[N20-3] _18

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Pacco 11
Ecco una lista di frasi note a tutti:
Assumere a stomaco pieno – Vietato sporgersi dal finestrino – Agitare prima dell'uso – Vietato parlare al conducente – Fragile. Non capovolgere – Leggere il foglietto illustrativo prima dell'uso – Pericolo di morte – Non esporre a fonti di calore – Usare in luogo ventilato – Non consumare dopo la data di scadenza.
Scegliete due avvertenze dalla lista: la prima sarà la traccia da cui sviluppare il vostro racconto; la seconda fungerà da boa e dovrà essere inserita, tale e quale, nel testo.

[N20-3] _18
Martina_17 è già sveglia e guarda il muro davanti a sé. È bianco, come le lenzuola che la coprono e il pigiama che indossa. Come i mobili della camera e l’edificio cui vive.
Come tutti gli edifici a McCity.
Come quasi tutto a McCity.
Sente il segnale sonoro e sobbalza leggermente. Si volta verso destra e guarda la porta della camera, poi verso sinistra dove c’è una finestra circolare che dà sul cortile.
Ha dormito poco. È normale nelle notti prima di un giorno importante, succede spesso, ma Martina_17 non lo sa. Non ne ha mai avuti, lei, giorni importanti.
Da uno sguardo sotto le lenzuola, guarda i piedi che spuntano dal pantalone, le gambe stese e i seni che modellano la maglietta. Li sfiora con i polpastrelli, poi li testa con il palmo e sente uno strano brivido galopparle lungo la schiena.
Il segnale sonoro insiste e lei si mette seduta sul letto. Fa fatica ad alzarsi e non capisce perché.
Si trascina nel bagno, lo specchio le da il buongiorno e il lavandino le offre spazzolino e dentifricio. Si specchia mentre lava i denti e ascolta distratta il programma della giornata.
La sua giornata.
L’armadio le propone due vestiti, uno per la giornata e uno blu per la sera - la sua sera -, le spiega che si intona con i toni della festa e che le farà risaltare il colorito. Martina_17 annuisce poco convinta, si aggrappa al davanzale della finestra e guarda fuori. C’è il giardino, il prato curato, Martina_7 e Martina_8 che fanno attività di risveglio con gli educatori.
Piove di rado a MCcity, e Martina_17 pensa che sia una buona cosa. Le piace il sole, la luce che si infila nella finestra e cade obliqua sul pavimento della camera. Il pavimento bianco, come le pareti, le lenzuola e il pigiama.
Spera che ci sia il sole anche nel nuovo posto, e una finestra per guardare fuori. Lo ha aspettato tanto il nuovo posto, eppure ora non fa che pensare al sole, al prato e tutto quel bianco che non vedeva l’ora di colorare.
Non lo sa, Martina_17, che quando si passa tanto tempo ad aspettare qualcosa, si finisce sempre con l’avere paura di afferrarla.
Martina_17 non lo sa che ha paura.
Non gliel’hanno mai spiegata, la paura. E a lei non è mai servita.
Non serve la paura a MCcity, il tempo l’ha lavata via, dispersa nell’inesorabile flusso della serenità.
Martina si stacca dalla finestra solo quando sente bussare alla porta, corre ad aprire e si ritrova intorno al collo le braccia di Martina_14.
Restano attaccate per qualche minuto l'una all'altra ed entrambe a un qualcosa che non riescono a definire.
«Come ti senti? Sei felice?» Chiede Martina_14
«Certo che lo sono. Non mi sembra vero che tocchi a me.»
«Sarai la 18 più bella di tutte stasera. Più della Eleonora_18, per non parlare delle Lisa_18. Sarai stupenda, meglio della Martina_18 dell'ultima volta.»
«Quando toccherà a te sarai ancora più bella»
«Mi aspetterai al nuovo posto
«Certo!»
«Dico sul serio. Mi aspetterai? Ci sarai quando toccherà a me?»
Martina_14 socchiude leggermente gli occhi, che si inumidiscono come a implorare una risposta sincera.
«Sarò io ad accoglierti. Te lo prometto. E resteremo insieme per sempre.»
«Anche da vecchie?»
«Anche da vecchie!»
«Credi che esistano allora?»
«I vecchi?»
«Si.»
«Non lo so.»
«Una volta l’ho chiesto a uno degli educatori»
«E che ti hanno risposto?»
«Risposta non presente nel database»
«Stupidi Robot!»
Martina_14 sorride lasciando intravedere lo spazio tra gli incisivi leggermente troppo larghi, poi riprende seria: «Andrea_15 ha detto che una volta li ha visti. Erano in un’auto enorme e guardavano da lontano.»
«Gli Andrea dicono un sacco di sciocchezze, qui dentro è pieno di bugiardi.
«Vedrai la Mamma?»
«Lo spero»
«Secondo te è una vecchia la mamma?»
«Non lo so, ma non credo sia importante.»
Sorridono entrambe, poi si abbracciano di nuovo prima di lasciare insieme la stanza.
«Ehi…» Riprende Martina_14 «…quasi dimenticavo: buon compleanno.»

