La Sampo Pt. 16

1
viewtopic.php?f=8&t=1403&p=14407#p14407


La Sampo Pt. 16


La domanda di Lara mi colse di sorpresa, che venisse a chiedermi
notizie del suo ragazzo, mi pareva assai insolito.
- No cara, ci siamo visti venerdì sera, mi ha detto che forse dovevate vedervi.
- E’ così. Ma non ci siamo visti. Non è venuto venerdì, né si è fatto sentire ieri e oggi.
- Ah! Capisco, ma hai provato a cercarlo a casa?
Un sospiro di sconforto precedette un lungo resoconto:

- Sì, ma non rispondeva nessuno. Poi poco fa mi ha chiamato Marco, suo fratello, chiedendo se era da me.
Mi ha spiegato che i loro genitori erano in Liguria, nella casa che hanno a Varigotti, per trascorrerci capodanno e la Befana, rientreranno solo ‘sta sera tardi.
Invece lui è tornato venerdì sera da un giro a Berlino, ma Giulio non
c’ era. Al mattino si è accorato che non era tornato a dormire e non si è sentito neppure la scorsa notte.
Quindi ha supposto che si fosse fermato per due giorni da me: questa sera ha deciso di chiamarmi.
Ma da me non è mai arrivato: al telefono aveva promesso di venire venerdì sera, ma come ho detto non l’ho visto né sentito. Ora sto davvero in pensiero.

Sentire Lara in ansia al telefono per un frangente simile, era quanto di più inaspettato potessi attendermi quella sera.
Il fatto che Giulio si fosse eclissato senza avvisare non mi stupiva più che tanto: conoscendolo sapevo quanto potesse divenire imprevedibile quando ci si metteva, ma era ovvio che Lara fosse un po’ preoccupata.
- Ho capito - dissi - bella storia. Ma francamente non starei a penare più che tanto. Lo sai Giulio come è fatto: gli sarà saltato un colpo
d’ ingegno dei suoi ed è partito in quarta, senza pensare di creare casino.
Mentre dicevo queste cose mi nacque un retropensiero balzano che poteva spiegare il tutto, ma era l’unica idea che non potevo rivelarle.

- Tu dici? Ma dove può essere andato?
- Boh? Magari gli è venuta la voglia di tornare in montagna per un’ultima rimpatriata: è montato in macchina ed è andato su. Poi si sarà spinnellato e ubriacato con quelli del suo giro, ancora stordito starà a dormire in qualche letto di un amico.
L’ ipotesi, benché non molto edificante, risultò plausibile e in qualche modo più rasserenante che non averne alcuna.
Infatti Lara, con una pausa di silenzio, concordò mentalmente che potesse essere l’idea giusta.
Riprese a parlare, lievemente tranquillizzata, ma al contempo con una nota d’ irritazione.

- Sì. Ma che stronzo il tuo amico! - ora più che il suo “amore” era diventato il “mio” amico. “Ok, bene così” pensai e sorrisi.
- Bella testa matta a sparire così. Ora l’ apprensione virava verso l’incazzatura: - Anzi, diciamolo pure: bella testa di cazzo! Passi che mi ha dato buca, ma almeno telefonare a suo fratello o a te. Proprio da coglione fare così, ma ti sembra?...
Sì. Era proprio incazzata. Non aveva torto. Era stato un gesto del cazzo.
- Vabbè, Lara. Lo conosci come è fatto Giulio. Non è cattivo, ma quando gli parte l’embolo, si butta a testa bassa senza pensare.
- Sì. Hai ragione. Certe volte è una testa matta. Anzi è proprio fuori di testa. Ha fatto questa stronzata e ora starà smaltendo il coma da qualche parte, come dici tu.
- Ma sì. Vedrai che domattina si sveglia e si attacca al primo telefono per dire che è vivo e vegeto.
- Vivo e vegeto finché gli pare, ma appena lo sento gli faccio il culo nero.
- Brava! Castigalo! E non fargliela annusare per due mesi.
- Ahahahahahah!!! Che testa anche tu! - rideva sollevata: ero riuscito toglierle un po’ di ansia.
Quindi aggiunse: - Ora richiamo suo fratello e gli dico quello che mi hai suggerito. Lui magari conosce qualcuno degli amici della montagna, se ha il numero di telefono può verificare se sta lassù.
- Ottimo! Se avete notizie, tu o Marco chiamatemi senza problemi, anche dopo mezzanotte, a qualsiasi ora e fatemi sapere.
- Ok. Grazie mille carissimo. Ci sentiamo presto. Ciao.
- Figurarti Lara. Aspetto nuove. Un bacione. Ciao.

