[N20-3] Croce e delizia

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Pacco 14 Scrivete un racconto ambientato in una fattoria. Qualsiasi racconto, basta che ci sia una fattoria. Autrice: la sottoscritta. Editing: @Ippolita, che ringrazio per avermi insegnato, anche questa volta, cose importanti.

Nel cuore della notte Vira si sveglia di soprassalto, tormentata dagli incubi. Di nuovo loro, maledette bestiacce. Gliel’aveva detto al marito, intimato persino con la voce grossa, di porre fine a quella follia. Le avesse dato retta una sola volta.
Doveva essere un nuovo inizio, di quelli che cambiano la vita e al meglio. Un paese tranquillo, lontano dal caos cittadino. Una casetta nel verde, cibo salutare, aria buona e loro due, pensionati: le serate davanti al camino con il bicchiere di rosso e il crepitio allegro in sottofondo. Ma la realtà si stava rivelando ben diversa.
Vira allunga una mano sul cuscino del marito, ancora intatto. Maledette bestiacce. Cosa hanno che lei non ha? Appagano forse il marito come il suo corpo ancora caldo, nonostante l'età? Certo che no. Eppure, a causa loro, la trascura da tanto tempo. 
 
– Se anche tu ci avessi dato da mangiare, o accarezzato con tutto l'amore che lui ci mette, forse ti desidererebbe ancora.

Vira si morde le labbra fino a farle sanguinare e ficca le unghie nel cuscino. No, non possono essere loro. Ma più ci pensa, più si rende conto che era soltanto una questione di tempo prima che succedesse. Nelle ultime settimane non aveva fatto altro che incolpare le bestie per aver fatto uscire di senno suo marito e ora è costretta a pagare il prezzo della propria ossessione.

– Perché noi siamo importanti, per lui. È un fattore eccellente. Da quando c’è lui, qui tutto funziona al meglio. Di cosa ti lamenti, stupida? Perché, invece di parlare, non lo aiuti nel suo lavoro?

È tutto nella mia testa. No, non la sento davvero, questa maledetta voce. Vira si gira da un lato, poi da un altro, ma non vede nessuno, eccetto l'ombra della tenda che si alza dal parquet sospinta in avanti dall'aria fresca. Si alza e chiude la finestra. Non si era neppure accorta di averla lasciata aperta. E se la voce provenisse da fuori?, si domanda. Forse è uno dei ragazzini del paese che si diverte a fare scherzi. 
«Giuse', ne hai ancora per molto?» Vira chiama il marito e si affaccia nel corridoio convinta di aver udito i passi dell'uomo. Ultimamente deve assicurarsi anche di notte che gli animali stiano al caldo e che abbiano da mangiare e da bere. Anche loro — le ha spiegato con calma l'altra mattina — hanno bisogno di costanti attenzioni, proprio come noi umani. Maledette bestiacce. E maledetta lei che non riesce ancora a esprimere a parole tutto il suo dispiacere. 
Il marito non risponde. Vira si rintana sotto le coperte e spegne la luce. Il sonno però non ritorna e per richiamarlo all'ordine la donna inizia a contare le pecore. No, le pecore no. Tanto è inutile, pensa beffarda: qualcuno ha già pensato a contarle tutte prima di rinchiuderle nella stalla al ritorno dal pascolo. Maledette bestiacce. Vengono sempre al primo posto. 
Al mattino seguente, mentre si dirige ancora assonnata verso la cucina, Vira sente la porta di casa sbattere con fragore. In lontananza, rimbomba la voce del marito. Tra le parole mugugnate tra i denti ne individua soprattutto due: città e spesa. Come al solito, a lei porterà inutili cianfrusaglie; agli animali, invece, sacchi stracolmi di mangime perché hanno bisogno di crescere.
«Con tutti i soldi che spendiamo per quelle bestiacce, non ci resteranno che briciole» mormora Vira con stizza. Apre la credenza e tira fuori un grosso barattolo. 
«Giuse', ricordati di comprare il caffè, quello che rimane non basta nemmeno per una cucchiaiata. Avessi dato retta a mio padre, a quest'ora avrei anch'io la patente.» Il marito tace. Se gli avesse chiesto di prendere qualcosa per le sue scrofe, le avrebbe risposto eccome, e anche di corsa. 
«Anche il pane manca, Giuse'. Quello, magari, lo faccio io, è più buono. Abbiamo almeno la farina? Te l'avevo appuntata sulla lista della spesa la scorsa settimana.»
La moka sul fuoco inizia a sussultare. Vira spegne il gas e, aiutandosi con una presina, sposta la caffettiera sul tavolo su cui ha già preparato le tazzine. Le riempie entrambe e si siede su uno sgabello. 
«E ricordati anche lo zucchero, la prossima volta! — grida prima di avvicinare la tazza bollente alle labbra — «Fa proprio schifo, Giuse'.» 
Ma Giuseppe non risponde. 

