La Sampo – Pt. 7
Posted: Sun Feb 28, 2021 12:57 am
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La Sampo – Pt. 7
Mentre Giulio continuava il racconto sull’ incontro con la Sampo, avevo tirato fuori il vinile di “Let It Bleed” dei Rolling e lo avevo messo a girare sul piatto dello stereo. La Fender Stratocaster di Keith Richards, con il suo suono ruvido e sporco e la voce rauca e graffiante di Mick Jagger, si scatenavano sulle note energetiche di “Brown Sugar”,
A sentire quella storia, rimasi turbato: pensare che Sampo fosse stata nella necessità di consulti medici e di farmaci antidepressivi, arrivando a perdere tutti quei chili mi spiaceva sinceramente.
Nonostante le asperità del nostro passato, non avevo mai
conservato astio per lei, anzi, ero sollevato che nulla di serio fosse alla radice del malessere.
Quello però che mi spiazzava, era il suo mutamento di carattere: conoscendola, a saperla insicura, fragile e inerme, non mi riusciva proprio di immaginarmela. Quando mai si era sentita una pantera miagolare, tremebonda, come un gattino spaventato?
Qualcosa di grave doveva essere accaduto, ero perplesso e incuriosito.
- Insomma, - dissi, cercando di venire al punto - non credo tu sia piovuto qui annunciando grandi novità che mi riguardavano, solo per raccontarmi dei tormenti di Sampo davanti al caffè o la sua conversione da rapace a pettirosso. Posto che gli faccio i miei auguri di guarigione, di lì in poi non vedo cosa c’entri io con la sua depressione. -
Giulio sorrise, guardandomi di sottecchi: - Ma davvero non lo hai ancora capito? Fratello mio, sei proprio “trullo”, lasciamelo dire. -
Ridacchiava e io mi stavo spazientendo: - Scusa, eh, stante che gli è venuta una crisi mistica, per salcazzo quale motivo, che dovrei aver capito da ‘sta storia? -
I rolling erano passati al blues struggente di “Love in Vain”, il basso vibrava nelle casse dello stereo, la voce calda di Jagger faceva risonanza nel mio plesso solare.
Lui pianto gli occhi nel mio sguardo: - Senti, mettiamola così: tu cosa provi per Sampo? -
“Che stronzo” pensai: inutile dire che l’argomento mi creava disagio.
- Ma cosa c’entra quello che provo? Ne sono stato imbarcato una vita fa, poi ha fatto la stronza e l’ho fatto anche io, ora è roba sepolta, non
so che dovrei provare? Ti va bene? -
Mi stavo accalorando, il nervosismo diceva il contrario di ciò che proclamavo a parole e Giulio lo capiva benissimo.
In realtà dal momento della sua telefonata, benché cercassi di evitarlo, il pensiero di lei non mi aveva mollato un attimo
- Allora, vogliamo concluderlo ‘sto racconto? - sbuffai. - Se di fisico non c’era nulla, tutto ‘sto casino si sa o no, a cosa diavolo sia dovuto? -
Giulio, si prese una pausa prima di rispondere: sfilò una sigaretta dal pacchetto e me lo lanciò perché ne prendessi una per me, accendemmo dallo stesso cerino.
- Dunque, - disse, mentre soffiava il fumo della boccata fatta. - ti sembrerà assurdo e lo sembrava anche a me, però è così: tutta questa manfrina nasce perché, dopo due anni, ha scoperto di essersi innamorata di te. -
Scese il silenzio per un lasso di tempo imprecisato, segnato dal tabacco che si inceneriva tra le nostre labbra e i riff di Keith Richards.
Quella notizia mi aveva steso come un cazzotto in piena faccia, il sangue mi invase il volto e le orecchie divennero incandescenti.
Stavo elaborando mentalmente il senso di ciò che avevo sentito.
Non ero certo di aver compreso bene: la Sampo “imbarcata” di me?
Era Assurdo! I tratti facciali mi si corrugarono come se avessi addentato un limone.
- Non fare quell’espressione da scemo. - disse Giulio - Sembra che ti sei drogato. Hai capito cosa ho detto o te lo devo ripetere? -
Scossi più volte il capo e agitai la mano in segno di diniego.
- Ma, dai... Che cazzo dici? - risposi, con la gola secca.
- La Sampo, imbarcata di me? Con gli scazzi che abbiamo avuto? Non scherzare. - Giulio alzò un sopracciglio compassionevole, dondolò il capo da destra a sinistra, poi spense con fermezza la cicca nel posacerenere.
