Rag ball - Capitolo 5 di 2/2

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Capitolo: Azzurro come l'ombra del cielo - Parte 2

«La luce forte mi confonde le ombre» Disse la ragazza con un po' di trepidazione.
«Cosa significa che ti confonde?» Chiese con curiosità Cara.
«Non lo so!» Esclamò la figlia mentre rotolava una sua ciocca castana sul mignolo.
«Come non sai...» Disse la madre piena di dubbi.
Soltanto col il tempo la madre di Chiara scoprii di cosa soffriva la sua adorata figlioletta: ansia generalizzata con frequenti attacchi di panico. La diagnosi arrivò dopo poche sedute di psicoanalisi; un taccuino e una stilografica tirarono le somme. Fu facile scoprire la fragilità di Chiara, Deborah la psicologa era stata molto in gamba.

Chiara ricordò tutto questo mentre stava passando lo swiffer sotto il letto matrimoniale. La moquette sembrava d’oro grazie ad un sfavillante raggio di sole intrufolato dalla finestra. Chiara non ci fece caso. Terminò con smania le pulizie al piano di sopra e poi scese di corsa le scale.
Erano quasi mezzogiorno, la sua mezza giornata solare in pena.
Il piede di Chiara doveva scendere l’ultimo scalino.
«Boldo, dove sei?» Urlò la giovane ragazza.
Lo vide di sfuggita, il suo cane gli sembrò più tozzo. Chiara confuse il suo dolcissimo bassotto con un mastino – of Napoli –. Boldo aveva undici anni ma ne dimostrava di meno, giocava sempre con una pallina rossa a strisce nere.
«Boldo, cucciolotto mio… dai fatti vedere!» Esclamò la sua padroncina con una voce melodica.
Improvvisamente fu travolta da una luce intensa. Il finestrone, l’occhio del mondo esterno, era il suo peggior nemico. Un alone frantumò la sua anima in mille pezzi.
La ragazza vide nuovamente l’ombra del quattro zampe correre da una parte all'altra, pareva impazzito come se stesse sfuggendo da qualcosa di invisibile. La sua agitazione fece sbandare la sua padroncina.
Un sbandamento inaspettato fece cambiare ogni cosa: il suolo iniziò a tremare ed ogni immagine diventava sempre più confusa. A Chiara gli sembrò d’impazzire.
I raggi del sole, l’azzurro del cielo e i giochi d'ombra fecero un brutto scherzo alla psiche della quarantenne. Chiara alzò le sopracciglia in segno di stupore. Ogni sua certezza crollò all’istante. In quel momento non seppe più nulla, aveva paura di se stessa e di ciò che la circondava. Si ritrovò sola in quell’incubo; la voce confortante della madre non rimbombò più tra quelle mura da tanto tempo, e Martha se ne andò prima di rimanere orfana, senza dire una parola. Stufa di comprendere una situazione assurda. Rimasero soltanto solitudine e pazzia.
L’intensità fece nuovamente il suo dovere, annientò ogni sicurezza. Veloce come una gazzella, un passo dietro l’altro verso l’ingesso di casa. L’unica via di fuga possibile in quel momento. Abbassò la maniglia e uscii senza pensarci due volte. Chiara scappò di casa.
Il rimbombo del suo stesso respiro la confuse maggiormente, fuori sembrava tutto così ampliato. Il mondo casalingo in miniatura visto da fuori era tutt’altra cosa, il noce dei mobili e il bianco delle pareti venne sostituito dal grigio dell’asfalto e dal verde graziato di ogni giardino. Chiara sgranò ancor di più gli occhi e il suo affanno divenne più ritmico. Iniziò a respirare male.
Corse senza direzione, in strada senza guardarsi mai indietro; lontano dalla rassicurante riga bianca. Le sue braccia oscillavano in modo perfetto, minute ma entrambi tenevano il ritmo di un’atleta professionista. Superò ogni ostacolo, anche quello più piccolo. Saltò senza pensarci due volte la sagoma di un tombino e attraversò un piccolo ruscello artificiale. Finì in un bosco.
Chiara era circondata da alberi molto alti, tutti intrecciati tra loro. Una gamba al naturale. Continuava a correre, sembrava una ragazza smarrita e spaventata. L’intensità della luce stava rincorrendo la sua sagoma fragile. Mentre calpestava il suolo del mondo a casaccio, i suoi occhi fuori dalle orbite stavano guardando quel cielo così limpido, un vero strato di pezza. Azzurro come la sua vecchia palla.
Il bosco cancellò ogni ombra, il brusio delle foglie secche ricoprirono ogni suono umano ed ogni avversità improvvisa venne vinta fino ad arrivare alla vera libertà. Un polmone verde.
Una discesa ripida.
Chiara scivolò nel suo seno materno, pensava di ritornare all'origine: felice e lattante. Non ci pensò due volte a chiudere gli occhi, si lasciò andare proprio come una piuma leggera, il suo sogno proibito sin da piccola. Senza troppi balzi, il suo corpo danzò come una foglia secca fuori stagione. Inspiegabilmente.
Si adagiò a terra dopo tanti metri a valle, come un fiore nell’ombra del cielo.
:laughing-lettersrofl: :happy-smileyflower:

