Costruttori di Mondi - Parte I - Secondo Prologo

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«Stronzate» sbotta il macellaio in tono sardonico. «Voi lo sapete benissimo cosa ci facevo in quello scantinato. Quello che veramente volete sapere è che fine ho fatto fare al coniglio, non è vero?!». Poi scopre la bocca in quello che vorrebbe essere un ghigno provocatorio. Ma l’unica cosa che si scorge fra le sue labbra spaccate sono i suoi denti rotti e coperti di sangue.

@queffe  sospira, si toglie gli occhiali e con calma impassibile si mette a pulirli con un panno. L’espressione sul suo volto è indecifrabile, un misto fra rassegnazione e stoico distacco: «Ti sarei grato se evitassi il turpiloquio». Il macellaio gorgoglia un riso di scherno, o per lo meno quello che nelle sue intenzioni vorrebbe essere tale. Per un po' si dondola sulla sedia in plastica bianca, il corpo pesto scosso da un riso privo di suono e di ilarità. «Come se servisse a qualcosa» sghignazza con i denti sanguinanti. E poi giù una bestemmia, rabbiosa e tonante.

Per un poco il respiro mi si ferma nei polmoni. Conosco abbastanza il mio collega per sapere come reagirà a tali dissacrazioni gratuite. Rimango sorpreso però nel vedere come @queffe  non si dia nemmeno il disturbo di arrabbiarsi: tutto quello che fa è continuare a pulire i suoi occhiali con la calma zen di un monaco buddista. Mio malgrado, nonostante la preoccupazione del momento, nonostante la crisi in corso, la fine del mondo e tutto il resto, non posso fare a meno di ammirarlo. Con gesti morbidi e misurati, @queffe  termina di pulirsi le lenti e dopo essersele rinforcate sul naso, comincia a parlare in un tono calmo e apparentemente innocuo. Tuttavia, nonostante la calma apparente, il sangue mi si ghiaccia nelle vene, quando riconosco quello che sta per fare. Non mi rendo conto esattamente del “cosa”, ma solo del “dove”: attorno al corpo del macellaio ammanettato alla sedia, l’aria si sta facendo più leggera.
No, non l’aria: la realtà.

La sua voce è quasi un sussurro: «Capisco che in uno nella tua posizione potrà sembrare indifferente l’uso di una parola piuttosto che un’altra». Il sorriso sulle sue labbra è debole e gentile. Lentamente si alza dalla sua sedia, sovrastando così il suo interlocutore, che continua a ridere e a dondolarsi sul posto. Il macellaio non si deve essere ancora accorto di nulla, penso.
Eppure l’atmosfera si è visibilmente raffreddata: l’alito che gli esce dalla bocca sanguinante è una nuvola di bianco vapore. Devo lottare contro l’istinti di scappare. «Aspetta» mormoro, «Non è il momento per questi giochi: la realtà è già compromessa. Un ulteriore modifica potrebbe addirittura…». Non finisco la frase.
  ha scritto: Il centurione sorrise: sul viso cotto dal sole si scoprì una fila irregolare di denti gialli e rotti. «Questo ti insegnerà a tenere la bocca chiusa, miserabile». Il primo scudiscio lacerò l’aria e la pelle del prigioniero, che legato allo scranno di legno si contorse dal dolore. Il suo grido si trasformò in un riso confuso, poi in un grido sprezzante:«Come se servisse a qualcosa». Continuò a ridere fino a che il secondo colpo non lo fece sussultare, lasciandolo poi senza fiato. L’alto dignitario romano gli era di fronte e lo guardava impassibile. «Le parole sono importanti», disse Quinto Flavio in tono pacato. «Cerca di tenerlo bene a mente d’ora in poi». Il centurione continuò a colpire con una furia animalesca, fino a quando la schiena del prigioniero non fu che un’unica piaga sanguinante. Ormai aveva smesso di ridere: l’unico suono che gli usciva dalle labbra spaccate era una specie di piagnucolio patetico. Quinto Flavio sospirò.

@queffe  sospira. Anche io mi concedo un sospiro e solo ora mi rendo conto di averlo tenuto sospeso per tutta la durata della ‘riscrittura’. Come sempre in questi casi, la testa mi gira e avverto una certa nausea. Tuttavia, questi disturbi sono nulla se paragonati al senso di spaesamento: la riscrittura è stata troppo forte e immediata per non lasciare strascichi. Mi basta uno sguardo al corpo tremante del macellaio per capire che per lui è stato certamente peggio: il bastardo è rannicchiato sulla sedia, la schiena piegata come se avesse subito frustate violente, nonostante i vestiti intatti dimostrino chiaramente il contrario. Ma se il corpo è sano, la sua coscienza è profondamente provata dalla ‘riscrittura’…

Quando il macellaio rialza il viso, non c’è più alcuna traccia di ironia e di sarcasmo. I suoi occhi rivelano una fissità sgomenta che solo il terrore cieco può avergli conferito.
E anche io non sono da meno, in questo momento: ho troppa paura per quello che sta per succedere. Che potrebbe succedere, se non troviamo il coniglio.