- Secondo me: - dissi enfatico - o ti ha preso in mezzo e te la sei bevuta. Oppure tu mi stai perculando, ma, caschi male, perché io invece non me la bevo. -
- Pensa cosa vuoi, ma, non sto scherzando. Quello che ti ho raccontato è vero per filo e per segno. Se vuoi crederci, io, domani pomeriggio, la carico in macchina e te la porto. Poi ve la sbrogliate tra voi: non ci metto becco e son tutti cazzi vostri. Stop! -
Aveva lo sguardo fermo di quando era serio. Se era uno scherzo, sapeva davvero recitare bene: veniva voglia di credergli.
Jagger, continuava imperterrito: mettendoci un carico da undici.
"When the train come in the station
I looked her in the eye
Well the train come in the station
And I looked her in the eye
Whoa, I felt so sad so lonesome
That I could not help but cry”
Sampo imbarcata di me, era l’ultima cosa che mi potesse venire in mente. Impensabile dopo i nostri scontri e le ripicche, dopo la merda che avevo mangiato quando le stavo dietro senza speranza. Noi due, che non ci si guardava più in faccia da una vita. Era assurdo: non sapevo che dire o fare, ero perso.
Giulio era assorto: seguiva mentalmente il giro di chitarra di Keith Richards, ne ripeteva il fraseggio muovendo in silenzio le labbra, mentre le dita mimavano gli accordi su una tastiera nella sua mente.
- Cazzo, Giulio! Questa è davvero bella. Mi sento frullato come dopo un giro sul “Tagadà”. Se ‘sta storia è vera non so proprio che fare? Che gli racconto a Sampo, dopo tutto ‘sto tempo? -
- Niente. - Rispose serafico lui. - Che gli vuoi raccontare? La vedi, valuti se ce n’è ancora o se non te ne frega più niente. Vi prendete un caffè, vi dite due parole: se funziona continuate, altrimenti addio. Bacino sulla guancia e chi s’è visto, s’è visto. Semplice, no? -
- La fai facile tu, di semplice non c’è nulla. Non ricordi le troiate che le ho fatto per renderla ridicola alla classe? Le cose feroci che le ho detto e di quando, per farla incazzare, facevo venire Nella ad aspettarmi all’uscita da scuola, poi, quando lei passava, la limonavo come un mandrillo, per vederla rosicare? Dopo tutto questo, con che faccia mi presento? -
- Ma falla finita! Sempre a farti seghe mentali tu. Devi solo decidere se te ne frega ancora o no. Ti piace o ti fa schifo? Allora, ci vuole tanto? -
- No, Beh, Sì. Mi piacerebbe ancora, ma son due anni che non ci si vede, come faccio a dirlo? Non so se è come la ricordo e neppure lei sa come sono ora. Magari si è fissata con una idea, poi quando torna nella realtà gli sfuma il sogno. -
- Senti “principe azzurro”, vedi di andare a cagare. Dopo la fregatura che hai preso con Nella, ti sei aggiustato con quattro sciroccate raccolte in giro. Già un miracolo se non ti sei beccato lo scolo. Son più le seghe che ti fai che le volte che scopi. E ti metti pure a fare il difficile? Ma fatti un bagno freddo al culo va. -
- Ok! Scusa se non ragiono col cazzo. A ogni buon conto vorrei rammentarti che Nella me l’hai fatta conoscere tu. Ti sei anche adoperato perché mi ci ficcassi insieme, esattamente come stai facendo ora. Quindi è meglio, se mi viene qualche pensiero. -
Giulio accusò il colpo: - Se Nella era metà frigida e metà zoccola, ora sarà colpa mia? Mi pare che sei cresciutello per capire con chi ti metti, o dobbiamo chiamare mammina a tenerti la manina? -
- Sta bene! Non è colpa tua. Vediamo di non litigare. Dico solo che Sampo è come una scottatura non guarita. Questa cosa mi scombussola, mi pare di essere tornato alle emozioni e alle incertezze di due anni fa. -
- Sai che ti dico fratello? - Giulio si stava schiacciando accuratamente un pedicello che gli era spuntato sul mento. - No, dimmi? -
- Che mi hai rotto il cazzo. - La pustola era esplosa. - E quindi? - chiesi.