Martina_17 passa la giornata al centro dell’attenzione e arriva alla sera carichissima. Rientra in camera, osserva il vestito pronto per la festa, lo indossa e si guarda allo specchio che di rimando le fa i complimenti infilando una vena di commozione nella sua voce computerizzata: «Sei un essere umano di età adolescenziale estremamente gradevole alla vista
Esce dal cortile dell’edificio, trasportata su una pedana sorretta da quattro educatori dipinti a festa per l’occasione. Le altre Martina dell’edificio la seguono formando un piccolo corteo.
Martina_14 ha un tamburo legato con una cintura al collo e lo batte a ogni passo alternando la mano destra e la sinistra. Martina_8 e Martina_9 saltellano seguendo il ritmo delle percussioni, sotto gli occhi attenti di Martina_15.
Sulla strada per l’agorà di McCity incrociano il carro degli Andrea, Andrea_17 indossa una camicia nera con uno scollo a V da cui compare una collana tribale. Balla accompagnato dai canti degli altri Andrea, che lo inneggiano tenendo in mano dei bengala. Sulla pedana si erge uno striscione con una scritta nera su uno sfondo rosso: Andrea_18 is coming.
I due cortei proseguono insieme e arrivano all'agorà in un trionfo di suoni e danze improvvisate. Martina_17 è felice e segue dall'alto i movimenti battendo le mani.
Al centro dell'agorà un enorme palco è adibito a festa e uno schermo sferico proietta a 360 gradi il numero 18.
I cortei dei vari edifici si dispongono ognuno in un punto della piazza. I nuovi _18 scendono dalle pedane e si avvicinano al palco.
Si dispongono uno di fianco all'altro, con le braccia stese lungo i fianchi.
Le grida della folla si fanno più intense, accompagnate da battiti di mani e colpi di tamburi che esplodono in un unico grande boato: dal video sferico sparisce il grande numero 18, per lasciare il posto a fasci luminosi che illuminano i _18 messi in fila.
Una piattaforma mobile emerge da terra raccogliendo i _18 che vengono trasportati sul palco. Nella sfera video compaiono uno alla volta i volti dei ragazzi, e infine l'immagine di una grande bocca che annuncia in modo solenne: «Benvenuti alla festa dei 18. Facciamo gli auguri ai festeggiati.»
E parte “Tanti auguri a te”.
Martina_17 si rende conto di essere, finalmente, diventata Martina_18 e improvvisamente sente qualcosa esplodere nel petto. Cerca di istinto Martina_14 tra la folla, e alza un braccio quando la vede in cenno di saluto.
Due scorrevoli nella parte bassa del palco creano un’apertura da cui escono decine di educatori, che distribuiscono roba da mangiare su diversi vassoi. La sfera si apre e viene fuori un’enorme torta. È per i nuovi _18. Per l’occasione, viene dato il permesso di mangiare dolci.
La festa si protrae fino alle undici di sera, dopodiché i nuovi _18 vengono scortati da quattro educatori alla piattaforma di partenza, dove li attende un treno rosso con una grossa M bianca sulle facciate.
Martina_18 osserva il treno, trattiene a fatica la voglia di correrci dentro, mentre segue l’incedere lento degli educatori. Una volta dentro sale subito in piedi sul sediolino per poter guardare fuori, prima di leggere su un’etichetta “Vietato sporgersi dal finestrino” e risedersi.
Si adagia sullo schienale, poggia la testa e chiude gli occhi. Li riapre solo quando sente il treno muoversi. Si gira verso il vetro, venato di piccole gocce da una leggera pioggia che sembra graffiare tutto quel bianco.
McCity sfila di lato con tutti i giardini e gli edifici bianchi.
A volte piove a McCity.
E Martina_18 pensa che sia una cosa bella.

