[N20-3] Una fuga sbagliata

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Pacco 4 Traccia: ricordo quella volta che...
Ti ricordi cos'è successo quella volta? A ripensarci adesso, quella volta hai proprio sbagliato.
Una reazione sbagliata, una parola di troppo, un fraintendimento... Raccontaci di un errore e di un ripensamento.


Avevo 17 anni, tanta voglia di sbagliare e una punizione sulla testa che ritenevo esagerata.
Siccome quell’anno ero stata rimandata in tre materie: filosofia, psicologia e latino, (bocciatura assicurata), i miei genitori mi avevano proibito di uscire.
Immaginati come mi potevo sentire... tutti i miei amici a spasso, al mare, campeggio, sagre, feste, discoteche e io… costretta a stare chiusa in casa. Non potevo incontrare nessuno, parlare con nessuno, solo la mia migliore amica poteva venire da me. Anche lei rimandata, meno materie e genitori leggermente più comprensivi.
Fu così che il secondo giorno, per non impazzire, escogitammo “la grande fuga” e la arricchimmo di così tanti particolari e sfumature che ci sembrò cosa fattibile. Facemmo due conti con i “niente” soldi che avevamo e stabilimmo che, tirando grandemente la cinghia, avremmo potuto vivere fuori casa per dieci giorni.
Ovviamente scegliemmo una data X e anche una meta: Assisi.
Assisi per mille motivi. Intanto la conoscevamo bene perché avevamo fatto lì altri campeggi, era per noi un posto molto ospitale, conoscevamo dei ragazzi che, eventualmente, in caso di guai, ci avrebbero dato una mano, era il luogo nel quale aveva vissuto quel gran figo di San Francesco, c’era la chiesa più bella del mondo, dove eventualmente parlare con Dio, un prato verde sicuro dove conoscere della brava gente e poi c’era Perugia. Perugia nel periodo di Umbria jazz significava: musica nelle piazze, concerti a tutte le ore, gente colorata in giro, giovani arrivati da ogni parte d’Europa, insomma, per noi quel luogo lì aveva un nome solo: libertà.
Per la fuga escludemmo fin da subito la possibilità di grattare il muro con l’unghia e puntammo direttamente alla via più semplice: uscire dalla porta principale. Ovviamente ci voleva organizzazione, calma e lungimiranza, ma all’epoca le tre qualità non ci mancavano, così iniziai a lavorare ai fianchi i miei genitori e a furia di tormentarli, ottenni la mia ora d’aria: al mattino potevo uscire per fare footing.
Ogni giorno, quando la mia amica veniva a prendermi, le consegnavo una maglietta, un paio di pantaloncini, una canottiera, qualcosa che non desse nell’occhio e che fosse facile occultare nel suo zainetto. Quando rincasava, andava a riporlo in uno zaino più grande, in garage, dove era sicura che nessuno sarebbe andato a guardare. Recuperò da amici due sacchi a pelo e vivemmo quel mese di preparazione con emozione, ansia, paura ed eccitazione.
Nel frattempo, i miei genitori si convinsero che fossi maturata, pensavano mi fossi “piegata” visto che non mi ribellavo com’ero solita fare e inoltre, mi vedevano circondata dai libri di latino, filosofia, erano contenti. Invece io, mentre con la chitarra suonavo Simbolum 77, in testa avevo sesso, droga e rock and roll, ma che ne potevano sapere loro? Loro che per me sognavano il principe azzurro, mentre io desideravo uno scapestrato, possibilmente scalzo e capellone? Hai presente l’adesivo di Vagabond, quello che si vedeva su tutte le Diane e le Renault 4 all’epoca? Ecco, quel ragazzo con chitarra e zaino in spalla era il mio ideale di uomo, come potevo andare d’accordo con i miei?
A dire il vero, intuivo il loro punto di vista, ma non riuscivo ad essere diversa e quella punizione mi sembrava, francamente, inaccettabile. Avevo bisogno di volare e loro mi tenevano rinchiusa.
Fossi stata da sola, forse, avrei rinunciato al progetto “fuga”, ma eravamo in due e, io per non deludere lei, lei per non deludere me...

