Violazione di copyright - Pt.1

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Commento

Appena pronunciata l'ultima parola fece un passo indietro e allargò le braccia, pronto a lasciarsi investire dall'applauso. Niente. Dimitri abortì l'inchino. Nessuno, nel pubblico, lo stava guardando. Erano tutti voltati all'indietro, verso l'ingresso del villaggio, dove una nube di polvere avanzava veloce. Arrivò il ragazzo che avevano messo di vedetta.
“Polizia!" gridò.
La gente si disperse come terra alzata da un'esplosione. Dimitri imprecò. Fuggì, inseguito dal fischio delle sirene. Raggiunse l'estremità opposta del villaggio. Aggirò il deposito dell'acqua, il bunker di cemento e corse giù per la sponda del fiume. In lontananza udiva tonfi sordi. Buttavano giù le porte. Bestemmiò. Gli giunse il rumore dell'acqua fra i ciottoli. Un ramo gli si impigliò fra i capelli. Si liberò, ma dovette lasciarne all'albero una ciocca. Sentì pneumatici stridere sulla ghiaia, e un fascio di luce scandagliare la notte sopra la sua testa. Attraversò una caspa di querce e sbucò nella radura dove aveva legato Swann. La cavalla, però, non c'era. Corse all'albero, si guardò intorno, bestemmiò. La chiamò sottovoce. Niente. Sfiorò la corteccia dell'albero con le dita. Intatta. Swann non aveva strattonato per liberarsi. Si sfilò la maschera dal volto e scese verso l'acqua. Magari aveva fatto male il nodo e Swann s'era allontanata per bere. Percorse qualche metro lungo la riva. Un nitrito rispose al suo richiamo. Aggirò una quercia affrettando il passo.
Swann brucava in uno spiazzo. Dimitri si arrestò di colpo. Sotto l’odore di stalla dell’animale c’era un altro aroma. Qualcosa per cui non trovava nome, ma che lo allarmava. Fece un passo, due, a ritroso. Si fermò. Un oggetto duro e freddo gli premeva sulla schiena. Un uomo spuntò da dietro l'animale. Basso, giubbotto di pelle, capelli laccati all'indietro, e ancora quell’odore.
“Davvero una bella bestia Dimitri – disse l’uomo puntandogli una torcia dritto negli occhi – come si chiama?”. Rise senza attendere risposta. Altri uomini uscirono dalla boscaglia, pistole spianate.
“Mettetele giù, non è stupido" disse il capo.
“Vaffanculo" sputò Dimitri.
“Non puoi smentirmi così davanti ai miei uomini".
“Non dicevo a lei". Swann sbuffò e andò a brucare qualche passo più in là.

“Allora, quanti libri conosci?". Dimitri fece schioccare la lingua sui denti.
“E dai - disse l'agente - abbiamo modo di saperlo comunque, ma sarebbe un lavoro lungo e doloroso. Per te, s'intende". Dimitri si aggiustò sulla sedia. La stanza, più che una sala interrogatori sembrava una taverna. Tavolo di legno graffiato, sedia di paglia. Il foro in cui passava la catena che lo imprigionava era scavato nel legno in maniera barbara, forse con un cacciavite. L'unica finestra non aveva imposte, e lasciava entrare la nebbia e il freddo mattutini.
“Ha da fumare agente?" Dimitri lasciò in sospeso l'ultima sillaba.
“Agente Sivakov e no, mi dispiace. Ho smesso"
“Mi trovi una sigaretta, e un accendino, Sivakov, e io le dico cosa stavo leggendo ieri sera". Sivakov lo guardò un ottimo e poi uscì. Tornò almeno venti minuti dopo. Il tabacco era ormai raro e non dovevano esserci troppi poliziotti disposti a cederne un pò.
La sigaretta era girata in della carta di riso. Dimitri diede un paio di tiri. Dalla finestra, adesso, entrava anche il canto stonato di una donna, uno sbatacchiare di metallo, e odore di carne. Sivakov si affacciò alla porta.
“Qualcuno faccia star zitta quella vecchia". Il canto ammutolì.
Prologo - prese a dire Dimitri - 21 Febbraio 1950. Un motel abbandonato ai piedi delle colline di San Berdoo. Quando Buzz Meeks arrivò, aveva con sé novantaquattromila dollari, nove chili d'eroina pura, un fucile a pompa calibro dodici, una 38 special, una 45 automatica e un coltello a serramanico". Sivakov lo ascoltava appoggiato al muro.
“Per il resto deve pagare, ma immagino che lei conosca già la storia". Sivakov scosse la testa.
“Voi non conoscete i libri che" Dimitri concluse la frase agitando in aria la mano che reggeva la sigaretta.
“Li conosciamo attraverso delle schede. Se conoscessimo il libro saremmo come i criminali a cui diamo la caccia".
“E come sapete cosa dovete proibire?"
“È scritto nelle schede" disse Sivakov
“E le schede chi le scrive?"
“Basta domande Dimitri" sbottò Sivakov.
“Comunque non capiscono un cazzo. Non esiste scrittore meno sovversivo di Ellroy". Sivakov andò alla finestra e guardò fuori. Tendendo l'orecchio Dimitri si accorse che poteva ancora udire la vecchia. Cantava sottovoce.
“In un certo senso hai ragione. Le tue sono violazioni minori, fra cinque anni il divieto su quegli autori scadrà"
“L’avete detto anche cinque anni fa". Dimitri buttò la sigaretta.
“Hai comunque violato il copyright, in qualche modo la devi pagare"
“Mettetemi in galera". Sivakov scosse la testa.
“Si chiamano Cliniche del Controllo Mnemonico. Ti somministrano un farmaco che interagisce con le aree del cervello deputate alla memoria. Però non è preciso al millimetro, potrebbe intaccare anche altre funzioni"
“Balle – disse Dimitri – state in un posto con mobilia vecchia trent'anni, senza vetri alle finestre e con una vecchia che prepara il rancio in una cucina da campo. Dove li avete i soldi per una cosa del genere?"
“Mi sembra di capire che non vuoi ascoltare la nostra offerta”. Sivakov non s'era scomposto.
“Offerta?"
“Te ne vai di qui come se non ci fossimo mai visti"
“Accetto"
“In cambio ci porti da un tuo collega". Dimitri rise.
“Siete messi davvero male per chiederlo a me" disse. Sivakov afferrò la sedia libera e si sedette al contrario, i gomiti poggiati allo schienale. Si massaggiò il labbro inferiore fra pollice e indice. Il canto della vecchia cuoca era salito ancora di un tono.
“Quella gente, i griot puri, gli idealisti, mi odiano più di lei"
“Preferisci il nostro trattamento" disse Sivakov lentamente, quasi come si fosse appena svegliato.
“Quindi preferisco trattare di più" disse Dimitri facendosi serio.
“Ragionevole. Sentiamo" Sivakov accompagnò alle parole un gesto che invitava l'altro a proseguire.
“Le darò una lista di autori. Una lista bella lunga. Lei mi fornisce tutti i loro libri, qualcosa sul cui leggerli e un posto in cui farlo. Un appartamento con qualche comodità vicino. Bar, cinema, supermercato". Sivakov si massaggio ancora un po' le labbra.
“Credo che potremo accettare". Si alzò e sganciò il lucchetto che incatenava Dimitri al tavolo, poi tornò alla finestra. Entrava adesso anche l'odore greve della cipolla, e sotto il canto della donna si sentiva sfrigolio d'olio.
“Gli diamo la caccia da almeno due anni" disse.
“Non aveva specificato che voleva qualcuno di specifico". Dimitri vide le spalle di Sivakov attraversate da un fremito. Stava ridendo.
“È rimasta una sola persona al mondo che ricorda a memoria tutto “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust".
"No" disse Dimitri. La risata di Sivakov si fece palese. Fuori la vecchia cuoca cantava di nuovo a piena voce.

