La Sampo Pt. 17

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La Sampo Pt. 17


Sedetti in fronte a lui, aveva il capo avvolto nel fumo azzurro della sigaretta.
In silenzio finì di bere il suo caffè, poi raccolse col cucchiaino la panna residua nel fondo della tazza e lo ripulì con le labbra.

Nell’ osservarlo da vicino, come era accaduto nel nostro ultimo incontro, notai l’aspetto stanco e tirato del volto. Quel ragazzo esagerava con gli stravizzi, doveva darsi una calmata o non sarebbe arrivato ai trent’ anni.
- Allora, ti si è sgonfiata quella faccia tipo culo di scimmia? - disse con un sorriso beffardo.
Mi passai una mano sulla guancia, avevo la pelle ispida per la barba non rasata, il gonfiore era diminuito notevolmente.
- Sì, va meglio, un paio di giorni e torno a essere ok.
- Bravo! Ora sta lontano dai dolci e vai da un cazzo di dentista a farti sistemate la bocca, che è meglio.
- Ok. Ma mi devi parlare di qualcosa o rompere le palle, tipo mia madre che mi fa la predica?
Il cameriere lasciò il mio caffè sul tavolino e si dileguò frettoloso.
- Bevi, che si fredda. - disse. - Poi parliamo. - mescolai la panna al caffè, poi iniziai a sorbire: era caldo e profumato.
- Allora, che ci fai qui a l’una di notte e di cosa dobbiamo parlare? - chiesi al termine.
- Me ne vado, parto. - disse guardandomi serio.
- Te ne vai? Ma che dici? E dove vuoi andare?
- In India. Ho trovato un passaggio da gente che va Ben Ares, la città della luce. Si va questa notte.

Restai basito. Mi parve assurdo quello che avevo sentito: pensai che mi stesse burlando.
- See! Vabbè. Vai in India questa notte. Stai cazzeggiando vero?
- Non fare il coglione, parlo sul serio. Ho deciso. Non c’è nulla che mi trattenga qui.
- Ma dai. Che stai dicendo? Guarda che ero a voler andare in India a fare il santone. Tu dovevi diventare architetto, suonare come Alvin Lee e Feliciano, sposare Lara, avere dei figli. Te ne sei dimenticato?
- No. Ma non me ne frega più niente di tutte ‘ste cose. Mi stanno appiccicate addosso come sudore nella canicola di ferragosto. Non sono più sicuro di averle volute, o se le ho accettate perché tutti si aspettavano che le dovessi scegliere. Voglio uscire da tutto questo e da questa vita, vado nella città santa a inventarmene un’ altra.
Ero spiazzato, Giulio era imprevedibile, ma questa cosa superava ogni mia fantasia.
- Ma non puoi andartene così, senza dire niente a nessuno. Ma non pensi ai tuoi, a tuo fratello, a Lara, cosa diranno, gli rovini la vita, devi almeno parlargli, avvertirli di cosa hai deciso.
Restò un silenzio, osservava la neve cadere sulla strada attraverso i vetri della finestra che guardava alla via.
- Le vedi questa neve che scende? - disse - E’ spettacolare e bellissima da guardare, cambia la percezione del mondo e delle cose che ricopre. Ma dura il tempo del freddo che la tiene in vita. Al primo sole del prossimo giorno inizierà a sciogliersi fino a scomparire, alla fine lascerà il mondo nella stessa maniera in cui l’ha trovato. La vita e le cose degli uomini sono identiche. Sembrano riempire il mondo di passioni, amori, idee e progetti, ma a confronto dell’ eternità, durano il tempo di una nevicata. Nulla di noi resta se non un ricordo. Nessuno è indispensabile alla vita degli altri. Non lo siamo neppure per noi stessi.
- Cazzo. Non eri mai stato così profondo, ti sei fatto o scoperto filosofo?
- Mi conosci davvero poco allora. - disse serio.
- Ma no. Scusami. Ho capito che parli convinto. Ma quello che dici mi ha sconvolto. Fratello, dove cazzo vai senza di me? Dammi tempo, dammi un giorno: metto in un sacco le cose da portarmi e vengo con te.
- No, frà. Dove vado non puoi venire. Tu resterai qui e spiegherai a tutti del perché sono partito.
- Non dire cazzate. Anche io non ho ragioni per restare. Partiamo insieme.
Smise di guardare verso la finestra e punto lo sguardo ai miei occhi.
- No. Tu una ragione la hai: c’è la Sampo che ti aspetta. Ti ama e tu la mai. Poi con la fatica che ho fatto a mettervi insieme, è stato il mio regalo di Natale, non ti azzardare a mollarla.
Di colpo la consapevolezza che faceva sul serio, mi aggredì con una violenza dolorosa e gelida: mi sentì stanco, svuotato, come se l’ energia vitale fosse evaporata d’improvviso. Pensare e parlare mi costava uno sforzo immane, il tempo stesso pareva aver rallentato il suo respiro. Sentivo di dover dire qualcosa, di trovare parole e argomenti per dissuaderlo da quella follia, per fermarlo, convincerlo a restare. Giulio se ne andava e ci saremo persi per sempre. Ma nulla mi veniva alle labbra, ero muto e stretto in un grumo di dolore.
Qualcosa di simile alla paura dell’abbandono del bambino mi inchiodava le membra: Giulio se ne andava e mi lasciava solo al mondo.
- Giulio, ti prego resta.
- Non posso fratello, mi aspettano tra mezzora. Devo andare.
- Cazzo! Dimmi almeno che mi farai sapere dove sei, che ci scriveremo.
Le parole si inceppavano sulla lingua, mi accorsi che stavo singhiozzando.
- Dai, non fare il pirla. - disse - Mica muore nessuno. Nessuno muore mai per sempre, lo sai bene.
Mi abbracciò, ci stringemmo per un lungo momento, stavo tremando.
Si alzò e aprì la porta sulla strada: una folata di vento gelido spinse manciate di neve, lucide come perle, che si sciolsero sul parquet bruno dell’ assito.
Si voltò un attimo e mi sorrise con calore, strizzandomi l’ occhio.