Attacca la musica, va!


Ballad of Cable Hogue - Calexico

Quella mattina uscimmo per il solito footing, lasciammo una lettera nella cassetta della posta spiegando brevemente ai rispettivi genitori le nostre ragioni, dicendo dove saremmo andate e indicando un giorno preciso per il ritorno.
Poi camminammo come facevamo tutte le mattine solo che allungammo un po’, poi un altro po’ e poi affrettammo il passo, iniziammo a correre con lo zaino in spalla, ci guardammo negli occhi, scoppiammo a ridere e… a quel punto eravamo già lontane. Allungai il braccio, alzai il pollice, un’auto si fermò, salimmo, chiacchierammo, scendemmo a Mestre, altro passaggio, parlammo, ridemmo, cantammo, scendemmo, altro passaggio… arrivammo ad Assisi nello stesso tempo che avremmo impiegato con l’auto, se ne avessimo avuta una nostra e la patente, chiaro.
Pensavamo di trovare i carabinieri ad aspettarci, eravamo pur sempre due minorenni in fuga, invece all’accettazione c’era il solito custode che conoscevamo dagli anni prima. Ci accolse come fossimo le sue nipoti preferite, non ci fece nemmeno pagare il campeggio, visto che non avevamo una tenda da piantare e ci offrì da bere. Io chiesi un bicchiere di latte: non ho mai bevuto, né prima né dopo un latte così buono. Mi sembrava anche più bianco. Una sensazione fantastica,
Mi guardavo intorno e sembrava tutto splendido, più colorato, le persone che incontravo celebrità, vivevo con un tale abbandono. In ogni parte del “globo” Vasco cantava “C’è chi dice no” e “Vivere una favola”, che sembrava scritta per noi.
Tutto si muoveva al ritmo dei battiti del nostro cuore. Ci sentivamo far parte di un mondo nuovo, vivo, finalmente.
Ricordo ancora le notti sotto le stelle, in campeggio. Aprivo gli occhi e una notte magica si accendeva sopra la testa. Il mio soffitto d’astri.
Eravamo belle, avremmo potuto ottenere qualsiasi cosa, ma noi volevamo solo esistere. Solo quello e quello facemmo.
Un giorno salimmo su un treno per Roma. Camminammo fino a Piazza di spagna. Passammo la notte sveglie, su quei gradini, conoscemmo dei ragazzi spagnoli con la chitarra. Cantavamo un pezzo noi in italiano, un pezzo loro in spagnolo. A metà notte avevamo creato un assembramento di persone che neanche… che so, i Pink Floyd… Al mattino tornammo in stazione e di Roma non vedemmo nient’altro. Solo occhi, umanità, scarpe. Gente passare, forse qualche canna. A Perugia incontrammo altri ragazzi. Magnifici ragazzi, ci chiesero di passare con loro il resto del tempo e forse della vita. Dicemmo no, quell’estate era solo nostra. Li salutammo una mattina per non incontrarli mai più.
Passammo giorni magnifici, leggeri, allegri, pieni di eccitazione e il pensiero dei nostri genitori ci attraversò solo in alcuni pomeriggi di relax in campeggio, ma non bastò a farci tornare prima dei dieci giorni programmati.
Allo scadere dei giorni, senza capricci, né ripensamenti, raccogliemmo le nostre cose, salutammo tutti, uscimmo dal campeggio e rifacemmo l’autostop in senso contrario. Arrivate a Palmanova il cuore mi batteva forse più di quando ero partita, ma avevo incamerato talmente tanto “bello” negli occhi e nella mente che non m’importava niente, ero pronta anche a morire se fosse stato necessario.
Non fu necessario.
Suonai il campanello, venne ad aprirmi mio padre.
Ricordo che si spostò di lato, mi fece entrare e mi diede un calcio che di peso mi fece fare il corridoio “in volo”.
Stop.
Nessuno disse mai niente di quella storia, nessuno mi chiese nulla e di quell’estate non ne parlammo mai.
A settembre fui promossa e la vita riprese normale. Solo la lettera restò nel cassetto, sai quel cassetto che apri trenta volte al giorno che di solito si trova in cucina? Quel cassetto dove c’è tutto quello che serve? ecco, in quel cassetto per dieci anni almeno è rimasta quella lettera che io non ho nemmeno mai aperto. Poteva anche esserci solo la busta vuota per quel che ne so. Però tutte le volte che aprivo il cassetto vedevo quella busta e non dicevo niente e nessuno diceva niente. L’educazione del silenzio.
Un giorno, dopo tanti anni, ho aperto il cassetto e quella busta non c’era più. Mi avevano perdonata, loro.
E io?

