Il seme dell’odio Pt.17

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Il seme dell’odio Pt.17



Torino - Vesna - luglio 1978

Vesna qualche tempo dopo che la loro unione era iniziata, volle chiedere perché lui fosse così generoso con lei?
Dragan rispose: - Perché tu sei la prescelta.
Lei non comprese quella risposta: - Io prescelta? Per cosa, da chi?
Lui non fu meno enigmatico: - Sei stata indicata da colui a cui ho affidato la mia vita. L’essere supremo che domina silenzioso le ambizioni degli uomini e i loro desideri nascosti. Il padrone degli istinti e dei piaceri che li rendono sudditi devoti in un patto indissolubile per l’eternità.
Vesna restò attonita, quelle parole, erano oscure e al tempo stesso inquietanti.
- Perdonami, ma non comprendo. Forse mi ero illusa che mi volessi perché provavi qualcosa verso di me. Non capisco la ragione per cui sono qui: in fondo il mio corpo avresti potuto averlo a piacimento e con un impegno infinitamente meno gravoso di quello che stai pagando?
L’uomo rise negli occhi, un chiostro di denti bianchi, tra labbra dal taglio volitivo gli illuminò il volto.
- Non ti piace ciò che ti offro?
- Certo che sì e te ne sono infinitamente grata. Tu mi hai spalancato la porta di un universo in cui mai avrei creduto di vivere. La tua casa, i tuoi regali, i tuoi modi soavi, mi viziano oltremodo. Ma proprio perché non trovo il motivo della fortuna che mi doni, mi sento confusa, quasi in colpa.
Lui rise di gusto, era raro vederlo così disteso che lei ne fu rasserenata.
- Ti piace come facciamo l’amore? - Disse insinuante.
- Certamente! Non lo avevo mai fatto con un uomo come te. Solo con te ho capito quanto può essere bello farlo. - Non poté evitare di arrossire per parole, sorte come in un impeto di confessione.
Dragan la strinse a sé, la carezza aromatica del suo dopobarba speziato l’avvolse, infondendole un calore rassicurante.
- Anche a me piace il sesso che facciamo. Lo trovo appagante: sei fresca come l’acqua di una sorgente che disseta, ma vorresti continuare a berne senza fermarti. Per il resto non preoccuparti, verrà il tempo in cui tutto ti sarà chiaro.
Poi la baciò con una passione che chiuse l’argomento.

A unirli, oltre le comuni origini slave, era stata l’affinità che li legava alla dimensione oscura.
Dragan vedendola interessata hai testi esoterici della propria biblioteca, le dedicò molto tempo a spiegargliene il contenuto e il loro utilizzo.
Grimorio deriva dal francese antico “grammaires”: grammatica, che a sua volta deriva dal greco grammatikè, quindi “Arte della Scrittura”.
Con i secoli, il termine si trasformò da grammaires a grimoires o, nella nostra lingua, manuale d'uso.
Si possono trovare molti Grimori scritti in alfabeto runico o quello Tebano, per rendere più criptica l'interpretazione circoscritta a una più piccola sfera di adepti, addestrati dallo stesso custode del Grimorio.
Il più famoso Grimori è la “Clavicula Salomonis”, il quale si narra fosse nato per mano stessa di Re Salomone. Altri studiosi della materia lo danno scritto in area bizantina, quindi molto lontano dalla Giudea.
Il testo ebbe una grande diffusione all’inizio del XII secolo, circolava in forme manoscritte con testo in latino.

Anche a Salomone è attribuito il “Vinculum Spirituum" che pareva contenesse esorcismi di tale potenza che nessun demone avrebbe potuto resistere a quelle evocazioni.
Era presente insieme a questi la “Piccola Chiave di Salomone” o “Lemegeton Clavicula Salomonis”: un grimorio anonimo del Seicento, considerato uno dei più famosi libri di demonologia.
La Piccola Chiave di Salomone conteneva una dettagliata elencazione dei sigilli legati ai 72 demoni esistenti, dei riti per evocarli e piegarli agli ordini del negromante, nonché dei rituali da compiere per scongiurare che prendessero il sopravvento.
I 72 demoni si dice furono evocati da Salomone e da lui confinati in un vaso di bronzo sigillato con simboli magici, obbligandoli a servirlo.