Mi svegliai tremante, avevo sparso le coperte al pavimento, ero gelido e in un bagno di lacrime, mi sentivo solo e sperso come abbandonato nel mezzo di in un deserto.
Sedetti sul letto con addosso una gravida sensazione di disagio e inquietudine, mi accesi una sigaretta per radunare le idee, la sveglia sul comodino segnava le cinque del mattino, fuori dalle finestre continuava la notte. Era stato solo un sogno grazie a Dio: alla fine questa storia della sparizione del mio amico mi stava turbando, benché non lo ammettessi.
Mi rimisi con la testa al cuscino, cercai di calmarmi facendo il vuoto mentale, dopo una mezzora ripresi a dormire.

Il telefono sul comodino prese a squillare, lo fece diverse volte prima che riuscissi a svegliarmi da quel torpore che mi rincoglioniva,[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif] la sveglia segnava le otto e quaranta.[/font]
La casa era vuota, ero solo e il trillo giungeva amplificato, poiché alla linea erano collegati i due apparecchi
dell' abitazione

Sollevai la cornetta e udì una voce femminile concitata che cercava il mio nome: era la madre di Giulio.
Confermai di essere io al telefono e la salutai: - Buongiorno signora, avete trovato Giulio? - chiesi immediatamente.
Nelle parole impastate di lacrime, la sua risposta rauca suonò come una deflagrazione nella cornetta: - L’ ha trovato Marco questa notte. Era nella sua soffitta. Giulio è morto.

Poi il mio urlo straziante fermò il tempo dell’ universo e svuotò i colori del mondo.


Fine.

Re: La Sampo Pt. 17

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post_id=14819 ha scritto:
Sedetti in fronte a lui, aveva il capo avvolto nel fumo azzurro della sigaretta.
Sedetti di fronte a lui: aveva ...
Nightafter ha scritto: stravizzi,  stravizi,
Nightafter ha scritto: faccia tipo culo di scimmia? -
faccia da culo
Nightafter ha scritto: Guarda che ero io a voler andare in
Nightafter ha scritto: Le La vedi questa neve che scende? -
Nightafter ha scritto: Ma dura il tempo del freddo che la tiene in vita. 
Bellissima immagine. Hai dei lampi poetici, caro @Nightafter  :)
post_id=14819 ha scritto:
Nightafter ha scritto: ma a confronto dell’ eternità, durano il tempo di una nevicata. Nulla di noi resta se non un ricordo. Nessuno è indispensabile alla vita degli altri. Non lo siamo neppure per noi stessi.
virgola dopo "ma"
Nightafter ha scritto: punto lo sguardo ai miei occhi.
puntò
Nightafter ha scritto: Ti ama e tu la mai.
la ami.
Nightafter ha scritto: Poi con la fatica che ho fatto a mettervi insieme, è stato il mio regalo di Natale, non ti azzardare a mollar
Poi, con la fatica...
Nightafter ha scritto: Di colpo la consapevolezza che faceva sul serio, mi aggredì con una violenza dolorosa e gelida:
Togli la virgola dopo serio e mettila dopo colpo
Nightafter ha scritto: Poi il mio urlo straziante fermò il tempo dell’ universo e svuotò i colori del mondo.
Non riesco a lasciarti una critica d'insieme, perché non ho la visione globale della serie della Sampo, ma posso aiutarti con la frase finale, che è importante.