Da quando sono ritornata, ho sempre pensato di aver profondamente sbagliato, ma non ad andare via. quello lo dovevo fare, mi ha formata, è stata un’esperienza straordinaria, giorni stupendi, il contorcimento dello stomaco, le risate, la musica, l’atmosfera, i miei 17 anni… indimenticabili, tutto giusto, tutto da rifare, tutto da augurare a ogni ragazza del mondo e infatti, ho sempre riconosciuto a quei giorni un grande potere.
Il fatto è che se me ne fossi andata dopo aver lottato, dopo aver spiegato e rispiegato le mie ragioni ai genitori, anche senza farmi capire, ma facendolo fino allo sfinimento mio e loro, ai miei occhi sarei stata sempre una combattente, invece così mi sono sentita solo e soltanto… un disertore.
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Ciao @paolasenzalai
che bella favola! Pensa che io a 17 anni ero stato promosso, e allora per premio mi hanno mandato a lavorare :D
Cioè, il tuo racconto è tanto bello che sembra perfino inventato. Ah, già, che sciocco: è inventato, certo...
E' scritto bene, con un bel piglio, e mi è piaciuto anche come hai scritto alla fine
mi sono sentita solo e soltanto… un disertore
. Io mi sarei arrovellato per ore a trovare il femminile...
Ciao :)

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Complimenti, @paolasenzalai . Piaciuto molto e scritto benissimo. :super:
ho sempre riconosciuto a quei giorni un grande potere.
È stato anche felicemente descritto il riconoscimento di avere realizzato un'esperienza di crescita personale, fondata però su presupposti e comportamenti "sbagliati", che hai, quasi da subito, riconosciuto.

Non capisco una cosa:
Solo la lettera restò nel cassetto, sai quel cassetto che apri trenta volte al giorno che di solito si trova in cucina? Quel cassetto dove c’è tutto quello che serve? ecco, in quel cassetto per dieci anni almeno è rimasta quella lettera che io non ho nemmeno mai aperto. Poteva anche esserci solo la busta vuota per quel che ne so. Però tutte le volte che aprivo il cassetto vedevo quella busta e non dicevo niente e nessuno diceva niente. L’educazione del silenzio.
L'unica lettera di cui parli in precedenza, nel testo, è quella che metti nella cassetta delle lettere, al momento della fuga.
Visto che non può essere che quella, forse era meglio scrivere:

