Cjan, Paron e il treno

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                                                                                                                                                                 Cjan è un cane.
                                                                                                                                                                  Paron è il balordo proprietario di Cjan.
Ucraina è la ex badante della Vecjate. Ora la moglie del Bill.
Il Bill è un frequentatore dello stesso bar di Paron e di Cjan. Ora il marito di Ucraina.
Ligrie è la nuova vicina di casa di Paron, quella che ha preso il posto della Vecjate.



Mi piacerebbe tu ascoltassi: “An ocean in between the waves” di The war on Drugs



Questo episodio è dedicato a @Edu e lui sa perché


«Cjan, o vin di fassi valutà li monedis, ma no podin la ca, le int e fevele masse», mi annuncia Paron.
- Cjan, dobbiamo farci valutare le monete, ma non possiamo andare qui, la gente parla troppo.
Dobbiamo andare in un’altra città, dove non ci conoscono, dice.
Va bene, andiamo dove vuoi, penso io.
Intanto viene a trovarci Ucraina di ritorno da Medjugorie.
Ci ha portato una bottiglietta di plastica.
Paron la apre e ne versa metà nel piatto e si scola l’altra metà.
«Cjan, bêf che mal no ti fâs ».
- Cjan, bevi che male non ti fa.
Bevo. E’ acqua. Mah!
«Ucraina, dove posso andare a cambiare una moneta d’oro che mi ha lasciato mia madre?»
«Nel negozio di compro oro. Ma devi proprio? Non puoi tenerla per ricordo? Di quanto hai bisogno, ti presto io».
«No, lo sai che non te li restituirei».
E così andiamo a portare una moneta al negozio. Paron esce soddisfatto.
«Cumò o nin in stasion a domandà se tu puedi montà sul treno».
- Adesso andiamo in stazione a vedere se puoi salire sul treno.
Posso, ma mi devo mettere la museruola, oppure… devo perdere un sacco di chili.
Mi metterò la museruola!
Ma chi l’ha inventata questa cosa? Io non ho mai morso nessuno, non abbaio neanche, quasi.
Paron me ne ha presa una, una specie di elastico. La signorina del negozio gli ha suggerito di farmi abituare un po’ alla volta, di tenermi il muso stretto tra le mani e di premiarmi con delle crocchette. Io non vedo le crocchette però, com’è questa storia?
Paron esegue. Un fastidio…
Finalmente arriva il giorno della gita. Sono eccitatissimo.
Ah, devo anche stare al guinzaglio, ma non me ne frega, seguirei Paron in capo al mondo, con o senza guinzaglio.
Andiamo alla stazione, saliamo sul treno e ci accomodiamo. Quel dondolio mi fa immediatamente venire sonno.
Porca miseria, mi scappa la pipì. Cerco di comunicarlo a Paron con la forza del pensiero.
Non si accorge. Provo con una zampa.
«Sta fêr che no sin rivâs», mi dice.
- Stai fermo che non siamo arrivati.
Lo so, ottuso di uno, per questo insisto.
Paron finalmente capisce. Bestemmia.
«Come vino di fa cumò?»
- Come dobbiamo fare adesso?
Ce ne andiamo in bagno, ci chiudiamo dentro e Paron mi mette due zampe sul water.
«Fêr!», mi urla.
- Fermo!
Mi alza una gamba sola, niente da fare, è troppo corto… “il coso” o sono troppo basso io.
Mi prende in braccio e cerca di direzionarmi, ma preme sulla vescica e la faccio a spruzzo.
Paron urla:
«Bocon di mone!»
- Grande stupido!
Dice che dovevo farla a casa prima di partire.
Usciamo dal bagno e una signora ci guarda come fossimo due delinquenti depravati:
«Che schifo, sui treni ora si trovano cani e porci».
Guardo Paron, io sono il cane per cui…
Lui le fa l’occhiolino e torniamo a sederci.
Voglio guardare dal finestrino: prato, prato, prato, prato, asfalto. Prato, prato, prato, prato… asfalto.
Gruuun!
Che paura. Un altro treno nella direzione contraria. Pensavo di morire.
Ci fermiamo.
Salgono persone. Un ragazzo con gli occhiali e l’orecchino mi fa una carezza, vorrei ricambiare, ma ho la museruola.
La prossima stazione è Padova, dice una voce.
Paron si alza, anch’io, dobbiamo scendere. Mi leva questa cosa dal muso e finalmente posso leccarmi il naso.
Camminiamo fianco a fianco. Sono emozionato. Ci sono odori che non ho mai sentito. Le persone camminano veloci. Suoni nuovi. Camminiamo ancora:
«Spetimi ca», mi dice Paron.
- Aspettami qui.
Entra in un negozio. Esce trionfante.
«Cjan o sin siors. Anin a festegià tal ristorant».
- Cane, siamo ricchi, andiamo a festeggiare al ristorante.
Ovviamente non posso entrare, ma se mangiamo all’aperto, loro mi portano anche una ciotola con l’acqua fresca.
Paron mi allunga qualcosa. Per me Ucraina cucina meglio.
Andiamo alla stazione:
«Pisse prin di montà su, chiste volte!», mi ordina Paron.
- Piscia prima di salire, questa volta.
Mago! Ora lo so anch’io.
Sono stordito dagli odori, dai rumori, dal cibo del ristorante. Mi addormento come un ghiro. Paron mi deve svegliare per farmi scendere.
«Le prossime volte o nin a Vignesie».
- La prossima volta andiamo a Venezia.
Urca, adesso siamo diventati viaggiatori?
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: Cjan, Paron e il treno