La contessa Marta Finestri Gubbi saggia il peso della forchetta d’oro. È laccata senza dubbio. Ormai si guarda solo alla facciata. A una squallida facciata patinata. Qualche anno fa sul tavolo trovavi tutto un servizio di posate sfavillanti. E i piatti avevano dei ricami in corallo rosso.
Ora ci sono solo una forchetta e un coltello e il piatto è d’argento.
«La nuova moda che viene dalla capitale è il minimalismo» ha detto il cameriere quando l’ha fatta accomodare, ma non ci credeva nemmeno lui.
I tempi moderni richiedono una vasta gamma di ridimensionamenti. È questa la verità. Tant’è che in sala fino a qualche tempo fa i camerieri erano cinque e non uno.
«La contessa ha deciso?» chiede d’un tratto.
«Ancora qualche minuto» replica la donna. Settimana scorsa ha mangiato di fretta e ha sprecato ben sette minuti dei venticinque che le spettavano. Oggi non ripeterà lo stesso errore.
Il punto è che si sente malinconica e la malinconia è un ingrediente che rovina tutte le pietanze.
Che gusto c’è a essere privilegiati, se il lusso e lo sfarzo vengono ingabbiati nella modestia?
I notiziari continuano a ripetere che se si vuole mantenere alto almeno il livello del cibo, bisogna tagliare le spese in tutti gli altri campi.
Ma la contessa ha settantuno anni ed è nata nell’agiatezza. In casa Finestri Gubbi la servitù le faceva il bagnetto nel latte d’asina, già a pochi mesi di vita. E ora deve mangiare con delle posate laccate d’oro.
«Signora, devo chiederle cosa prende. Perché temo che altrimenti la cucina non farà in tempo a…»
«Mi dia solo un minuto e la chiamo io.»

Il treno si è fermato. Martina_18 non era mai stata su un mezzo di trasporto. Immaginava che non fossero sempre in movimento una volta partiti, ma ora ha avuto la conferma.
Non sa se scendere e resta seduta composta sul suo sedile.
Per un attimo si convince che il treno sia la sua nuova casa. Ora abiterà in un vagone e girerà tutto il mondo. Senza poter mai guardare dal finestrino, però.
Immaginerà i paesaggi. Del resto è una vita che lo fa.
Invece qualcuno la chiama. O meglio, non chiama propriamente lei.
«C’è una Martina_18 qui dentro, vero?» dice una vocina acuta. Così acuta che neppure una Martina_4 potrebbe mai competere.
Allora Martina_18 si alza e mette timidamente un piede fuori, quindi scende dalle scalette di ferro.
«Mamma?»
Forse è stato un azzardo chiamarla così, ma c’è una donna davanti a lei. O meglio, la descrizione degli Andrea combacia. Non può che essere Mamma.
«Mamma? Oh, sì, sono io, figlia mia.»
Martina_18 sorride e si lancia verso l’insolito essere umano. Vuole abbracciarla e persino osare dei baci sulle guance.
Ma poi la Mamma alza una mano e le intima di fermarsi. La mascella è serrata. Gli occhi spalancati. Ogni traccia di dolcezza è svanita.
«Io e te non possiamo toccarci.»
«Ma Mamma…»
«Seguimi. E resta ad almeno tre passi da me. Non devi mai avvicinarti troppo. Intesi?»
«Intesi.»
Martina_18 è comunque soddisfatta. La Mamma la sta educando. Con estrema severità, ma la sta educando. Se pensa che fino a qualche momento non l’aveva mai vista, le viene da piangere. Meglio avere una Mamma severa che non averne nessuna.

A Martina_18 fanno male i piedi. Camminano da tantissimo tempo e la Mamma non si è più girata. Sempre a tre passi da lei. Sono arrivate in un dedalo di piccoli vicoli e Martina_18 si è persa da un bel pezzo. Non saprebbe mai come tornare al treno. Eppure ha cercato in tutti i modi di memorizzare la strada, perché è sicura che la Mamma la interrogherà.
«Entra lì» dice la Mamma.
«Lì dove?» chiede Martina_18, ma non finisce neppure la domanda, che si apre un buco nella parete indicata dalla donna.
«Nel buco.»
«Che c’è nel buco?»
«Sempre curiose le Martina. Grandi scocciature, ma forse è quello che dà la morbidezza. Chi lo sa.»
«Mamma, cosa c’è nel buco?»
«Entra e basta. Non farmi perdere la pazienza.»
Martina_18 prende coraggio ed entra.
Non ha molto tempo per capire cosa succede.
Sente uno scatto meccanico, poi viene schiacciata da tutti i punti. Il suo urlo rimane a metà, per poi trasformarsi nel flaccido rumore di carne triturata e maciullata