Ti suggerisco di cambiare qualcosa nell'ultima frase, d'effetto:

Il mio urlo straziante fermò il tempo e svuotò di colori il mondo.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: La Sampo Pt. 17

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Ciao carissima @Poeta Zaza 

Come sempre ti ringrazio e ti sono debitore per le varie segnalazioni riguardanti il mio testo. 

Vorrei  solo spiegare il perché del mio riferimento al "culo di scimmia", che tu mi suggerisci di semplificare in "faccia da culo"

Il riferimento nasce dal fatto che il personaggio narrante, per via del gonfiore alla guancia, rammentava il deretano di un macaco. Allego il link esplicativo della parte in oggetto. : )

https://it.quora.com/Perch%C3%A9-il-sed ... 3%A8-rosso


Grazie ancora amica mia, un grande abbraccio. :)

Re: La Sampo Pt. 17

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Nightafter ha scritto: Sedetti in fronte a lui, aveva il capo avvolto nel fumo azzurro della sigaretta.
In silenzio finì di bere il suo caffè, poi raccolse col cucchiaino la panna residua nel fondo della tazza e lo ripulì con le labbra.
È l'ultimo capitolo di una storia avvincente e permeata di un'atmosfera calda e vitale. 
Hai il dono della naturalezza (anche nel disegno! bellissima la tua tavola: attendo le strisce) e pertanto anche le scene erotiche sono ben costruite e piacevoli da leggere. Mi riferisco ai capitoli precedenti, cui è necessario agganciarsi per comprendere che l'incipit di questo è immerso in un sogno, il quale ha inizio, appunto, nel capitolo che lo precede. 
Lì sei stato molto bravo ad agganciarlo in modo tale che non si capisse che si trattava di un sogno: l'io narrante si addormenta pensando a Giulio e alla sua nuova fiamma e, dopo lo stacco di un rigo, ce lo presenti di nuovo mentre cammina nel centro di Torino sulla neve alta e soffice e raggiunge le luci del Caffè "Le due salette", dove i due amici erano soliti ordinare i mitici caffè con panna e cacao. 
Giulio non dà notizie di se da un paio di giorni, ma l'io narrante non è preoccupato perché lo immagina occupato in amorosi convegni. Sono però preoccupati il fratello e la fidanzata di Giulio; pertanto la gioia dell'io narrante nel vedere che l'amico fraterno lo attende nel tepore della saletta è grande. Qui comincia l'ultima puntata. Scriverei "Sedetti di fronte a lui", e poi metterei punto e virgola.
Nightafter ha scritto: sab mag 01, 2021 6:19 pmNell’ osservarlo da vicino, come era accaduto nel nostro ultimo incontro, notai l’aspetto stanco e tirato del volto. Quel ragazzo esagerava con gli stravizzi, doveva darsi una calmata o non sarebbe arrivato ai trent’ anni.
Siamo in un sogno, il lettore ancora non lo sa e tu vuoi mantenere il segreto fino alla fine: hai perfettamente ragione, ma eviterei situazioni che hanno poco di onirico, inserendo qui è là qualche stranezza tipica dei sogni, non tale però da svelare tutto. 
Qui, in particolare, eviterei la frase "Nell'osservarlo ... incontro". 
Nightafter ha scritto: sab mag 01, 2021 6:19 pmVoglio uscire da tutto questo e da questa vita, vado nella città santa a inventarmene un’ altra.
Ero spiazzato, Giulio era imprevedibile, ma questa cosa superava ogni mia fantasia.
Anche qui eviterei l'ultimo periodo, da "Ero spiazzato" ... a "fantasia", sostituendolo magari con qualcosa tipo: "Una mosca viola si poggiò sulla tazzina", per fare solo un esempio, ma che rende l'idea di quei piccoli particolari, verosimili ma non del tutto, che notiamo nei sogni. Dico questo perché secondo me nell'economia del racconto è molto importante che il lettore creda che l'io narrante stia vivendo la realtà, ma è altrettanto importante che poi, quando il racconto giunge alla fine, la tragedia si palesa e il lettore va a rileggere il sogno, egli trovi piccoli indizi su cui prima ha sorvolato, ma che ora gli appaiono chiari come indicativi di una realtà onirica.
Nightafter ha scritto: sab mag 01, 2021 6:19 pmDai, non fare il pirla. - disse - Mica muore nessuno. Nessuno muore mai per sempre, lo sai bene.
Mi abbracciò, ci stringemmo per un lungo momento
Qui la commozione si fa forte. Sei bravo a non temere le emozioni. La frase poco più su, in cui Giulio dice che dove va lui l'amico non può andare, è un primo indizio.
Nightafter ha scritto: sab mag 01, 2021 6:19 pmSembrano riempire il mondo di passioni, amori, idee e progetti, ma a confronto dell’ eternità, durano il tempo di una nevicata. a di noi resta se non un ricordo. Nessuno è indispensabile alla vita degli altri. Non lo siamo neppure per noi stessi.
La frase finale è tremenda. E, col senno di poi, molto azzeccata.
Nightafter ha scritto: sab mag 01, 2021 6:19 pmSi alzò e aprì la porta sulla strada: una folata di vento gelido spinse manciate di neve, lucide come perle, che si sciolsero sul parquet bruno dell’ assito.
Si voltò un attimo e mi sorrise con calore, strizzandomi l’ occhio.
Qui sei stato bravissimo a inserire un'atmosfera onirica ma al tempo stesso verosimile. Forse un po' teatrale, ma consona al rapporto fra i due.
Nightafter ha scritto: sab mag 01, 2021 6:19 pmEra stato solo un sogno grazie a Dio
Ottimo piazzato qui, prima dell'affondo. Dopo "sogno" sarebbe bene inserire una virgola.
Nightafter ha scritto: sab mag 01, 2021 6:19 pmPoi il mio urlo straziante fermò il tempo dell’ universo e svuotò i colori del mondo.
Mi piace molto. Forse toglierei il "Poi", e forse sostituirei "urlo straziante" con "urlo straziato" o solo con "strazio". 
Ma solo perché non vorrei staccarmi mai da questo finale né dal tuo romanzo breve. 
Hai parlato delle nostre giovinezze, degli umori, degli amori e dei dolori, della luce e la musica che ci illuminavano e avremmo voluto non si spegnessero mai su chi amavamo. 