– Muuu-muuu. Bee-bee. Muuu-muu! Bee-bee! Hi-ho. Hi-ho! Coccodè-coccodè!
Vira si muove per la casa tappandosi le orecchie. Dalla finestra aperta ad angolo, come ovattata, giunge la voce del marito che rincorre una gallina in fuga. Sa che si tratta di lei non solo per l'imprecazione colorita che scappa all'uomo — e, da quando gestisce la fattoria, non è neppure la prima volta  —, ma perché la chiama proprio per nome: Gala. 
Giuseppe è furioso: la donna lo intuisce dal tono che usa, e non solo con la fuggitiva. Deve avere qualche problema anche con una delle mucche, sempre se Vira ha capito bene: forse ha smesso di dare il latte o ha la diarrea. Prima, almeno, quando vivevano in città, parlavano tra loro dei rispettivi lavori o degli amici comuni. Ora quelle maledette bestie sono l'unico argomento che interessa al marito. 
Se non è occupato a tosare le pecore, raccoglie le uova e cerca eventuali compratori — ma a sfamare prima la famiglia non ci pensa nemmeno —, e se non sono le uova a tenerlo occupato,  sono i maiali — e pare che neppure si accorga della loro puzza —, e se non sono i maiali, sono i recinti da aggiustare — ma se il tetto della casa cade a pezzi non è affar suo —, e se non sono i recinti, quel marito sgangherato che si trova tra i piedi inventerà un'altra scusa, e poi un'altra ancora, fino alla nausea.
– Muuu-muuu! Bee-Bee! Muuu-muuu!
«Basta, eh! Non ne posso più! Giuse', ho detto basta!»
Le grida di Vira scuotono le pareti, ma il marito non la sente o, semplicemente, fa finta di non sentirla. La donna afferra la giacca dall'attaccapanni nel corridoio ed esce fuori sbattendo la porta. 

«Giuse', la cena è pronta.»
Dal soggiorno arriva il solito silenzio: se in casa ci fosse davvero la pace, non le dispiacerebbe nemmeno.  
«Giuse', sbrigati, per piacere, altrimenti si raffredda tutto. Stasera roba leggera. Così non ingrassiamo.» Tanto, dice tra sé mordendosi le labbra, è più importante che ingrassino loro. Maledette bestiacce
Vira sistema il tovagliolo sulle gambe e porta la forchetta alla bocca. Troppo duro, il riso. Avrebbe dovuto cuocerlo qualche minuto in più, ma il fornello si è guastato. Un attimo prima scaldava, quello dopo — puff — era un ghiacciolo. Secondo Vira si tratta di un guasto serio, perché anche la casa è diventata fredda e silenziosa come se fosse abbandonata o caduta in rovina. 
«Giuse', quando finisci i tuoi compiti di fattore, devi dare un'occhiata alla caldaia. Secondo me si è rotta.» 
Vira manda giù a fatica il boccone mentre gioca con la forchetta a indovinare un chicco più commestibile dell'altro. Se avesse avuto almeno un goccino di olio d'oliva, il riso scivolerebbe nello stomaco con rapidità e sarebbe anche più saporito. Odia doverlo ammettere, ma è da un bel po' di tempo che le loro cene sono diventate tristi, insipide. Ora persino gelate. 
Possibile che il marito non se ne accorga e non gli importi nemmeno? Se potessero parlare come prima, senza ricorrere alla voce grossa, di certo glielo chiederebbe. Non è più il Giuseppe di cui si era innamorata da ragazzina. Giuse', che non la considera se non quando deve lavargli i vestiti o rammendare le calze, preferisce parlare con le bestie.
Vira raccoglie i piatti e li porta nel lavandino. L'acqua comincia a sgorgare, spazzando via quel poco di sporcizia, prima di soffocarsi nel rubinetto. Spazientita, Vira gira la manovella a destra e a sinistra, poi di nuovo a destra e a sinistra, perdendosi nel rumore cupo delle ultime gocce che rimbalzano prive di energia. Non fa in tempo a lamentarsi con il marito, che tutt'intorno diventa buio. Vira sospira, ma è più di un sospiro di sollievo. Della perenne frustrazione con cui ha convissuto a lungo non è rimasta che una traccia flebile.
«Vira, non c'è luce! Mi hai sentito? Non c'è più luce e ho il telefono quasi scarico. Cosa hai fatto al contatore? Vira, dove sei? Ma perché non rispondi quando ti chiamo? È saltata la luce proprio mentre stavo dando da mangiare ai maialini e ora, per colpa tua, perderò un'altra vita. E altri gettoni che ho acquistato la scorsa settimana. Vira, Vira! Disgraziata!»
Per un attimo le labbra della donna si schiudono in un sorriso amaro, per allargarsi poi in un ghigno soddisfatto. Se lei ha freddo ed è al buio, anche le maledette bestiacce saranno nelle stesse condizioni. Tutto quadra. O meglio, tutto torna. Ben gli sta, a suo marito e a quella dannata fattoria virtuale con cui gioca da mesi. 
«Giuse'…  Le bollette, non abbiamo pagato le bollette.»
Piccoli Grandi Sognatori

