La danza dei gamberi

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 Quando eravamo piccoli io e i miei due fratelli avevamo due momenti da aspettare: il Natale e le vacanze estive.  A Natale, se tutto andava bene, c’erano dei regali sotto l’albero: io e il mio gemello  Mario la notte ci alzavamo a guardare di nascosto, mia sorella Lucia, che aveva un anno di meno, stava sveglia sotto le coperte dicendo a bassa voce: - Se vi vede Babbo Natale scappa con i regali.
Noi Babbo Natale non l’abbiamo mai visto, ma lui forse si, perché per molti Natali non ci fu nulla e Lucia piangeva e ci dava la colpa. Perdemmo presto la fiducia in Babbo Natale: sembrava stesse sempre a contare i nostri sbagli, eppure tutti i bambini che conoscevamo non avevano certo la coscienza da bucato e ricevevano dei regali. Io e mio fratello ci vergognavamo di non aver nessun regalo da far vedere  e se incontravamo altri bambini della casa popolare dove abitavamo ci inventavamo una serie di giochi che spesso facevano rimanere gli altri a bocca aperta. Mario esagerava alzando ogni volta il livello, e gli altri bambini lo ascoltavano quasi vergognandosi dei propri doni. Una volta raccontò di avere ricevuto un cane bellissimo di razza pura e costosissimo. Tutti i bambini del vicinato lo volevano vedere, così convincemmo mia madre a mentire dicendo che era scappato per non fare brutta figura. Per rendere più credibile la storia Mario si inventò il nome del cane “Argo” e una ricompensa per chiunque dei bambini avesse riportato il cane. Per settimane orde di bambini scrutavano ogni posto alla ricerca di Argo suonando ad ogni ora alla porta di casa nostra  credendo di averlo trovato.
 Altra storia era invece l’estate; la decisione era rimessa ai nostri genitori e non ad un imprevedibile vecchio che giocava con le renne.  La fine della scuola per noi era un sollievo, solo Lucia era scontenta, lo studio stranamente non le pesava, per questo la sentivamo distante e spesso le nascondevamo i libri. L’estate era però un sollievo per tutti: partivamo in cinque su una centoventisette sgangherata  dal color verde pastello sbiadito e mio padre ogni cento chilometri si fermava a controllare i bagagli perché non cadessero. Non ho mai capito perché si dovesse partire carichi come chi fugge e non deve più tornare. 
Soldi non ce ne erano dunque niente vacanze in posti lontani, ma a noi pareva comunque vacanza anche il paesino dove erano nati mamma e papà. Il viaggio era un calvario tra finestrini abbassati e rialzati perché nostra madre non voleva prendere un colpo d’aria. Quando ci si fermava Mario e Lucia finivano sempre per litigare, mia madre urlava, mio padre bestemmiava e poi se continuavano  li picchiava e poi dava una sberla anche a me.
- Per giustizia una sberla a Mario a Lucia e anche a Giovanni.  
Questa forma d’interpretazione della democrazia mi dava il voltastomaco, ma ero piccolo e avevo troppa poca forza per replicare. Ci accorgevamo di essere vicino alla destinazione  dalle case basse, dalla gente che finita l’autostrada incontravamo spesso su muli o dal modo in cui i miei genitori scrutavano ogni metro fatto quasi fosse un qualcosa a loro caro.
Prima di arrivare al paese ci fermavamo vicino al solito campo di grano e ci vestivamo con i vestiti buoni che non avevamo messo per non sporcarli. Avevamo la povertà attaccata sotto le suole, ma i miei genitori ci tenevano a far vedere che eravamo ben vestiti e alla moda, che per loro significava i vestiti smessi di qualche conoscente dove la mamma faceva i mestieri, l’importante era che la marca fosse ben in vista da creare un po’ d’invidia.
Quando il cartello di località, Malesio, attestava che eravamo arrivati mia madre si guardava allo specchietto e mio padre faceva le solite raccomandazioni che nessuno di noi ascoltava.
Mio padre avrebbe messo a dura prova anche uno psicologo bravo. Di suo non era cattivo, ma ignorante, orgoglioso e testone, però anche generoso perché i pochi soldi che noi tre avevamo in tasca erano solo grazie a lui. La sua infanzia era stata costruita a calci e sberle dal nonno che sosteneva  fortificassero.  I suoi pochi amici erano muratori come lui con i quali non si sentiva schiacciato dal fardello del suo non capire. Aveva cominciato a lavorare a undici anni con il nonno nei campi, dopo come muratore al paese e poi a Milano. Ogni anno diceva: -Io smetto questo è un lavoro per asini non per me, ma ogni volta fabbricava una scusa per rimandare.
 I soldi parevano trovare nelle sue tasche un abisso dove scomparire: la mamma chiedeva preoccupata dove fossero finiti e allora mio padre li cercava e spesso tutti noi lo aiutavano, ma senza mai successo. Allora mio padre urlava che aveva la “capa malata” dando testate contro il muro e mia madre gli diceva: -Calmo facciamo uguale anche senza.
La verità era che, quando capitava, era una tragedia: si spostava sempre più il confine del sopravvivere e non c’era rimedio o medicina che si poteva  prendere in farmacia contro la povertà.
Arrivati però al paese si trasformavano e davanti ai parenti e alla ormai ottantenne nonna, madre del papà, recitavano a braccia il copione della felicità. Non volevano ammettere agli altri il loro fallimento, erano  partiti per migliorarsi cosi tutti si aspettavano che fosse e cosi doveva essere. Io e Mario guardavamo i parenti dai vestiti semplici e li canzonavamo visto che per una volta non ci sentivamo inferiori agli altri, anche il loro modo di esprimersi  era peggio di quello dei miei genitori che parevano dei cittadini in visita a dei villani . Malesio, che era un fazzoletto di terra con il mare poco distante e la montagna a qualche chilometro, d’inverno diventava un cimitero con anime ancora vive. D’estate però tutto brillava e anche il paesino diventava bello, comunque meglio che starsene a Milano e così potevamo raccontare di essere stati in vacanza.