«Signora, mi scusi. Giuro che poi non la disturbo più. Ma prima di ordinare, sono lusingato di dirle che è arrivata della freschissima Martina. Or ora.»
Il cameriere sorride, compiaciuto.
La contessa Marta Finestri Gubbi gli concede solo un cenno di assenso. Se deve mangiare, sapere di poter gustare della Martina e non una roba stoppacciosa come gli Andrea, la solleva.
«Vada per la Martina.»
«Voglio fargliela vedere prima cruda» ribadisce il cameriere e fugge verso le cucine con passo spedito e il sorriso ancora stampato sul volto.
La contessa non riesce a bloccarlo. La parte scenica non è necessaria, ma non le va di alzare la voce e farsi sentire dagli altri commensali. Si presterà alla sceneggiata.
«Eccola qua. Delicatissima.»
La donna osserva la giara di vetro con dentro ciò che resta della ragazza. Pensa per un attimo a quando lei aveva diciotto anni. Gli animali non si erano ancora estinti e una domenica al mese la governante metteva sulla tavola dei Finestri Gubbi il tacchino ripieno. Le sembra un’eternità fa. Ma forse è passato anche più tempo di un’eternità.
C’è una targhetta sulla giara: “Non consumare dopo la data di scadenza”.
Come se serva a qualcosa. Come se qualcuno possa mai pensare, con ciò che i notiziari dicono ogni giorno, di far andare a male una Martina allevata per diciotto lunghi anni.
«Come la faccio cuocere, contessa?»
«Ben cotta, per favore. Ho una richiesta, però.»
«Senz’altro.»
«Mi può portare un cucchiaio?»
«Ma i cucchiai sono stati tutti fusi per fare forchette e coltelli, contessa.»
«Può provare a cercare? Le sarei estremamente grato se riuscisse a trovarne uno. Mi farebbe sembrare la tavola piena come un tempo.»
«Ma ora c’è…»
«Sì, lo so, il benedetto minimalismo. Faccia almeno finta di cercarlo, va bene?»
«Faccio il possibile.»
Il cameriere scappa via verso le cucine.
La donna si volta verso la finestra sulla sua sinistra. Fuori è tutto bianco. Non si riesce a scorgere alcun paesaggio. Le manca mangiare con una vista.
Dovrà affidarsi ai ricordi. Del resto è una vita che lo fa.

Re: [N20-3] _18

3
Ossignore @ITG e @Loscrittoreincolore ,
ma certe idee come vi vengono?
Bravi eh, sorprendenti, anche divertenti per certi versi.
Quando la mamma insiste per farla entrare nel buco e poi ne esce una Martina_18 tutta maciullata e triturata, mi è anche venuto un po' da ridere.
E sì che eravamo partiti da frasi quotidiane, apparentemente innocue...
Comunque anch'io assaggerei volentieri una Martina_18, la preferirei a quello stoppaccioso di Andrea_18. Ah, con cucchiaio, per favore. Grazie. E grazie anche a voi ragazzi per aver scritto questo pezzo fantascientifico.
Alla prossima, ragazzi. :sss:
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] _18

4
Ciao @ITG
Be' insomma, un horror niente male! Quando si stava male (nel '500, nel '600) sin inventavano le utopie per uscirne, oggi si vede che stiamo troppo bene, perché non ci vengono in mente che distopie (oggi tutte le utopie suonano ridicole, hanno quel senso di retorico, di buonista, che rovina tutto, dal punto di vista letterario s'intende). Questa è la prima riflessione che mi viene in mente, su quanto sia strano il mondo; perché si continua a soffrire, tutto sommato, e anche tanto; ma si vede che non è abbastanza.
Quoto le imperfezioni per abitudine (nello spirito del CdM :D):
lo specchio le da il buongiorno
«Si.»
«Risposta non presente nel database»