La mia lettera era stata messa nel cassetto, sai quel cassetto che apri trenta volte al giorno che di solito si trova in cucina? Quel cassetto dove c’è tutto quello che serve? ecco, in quel cassetto per dieci anni almeno è rimasta quella lettera che io non ho nemmeno mai aperto. Poteva anche esserci solo la busta vuota per quel che ne so. Però tutte le volte che aprivo il cassetto vedevo quella busta e non dicevo niente e nessuno diceva niente. L’educazione del silenzio.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Ciao @Gianfranco P ,
grazie per il tuo bellissimo commento e... mi dispiace tu sia stato promosso a 17 anni, ti sei perso un'occasione :-P
Gianfranco P ha scritto:è inventato, certo...
certo, tutto inventato, chiaro. :asd:
Gianfranco P ha scritto: Io mi sarei arrovellato per ore a trovare il femminile...
ci ho provato, ma il suono era orrendo. In più, nella mia mente il concetto di disertore è chiaro, avessi scritto disertrice, non avrebbe avuto la stessa forza, secondo me. Oltre tutto, essendo io una pluri-rimandata, posso permettermi anche di maltrattare un po' l'italiano ;)
Buon contest Gianfranco, dopo passo da te. Tranquillo, non a casa tua, intendo nel tuo racconto. :love:
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Ciao @Poeta Zaza ,
sono contentissima ti sia piaciuto il mio racconto. Ero molto incerta se pubblicarlo o no. Quando si parla di sé, è molto difficile riuscire a giudicare con obiettività.
Poeta Zaza ha scritto: Visto che non può essere che quella, forse era meglio scrivere:
Hai ragione, hai ragione e hai ragione. Questo mi era proprio sfuggito. Grazie per avermelo fatto notare e grazie per essere passata di qua.
A presto, Poeta Zaza.
:sss:
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Ciao @paolasenzalai sono un nuovo utente di CdM e mi accingo a commentarti qui per la prima volta. Spero di riuscirci.
Allora, allora, mi sembra che ciò che ti contraddistingue (così a intuito, chissà cosa avrai scritto mai prima di adesso) è che quando scrivi parli pane al pane, senza mai cercare artifici. Non ti poni il cruccio di agghindare il testo con espedienti, e questo in linea di massima ti premia. Che so, immagino che se partecipassi a un contest di poesia potresti addirittura vincerlo per la comunicazione diretta che riesci a instaurare con il lettore. Questo è il pregio anche di questo racconto (immagino che lo sia pure dei tuoi precedenti).
Sempre a intuito, l'idea che mi sono fatto è che hai due o tre immaginari ricorrenti e batti sempre su quelli. C'è il filone on the road, e questo racconto (... o è proprio un pezzo di diario, una memoria? Ne ha tanto l'aspetto, sai) si ascrive a questo filone. Beh, non è proprio il mio preferito, immagino che potresti avere un altro topos ricorrente che parla di cani di periferia, e immagino che il meglio lo esprimi lì (immagino pure che a volte scrivi cose zozze... immagina tu quanto immagino!)-
Quando scrivi in prima persona secondo me sei un po' meno efficace, e il filtro di un personaggio aiuta a dare un "vestito" alla tua particolare personalità e sensibilità (oltre che simpatia... ecco, se dovessi dare un'aggettivo alla tua voce sarebbe questo: simpatica) che inevitabilmente riversi nel testo. Il rischio, se no, appunto, è un po' di diarismo.
Come vedi, anche se non ci conosciamo e sono nuovo, sono sempre il solito cacapupazzi.
La chiosa finale con morale l'avrei proprio evitata, anche perché contraddice il messaggio che invece emerge dal testo precedente: che a volte lo sgarro , pur rimanendo sgarro, fa vivere esperienze per cui ne vale la pena. Magari ti servivano caratteri, ma c'è modo e modo.
Proverei a riscrivere il racconto pari pari ma in terza persona, dando un nome fittizio alla protagonista e provando ad attribuirle qualche caratteristica che la differenzi da te stessa. Per paradosso, credo, creerebbe più empatia.
Ciao e a rileggerci, chissà che non facciamo amicizia :-p
Scrittore maledetto due volte

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Ciao @paolasenzalai . Ho imparato ad apprezzare il tuo stile schietto nello step “poesia”.
Qui sei tu che prendi per mano il lettore e lo conduci nel tuo mondo. Gli parli direttamente, a cuore aperto. Chi legge diventa la tua pagina bianca interattiva, un amico/virtuale.
Ho apprezzato molto il fatto che tu abbia introdotto la colonna sonora. Oltre a sottolineare perfettamente le scene, la canzone è proprio trascinante. Mi hai portato sul set di Thelma e Louise. In effetti mi sarei aspettata un finale meno “rosa”.
Tra autostop, treni città splendide come Assisi, Perugia, Roma. Hai messo tanta carne sul fuoco...
Però mi piace come scrivi e apprezzo sempre chi riesce a uscire dagli schemi e proporre qualcosa di personale.
Tema super centrato. Complimenti e a rileggerci.

