volle poco a capire che noi quella strada non l’avremmo mai fatta.
Punteggiatura sui generis eh?  :D
Perdonami, ma io trovo sia essenziale conoscerla e applicarla perché fa rendere il testo al 100%. 
Ti riscrivo quindi questo periodo e altri che, a mio avviso, difettano nella costruzione e nella sintassi.

Dopo la terza media, iniziammo una scuola secondaria professionale senza convinzione; talvolta, per prendere due soldi, aiutavamo papà, ma ci volle poco a capire che non era la nostra strada, 
Sarano ha scritto: Mario al solito agitava le già acque già non calme di casa.
Questa è un'inversione da fretta, 
Sarano ha scritto: Fu sospeso  da scuola perché lo sospettarono  di aver rubato  portafogli  e quando un professore  sospettandolo lo volle perquisire  Mario si liberò dalla sua presa  cosi facendo ruppe la sua adorata camicia.
Hai troppa fretta e non rileggi, se no non faresti tante imprecisioni.

Fu sospeso da scuola perché sospettato di furto di un portafoglio e, quando un professore lo volle perquisire, Mario, liberandosi dalla sua presa, si strappò la sua adorata camicia.
(trattandosi di indumento, meglio il verbo strappare o lacerare che il verbo rompere)
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmDiede di rabbia  una spinta al professore che cadde punto e virgola poi virgola grazie ad una finestra aperta virgola si mise a fare l’equilibrista su un cornicione al terzo piano.
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmla mamma prese la parola.
- Ragazzi, io e papà dobbiamo chiedervi un grosso favore.  
Mario per sfotterli chiese:  - Cosa avete combinato?
Mi hai fatto ridere. Forte!  (y)
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmSi sposa Rosario e noi non abbiamo niente da fargli come regalo.  
Meglio specificare in qualche modo che attinenza abbia con la famiglia questa persona.
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmArrivammo al paese distrutti: la mamma si era fatta i capelli una pettinatura alla moda spendendo un fracco di soldi, ma dopo il viaggio i capelli si erano seduti con suo grande tormento punto e virgola papà virgola per darsi un tono da intellettuale virgola si era fatto crescere la barba, ma noi più lo guardavamo più ci sembrava un naufrago punto Mario sfoggiava un bel  giubbotto preso chissà dove e poi per far dispiacere e compensare si era messo un secondo orecchino, Lisa aveva i capelli raccolti e lisciati e ogni minuto se li tirava per non farli arricciare
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmper fortuna Luchino, il figlio di zio Beppe, cominciò a tirare molliche di pane e noi l’abbiamo subito seguito subito a seguirlo.
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmLa mamma da piccola aveva fatto danza e stava bene insieme a  papà, abbandonati i pensieri sulla sedia del ristorante con la borsetta di finta pelle sembravano qualcosa di vicino al bello
Bello questo periodo.
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmma più li osservavo, più intercettavo  gli occhi dei parenti  rapiti dalle loro evoluzioni a ogni passo virgola e mi sentivo di essere orgoglioso anch’io di quei passi. 
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmLa zia Carla stanca mi disse sottovoce: - Sono due anime colorate piene di gioia.  
Bello, ma anche senza quel "piene".
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmMario ed io ridevamo perché non sapevamo cosa dire, eravamo imbarazzati, da sempre abituati a mentire la verità non sapevamo gestirla.
Nella frase sopra, i due punti che, come sai, precedono una spiegazione, ci starebbero d'incanto. La frase ha un gran bel significato, bravo!
Così:
Mario e io ridevamo perché non sapevano cosa dire, imbarazzati: da sempre abituati a mentire, la verità non sapevamo gestirla.
Sarano ha scritto: lun gen 10, 2022 7:01 pmSi erano sempre nascosti per paura, per pudore, per i figli avevano fatto la scelta di non scegliere e di farsi trasportare come rami in balia delle onde, ma ora virgola lontani dai loro affanni virgola sceglievano con quel poco che avevano di sperare e lo facevano  un passo dopo l’altro due punti davanti ai nostri occhi disincantati, disamorati provavano a disegnare con la fantasia dei bambini i bordi del cielo. 
Bello e inaspettato questo finale, @Sarano  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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