Re: Rag ball - Capitolo 5 di 2/2

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Floriana ha scritto: «La luce forte mi confonde le ombre» Disse la ragazza con un po' di trepidazione.
«Cosa significa che ti confonde?» Chiese con curiosità Cara.(?)
«Non lo so!» Esclamò la figlia mentre rotolava una sua ciocca castana sul mignolo.
«Come non sai...» Disse la madre piena di dubbi.
Dopo i discorsi diretti ci vuole la minuscola se sono battute di appoggio al dialogo.
Se ne è parlato anche in un topic nella sezione "Scrivere", qui:

viewtopic.php?f=33&t=1536
Floriana ha scritto: la madre di Chiara scoprii
scoprì
Floriana ha scritto: Erano quasi mezzogiorno
Era quasi mezzogiorno
Floriana ha scritto: «Boldo, dove sei?» Urlò la giovane ragazza.
urlò
Floriana ha scritto: mastino – of Napoli –.
Perché l'inglese?
Floriana ha scritto: «Boldo, cucciolotto mio… dai fatti vedere!» Esclamò la sua padroncina
esclamò

Floriana ha scritto: A Chiara gli sembrò d’impazzire.
Il pronome è di troppo se c'è già il nome. Hai due scelte:
- Le sembrò d'impazzire
- A Chiara sembrò d'impazzire
Floriana ha scritto: In quel momento non seppe più nulla, aveva paura di se stessa e di ciò che la circondava.
Meglio: Da quel momento...
Floriana ha scritto: la voce confortante della madre non rimbombò più tra quelle mura da tanto tempo, e Martha se ne andò prima di rimanere orfana, senza dire una parola. Stufa di comprendere una situazione assurda. Rimasero soltanto solitudine e pazzia.
A parte citare un nome - Martha - che il lettore non sa chi sia, se quello della protagonista è Chiara, io riscriverei il brano così:
- la voce confortante della madre non era echeggiata tra quelle mura da tanto tempo, e Martha se n'era andata prima di rimanere orfana, senza dire una parola.
Stufa di cercare di comprendere una situazione assurda. Erano rimaste soltanto solitudine e pazzia.
Floriana ha scritto: L’intensità fece nuovamente il suo dovere, annientò ogni sicurezza. Veloce come una gazzella, un passo dietro l’altro verso l’ingesso ingresso di casa. L’unica via di fuga possibile in quel momento. Abbassò la maniglia e uscii uscì senza pensarci due volte. Chiara scappò di casa.
Floriana ha scritto: minute ma entrambi
entrambe
Floriana ha scritto: Superò ogni ostacolo, anche quello più piccolo.
In genere si trova scritto; 
Superò ogni ostacolo, anche quello più grande.
Ma forse volevi dire:
- Superò ogni sorta di ostacolo.

Floriana ha scritto: Chiara era circondata da alberi molto alti, tutti intrecciati tra loro. Una gamba al naturale.
Non capisco la similitudine, scusa.
Floriana ha scritto: Chiara scivolò nel suo seno materno, pensava pensando di ritornare all'origine:
Floriana ha scritto: Senza troppi balzi, il suo corpo danzò come una foglia secca fuori stagione. Inspiegabilmente.
Si adagiò a terra dopo tanti metri a valle, come un fiore nell’ombra del cielo.
Molto bello e poetico il finale. Brava, @Floriana:)
Ci sono anche altre frasi delicate, pur nel racconto di paure della psiche di una donna con disturbi mentali che fugge senza meta mentre la luce forte le confonde le ombre, come dice la protagonista nell'incipit: una bella immagine: brava, Flo!
Floriana ha scritto: La luce forte mi confonde le ombre
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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