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Buongiorno nuovo utente @Edu ,
Edu ha scritto: Sempre a intuito, l'idea che mi sono fatto è che hai due o tre immaginari ricorrenti e batti sempre su quelli.
Spiace constatare che il suo intuito fa piuttosto schifo :asd:
Nel mio carnet ci sono almeno quattro o cinque immaginari e non ricorrono affatto. :P
Edu ha scritto:Ne ha tanto l'aspetto, sai)
So, stavo facendo del diarismo, sai?
Edu ha scritto: ecco, se dovessi dare un'aggettivo alla tua voce sarebbe questo: simpatica) c
Simpatica è poco. Non potresti trovare un altro aggettivo per favore? Simpatiche sono le manine paffute di un bimbo che nasce. Io per scrivere sudo, eh. :tze:
Edu ha scritto:La chiosa finale con morale l'avrei proprio evitata, anc
Certo, così sarei stata fuori traccia! Bel suggerimento proprio.
La traccia parlava di un ripensamento... io non ho ripensamenti. Ho dovuto tornare al 1987 per trovarne uno. (Giusto per fare un altro po' di diarismo). :D
Edu ha scritto: anche perché contraddice il messaggio che invece emerge dal testo precedente
E beh? Cosa hai tu contro le contraddizioni? Non sono bellissime?
Edu ha scritto:dando un nome fittizio alla protagonista
Ok, ci provo, scegli un nome.
Edu ha scritto:chissà che non facciamo amicizia :-p
Dubito, nuovo utente. Io avevo già un amico a cui volevo molto bene, si chiamava Edu, ma tu non gli somigli per niente.
Ciao.

Edu, grazie. <3
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Ciao Monica,
@Monica ha scritto: Chi legge diventa la tua pagina bianca interattiva, un amico/virtuale.
Mi sono immaginata proprio questo. :love:
@Monica ha scritto: Ho apprezzato molto il fatto che tu abbia introdotto la colonna sonora. Oltre a sottolineare perfettamente le scene, la canzone è proprio trascinante.
Grazie, ho impiegato più tempo per trovare la canzone "giusta" che per scrivere il pezzo. Mi fa piacere tu l'abbia notata.
@Monica ha scritto:. In effetti mi sarei aspettata un finale meno “rosa”.
La vita è anche questa. Giorni indimenticabili segnati anche da piccole ferite "rosa" che rimangono sulla pelle come tatuaggi.
Grazie Monica per essere passata di qua. :sss:
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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@paolasenzalai, mannaggia a te che riesci sempre a tirare fuori da me emozioni impensabili. Anche questa volta avevo un pochino gli occhi lucidi. Non ho capito se è una questione di stile, ma mi sento sempre presa per mano e ho una voglia matta di seguirti ovunque si vada. Secondo me hai una capacità rara di parlare al lettore in modo semplice, senza infiocchettare troppo le tue storie perché non serve. Sembra quasi che fai scivolare la penna sulla carta, lasciandola libera di fare i giri che vuole. Tutto scorre, come fosse acqua, ed è sempre un bel viaggio. Brava.
Piccoli Grandi Sognatori

 Without faith, without hope, there can be no peace of mind. [cit.]