 Without faith, without hope, there can be no peace of mind. [cit.]

Re: [N20-3] Croce e delizia

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Ciao @Emy , ciao @Ippolita !
Bella trovata quella della fattoria "virtuale" (tra l'altro, nel 1993 uscì davvero un titolo simile, si chiamava "Sim Farm"), e ben rappresentata l'esasperazione di Vira trascurata da un uomo troppo preso dal gioco per farsi carico delle incombenze quotidiane. A volte mi domando se anche Paola, mia moglie, si senta così quando mi siedo alla Play o quando mi metto alla tastiera per commentare i racconti su CdM... devo rifletterci.
E però, cara Emy, ho l'impressione che tu abbia un po' barato. Ad esempio qui:

"Al mattino seguente, mentre si dirige ancora assonnata verso la cucina, Vira sente la porta di casa sbattere con fragore. In lontananza, rimbomba la voce del marito. Tra le parole mugugnate tra i denti ne individua soprattutto due: città e spesa. Come al solito, a lei porterà inutili cianfrusaglie; agli animali, invece, sacchi stracolmi di mangime perché hanno bisogno di crescere".

In pratica, il marito esce di casa annunciando di andare in città a fare la spesa (e sembra ci vada davvero, perché Vira sente la porta di casa sbattere) e la donna già prevede che spenderà di più in mangimi per gli animali che non per lei; anzi dice che a lei porterà cianfrusaglie (a proposito si comprano cianfrusaglie quando si va a fare la spesa?) Ma tu, autrice, sai che l'uomo non deve recarsi fisicamente da nessuna parte per badare ai suoi animali-tamagotchi, quindi il falso indizio, così com'è stato inserito nel testo, inganna il lettore. Non è il lettore che crede di capire qualcosa di sbagliato e poi si sorprende della trovata dell'autrice, bensì è l'autrice che gli dice qualcosa che poi si rivela non vera.
Ahiahi! Non si fa, Emina! :tze:

Comunque, al netto di questa osservazione, rimane un racconto ben scritto e piacevole da leggere. Inoltre, non è troppo lontano dal raccontare il vero: molta gente diventa schiava del proprio passatempo.

In una parola: ludopatico!

Re: [N20-3] Croce e delizia

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Care @Emy e @Ippolita ,
nemmeno io avevo capito si trattasse di una fattoria virtuale.
Quando ho iniziato ad intuirlo ho creduto che virtuale fosse anche Vira (scusate, ma ho appena letto il racconto di Itg e Lo scrittore incolore e sono un po' confusa...)
E' una storia buffa per come è scritta anche se, in effetti, tutto il mondo virtuale se non ben dosato rischia di sovrapporsi troppo a quello reale. Ricordo ancora quando uscì il primo Tamagotchi. Io lo comprai e costrinsi tutta la famiglia a prendersene cura per un po'. Poi... lo lasciammo morire, mi pare. :asd:
Per cui sì, un racconto che fa sorridere e anche riflettere. Anche incazzarsi, eh. Quel Giuseppe lì è veramente un antipatico! Vien voglia di prenderlo per le spalle e "scotolarlo" come fosse una tovaglia.
Voi, sempre simpatiche.
Alla prossima. :sss:
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] Croce e delizia