Re: [N20-3] _18

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Che racconto strano avete scritto, ragazzi. No, non è strano perché c'è della gente che mangia dell'altra gente allevata apposta per essere mangiata. Io in questa roba ci sguazzo da sempre. E l'idea di esseri umani allevati apposta in qualche luogo di clausura per servire a altri esseri umani non è particolarmente originale (penso a The Island, ma anche a un paio di graphic novel). Okay, però, non voglio aprire qui un dibattito sull'importanza dell'originalità: non sono una fan dell'originalità a tutti costi e mi sto allontanando dal punto.
Il punto è: il racconto strano per l'accentuato contrasto tra la miseria dei carnefici e l'agiatezza delle vittime.
Se dimentico per un attimo che il cibo è una persona, subito balza agli occhi il fatto che il cibo è stato accudito, allevato e nutrito in un ambiente ultratecnologico e efficiente per diciotto anni, mentre chi consuma il cibo deve litigarsi le posate. Tipo: le galline allevate alla SPA e io che le mangio sotto un ponte. Quando la carne potrebbe benissimo essere coltivata in laboratorio rapidamente e a bassi costi, non è fantascienza, ci siamo già arrivati. Però, vuoi mettere, la carne fresca?
Forzo un po' la mano, ovviamente, ma mi chiedo se stia qui il senso del racconto. In quello di cui ci priviamo per concederci roba superflua e inutilmente costosissima, con ostinazione masochista, oltre che crudele (nei confronti delle Martine e degli Andrea).

Ecco, sono però perplessa. Perché se questo fosse il senso, avete sviato l'attenzione umanizzando troppo Martina (addirittura "patetizzando" un po', secondo me, nel passaggio con le tette - ma io sono una femmina eterosessuale, probabilmente è un'idea mia). Se il racconto si focalizza sull'essere umano Martina, se il lettore empatizza con lei, il resto della mia interpretazione non torna.

A meno che il senso del racconto non sia che i giovani vengono sprecati per essere dati in pasto ai vecchi. Vecchi che non hanno capito un cavolo e stanno distruggendo sé stessi e il loro futuro. Tutto per colpa delle McMultinazionali, s'intende.

Ecco, continuo a essere perplessa. Cioè rileggerò per la terza volta, perché mi dà molto fastidio che mi sfugga il nodo della storia e non ammetto che abbiate giocato sul cannibalismo così, solo per vedere l'effetto che fa.

Poi ricommento.
Qui ci dedichiamo alla ricerca della verità, non dei fatti. Se vi interessano i fatti, il dipartimento di storia è al terzo piano.
(semicit.)

Re: [N20-3] _18

7
carichissima.
Toglierei il superlativo, solo per questione di gusti non perché sia sbagliato. Non mi piace infarcire i termini.
con uno scollo a V da cui compare una collana tribale.
"sul quale compare" Le collane si portano sullo scollo.
È laccata senza dubbio
Si tratta di una patina di oro su un altro metallo, placcata è il termine esatto.
«Vada per la Martina.»
Ecchecacchio! :scared-eek:
Gli animali non si erano ancora estinti e una domenica al mese la governante metteva sulla tavola dei Finestri Gubbi il tacchino ripieno.
E prorio le Martine dovevano replicare? La mucca Lola gli faceva schifo?
@ITG Il tuo racconto mi ha portato davanti al tritacarne col cuore in gola.
Scritto benissimo, Ottimo racconto.

Re: [N20-3] _18

9
@mercy il contrasto che hai evidenziato tu tra la miseria dei "mangiatori" e l'impiego di risorse per i "mangiati" (ivi compresa l'empatia) è proprio quello che ha conquistato me. Per quanto l'ambientazione sia distopica, noi (per noi intendo anche io e te, quelli nati dalla parte giusta del mondo) viviamo così, qui e ora. E siamo ugualmente infelici (non per forza, certo, ma se siamo felici non è certo in virtù dello spietato meccanismo di produzione e consumo che, per quanto portato al paradosso e all'estremo, il racconto descrive benissimo). Scusa l'intervento (quando eravamo altrove il commento al commento era cosa vietata, chissà qui... :-P) , mi faceva solo piacere dialogarne come in un cineforum, alla fine di un film che mi è piaciuto, con persone con cui vale la pena di dibatterne :)
Scrittore maledetto due volte