- Quindi, fatti una doccia, cambia camicia e mutande, che sembri uno zingaro. Domani alle tre, te la porto qui. -
(Continua)
La Sampo – Pt. 7
Mentre Giulio continuava il racconto sull’ incontro con la Sampo, avevo tirato fuori il vinile di “Let It Bleed” dei Rolling e lo avevo messo a girare sul piatto dello stereo. La Fender Stratocaster di Keith Richards, con il suo suono ruvido e sporco e la voce rauca e graffiante di Mick Jagger, si scatenavano sulle note energetiche di “Brown Sugar”,
A sentire quella storia, rimasi turbato: pensare che Sampo fosse stata nella necessità di consulti medici e di farmaci antidepressivi, arrivando a perdere tutti quei chili mi spiaceva sinceramente.
Nonostante le asperità del nostro passato, non avevo mai
conservato astio per lei, anzi, ero sollevato che nulla di serio fosse alla radice del malessere.
Quello però che mi spiazzava, era il suo mutamento di carattere: conoscendola, a saperla insicura, fragile e inerme, non mi riusciva proprio di immaginarmela. Quando mai si era sentita una pantera miagolare, tremebonda, come un gattino spaventato?
Qualcosa di grave doveva essere accaduto, ero perplesso e incuriosito.
- Insomma, - dissi, cercando di venire al punto - non credo tu sia piovuto qui annunciando grandi novità che mi riguardavano, solo per raccontarmi dei tormenti di Sampo davanti al caffè o la sua conversione da rapace a pettirosso. Posto che gli faccio i miei auguri di guarigione, di lì in poi non vedo cosa c’entri io con la sua depressione. -
Giulio sorrise, guardandomi di sottecchi: - Ma davvero non lo hai ancora capito? Fratello mio, sei proprio “trullo”, lasciamelo dire. -
Ridacchiava e io mi stavo spazientendo: - Scusa, eh, stante che gli è venuta una crisi mistica, per salcazzo quale motivo, che dovrei aver capito da ‘sta storia? -
I rolling erano passati al blues struggente di “Love in Vain”, il basso vibrava nelle casse dello stereo, la voce calda di Jagger faceva risonanza nel mio plesso solare.
Lui pianto gli occhi nel mio sguardo: - Senti, mettiamola così: tu cosa provi per Sampo? -
“Che stronzo” pensai: inutile dire che l’argomento mi creava disagio.
- Ma cosa c’entra quello che provo? Ne sono stato imbarcato una vita fa, poi ha fatto la stronza e l’ho fatto anche io, ora è roba sepolta, non
so che dovrei provare? Ti va bene? -
Mi stavo accalorando, il nervosismo diceva il contrario di ciò che proclamavo a parole e Giulio lo capiva benissimo.
In realtà dal momento della sua telefonata, benché cercassi di evitarlo, il pensiero di lei non mi aveva mollato un attimo
- Allora, vogliamo concluderlo ‘sto racconto? - sbuffai. - Se di fisico non c’era nulla, tutto ‘sto casino si sa o no, a cosa diavolo sia dovuto? -
Giulio, si prese una pausa prima di rispondere: sfilò una sigaretta dal pacchetto e me lo lanciò perché ne prendessi una per me, accendemmo dallo stesso cerino.
- Dunque, - disse, mentre soffiava il fumo della boccata fatta. - ti sembrerà assurdo e lo sembrava anche a me, però è così: tutta questa manfrina nasce perché, dopo due anni, ha scoperto di essersi innamorata di te. -
Scese il silenzio per un lasso di tempo imprecisato, segnato dal tabacco che si inceneriva tra le nostre labbra e i riff di Keith Richards.
Quella notizia mi aveva steso come un cazzotto in piena faccia, il sangue mi invase il volto e le orecchie divennero incandescenti.
Stavo elaborando mentalmente il senso di ciò che avevo sentito.
Non ero certo di aver compreso bene: la Sampo “imbarcata” di me?
Era Assurdo! I tratti facciali mi si corrugarono come se avessi addentato un limone.
- Non fare quell’espressione da scemo. - disse Giulio - Sembra che ti sei drogato. Hai capito cosa ho detto o te lo devo ripetere? -
Scossi più volte il capo e agitai la mano in segno di diniego.
- Ma, dai... Che cazzo dici? - risposi, con la gola secca.
- La Sampo, imbarcata di me? Con gli scazzi che abbiamo avuto? Non scherzare. - Giulio alzò un sopracciglio compassionevole, dondolò il capo da destra a sinistra, poi spense con fermezza la cicca nel posacerenere.