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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]Cara @Emy ,
tu sei sempre splendida con me. Ho idea che tu lo sia sempre e basta, (anche senza di me, intendo). :)
Ovviamente le tue parole mi riempiono di orgoglio perché riuscire ad essere leggera nella scrittura e uno dei miei obiettivi. Vorrei diventare la scrittrice dei non lettori, vorrei che mi si leggesse come si mangia un gelato.
Emy ha scritto:Tutto scorre, come fosse acqua,
è bellissima questa cosa, spero di riuscirci sempre, anzi, spero proprio di raggiungere presto questo... "fiume" di parole :)
Grazie mille, come sempre, per la tua infinita sensibilità.
Allora... al prossimo viaggio, Emy. :bacio:
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Ciao @paolasenzalai Ho letto molto volentieri il tuo racconto. Forse il tema della fuga adolescenziale non è nuovissimo, ma gli hai dato una coloritura personale che lo rende coinvolgente ed emozionante. Sei riuscita a restituire la freschezza della mentalità giovanile, tanto che viene voglia di unirsi a queste due ragazze e passare qualche giorno con loro in giro per l'Italia, a dormire sotto le stelle e conoscere fascinosi capelloni suonatori di chitarra :asd:
Più su si discuteva di aggettivi, e se dovessi trovarne uno per la tua scrittura direi proprio "fresca" (spero ti piaccia di più di "simpatica" :lol: ), quindi sottoscrivo il paragone di @Emy con l'acqua che scorre, molto azzeccato.
A me la prima persona qui non dispiace, dà alla protagonista una voce distinta e immediata, che è quella attraverso cui è filtrata la storia.
Concordo però con chi mi ha preceduta (lo sconosciuto nuovo utente) sul finale, che non mi ha convinta del tutto. Forse un po' è anche il titolo a sviare "Una fuga sbagliata" mi aveva fatto pensare che ne fosse venuto un qualcosa di brutto per qualcuno. Invece sembra filare tutto liscio e la protagonista non è pentita, se non di non aver insistito sulle sue ragioni prima di andare. Ci può anche stare (per restare nella traccia), ma questo pentimento viene dato un po' en passant proprio sul finale, quindi si percepisce poco. Forse lo si potrebbe accennare già durante la fuga... Solo un'idea.
Ciao e a rileggerti!
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Ciao @Silverwillow ,
grazie mille per essere passata e grazie per aver sottoscritto l'aggettivo: fresca (mi piace molto. Non come quello affibiatomi dal nuovo utente Edu: "simpatica". Mancava solo dicesse: "carina". :asd: ).
Silverwillow ha scritto:A me la prima persona qui non dispiace
Grazie. Se devo dire la verità, siccome è una storia vera, la mia per la precisione, non mi è proprio venuto in mente di scriverla in terza persona. :D
Silverwillow ha scritto: Forse un po' è anche il titolo a sviare "Una fuga sbagliata" mi aveva fatto pensare che ne fosse venuto un qualcosa di brutto per qualcuno
.
Hai ragione, infatti il titolo non va proprio bene, volevo intitolarlo "La grande fuga", ma mi sembrava esagerato; allora ho ripiegato su: "la fuga media", brutto! "La piccola fuga"... mi sembrava sminuente e così... :D

Ok, mi appunto: occhio al titolo, è importante!
Grazie per i suggerimenti e le preziose osservazioni, Silverwillow.
Alla prossima. :)
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Ciao @paolasenzalai ,

Il tuo racconto è molto grazioso, delicato e leggero. È scorrevole e la tematica molto carina. Traccia centrata in pieno, ciò che forse io avrei evitato è l'effetto "tema in classe". Incipit e chiusura hanno proprio le caratteristiche tipiche dello schema con cui alle medie mi dicevano di scrivere i temi: nel primo paragrafo un riassunto degli eventi, di ciò che si vuol parlare e perché e nel finale mettere le conclusioni.