Re: [N20-3] _18

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Ma sì, @Edu , facciamo un po' di cineforum prima che la kastaff ci scopra e ci metta in castigo.
Sono d'accordo con te sul fatto che il meccanismo di produzione sia sbagliato (in senso morale, intendo, ma anche nel senso che è inefficiente e obsoleto) e anche mi sembra che qui ne sia fatta una buona parodia.
Quello che non mi torna è il "bilanciamento" del racconto: fatico a trovare il focus, faccio confusione. Il fatto che io (lettore) sia portata a identificarmi con Martina per buona parte del brano mi rende difficile capire chi è la merce e chi il consumatore. Martina è la protagonista, e alla fine viene lasciata cadere così, e io in qualche modo sento che dovrei identificarmi con la contessa, ma non ci riesco. E poi, ammettiamolo, le McMultinazionali sono poco tenere con le Martine e gli Andrea, altro che feste di compleanno e vestiti nuovi. Questo è l'elemento incoerente, secondo me, se rapportato alla povertà della contessa.

Se rompo le scatole su un racconto significa che mi piace. Questo racconto mi piace, credo solo vada "ripulito" da qualche particolare che ne vela il senso. Perché c'è da dire che, nell'ordine naturale delle cose, dovrebbe essere Martina a mangiarsi la contessa... senza tante remore. Il ciclo della vita che gira intorno e lalalà.

Però magari @ITG e @Loscrittoreincolore vorranno dire la loro, magari ne discutiamo meglio a giochi chiusi.

Edit:
Ciao, Kastaff. Ho riletto il regolamento e non ho trovato divieti al controcommento. In caso, trattasi di commento preterintenzionale. Cancellate pure.
Qui ci dedichiamo alla ricerca della verità, non dei fatti. Se vi interessano i fatti, il dipartimento di storia è al terzo piano.
(semicit.)

Re: [N20-3] _18

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Dai dai, posso controcommentare anch’io? Ho letto le vostre analisi, @Edu e @mercy e secondo me il cannibalismo è una metafora dei rapporti interni allo stesso « mondo ». Ci vedo i due lati della stessa società, quella nostra opulente e stolta intestardita in una visione a soddisfazione immediata e nessun progetto a lungo termine. Una società in cui le vecchie generazioni (o le caste al potere, che spesso coincidono) tengono i giovani rinchiusi in un paradiso artificiale ludico e ignaro, riempiendogli di gadget, di illusioni di fama, bellezza, giovinezza e benessere eterni, per poi mandarli al macello di un mercato del lavoro con sempre meno spazi e regole, sfruttamento e nessun futuro. In una società che si sgretola, si riempie di fessure, si condanna da sola all’autodistruzione giacché esaurisce risorse, distrugge individui e persino l’ambiente in cui vive. Una società che si ostina però a perpetrare quel sistema che la porterà inevitabilmente alla distruzione, anzi ci si rinchiude, barrica, anche a costo di litigare tra privilegiati per un cucchiaio o una forchetta.
Poi magari @ITG e @Loscrittoreincolore non volevano dire nulla di tutto ciò, con il loro racconto, ma con una storia così il terreno per le interpretazioni è fertile :)
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [N20-3] _18

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Ciao ragazzi, come ho già confessato a @mercy in privato, alcune incongruenze sono errori legati al fatto che io e @Loscrittoreincolore , a causa di impegni di entrambi, non siamo riusciti a confrontarci come avremmo voluto.
Abbiamo cercato di scrivere un racconto che potesse essere soggetto a diverse interpretazioni, abbiamo addirittura temuto che potesse esserci un’interpretazione pro-vegan. Avete colto sfumature che ci hanno inorgoglito, su una cosa però non sono d’accordo.
Cito Mercy (non so se lo sto facendo nel modo giusto, non ho ancora capito bene l'editor)
Il punto è: il racconto strano per l'accentuato contrasto tra la miseria dei carnefici e l'agiatezza delle vittime.
Se dimentico per un attimo che il cibo è una persona, subito balza agli occhi il fatto che il cibo è stato accudito, allevato e nutrito in un ambiente ultratecnologico e efficiente per diciotto anni, mentre chi consuma il cibo deve litigarsi le posate. Tipo: le galline allevate alla SPA e io che le mangio sotto un ponte.
Nella nostra intenzione la società della donna anziana è una società ricca, dove, però, vengono estremizzate due tendenze.
1.La tendenza al minimalismo che abbraccia più discipline: dall’architettura, al design, alla grafica. Basti pensare all’evoluzione dei loghi della Apple, o della MasterCard, per non parlare di quello delle squadre di calcio. Si è passati dal virtuosismo grafico alla pulizia della linea essenziale. Oppure alle controsoffittature, i decori in gesso sono ormai considerati “pacchiani” e sostituiti da linee dritte ed essenziali.
2. L’espressione della ricchezza, che in origine era finalizzata al benessere, poi si è trasformata nella ricerca del piacere, per passare a diventare sfoggio del benessere e addirittura ostentazione del piacere. La ricchezza che abbiamo cercato di descrivere è più subdola, passa dall’essere ostentazione del piacere a dimostrazione di potere. Faccio una cosa perché me la posso permettere, anche se non mi serve, anche se non mi piace. Mi fa stare bene il “poterlo fare” e gli esempi in tal senso si sprecano.
Ecco, in una società del genere, non è strano vedere che una donna ricca utilizzi posate scomode per moda, ma vada in un ristorante di lusso per mangiare carne umana allevata nel lusso, per il solo fatto che se lo possa permettere.
Grazie a tutti, appena ho altri due minuti rispondo anche agli altri.