Re: La danza dei gamberi

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Bentrovato, @Sarano.
Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Mi sono permessa di segnalarti qualche correzione da apportare, in massima parte relativa alla punteggiatura. Hai un modo di narrare svelto e divertente, che esalta la drammaticità dei fatti raccontati. Leggerò senz'altro gli altri capitoli. Grazie!
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmio e il mio gemello  Mario la notte ci alzavamo a guardare di nascosto, mia sorella Lucia, che aveva un anno di meno,
Ti segnalo una sciocchezza, che però in caso di revisione è sempre utile: tra "gemello" e "Mario" c'è uno spazio in più. Più importante, invece, è la correzione da apportare dopo "di nascosto": qui o sostituisci la virgola con il punto e virgola, oppure, lasciando la virgola, inserisci "mentre".
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pm- Se vi vede Babbo Natale scappa con i regali.
Per i dialoghi è bene usare non il trait d'union ma la lineetta media.
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmNoi Babbo Natale non l’abbiamo mai visto, ma lui forse si,
Contratto, ma efficace. Manca l'accento a "sì".
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmnon avevano certo la coscienza da bucato
Questa espressione mi pare, invece, un po' troppo asciutta. Aggiungerei "linda come il bucato", o cose simili.
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pme se incontravamo altri bambini della casa popolare dove abitavamo
Tutto chiarissimo, ma poiché il periodo è lungo, inserirei le virgole a circoscrivere l'inciso (dopo "e" e dopo "abitavamo").
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmPer rendere più credibile la storia Mario si inventò il nome del cane “Argo” e una ricompensa per
Andrebbero aggiunte due virgole a isolare il nome del cane.
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmalla ricerca di Argo suonando ad ogni ora
Dopo "Argo" ci vedrei bene una pausa e inserirei una virgola; toglierei la "d" eufonica alla preposizione. 
A tal riguardo, vorrei precisare che non si tratta certo di un obbligo: in questo caso, però, il nesso mi sembra più elegante senza la "d", che appesantisce. La consuetudine odierna è volta a eliminare le "d" eufoniche quando le vocali che s'incontrano non sono uguali: consiglierei di attenersi alla consuetudine, in quanto si evidenzia così di esserne a conoscenza. Se può interessare, la casa editrice per cui lavoro, nata negli anni Settanta del secolo scorso, segue da sempre la norma dell'eliminazione delle "d" eufoniche tra vocali diverse. 
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmnon ad un imprevedibile vecchio che giocava
Come sopra, relativamente alle "d" eufoniche.
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmLa fine della scuola per noi era un sollievo, solo Lucia era scontenta, lo studio stranamente non le pesava, per questo la sentivamo distante e spesso le nascondevamo i libri. L’estate era però un sollievo per tutti: partivamo
Userei una punteggiatura diversa, inserendo punto fermo dopo la prima occorrenza di "sollievo", e due punti dopo "scontenta". Sostituirei inoltre con un sinonimo la seconda occorrenza di "sollievo", a meno la vicinanza non sia voluta.
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmsgangherata  dal color verde
Spazio in più.
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmNon ho mai capito perché si dovesse partire carichi come chi fugge e non deve più tornare. 
Bellissimo. 
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmSoldi non ce ne erano dunque niente vacanze in posti lontani,
Virgola dopo "erano". Scriverei, inoltre, apostrofato: "n'erano".
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmQuando ci si fermava Mario e
Virgola prima di "Mario".
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pme poi se continuavano  li picchiava e poi dava una sberla anche a me.
Riscrivo: "e poi, se continuavano, li picchiava e dava una sberla...".
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmPer giustizia una sberla a Mario a Lucia e anche a Giovanni.  
Fantastico.
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmaccorgevamo di essere vicino alla destinazione  dalle case basse, (...) o dal modo in cui i miei genitori scrutavano ogni metro fatto quasi fosse un qualcosa a loro caro.
Spazio in più dopo "destinazione". Dopo "metro fatto" ci andrebbe una virgola.
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmfaceva i mestieri, l’importante era che la marca fosse ben in vista da creare un po’ d’invidia.
Due punti dopo "mestieri".
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmche eravamo arrivati
Virgola dopo "arrivati".
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmsosteneva  fortificassero.  I suoi pochi amici erano muratori come lui con i quali non
Spazio in più dopo "sosteneva". Virgola dopo "come lui".
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmIo smetto questo è un lavoro per asini non per me
Virgola dopo "smetto" (o, ancora meglio, due punti) e dopo "asini".
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmI soldi parevano trovare nelle sue tasche un abisso dove scomparire: la mamma chiedeva preoccupata dove fossero finiti e allora mio padre li cercava e spesso tutti noi lo aiutavano, ma senza mai successo.
Splendida questa immagine, in cui la metafora viene interpretata come realtà. Refuso "aiutavano/aiutavamo".
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmCalmo facciamo
Virgola dopo "Calmo". Preziosissime le parole della madre.
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmLa verità era che, quando capitava, era una tragedia
"Quando capitava" è troppo generico: sarebbe meglio specificare.
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmArrivati però al paese si trasformavano e davanti ai parenti e alla ormai ottantenne nonna, madre del papà,
Espliciterei il soggetto: "Arrivati però al paese, i nostri genitori...". Invertirei "ormai" e "ottantenne".
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmerano  partiti per migliorarsi cosi tutti si aspettavano che fosse e cosi doveva essere.
Spazio in più dopo "erano". Due punti dopo "migliorarsi". Le due occorrenze di "così" mancano di accento.
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pme li canzonavamo visto che per una volta non ci sentivamo inferiori agli altri, anche il loro modo di esprimersi  era peggio di quello dei miei genitori
Virgola prima di "visto". Punto e virgola dopo "agli altri". Spazio in più prima di "era". Preferibile "peggiore" a "peggio".
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmD’estate però
Due virgole a isolare "però".
Sarano ha scritto: gio gen 06, 2022 8:52 pmstarsene a Milano e così
Sostituirei la congiunzione con i due punti.
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Re: La danza dei gamberi