Re: Violazione di copyright - Pt.1

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Ciao @Tracker l'ho trovato molto piacevole da leggere questo primo episodio di una distopia sospesa tra Fahrenheit 451, il western e una storia di controspionaggio. Forse il titolo è fuorviante: non è il copyright qui il gran divieto ma il diritto di leggere determinati autori se ho ben capito.
Non ho osservazioni rilevanti, a parte il fatto che i dialoghi richiederebbero trattino o virgolette caporali invece di quelle alte. E, avviso squisitamente personale, fanne quel che vuoi (compreso cestinarlo) ho trovato qualche inciso di troppo e, d'altra parte, un uso intenso, forse troppo, delle frasi brevi. Per il ritmo ci sta, ma ogni tanto secondo me una virgola o un due punti, invece del punto fermo, tra due farsi logicamente connesse non avrebbero sfigurato.
In lontananza udiva tonfi sordi. Buttavano giù le porte.
Sfiorò la corteccia dell'albero con le dita. Intatta.
ti cito questi come due esempi, per capire cosa intendo, ma ce ne sono altri.
“Allora, quanti libri conosci?". Dimitri fece schioccare la lingua sui denti.
se non ho frainteso, la domanda è posta dal poliziotto, quindi credo che la frase che mostra la reazione di Dimitri dovrebbe essere a capo, non sulla stessa linea, per rendere più chiaro il botta e risposta.
“Ha da fumare agente?"
penso che prima di agente serva una virgola, perché è usato come vocativo.
cederne un
refuso: po' con l'apostrofo
Magari aveva fatto male il nodo e Swann s'era allontanata per bere
potrei sbagliare, ma non credo che in italiano sia corretto l'uso di magari come sinonimo di forse. È un uso regionale.
Lei mi fornisce tutti i loro libri, qualcosa sul cui leggerli
refuso: ti è sfuggita una l, era "su"
Non aveva specificato che voleva qualcuno di specifico
anche se è un dialogo e non sono una fanatica della guerra assoluta alle ripetizioni, in uno spazio così breve stona parecchio. Meglio usare un sinonimo per uno dei due.

Spero che nel mio commento possa esserci qualcosa di utile e di non averti scocciato, non mi perderò il seguito del racconto, in ogni caso. Ciao.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: Violazione di copyright - Pt.1

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Grazie mille del tuo commento e dei complimenti. Mi accorgo di avere sempre troppa fretta di pubblicare questi racconti, acciderbolina. La ripetizione e i refusi mi danno molta noia. Va bene che come diceva uno "I progetti non si finiscono, si abbandonano", però io esagero.

Il racconto si chiama "Violazione del Copyright" perché mi è venuta l'ispirazione da alcune politiche di amazon sulla pubblicazione di contenuti/cancellazione di account che secondo me sono abbastanza spaventose (tipo poter cancellare i contenuti da remoto da tutti i kindle del mondo). In realtà non si capisce bene queste "cancellazioni" a cosa siano dovute, perché la compagnia, diciamo, non rilascia tutte queste informazioni, ecco.

Quindi forse "copyright" non è esattamente il termine adatto ma è un po' il primo che mi è venuto in mente.

Grazie ancora, comunque.
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