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bestseller2020 ha scritto: sab gen 16, 2021 5:17 pm ciao @Emy e @Ippolita . Racconto simpatico con note da far venire l'isteria... questo marito che non risponde è da uccidere! ero curioso di come avreste parlato della fattoria e mentre pensavo a quella degli animali di Orwell mi ritrovo una fattoria virtuale... non avevo pensato a questa variante... brave. ciao :sss:
Ciao, @bestseller2020! Sono contenta che il racconto ti sia piaciuto e che ti abbiamo sorpreso con la scelta di interpretare la traccia in un modo alternativo. Grazie per il passaggio e per l'apprezzamento. :flower:
Pulsar ha scritto: Ciao @Emy , ciao @Ippolita !
Bella trovata quella della fattoria "virtuale" (tra l'altro, nel 1993 uscì davvero un titolo simile, si chiamava "Sim Farm"), e ben rappresentata l'esasperazione di Vira trascurata da un uomo troppo preso dal gioco per farsi carico delle incombenze quotidiane.
E però, cara Emy, ho l'impressione che tu abbia un po' barato. Ad esempio qui:

"Al mattino seguente, mentre si dirige ancora assonnata verso la cucina, Vira sente la porta di casa sbattere con fragore. In lontananza, rimbomba la voce del marito. Tra le parole mugugnate tra i denti ne individua soprattutto due: città e spesa. Come al solito, a lei porterà inutili cianfrusaglie; agli animali, invece, sacchi stracolmi di mangime perché hanno bisogno di crescere".

In pratica, il marito esce di casa annunciando di andare in città a fare la spesa (e sembra ci vada davvero, perché Vira sente la porta di casa sbattere) e la donna già prevede che spenderà di più in mangimi per gli animali che non per lei; anzi dice che a lei porterà cianfrusaglie (a proposito si comprano cianfrusaglie quando si va a fare la spesa?) Ma tu, autrice, sai che l'uomo non deve recarsi fisicamente da nessuna parte per badare ai suoi animali-tamagotchi, quindi il falso indizio, così com'è stato inserito nel testo, inganna il lettore. Non è il lettore che crede di capire qualcosa di sbagliato e poi si sorprende della trovata dell'autrice, bensì è l'autrice che gli dice qualcosa che poi si rivela non vera.
Ahiahi! Non si fa, Emina! :tze:

Comunque, al netto di questa osservazione, rimane un racconto ben scritto e piacevole da leggere. Inoltre, non è troppo lontano dal raccontare il vero: molta gente diventa schiava del proprio passatempo.

In una parola: ludopatico!
Ciao, @Pulsar! Sono contenta che tu abbia apprezzato la storia in sé. Riguardo all'osservazione — ero certa che qualcuno di voi me l'avrebbe fatta, e anche giustamente —, non era la mia intenzione barare, né lo consideravo un indizio falso. Ho semplicemente immaginato una donna talmente ossessionata da questi animali virtuali, che fanno allontanare il marito da lei, da non riuscire, a un certo punto, di distinguere la realtà dalla finzione. Non dico che abbia perso la testa — questo no —, ma è come se mettesse allo stesso piano le due realtà e il modo in cui ne parla, con un'ironia tipica femminile, da cui deriva anche l'uso del termine cianfrusaglie, ne è una prova tangibile. Questo, ovviamente, nelle mie intenzioni; è possibile, anche auspicabile, che al lettore sia arrivato tutt'altro, come appunto successo a te. Grazie per il passaggio gradito! A rileggerci. :sss:
Gianfranco P ha scritto:
Sul principio non avevo capito di che razza di bestie si trattasse. Ma le bestie virtuali certe volte sono perfino peggio di quelle reali (Oddìo che cosa ho detto, non vorrei passare per un intellettuale...) Ciao @Emy e @Ippolita
Ciao, @Gianfranco P! Grazie per il passaggio e per l'osservazione che condivido (non è una questione di essere o meno intellettuali, secondo me, ma più che altro di avere consapevolezza di quanto il mondo virtuale, se abusato, può rivelarsi dannoso per la vita delle persone). A rileggerci! :flower:
Piccoli Grandi Sognatori

 Without faith, without hope, there can be no peace of mind. [cit.]

Re: [N20-3] Croce e delizia

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Ciao @Emy e @Ippolita .