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Ma che spettacolo di storia! Molto viva e vivida, personaggi come Paron e anche l'accennata Ucraina hanno quel qualcosa che te li fa sentire se non vivi, quando meno vicini, prossimi.
Bella anche l'ambientazione.
Poi non sapevo fossi friulana, allora si può dire che siamo compatrioti. Di recente trovo sempre più spesso forti contaminazioni dialettali nella narrativa italiana (non è una novità, okay, Gadda e via dicendo. Di recente un'uscita per Minimum Fax, mi pare si chiami Sangue di Giuda), e mi è capitato di chiedermi come uscirebbe una narrazione in friulitaliano. Credo sia una bella strada, spero tu abbia voglia e forza per continuare a batterla.
Sai cosa, però? Toglierei le traduzioni. Lascia il parlato così, senza metterci la traduzione sotto. Credo sia abbastanza comprensibile comunque, e se pure non lo è del tutto, il senso si intuisce dal contorno.
brava @paolasenzalai , piaciuto!

Re: Cjan, Paron e il treno

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m.q.s. ha scritto: Ma che spettacolo di storia!
Oh, addirittura   :D
Detto da te poi... ti ho sempre trovato cattivo, cattivissimo.  :P
Forse è solo che, essendo compatrioti, ritrovi le atmosfere, gli odori che ti sono familiari. E' un po' come tornare a casa, no?
m.q.s. ha scritto: spero tu abbia voglia e forza per continuare a batterla.
lo spero tanto anch'io.
m.q.s. ha scritto: Toglierei le traduzioni. Lascia il parlato così, senza metterci la traduzione sotto. Credo sia abbastanza comprensibile comunque,
No, ci ho provato, non è comprensibile. E' un po' che porto a spasso Cjan e Paron e le ho provate tutte, traduzione sì, no, sotto, sopra, pedice, apice, corsivo, stampatello, grassetto, trattino, virgolette... questa è la mia soluzione definitiva  :D.

Grazie @m.q.s. per le tue parole, per l'incoraggiamento, per essere passato di qui, grazie. Fa terribilmente piacere a me e Cjan avere qualcuno che apprezza. Davvero. 
Grazie.
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.
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