Come nello specchio fatato di una favola oscura, Vesna, nelle sue parole aveva ritrovato il germe delle proprie radici: il segno di un destino atavico, dato dall’essere figlia di una rusalki.
Trascorsero mesi nei quali lui la introdusse alle conoscenze della passione che lo animava: le insegnò le tecniche della respirazione e della meditazione trascendentale.
La condusse lungo il sentiero che apriva la visione introspettiva, allargando i confini della mente e la sensibilità verso le energie sotterranee che attraversavano le cose create.
Dragan era assai ferrato in quella scienza iniziatica e nella meditazione per ottenere il distacco dello spirito dal corpo: lei lo seguiva con la dedizione che un discepolo porta suo maestro.
La avviò anche all’uso di sostanze dopanti che amplificavano il livello di autocoscienza: droghe con differenti effetti fisici, talune molto forti nel provocare allucinazione strabilianti, sensazioni di enorme piacere, o nel precipitarti nell’abisso delle tue paure inconsce.
Al risveglio da quei viaggi chimici, lei si sentiva stremata: doveva chiudersi in camera al buio, per smaltirne gli effetti residui delle sostanze che la debilitavano e la lasciavano turbata e confusa. 
Ma non volle sottrarsi alle esperienze che lui proponeva: perché capiva di accedere un livello superiore di conoscenza, rispetto a quanto sua nonna le aveva insegnato. Inoltre riteneva giusto assecondare i desideri di Dragan, che la gratificava dei suoi insegnamenti e verso il quale aveva un crescente debito di riconoscenza.



Torino - De Petris - maggio 1981


Quando intorno alle tre di notte, dopo aver consumato tre quarti del contenuto della bottiglia di whisky bevuto a canna e aver visto il pavimento della stanza, ondeggiare come il piano di un Tagadà al luna parkdi piazza Vittorio nel carnevale: sentendosi al culmine di uno stato di abbrutimento fisico e morale, prossimo a vomitare i cocci della propria anima sul tappeto pakistano del salotto, aveva deciso di porre fine al disastro della sua ormai inutile esistenza.

Si era portato alla bocca l’arma già pronta allo sparo dall’inizio della serata: per compiere quel gesto estremo, a causa del tremito della mano, dovette impugnare la Beretta con entrambe le mani.
Con una diffusa sensazione di malessere e disgusto di sé, aveva introdotto la canna dell’arma in bocca: il gusto acido del metallo si era unito alla pressante voglia di rigettare, aumentando l’urgenza di quel tragico momento.
Strinse i denti sulla canna, con la punta della lingua tastò il foro d’uscita del proiettile, immaginò il tuono dello sparo: l’ultima percezione che i suoi sensi avrebbero percepito.
La deflagrazione avrebbe proiettato il piombo incandescente e una porzione del suo cervello sulla parete alle sue spalle.
Pensò dispiaciuto alla tappezzeria con disegno di Laura Ashley che avevano scelto con sua moglie: purtroppo sarebbe andata in malora per sempre.

Immaginò un lampo di una frazione di secondo, forse totalmente indolore: dopo ci sarebbe stata solo la pace e il nulla. Nonostante la frema volontà dell’atto, vide che gli sudavano le mani.
Ebbe pena per quel suo corpo, ridotto a un ammasso tremante di carne frolla e in dissoluzione e disgusto, per le lunghe bave che gli colavano di bocca lungo il mento e la camicia: provò schifo di sé, non gli era rimasta briciolo di dignità, nulla valeva più la pena di vivere.

Chiuse gli occhi, strinse i denti e un una tensione vibrante di tutto il corpo, premette il grilletto dell’arma.

(Continua)

Re: Il seme dell’odio Pt.17

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Salve, torno a commentarti visto che la storia pare andare avanti molto bene
Mi pare di capire che tu stia descrivendo, in un lungo flashback, il passato di Vesna e de Petris; mentre per la prima mi pare quasi d'obbligo, in modo da poter approfondire il suo legame con il caso e lo strano mostro, oltre a creare quelle tinte di paura e raccapriccio tipiche di un horror, per il poliziotto non sono del tutto convinto di questa necessità, almeno per quello che ho letto finora (è un mio gusto molto personale, quindi non lo metto come nota o consiglio, ma confido che il lutto di de Petris abbia un suo perché all'interno della narrazione)