- Secondo me: - dissi enfatico - o ti ha preso in mezzo e te la sei bevuta. Oppure tu mi stai perculando, ma, caschi male, perché io invece non me la bevo. -
- Pensa cosa vuoi, ma, non sto scherzando. Quello che ti ho raccontato è vero per filo e per segno. Se vuoi crederci, io, domani pomeriggio, la carico in macchina e te la porto. Poi ve la sbrogliate tra voi: non ci metto becco e son tutti cazzi vostri. Stop! -
Aveva lo sguardo fermo di quando era serio. Se era uno scherzo, sapeva davvero recitare bene: veniva voglia di credergli.
Jagger, continuava imperterrito: mettendoci un carico da undici.
"When the train come in the station
I looked her in the eye
Well the train come in the station
And I looked her in the eye
Whoa, I felt so sad so lonesome
That I could not help but cry”
Sampo imbarcata di me, era l’ultima cosa che mi potesse venire in mente. Impensabile dopo i nostri scontri e le ripicche, dopo la merda che avevo mangiato quando le stavo dietro senza speranza. Noi due, che non ci si guardava più in faccia da una vita. Era assurdo: non sapevo che dire o fare, ero perso.
Giulio era assorto: seguiva mentalmente il giro di chitarra di Keith Richards, ne ripeteva il fraseggio muovendo in silenzio le labbra, mentre le dita mimavano gli accordi su una tastiera nella sua mente.
- Cazzo, Giulio! Questa è davvero bella. Mi sento frullato come dopo un giro sul “Tagadà”. Se ‘sta storia è vera non so proprio che fare? Che gli racconto a Sampo, dopo tutto ‘sto tempo? -
- Niente. - Rispose serafico lui. - Che gli vuoi raccontare? La vedi, valuti se ce n’è ancora o se non te ne frega più niente. Vi prendete un caffè, vi dite due parole: se funziona continuate, altrimenti addio. Bacino sulla guancia e chi s’è visto, s’è visto. Semplice, no? -
- La fai facile tu, di semplice non c’è nulla. Non ricordi le troiate che le ho fatto per renderla ridicola alla classe? Le cose feroci che le ho detto e di quando, per farla incazzare, facevo venire Nella ad aspettarmi all’uscita da scuola, poi, quando lei passava, la limonavo come un mandrillo, per vederla rosicare? Dopo tutto questo, con che faccia mi presento? -
- Ma falla finita! Sempre a farti seghe mentali tu. Devi solo decidere se te ne frega ancora o no. Ti piace o ti fa schifo? Allora, ci vuole tanto? -
- No, Beh, Sì. Mi piacerebbe ancora, ma son due anni che non ci si vede, come faccio a dirlo? Non so se è come la ricordo e neppure lei sa come sono ora. Magari si è fissata con una idea, poi quando torna nella realtà gli sfuma il sogno. -
- Senti “principe azzurro”, vedi di andare a cagare. Dopo la fregatura che hai preso con Nella, ti sei aggiustato con quattro sciroccate raccolte in giro. Già un miracolo se non ti sei beccato lo scolo. Son più le seghe che ti fai che le volte che scopi. E ti metti pure a fare il difficile? Ma fatti un bagno freddo al culo va. -
- Ok! Scusa se non ragiono col cazzo. A ogni buon conto vorrei rammentarti che Nella me l’hai fatta conoscere tu. Ti sei anche adoperato perché mi ci ficcassi insieme, esattamente come stai facendo ora. Quindi è meglio, se mi viene qualche pensiero. -
Giulio accusò il colpo: - Se Nella era metà frigida e metà zoccola, ora sarà colpa mia? Mi pare che sei cresciutello per capire con chi ti metti, o dobbiamo chiamare mammina a tenerti la manina? -
- Sta bene! Non è colpa tua. Vediamo di non litigare. Dico solo che Sampo è come una scottatura non guarita. Questa cosa mi scombussola, mi pare di essere tornato alle emozioni e alle incertezze di due anni fa. -
- Sai che ti dico fratello? - Giulio si stava schiacciando accuratamente un pedicello che gli era spuntato sul mento. - No, dimmi? -
- Che mi hai rotto il cazzo. - La pustola era esplosa. - E quindi? - chiesi.
- Quindi, fatti una doccia, cambia camicia e mutande, che sembri uno zingaro. Domani alle tre, te la porto qui. -
(Continua)