Re: [N20-3] _18

14
@Loscrittoreincolore , @ITG

Che dire? Un racconto scritto benissimo, che scivola via senza attrito e poi ti fa riflettere su quello che hai letto, e a incastrare nel tutto dei particolari che all'inizio ti rendevano un po' perplesso, come il bianco e la Mamma mai vista, per fare degli esempi.
@Monica ha detto che forse avete mangiato pesante prima di scrivere; beh, se è così, è una ricetta da conservare e replicare, quando serve!
Bravissimi, davvero :)
Già.

Re: [N20-3] _18

15
Appena é apparsa la contessa, mi sono sinceramente preoccupata. Avevo intuito che i ragazzi ignari servivano a qualcosa, ma mai avrei pensato a questo.
Siete stati bravissimi, ho letto con una morsa allo stomaco. A me non importa delle interpretazioni, importa che per sapere cosa stava succedendo non ho risposto al telefono e non ho mai alzato gli occhi, importa che il raccapriccio era accompagnato da una morbosa voglia di sapere come andava avanti.
Siete stati bravissimi!

Re: [N20-3] _18

16
@ITG e @Loscrittoreincolore , bello. Bravi!
Non originalissimo, ma chissene importa. Forse un po' sbilanciato dalla parte delle Martine, a scapito delle malinconie della contessa che, se più indagate, avrebbero creato un bel contrasto con gli entusiasmi delle bimbe, ma bene così.
Perturbante nella sua asciuttezza la scena della'mamma'
Piaciuto molto.
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... /mens-rea/
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Re: [N20-3] _18

17
Caspita che racconto @ITG e @Loscrittoreincolore !
Che racconto strano, disturbante ma allo stesso tempo avvincente. Ho letto anche i commenti sopra per vedere come è stato interpretato e devo dire che anch'io ho trovato che abbia delle potenzialità metaforiche non univoche e forse, a maggior ragione, per questo interessanti. Una metafora di un mondo squilibrato tra consumi e produzione come il nostro.
Sono anche d'accordo con chi ha detto che avrete mangiato pesante prima di scriverlo. Una peperonata come minimo prima di andare a dormire. (Scherzo!)
Povera Martina_18, che compleanno le avete fatto fare...
Bravi!

Re: [N20-3] _18

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Eccomi qua a rispondere in modo più organico a ciò di cui avete magnificamente discusso qui sotto al testo.
Cosa volevamo trasmettere? Ci avete preso un poco tutti in realtà, perché volevamo proprio questo: una storia universale sulle ingiustizie e sulla lotta di classe. Perché abbiamo premuto di più su Martina e non sulla sua controparte? Perché Martina è il futuro schiacciato e per schiacciare il futuro e far soffrire il lettore con lui, devi prima mostrarlo raggiante e quasi felice, per poi distruggerlo. Martina e Andrea sono tutte le giovani generazioni a cui viene privato il futuro da chi ormai ha solo passato e si crogiola in un presente fatto di uno status, di un prendersi in giro mentre il mondo attorno crolla miseramente.
Alla contessa non manca la felicità di un tempo, i rapporti sociali, gli amici, come tutti quelli che costruiscono spontaneamente e in così poco tempo i ragazzi destinati al macello. A lei mancano le posate e i piatti d'oro. Manca sentirsi ancora più ricca di come è ora con le ristrettezze. Grazie davvero di cuore a chi ha approfondito questo testo, perché ci avete davvero onorato <3