La telefonata si concluse, mi venne da sorridere: “Chissà dove ti sei imboscato, gran figlio di buona donna", pensai divertito.
Non ero preoccupato per quell’ assenza, perché lo sapevo troppo tosto perché gli fosse successo qualcosa di serio o fosse incorrere in qualche guaio.
Ma soprattutto perché avevo una mia idea sulla sua estemporanea sparizione, ma non avevo potuta rivelarla a Lara per ovvi motivi.
Non era andato da Lara e aveva dormito fuori due giorni, per me la cosa era semplice: aveva chiamato la Ceretti e se ne erano andati a trombare da qualche parte. L’ idea mi appariva di una logica ferrea: la tessera che completava il puzzle complicato.
Giulio a forza di pensare se lasciare o no Lara è mettersi con la nostra compagna di classe, aveva fatto la scelta più semplice: tenere al momento il piede in due scarpe. Testare, passandoci insieme due giorni, se con Ceretti c’ era della vera intesa mentale e fisica, da soli, in intimità e lontani dal mondo. Mi pareva di ricordare che la Ceretti avesse una casa di campagna, dove andava con i suoi nei fine settimana, dalle parti di Pinerolo: magari la casa era libera e vi erano andati insieme.
Oppure, senza andare chissà dove, sarebbe bastato che si fossero intanati nella soffitta di Giulio in città.
Anzi, mi sorprendeva che suo fratello non avesse subito pensato di cercarlo lì: vero che la soffitta era priva di riscaldamento e dormirci con la temperatura della stagione non era consigliabile.
Ma Giulio non si sarebbe perso d’animo: con una stufetta elettrica, una bottiglia di cognac e la Ceretti da scopare come un riccio, la temperatura
l’ avrebbero scaldata come una sauna.
Ero certo che sarebbe ricomparso fischiettando, dopo la mezzanotte, come la Cindarella della fiaba.
Leggendo un romanzo di Urania, attesi che il telefono squillasse per darmi notizie oltre all’ una di notte. Ma non giunse alcuna chiamata, quindi mi addormentai pensando alle allegre trombate del mio amico con la Ceretti.

Camminavo nella notte lungo i portici della via Po, faceva un freddo cane. La neve continuava a fioccare lenta, ricoprendo la via di una coltre bianca alta più di una quindicina di centimetri.
Non passavano auto né un’anima e questo lasciava la neve immacolata e soffice come su un prato di giardino, un silenzio felpato avvolgeva le cose, la luce gialla dei lampioni conferivano un aspetto magicamente fiabesco al paesaggio stradale.
L’unico rumore percepibile era quello sordo dei miei passi sul granito dei sottoportici, tutti i negozi e i locali erano già chiusi, anche le vetrine erano spente. Procedevo a passo lento scendendo verso il fiume: i lampioni “impero” con braccio a cornucopia della piazza Vittorio, si ergevano come giganteschi candelabri su una tovaglia di gala, le loro ombre si proiettavano sul candore dello spiazzo deserto.
Il respiro gelido della notte vegliava sul sonno profondo del quartiere.
Dalla traversa sul lato destro, a metà della via, le luci del caffè “Le due salette” erano accese. Affrettai il passo per raggiungerlo: il desiderio di un caffè caldo con panna, mi alettava, avrebbe mitigato la sensazione di freddo che mi intorpidiva le membra.
Quello era il bar nel quale eravamo soliti fare tappa con Giulio quando ci si trovava in centro. Il caffè con panna e una spruzzata di cacao in cima era un rito: solitamente lo consumavamo nella seconda saletta all’interno del locale, prendevamo posto sul fondo della sala, nel tavolino d’angolo opposto all’entrata.
Dentro al bar c’era solo un cameriere assonnato al bancone, il locale appariva deserto, ordinai il mio caffè e chiesi di servirmelo al mio solito tavolino.
Quando entrai nella saletta attigua, trovai Giulio seduto al tavolino con la sua tazza di caffè con panna davanti e la sigaretta in mano.
- Quanto cazzo c’ hai messo ad arrivare. - disse sorridendo - Stavo per addormentarmi.
- Bella faccia da culo che hai! Stanno tutti dietro a cercarti, per mare e per terra, mentre tu stai qui pacifico a berti il caffè. Bella merda che sei!
- Ahahahaha! - rise e spense la cicca nel posacenere.
- Lascia che cerchino. Siedi che devo parlarti.

(Continua)
Rispondi

Torna a “Racconti a capitoli”