Grazie, caro @Nightafter. Un saluto.
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Re: La Sampo Pt. 17

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Grazie a te @Ippolita dolce e sensibile amica mia.

Grazie per questo commento così attento e partecipe dei sentimenti che ho voluto esprimere in questo lungo racconto.
Scriverlo e giungere alla sua inevitabile conclusione ha richiesto un impegno anche emotivo che avevo sottovalutato.
Dicono che lo scrivere sia un modo di metterci a nudo perché in ciò che scriviamo ognuno di noi mette qualcosa di ciò che ci appartiene, come esperienze, ricordi e sentimenti.
Tutta la saga della mia storia con Giulio che percorre molti episodi dei racconti pubblicati su WD e qui, appartiene in grande parte a un lavoro autobiografico di quel lontano periodo della mia vita.
Una sorta di rielaborazione di quel lutto straziante, vissuto nel momento in cui la vita si presentava ai nostri occhi come una giostra di speranze, sogni e illusioni che avevano il colore della gioventù e quella ingenua sensazione di immortalità che gli adolescenti vivono, sovente con ansia e insofferenza per la voglia di divenire il prima possibile adulti.
La scomparsa del mio amico, avvenuta con modalità sventurata e drammatica, ha segnato per me il momento in cui ho varcato la linea di confine tra la tarda adolescenza e l'età adulta, con Giulio si sono spenti i lustrini della giostra e dei sogni velleitari, per entrare nella dimensione della realtà e della precaria caducità dell'esistenza di ogni essere umano.
Scrivere e raccontare è stato un riesaminare e rivivere i sogni e le passioni di quegli anni,  quando molti della mia generazione hanno creduto illusoriamente di poter mutare il mondo in qualcosa di migliore.
Non ci siamo riusciti e forse abbiamo concorso a creare i presupposti per quello attuale.

Giulio nel poco tempo di vita condiviso è stato per me un maestro di vita, io gli ho insegnato lo yoga e la meditazione trascendentale, lui mi ha insegnato le poche cose della musica che ho appreso e molte cose sul come vivere e affrontare la vita. 
Avevo molti debiti con lui, non ultimo quello di aver messo al mio fianco, in gran fretta prima di andarsene, la donna che sarebbe stata mia compagna per il resto della vita.
La Sampo l'ho sposata da quasi cinquant'anni e abbiamo avuto una figlia che ci ha resi nonni da dieci anni.
Questa saga è un debito che avevo alla memoria di Giulio e che sono alla fine riuscito a portare a termine, pagando un pegno di commozione che sovente, nonostante mezzo secolo trascorso, mi ha aggredito nello scriverne.

Grazie ancora del prezioso commento amica mia.
Ti abbraccio :)

Re: La Sampo Pt. 17

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Nightafter ha scritto: Avevo molti debiti con lui, non ultimo quello di aver messo al mio fianco, in gran fretta prima di andarsene, la donna che sarebbe stata mia compagna per il resto della vita.
La Sampo l'ho sposata da quasi cinquant'anni e abbiamo avuto una figlia che ci ha resi nonni da dieci anni.
La Sampo è tua moglie! Fantastico. Complimenti pure per figlia e nipote. 
Mi piace sapere che quando voglio posso rileggere tutta la storia di Giulio. Un abbraccio a te, e grazie.  <3 
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