La finestra Pt. 3

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La finestra Pt. 3



A seguito della tosse da tabagismo avevo gli occhi pieni di lacrime, ma non al punto di non vederla ergersi, attraente come una ninfa metropolitana, nel quadro dell’infisso.
Era formosa, con un seno importante, un bel viso mediterraneo, contornato da una folta capigliatura, mossa e corvina.
Si animò e compresi che i preparativi intravisti sotto la finestra, le erano serviti a posizionare una bassa scaletta o una piccola pedana, sulla quale era poi montata per essere visibile dalle ginocchia in su.
Quello che stava accadendo era inverosimile, surreale a raccontarsi, salvo il povero, bistrattato, Paolini, nessuno avrebbe mai creduto che potesse accadere una cosa simile in quel contesto.
Comunque, incredibile o no, la cosa stava accadendo e la ragazza era reale al di là di ogni dubbio.

Vestiva un corto baby-doll che, nella sua trasparenza, nulla nascondeva di quel corpo tornito e sodo: sotto indossava un reggiseno a balconcino e uno slippino, entrambi color malva.
Prese a muoversi sinuosamente, seguendo il ritmo di una musica che solo lei poteva udire: il seno generoso ondeggiavano su una base di probabile disco music anni ‘80, lo faceva con eleganza e concentrazione, era indubbiamente giovane, non gli davo più di diciannove o vent’ anni.
Di certo era molto disinibita e dotata di parecchia attitudine artistica: quello che faceva avrebbe potuto divenire il suo futuro mestiere, una strip-teaseuse professionale, da night club, non avrebbe figurato meglio.
Notevole l’ attenzione ai particolari scenici: l’idea delle tende che scorrevano precedendo l’esibizione era decisamente teatrale, pratica la soluzione della scaletta per favorire la visibilità, infine la scelta accurata di quell’abbigliamento discinto.
Tutto richiamava gli spettacolini delle stelline sexy che, nottetempo, sulle TV private, affollavano l’etere.
Indubbiamente la ragazza ne aveva visti diversi e ne stava mettendo a frutto la didattica, ma era indubbio che di suo possedesse fantasia e talento.
Mi accesi un’altra sigaretta deciso a godermi la stimolante performance.

Quella danza sensuale proseguì per qualche minuto: poi, con consumata abilità, prese lentamente a liberarsi degli indumenti, lo faceva con vezzosa malizia, creando attesa e accendendo desiderio.
Oltre la notevole qualità dell’aspetto fisco, emanava una sensualità spontanea e seducente che agitava, al pari, lo spirito e gli ormoni.
Rimasta nuda, concluse lo spettacolo con un crescendo incandescente: con una mano iniziò a carezzarsi i seni, mentre l’altra vellicava il sesso,
adornato di un curato cespuglio.
Il sedile su cui ero adagiato pareva bollente, sudavo a dispetto della fresca temperatura mattutina, la pressione sanguigna doveva essermi schizzata a valori iperbolici, mi pulsavano le tempie e il turbamento aveva modificato i volumi delle mie parti intime nei calzoni.
Al contrario di come era iniziata, la cosa terminò in gran fretta: la giovane osservò per un attimo la via sottostante e smise di colpo ogni attività. Scese rapida dal suo rialzo, scomparve alla vista e le tende si richiusero.
Prima che me ne rendessi conto lo spettacolo era terminato.
Fu come fossi stato appeso con un filo a un metro da terra, che qualcuno aveva brutalmente reciso: mi ritrovai a piombare sul sedile dell’auto con un brusco ritorno alla realtà.
Stante che non avevo sognato, ora mi restava di comprendere le ragioni di quella straordinaria evenienza.
Avviai la macchina, percorsi la salita e raggiunsi il parcheggio, mancavano dieci minuti alle otto del mattino e io ero nel pallone più completo.