Racconto simpatico e ben costruito. Il ritmo tiene fino al finale con sorpresa. Siete state brave a costruire la suspence, aspetto che ho apprezzato più di tutti, perché dopo il primo terzo circa di storia ho subito "percepito" che ci sarebbe stato un effetto sorpresa, l'aspettativa è cresciuta ad ogni frase ma fino all'ultimo paragrafo non ho assolutamente intuito quale sarebbe stato il rovesciamento finale.

Talia :happy-sunny:

Re: [N20-3] Croce e delizia

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«Vira, non c'è luce! Mi hai sentito? Non c'è più luce e ho il telefono quasi scarico. Cosa hai fatto al contatore? Vira, dove sei? Ma perché non rispondi quando ti chiamo? È saltata la luce proprio mentre stavo dando da mangiare ai maialini e ora, per colpa tua, perderò un'altra vita. E altri gettoni che ho acquistato la scorsa settimana. Vira, Vira! Disgraziata!»
Per un attimo le labbra della donna si schiudono in un sorriso amaro, per allargarsi poi in un ghigno soddisfatto. Se lei ha freddo ed è al buio, anche le maledette bestiacce saranno nelle stesse condizioni. Tutto quadra. O meglio, tutto torna. Ben gli sta, a suo marito e a quella dannata fattoria virtuale con cui gioca da mesi.
«Giuse'… Le bollette, non abbiamo pagato le bollette.»
Forte l'idea della fattoria virtuale! Non ci sarei mai arrivata, @Emy e @Ippolita . Gran bel finale! :muu:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [N20-3] Croce e delizia

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Io @Emy e @Ippolita
sono la più tarda di tutti, sono arrivata alla fine e ancora pensavo che fossero bestie vere.
Anche perché questa frase:
Prima, almeno, quando vivevano in città, parlavano tra loro dei rispettivi lavori
quindi i due si sono traferiti in campagna per davvero per mettersi ad allevare mucche virtuali?
Con tutti i soldi che spendiamo per quelle bestiacce, non ci resteranno che briciole»
o Vira è pazza? se è una fattoria virtuale, un gioco, non mi torna questa frase
e pare che neppure si accorga della loro puzza —,
e neanche questa.
Come al solito, a lei porterà inutili cianfrusaglie; agli animali, invece, sacchi stracolmi di mangime perché hanno bisogno di crescere.
E questa: Giuseppe va in città a fare la spesa per le bestie di un gioco virtuale?
l mattino seguente, mentre si dirige ancora assonnata verso la cucina, Vira sente la porta di casa sbattere con fragore. In lontananza, rimbomba la voce del marito. Tra le parole mugugnate tra i denti ne individua soprattutto due: città e spesa. Come al solito, a lei porterà inutili cianfrusaglie; agli animali, invece, sacchi stracolmi di mangime perché hanno bisogno di crescere.
«Con tutti i soldi che spendiamo per quelle bestiacce, non ci resteranno che briciole» mormora Vira con stizza. Apre la credenza e tira fuori un grosso barattolo.
«Giuse', ricordati di comprare il caffè, quello che rimane non basta nemmeno per una cucchiaiata. Avessi dato retta a mio padre, a quest'ora avrei anch'io la patente.» Il marito tace. Se gli avesse chiesto di prendere qualcosa per le sue scrofe, le avrebbe risposto eccome, e anche di corsa.
«Anche il pane manca, Giuse'. Quello, magari, lo faccio io, è più buono. Abbiamo almeno la farina? Te l'avevo appuntata sulla lista della spesa la scorsa settimana.»
Giuseppe ha sbattuto la porta da un pezzo e lei continua a parlare come se il marito fosse lì. Scusate la sincerità, io non riesco a visualizzare la scena a meno che Vira non sia già diventata pazza.
Non lo so, a me i finali a sorpresa piacciono, però, se l'autore mi fa credere deliberatamente cose che poi non reggono e vengono smentite...
forse avete voluto utilizzare il POV del narratore inattendibile, non so...non sono sicura nemmeno di questo.
Sono perplessa, nonostante sia scritto bene, io non sono riuscita a contestualizzare la storia.
Scusatemi perché sembra, nei commenti, che gli altri invece abbiano intuito più di me. :facepalm:

