Plagio in letteratura

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Ciao a tutti, mi chiamo Gix e sono felice di essere entrato a far parte della vostra community.
Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni, ed eventualmente anche le vostre esperienze, su un argomento che mi sta molto a cuore: il plagio in letteratura.
Prima di illustrarvi i miei dubbi e le mie paure, mi auguro di non indurvi ad affrontare aspetti già discussi e chiariti.
(Ho letto un po’ di post, ma – sono onesto – non ho ancora consultato l’intero materiale a disposizione.)
Quando ci approcciamo alla stesura di una storia (ricreando luoghi, modellando personaggi, imbastendo dialoghi) attingiamo inevitabilmente al nostro sapere, alimentato negli anni dalla consultazione di libri di testo, romanzi, riviste, quotidiani, saggi, ecc.
Altrettanto inevitabilmente, versiamo nei nostri lavori particelle di concetti, teorie, e pensieri in generale, partoriti da altri intelletti.
Ho molta difficoltà nell’individuare il confine, se un confine netto c’è, tra ciò che può non essere “citato” e ciò che deve invece essere citato per non incorrere in conseguenze.
Faccio un paio di esempi.
Una scena di un mio racconto è ambientata in un paese che non ho mai visitato. Per tratteggiarne le caratteristiche, mi sono basato (senza copiare alla lettera) su descrizioni riportate su vari siti. Ho raccolto le info funzionali all’ambientazione e ho composto un paio di capoversi.
In un altro racconto, il protagonista è un personaggio storico del Novecento che non ho avuto il piacere di conoscere. In particolare per lo sviluppo dei dialoghi, mi sono “ispirato” alla biografia, alle opere, alle interviste del personaggio stesso, pur non riportandone esattamente le parole dette o scritte .
Questi comportamenti sono riconducibili a un atto di plagio?
E, infine, un’altra cosa.
Quando inventiamo non possiamo essere certi che la nostra idea base sia originale.
Lo è per noi, ma questo non ci fornisce alcuna garanzia di autenticità.
E se un autore, prima di noi, avesse elaborato la stessa idea, anche se con tecniche e processi di elaborazione diversi dai nostri, rischieremmo di trovarci al centro di una causa legale, per un qualcosa di del tutto involontario?
La buona fede è difficile da dimostrare…
Chiedo venia per questo lungo messaggio.
Grazie a tutti per l’attenzione.

Re: Plagio in letteratura

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Ciao @Gix e benvenuto. Nell'eventualità in cui non l'avessi ancora fatto, ti chiedo la cortesia di presentarti in Ingresso al resto della comunità.
Per quando riguarda il tuo dubbio, nei casi da te descritti non c'è né plagio, né alcuna necessità di citazione. Il plagio c'è quando tu ricopi pari pari interi stralci di un'opera altrui spacciandola per un tuo lavoro originale. Nel caso in cui riporti una citazione ma senza specificare il nome dell'autore e l'opera da cui è tratta, invece, non ci troviamo difronte a un vero e proprio plagio, ma è comunque una violazione del diritto d'autore altrui, nello specifico il diritto dell'autore a vedersi riconosciuta la paternità dell'opera citata.
Ispirarsi a qualcosa per creare un'opera completamente diversa non è plagio, né richiede necessariamente una citazione dell'opera di partenza. A meno che non si tratti di un'opera derivata da un'altra. Per esempio, se un film è tratto da un libro, va specificata l'opera alla quale il regista si è ispirato, o ha adattato al mezzo cinematografico. 
Per il resto, qualsiasi autore si documenta e attinge a delle fonti, ma con quelle informazioni crea qualcosa di diverso, una propria opera di ingegno, che a sua volta sarà tutelata dal diritto d'autore.
Può capitare che due libri trattino uno stesso argomento e che lo facciano anche in modo analogo, così come ci sono storie che rientrano in determinati filoni perché hanno personaggi, ambientazioni, o tematiche analoghe. Ciò non è plagio.
Inoltre, non esiste, neanche per la legge sul diritto d'autore, la tutela dell'idea. Due libri possono assolutamente avere un'idea di base simile, ma ciascun scrittore la svilupperà in base al proprio punto di vista e a una sensibilità personale.
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