Il resto della giornata lo passai con la testa sigillata in un cubo di cemento, completamente impenetrabile a ogni sollecitazione esterna.
Dentro, i pensieri si agitavano come uno sciame di vespe in un frullatore. Stentavo a concentrarmi e seguire le più semplici operazioni legate al lavoro. I ragazzi dell’ ufficio mi interpellavano per delucidazioni o per mostrarmi le bozze di un progetto: io bollito come un uovo alla coque, rispondevo a monosillabi, o non capivo di che mi stessero parlando. Parevo un alieno al suo primo giorno d’arrivo sulla Terra.
Appena mi ritrovavo da solo la mente correva al mattino: tornava costantemente agli occhi la scena vissuta, una sensazione di calore mi rimescolava con un’ondata di sensualità, a tratti mi assaliva violenta come il riflusso di un’ onda oceanica sul ponte di una piccola chiatta.
Stentavo ad ammetterlo a me stesso e a quello che restava del mio amor proprio, ma ero sotto shock.

La cosa che più mi disarmava della mia reazione emotiva, era di vedermi sconvolgere a tal punto da quanto vissuto poche ore prima.
Ero un uomo fatto, certo non ingenuo, né di primo pelo.
Insomma pur non essendo un frequentatore seriale di spettacoli di striptease, qualche esperienza in merito l’avevo pur avuta: nei viaggi di lavoro a Parigi, in rue Saint-Denis, o a Pigalle, ero stato in un locali di lap dance, con fior di figliole che esponevano le proprie grazie.
Nel caso non mi era mancato, di inserire banconote da 50 franchi nei loro perizoma mentre danzavano.
Non avevo poi lesinato di visionare, in compagnia di mia moglie o da solo, qualche cassetta porno, di quelle ormai in vendita in tutte le edicole di giornali.
Sicuro che un po’ di cultura pruriginosa l’avevo acquisita e qualche sfizio me l’ero levato, quindi perché l’esibizione casalinga di una giovane ragazza, se pure molto gradevole, mi turbava tanto?
Alla fine non si trattava di una Rita Renoir o una Rosa Fumetto, possibile che fossi divenuto di colpo tanto impressionabile?
Insomma, pensavo di essere giunto a una certa stabilità emotiva e di possedere un certo controllo delle mie pulsioni, non ero più un ragazzino e il sesso coniugale, anche negli spetti più fantasiosi e appaganti, non mi era mai mancato.
Eppure l’esibizione di quella ragazza aveva acceso in maniera anomala la mia fantasia, c’era qualcosa di più profondo e complesso del fatto in sé, anche se al momento non ero in grado di analizzarne le ragioni.

La giornata ebbe termine e i miei bollori si erano vagamente stemperati,
mi sentivo provato come fossi reduce di una faticosa seduta di palestra. Tornai a casa e feci una lunga doccia fredda prima di presentarmi a cena.
Sotto il getto frizzante cercai di ritrovare il controllo dei miei pensieri, l’acqua parve schiarirmi la mente e lavare quel segreto senso di colpa che mi albergava nell’ animo.
In realtà non avevo nulla di più peccaminoso che aver guardato uno spogliarello improvvisato, ma ero certo che mia moglie, osservandomi negli occhi, col suo fiuto diabolicamente spietato, avrebbe sospettato che qualcosa di nascosto covavo nel fondo.
Per cui cercai di mantenere l’espressione più neutra e innocente che mi fosse possibile: scherzai giovialmente a tavola con lei e mia figlia, nel dopocena ci rilassammo guardando in TV il divertente programma “cult” di quella stagione: “Quelli della notte”, ideato da Renzo Arbore.
Quella notte ci amammo con un rinnovato entusiasmo: mi pregiavo di essere sempre un amante attento e concentrato dando il meglio di me, del resto la cosa mi veniva facile, poiché mia moglie la frequentavo dai tempi del liceo e la nostra intesa sessuale non aveva confronti con nessuna delle mie passate esperienze.
Questo fatto della prestanza e della passione nelle nostre cose intime, da un lato mi conferiva un certo orgoglio virile, dall’ altro si poteva rivelare un coltello a doppio taglio.
Infatti, le rare volte che, per stanchezza lavorativa, pensieri per impegni delicati e gravosi o altro, mostravo di non essere al top delle abituali prestazioni, scattava il sospetto che, la causa nascesse da energie delapidate altrove, in allegra compagnia.
La cosa, non dico mi angosciasse, ma un po’ mi disturbava, poiché l’accusa era infondata.
Quella notte presi sonno più sereno, chiedendomi se l’ indomani avrei dovuto assistere alla replica della bella spogliarellista del terzo piano.