Re: [N20-3] _18

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Racconto molto bello. Mi ha ricordato alcuni film distopici che ho visto (in uno venivano allevati esseri umani come riserva di organi per altri, ed è stata la prima cosa che ho pensato vedendo i nomi seguiti da una cifra). Mi è piaciuta molto l'idea di partire col punto di vista di Martina, destinata a diventare la cena per un'anziana riccona. Farci empatizzare con lei e la sua gioia di andarsene per poi trasformarla in un hamburger umano è cattivissimo, ma molto riuscito a livello narrativo.
Il racconto è ben scritto, è inquietante e fa riflettere, bravi!
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: [N20-3] _18

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ITG ha scritto: mar gen 19, 2021 10:35 am Nella nostra intenzione la società della donna anziana è una società ricca, dove, però, vengono estremizzate due tendenze.
1.La tendenza al minimalismo che abbraccia più discipline: dall’architettura, al design, alla grafica. Basti pensare all’evoluzione dei loghi della Apple, o della MasterCard, per non parlare di quello delle squadre di calcio. Si è passati dal virtuosismo grafico alla pulizia della linea essenziale. Oppure alle controsoffittature, i decori in gesso sono ormai considerati “pacchiani” e sostituiti da linee dritte ed essenziali.
2. L’espressione della ricchezza, che in origine era finalizzata al benessere, poi si è trasformata nella ricerca del piacere, per passare a diventare sfoggio del benessere e addirittura ostentazione del piacere. La ricchezza che abbiamo cercato di descrivere è più subdola, passa dall’essere ostentazione del piacere a dimostrazione di potere. Faccio una cosa perché me la posso permettere, anche se non mi serve, anche se non mi piace. Mi fa stare bene il “poterlo fare” e gli esempi in tal senso si sprecano. Ecco, in una società del genere, non è strano vedere che una donna ricca utilizzi posate scomode per moda, ma vada in un ristorante di lusso per mangiare carne umana allevata nel lusso, per il solo fatto che se lo possa permettere.
In una certa idea attuale di interior design, che seguo con interesse perché indizio saporito di molte delle derive odierne, noto esattamente quello che scrive qui sopra @ITG: una ricchezza subdola, che è dimostrazione di potere e di cui si fa uso anche se non piace. Questo aspetto mi è parso subito evidente nel testo, e devo dire che mi è molto piaciuto. Vi è inoltre in tutto il racconto un aspetto "asettico" che mi ha affascinato: nonostante Martina voglia baciare la pseudo-Mamma e la nobildonna rimpianga il bagnetto nel latte d'asina e un paesaggio degno del suo rango, siete riusciti a tessere una sensazione di "distacco" per niente scontata. Intendo dire che non ho avuto pena per la giovane né ho sentito rancore per la vecchia, e considero questo un grande risultato: se un lettore si interessa all'idea intera della società sottesa al racconto, dimenticando per un momento i personaggi, significa a mio modestissimo avviso che esso ha potenzialità per essere ampliato. Grazie, @ITG e @Loscrittoreincolore.
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Re: [N20-3] _18

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Non so se "bello" è il termine giusto per un racconto del genere, o se posso dire "mi è piaciuto". Comunque il mio giudizio è molto positivo. Ho terminato la lettura con un senso di disgusto che credo fosse uno degli obiettivi. La prima parte si legge con piacere. Aleggia un senso di melanconia e c'è curiosità.
I due passaggi sulla contessa sono anche molto ben fatti, ma forse lo stacco è troppo netto. Inoltre la scena della morte della ragazza è un po' sbrigativa.
Esclusi questi due "difetti" credo sia un buon racconto e mi ha fatto piacere leggerlo.

Re: [N20-3] _18

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Se non sapessi che siete in coppia, cari @ITG e @Loscrittoreincolore, avrei messo una mano sul fuoco che fosse tutta la farina dal sacco di Inc. :asd: Un racconto particolare, molto particolare, sia per il contenuto sia per le riflessioni che offre al lettore. Avrei solo introdotto un po' prima la contessa, la sua entrata in scena arriva repentino e un po' si perde il filo vista tutta la precedente concentrazione su Martina_18. In ogni caso una prova con i fiocchi e contrafiocchi! p.s. Leggervi prima di pranzo non è stato il massimo, ma ha avuto l'effetto che speravate. Non ho pensato ad altro che alla vostra protagonista, maledicendovi. :asd: Bravi!
Piccoli Grandi Sognatori

 Without faith, without hope, there can be no peace of mind. [cit.]
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