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Sarano ha scritto: : io e il mio gemello  Mario la notte ci alzavamo a guardare di nascosto, mentre mia sorella Lucia
Sarano ha scritto: Se vi vede Babbo Natale scappa con i regali.
In molti casi, è meglio separare la frase subordinata dalla principale con una virgola.
Sarano ha scritto: Soldi non ce ne erano dunque niente vacanze in posti lontani,
Anche qui si sente la mancanza della pausa della virgola (prima di "dunque").
Suona meglio: Soldi non ce n'erano.
Sarano ha scritto: mio padre bestemmiava e poi se continuavano  li picchiava e poi dava una sberla anche a me.
- Per giustizia una sberla a Mario a Lucia e anche a Giovanni.  
Sai piazzare spunti divertenti sulla vita in famiglia, come questo. Ma ce ne sono diversi, nel brano, che fanno sorridere.
Sarano ha scritto: Ci accorgevamo di essere vicino alla destinazione  dalle case basse, dalla gente che finita l’autostrada incontravamo spesso su muli o dal modo in cui i miei genitori scrutavano ogni metro fatto quasi fosse un qualcosa a loro caro.
Che bella osservazione, specie se si pensa che viene dai ricordi di un bambino.
Sarano ha scritto: Prima di arrivare al paese ci fermavamo vicino al solito campo di grano e ci vestivamo con i vestiti buoni che non avevamo messo fin dalla partenza per non sporcarli
Sarano ha scritto: Avevamo la povertà attaccata sotto le suole
(y)
Sarano ha scritto: Ogni anno diceva: -Io smetto virgola questo è un lavoro per asini non per me,
Sarano ha scritto: Calmo virgola facciamo uguale anche senza.
Sarano ha scritto: D’estate però tutto brillava e anche il paesino diventava bello, comunque meglio che starsene a Milano e così potevamo raccontare di essere stati in vacanza.
Ti suggerisco un punto e virgola (pausa più lunga) dopo "bello".
Bella la scelta di far parlare un bambino protagonista come voce narrante.
Una domanda: cosa significa il titolo che hai scelto?

Un racconto carinissimo sulla povertà dignitosa di un tempo andato, e sulla maturità che accompagnava la spensieratezza dei bambini, che imparavano che, uniti e  col sostegno della famiglia, si superano le difficoltà.
Bravo, @Sarano  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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