(Continua)

Re: La finestra Pt. 3

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Nightafter
ma non al punto di non vederla ergersi, attraente come una ninfa metropolitana, nel quadro dell’infisso.
al posto di ergersi ti suggerisco stagliarsi

Nightafter
i preparativi intravisti sotto la finestra, le erano serviti a posizionare una bassa scaletta o una piccola pedana, sulla quale era poi
O fai l'inciso, con la virgola di apertura dopo "preparativi", o togli la virgola dopo "finestra".


Nightafter
Quello che stava accadendo era inverosimile, surreale a raccontarsi, salvo il povero, bistrattato, Paolini, nessuno avrebbe mai creduto che potesse accadere una cosa simile in quel contesto.
Dopo raccontarsi, ci va un punto fermo, o almeno un punto e virgola. C'è bisogno di una pausa.


Nightafter
il seno generoso ondeggiavano su una base di probabile disco music anni ‘80, 
Il seno è singolare: ondeggiava


Nightafter
non gli davo più di diciannove o vent’ anni.
non le davo più di diciannove o vent'anni.

Nightafter
potuto divenire il suo futuro mestiere, una strip-teaseuse professionale, da night club, non avrebbe figurato meglio.
meglio punto e virgola dopo "mestiere".

Nightafter
Il sedile su cui ero adagiato pareva bollente, sudavo a dispetto della fresca temperatura mattutina
due punti dopo "bollente"

Nightafter
io bollito come un uovo alla coque, rispondevo a monosillabi, o non capivo di che mi stessero parlando.
virgola dopo "io"

Nightafter
Insomma pur non essendo un
virgola dopo "Insomma"

Nightafter
Nel caso non mi era mancato, di inserire banconote da 50 franchi nei loro perizoma mentre danzavano.
La virgola è messa nel posto sbagliato: va messa dopo "caso" e basta.

Nightafter
scattava il sospetto che, la causa nascesse da energie delapidate altrove, in allegra compagnia.
tra "che" e "la" quella virgola non va.
Dilapidate

Dopo le pulci, un suggerimento in generale: nelle frasi lunghe, dai modo al lettore di fare una pausa maggiore, inserendo un punto e virgola quando ampli il raggio d'azione, o lo cambi di prospettiva. Tu, invece, tendi a inanellare virgola dopo virgola.

Per quanto riguarda l'incipit, dovresti usare anche qui, come in quello della Finestra - parte 2, un richiamo all'episodio precedente.
Non si capisce che lui sia in macchina e che l'infisso sia una finestra (sì, c'è il titolo, ma non è automatico pensarci).
In sintesi, il testo è scritto in maniera scorrevole, con buone trovate stilistiche, e senza scadere in banali e scontate trivialità, nonostante l'argomento.

Il capitolo ha una buona resa, tutto sommato,  caro @Nightafter   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: La finestra Pt. 3

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Grazie @Poeta Zaza , dolce amica mia.

Le cose che mi hai segnalato, in gran parte refusi consueti in quello che scrivo, le avverto come martellate su questa testa di pietra, che continua dopo anni a ripeterli come il primo giorno.
Ormai la vergogna ha raggiunto livelli umilianti.
Ha ragione mia moglie, dovrei smetterla di ostinarmi a scrivere e rendermi utile apprendendo come si azionano i programmi della lavatrice per i diversi tipi di biancheria.
Per ora mi diletto col rammendo dei calzini bucati, ma credo davvero che finirò per darle ascolto.

L' uso del punto e virgola mi è del tutto sconosciuto, ho lungamente creduto, come il buon Joyce, di poterne fare a meno, ma non sei l'unica a segnalarmi questa esigenza, pertanto non posso più ignorare questa palese mancanza.
Non prometto nulla, speravo di farla franca barando con le virgole, ma vedo che anche con quelle i problemi di dove posizionarle non mutano.
Allora mi proverò, timidamente, a metterne qualcuna qui e là, come sempre a "sentimento"  a "orecchio", ben sapendo di essere stonato, come si evince da miei diversi racconti, quindi non mi attendo granché di buono.

Un ringraziamento e un abbraccio.
Buon we, carissima. :))
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