«Le parole sono importanti» ripete @queffe  . «Le parole sono l’anima della realtà».
«Non so che fine ha fatto il coniglio» grida il macellaio. «Vi prego, dovete credermi… io, io…» poi si ferma e comincia a piangere. Sui pantaloni in mezzo alle gambe gli si allarga una macchia scura.

Il mio collega è impassibile. Qualunque cosa succeda, sento che devo intervenire. Ondate di panico mi risalgono dallo stomaco alla gola, il fiato si fa breve: il tempo sta per scadere. Non so bene come o cosa fare, ma di colpo mi frappongo fra il mio collega e la figura tremante che una volta era il macellaio. «Non abbiamo più tempo per un'altra prova di forza» balbetto d’un fiato. 

Nel frattempo la mente cerca disperatamente di ricostruire gli ultimi eventi: dal momento in cui abbiamo ricevuto la chiamata di @Edu  prima, dall’inseguimento nel bosco dopo e infine a quel mortale nascondino nella baita. In quale momento abbiamo smesso di percepire la presenza del coniglio? Fin dai primi momenti o solo dopo la cattura del macellaio? Non ricordo bene, non so.

«Hai ragione» ammette pensieroso @queffe  , «non abbiamo più tempo». Con sommo orrore mi rendo conto che sta per succedere di nuovo. No, queta volta farà di peggio. Questa volta proverà a riscrivere direttamente il macellaio. L’intuizione mi provoca una scarica di adrenalina. Con la disperazione degli ultimi istanti prima di una catastrofe mi slancio verso il macellaio. «Parla! Per l’amore di Dio! Parla!».

Poi succede. Troppo rapido perché possa fare qualunque cosa.

Nessuno di noi ha il tempo di fare niente, figuriamoci una riscrittura.
Quando il viso del macellaio si incrocia con il mio, una metamorfosi sconcertante è in atto in lui: i lineamenti un momento prima annientati dal terrore sono distorti in un ghigno ebete e divertito. Gli occhi gli si infossano nelle orbite, a tal punto da trasformarsi in due buchi neri senza fondo. Il suono della sua voce è una risata metallica e pazzesca: «Si, per l’amore di Dio Montrésor».

Poi la sua bocca si spalanca in una cupa voragine nera, dentro cui mi sento risucchiare.

Non ho il tempo di maledire la mia ingenuità, perchè di colpo ricordo le parole di @Marcello  : “Qualunque cosa succeda, non sottovalutate il Macellaio, anche quando vi sembrerà inerme. Non è possibile prevedere cosa sia capace di fare un personaggio sfuggito al suo costruttore”. 
Troppo tardi, ormai.

Grido. Precipito e grido.

Poi tutto si fa buio.

Re: Costruttori di Mondi - Parte I - Secondo Prologo

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@Nerio  <3
Ma lo sai che è quasi un peccato che la butti in vacca riducendolo a un racconto autoreferenziale tra amici? è bello, ha molto ritmo, a tratti fa pensare al Dick della trilogia di Valis coi suoi piani temporali sovrapposti. Incuriosisce, già aspetto il seguito.
E adesso scusa, ma non riesco a non fare almeno un po' il casapazzo
Nerio ha scritto: Ma l’unica cosa che si scorge fra le sue labbra spaccate sono i suoi denti rotti e coperti di sangue
Scrittore maledetto due volte

Re: Costruttori di Mondi - Parte I - Secondo Prologo

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E no caro @Edu 
Non è mica una roba fra amici e basta :asd:
Ho intenzione di rompere la cosiddetta 4a parete, coinvolgendo un pò tutti gli scrittori che apprezzo maggiormente su questo forum, in un progetto abbastanza ambizioso dove la nostra passione, le nostre storie e i nostri personaggi saranno impastati in un'unica mega storia che celebra il potere della creatività della scrittura :love:

Grazie per la segnalazione caro

Re: Costruttori di Mondi - Parte I - Secondo Prologo

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@Nerio . Cercando i primi capitoli di Juliette è saltato fuori questo testo che è indubbiamente molto particolare e allo stesso tempo, cosa per nulla scontata, molto intrigante. Avrei preferito che i nomi dei personaggi, pur richiamandosi ai volti noti (si fa per dire) di staffer e utenti, avessero lo stesso font del resto, senza la marcatura del tag che imprime al tutto l'aspetto goliardico di un divertissement come ne sono stati fatti altri sul wd, mi pare, insomma di uno scherzo fine a sé stesso, e lo dico proprio perché questo apparente scherzo è organizzato seguendo tutti i crismi della narrativa, generando tensione con questa sua forma tarantiniana di thriller surreale e sanguinolento, e curiosità per come l'autore avesse eventualmente in animo di procedere e di riportare in uno schema logico le schegge apparentemente (?) impazzite di un soggetto volutamente irrazionale, per ora, e di difficile prevedibilità da parte del lettore. "Macellaio", "coniglio", "riscrittura" sono tutti particolari che si impongono all'attenzione portandosi a fianco un bel punto interrogativo. Malgrado qualche refuso, lo trovo anche scritto bene. "Le parole sono l'anima della realtà" mi pare lo slogan filosofico che riassume bene quello che presumibilmente mi viene da pensare fosse l'intento di questo tuo testo. Non mi pare di aver visto un seguito. Guarderò meglio, ma se davvero ti sei fermato qui mi pare un peccato. Ciao.
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