Re: [N20-3] Croce e delizia

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Quando ho iniziato ad intuirlo ho creduto che virtuale fosse anche Vira (scusate, ma ho appena letto il racconto di Itg e Lo scrittore incolore e sono un po' confusa...)
E' una storia buffa per come è scritta anche se, in effetti, tutto il mondo virtuale se non ben dosato rischia di sovrapporsi troppo a quello reale. Ricordo ancora quando uscì il primo Tamagotchi. Io lo comprai e costrinsi tutta la famiglia a prendersene cura per un po'. Poi... lo lasciammo morire, mi pare. :asd:
Ciao, @paolasenzalai! No, Vira non è virtuale, anche se poteva essere un plot twist interessante :asd: Volevo scrivere una storia che virasse sul surreale, ma al contempo facesse riflettere il lettore. Che vi abbia fatto pure sorridere mi rallegra ancora di più. Grazie per essere passata e per gli apprezzamenti.
la scelta è originale e la scrittura pulita e lineare. Una buona prova interpretata con creatività.
Grazie di cuore, @@Monica per essere passata e per gli apprezzamenti. :flower:
Ha un tono particolare, con delle sfumature comiche ma anche una crescente tensione, infatti avevo paura ci fosse un epilogo tragico per la moglie o il marito. Il finale è stato quindi una sorpresa.
Sono contenta che ti sia piaciuto, @ivalibri! Grazie di essere passata e per gli apprezzamenti!
Ma la fine é stata una vera sorpresa per me: bravissime!
Si legge che é un piacere.
Troppo buona, @Almissima! Grazie per il tempo e per gli apprezzamenti!
Siete state brave a costruire la suspence, aspetto che ho apprezzato più di tutti,
Grazie di cuore, cara @Talia!
Poeta Zaza ha scritto:Forte l'idea della fattoria virtuale! Non ci sarei mai arrivata, @Emy e @Ippolita . Gran bel finale! :muu:
Grazie, cara @Poeta Zaza! Sono felice che il racconto ti sia piaciuto!
Frasi corte, immagini azzeccate, dialoghi veritieri e finale amaro. Mi è piaciuto davvero tanto.
@Indaco McInd Troppo buona, Lauretta! Grazie per gli apprezzamenti e per il passaggio gradito!

@Alba359, sta tranquilla. Le tue osservazioni — e il tuo smarrimento — sono più che giusti. La risposta merita uno spazio ampio quindi ritornerò, una volta finito di commentare gli altri, a dartela. Intanto ti ringrazio e di cuore per la sincerità e soprattutto per il tuo tempo. :flower:
Piccoli Grandi Sognatori

 Without faith, without hope, there can be no peace of mind. [cit.]

Re: [N20-3] Croce e delizia

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Se avesse avuto almeno un goccino di olio d'oliva, il riso scivolerebbe nello stomaco con rapidità e sarebbe anche più saporito. Odia doverlo ammettere, ma è da un bel po' di tempo che le loro cene sono diventate tristi, insipide. Ora persino gelate.

Bello questo pezzo. L'unica cosa, non so perché ma leggendo pensavo che il verbo dovesse essere "(il riso) sarebbe scivolato", ma in realtà no, forse sbaglio io.

Ho apprezzato molto questo racconto. Emy, uno dei tuoi migliori testi secondo me, dal punto di vista stilistico e per il ritmo. Il finale mi ha spiazzato, figuratevi che io già immaginavo risvolti surreali, o chissà quale follia col marito a fette in cantina o robe così (ma il problema so io...). Non sono sicuro fosse necessario virare per forza sulla fattoria virtuale, ma ci sta tutto, ottiene il suo buon effetto sorpresa. Brave.

Re: [N20-3] Croce e delizia

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Ciao, ho trovato il racconto simpatico in modo intelligente. Mi è piaciuto come avete ribaltato la situazione alla fine: all'inizio c'è un marito zoofilo con una moglie sull'orlo di una crisi, ma in realtà il marito è dipendente dal gioco e infantile, e lei poveretta ha tutte le ragioni di arrabbiarsi. Quando è saltata la luce mi aspettavo quasi un risvolto horror, col marito o la moglie fatti a pezzi e dati da mangiare ai fedeli maiali :asd: Ma è andata meglio così, mi è piaciuta la trovata della fattoria virtuale, che non mi sarei mai aspettata. :happy-smileyinthebox:
Non ho trovato correzioni da fare, perché è scritto molto bene. Se dovessi fare un appunto però anche a me è parso che alcune frasi stonassero un po' col fatto che sia tutto virtuale, specie quella sul fare la spesa per gli animali. Basterebbe mantenere un po' più di ambiguità, restando sul generico, per evitarlo.
Letto molto volentieri. Brave!
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)
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