Bello il pezzo di Vesna, che ci fa capire come sia rimasta abbindolata da Dragan, ma ti sono sincero non mi convince del tutto come è scritto: lei parla in modo troppo aulico, in pieno contrasto con il personaggio che hai delineato finora, ovvero quello di una giovane prostituta appena analfabeta 
Nightafter ha scritto: Perdonami, ma non comprendo. Forse mi ero illusa che mi volessi perché provavi qualcosa verso di me. Non capisco la ragione per cui sono qui: in fondo il mio corpo avresti potuto averlo a piacimento e con un impegno infinitamente meno gravoso di quello che stai pagando?
Nightafter ha scritto: Certo che sì e te ne sono infinitamente grata. Tu mi hai spalancato la porta di un universo in cui mai avrei creduto di vivere. La tua casa, i tuoi regali, i tuoi modi soavi, mi viziano oltremodo. Ma proprio perché non trovo il motivo della fortuna che mi doni, mi sento confusa, quasi in colpa
Entrambe le frasi sono molto complesse, molto artificiose per essere dei dialoghi, suonano più come battute teatrali che come le parole di una ragazza che sta cercando di capire cosa le sta accadendo

Fai seguire, purtroppo, un lungo infodump, inserendo con il narratore onnisciente delle nozioni che spezzano il ritmo del racconto
Nightafter ha scritto: Grimorio deriva dal francese antico “grammaires”: grammatica, che a sua volta deriva dal greco grammatikè, quindi “Arte della Scrittura”.
Con i secoli, il termine si trasformò da grammaires a grimoires o, nella nostra lingua, manuale d'uso.
Suonerebbe meglio, o quantomeno meno "invadente", se fosse citato sotto forma di dialogo tra Vesna e Dragan, così potresti anche accentrare su di lui l'immagine del ricercatore dell'occulto, fissato e ben addentro a queste materie 
Nightafter ha scritto: Il più famoso Grimori è la “Clavicula Salomonis”, il quale si narra fosse nato per mano stessa di Re Salomone. Altri studiosi della materia lo danno scritto in area bizantina, quindi molto lontano dalla Giudea.
Il testo ebbe una grande diffusione all’inizio del XII secolo, circolava in forme manoscritte con testo in latino.
Stesso discorso per questo, e per il pezzo subito successivo, in particolare suonano molto "wikipediose" la seconda e la terza frase: paiono nozioni inserite tanto per, senza una chiara necessità narrativa o un collegamento diretto con quanto si sta raccontando. Come prima, se queste informazioni fossero date "a voce" da Dragan, il lettore potrebbe anche prenderle come semplice sfoggio di erudizione del personaggio, che sfrutta la sua cultura per ammaliare la povera Vesna

Re: Il seme dell’odio Pt.17

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Mio esimio amico @Bardo96 

Hai perfettamente ragione!
Se il sonno della ragione genera mostri: la carenza di ragione critica in chi vuole scrivere di mostri, genera il sonno del povero lettore.

Mi sono lasciato prendere la mano dal mio interesse per l'argomento e ho del tutto sottovalutato la pazienza del lettore nel sorbirsi tutto il pippone sui Grimoire.
Purtroppo ora mi rendo conto di aver fatto lo stesso errore nei capitoli successivi, quando illustro le modalità d'esecuzione per una allegra "Messa nera".
A lieve discolpa ti premetto che, sempre all'interno dei nuovi capitoli, confermo che tutte queste nozioni sono il bagaglio degli insegnamenti che Dragan da alla ragazza.
Concordo che sarebbe stato meglio che questa cosa fosse annunciata nel racconto, in anticipo alla massiccia dose di nozioni sui Grimoire e che tali nozioni fossero almeno dimezzate.

Col senno di poi ti do ragione anche sul linguaggio della Vesna, che non è analfabeta, poiché nel racconto introduttivo a questa storia (La Rusalki) narro che frequentava la scuola pubblica, pertanto confido che abbia almeno ottenuto la licenza media. :)

Sicuramente in fase di revisione del tutto porrò rimedio anche al contenuto dei dialoghi che la riguardano. 

Delle  private del De Petris, posso dirti che verrà il momento in cui l'episodio del figlio perso troverà una sua collocazione utile al meccanismo del racconto, al momento entrare nei suoi drammi privati mi serve a dare spessore al personaggio.
Se mi riuscisse di farne un protagonista credibile, conto di mantenerlo come investigatore dell'occulto in futuri progetti che ho in mente.

Ti spoilero fin d'ora che nel momento in cui questo lungo racconto (sulle ricerca di Vesna scomparsa) sembrerà concludersi, in realtà saremo solo al termine della prima parte della storia, che muoverà da lì per svilupparsi in altri sanguinosi e misteriosi fatti di sangua.

Grazie di seguirmi e di tirarmi utilmente le orecchie laddove è più necessario. Queste tue note mi sono preziose, pertanto mi auguro che tu abbia la pazienza di continuare a spronarmi per fare meglio.

Un riconoscente saluto, amico mio.
Ciao :)


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