Forse anche il contenuto troppo autobiografico (giusto?) non ti ha aiutata a cercare un intreccio che facesse meno "cronaca".
paolasenzalai ha scritto: io desideravo uno scapestrato, possibilmente scalzo e capellone?
Quale donna non desidera il fidanzato scapestrato a 17 anni! Quanta ragione in questa frase :P

Talia :happy-sunny:

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Ciao @paolasenzalai
la storia è carina e di facile immedesimazione (io la mia prima scorribanda così l'ho fatta a 18 anni, un mese in giro per l'Italia, campeggio senza tenda, autostop, incontri, scoperte, una meraviglia. Noi avevamo il permesso, faticosamente estirpato ai genitori, ma per il resto ci siamo :D ), ma rispetto ad altri tuoi racconti l'ho trovato meno vivo e coinvolgente. Forse risulta un po' troppo lungo e asettico l'elenco di fatti "abbiamo fatto lo stop, incontrato ragazzi simpatici, la chitarra, forse una canna, Roma...). Non so se ho ragione, ma forse se avessi fatto un elenco meno esaustivo ma avessi tratteggiato uno o due di questi incontri o attività: i ragazzi, le canzoni suonate, le chiacchiere fatte, i colori, le sensazioni... forse sarebbe stato un po' più immersivo, avrebbe avuto dimensioni e colori più vividi. Così trovo che il lettore resti un po' fuori, a osservare una tua pagina di ricordi lontani, invece di tuffarcisi con te.
Impressioni mie, eh? Potrebbero essere giuste come un 2+2=5
:rosa:
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Conosco Palmanova, ma bazzico di più nella zona di Gorizia. Nel calcione di tuo papà ho riconosciuto i modi diretti della gente di quei posti.
Non so perché ma il dichiararti "disertore" mi ha fatto pensare all'influsso che da quelle parti hanno avuto i partigiani e tutto il resto che non cito per non fare un post troppo triste. Ma diciamo che ho respirato l'aria di quelle parti, ho visto quei cieli fra mare e montagna con le nuvole gonfie spezzate dal sole a picco Sarà forse per la scelta delle parole. Non so bene perché.
Ci tenevo a dirti, come già hanno fatto gli altri, che la colonna sonora é azzeccatissima.
Il racconto é scorrevole, l'ho letto con molto piacere, molto diario e perfettamente in tema. Mi sarei aspettata qualche sorpresa in più, qualche suspence, un amore strappamutande. Poi ci ho ripensato e mi sono detta che le vere fughe sono proprio così: un gran rullare di tamburi, l'aspettativa che fa tremare i polsi, per scoprire che ovunque é un po' casa e che il mondo é meno pericoloso di quello che ci hanno prospettato.
Complimenti!

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Cara @Talia ,
Talia ha scritto:è l'effetto "tema in classe".
:asd: nooo, l'avrei evitato anch'io se me ne fossi accorta.
Talia ha scritto: troppo autobiografico (giusto?) non ti ha aiutata a cercare un intreccio che facesse meno "cronaca".
Giusto!
Talia ha scritto: Quale donna non desidera il fidanzato scapestrato a 17 anni! Quanta ragione in questa frase
Io poi ho continuato ;)
Grazie mille Talia per essere passata e per avermi segnalato l'obbrobrioso e ridicolo "tema in classe".
Alla prossima. :sss:
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Cara @Bef ,
grazie per il tuo passaggio e per le tue intelligenti note.
In effetti, rileggendo con il senno di poi, anche a me è sembrato troppo "elenco", ma... è quello che ricordo.
Quall'anno lì si vede che era talmente tanta la voglia, la frenesia, il desiderio che probabilmente tutto il resto è passato in secondo piano. Ciò che ricordo è solo quello che ho raccontato.
Dell'anno dopo invece... so tutto. ;) Stesse situazioni, altri ragazzi. Mi ricordo perfino gli odori, le canzoni, ogni cosa, ma della fuga... il vuoto.
Avrei dovuto romanzare la realtà. Pensavo non si potesse, invece "si potesse" :D , ora lo so ;)
Bef ha scritto:Potrebbero essere giuste come un 2+2=5
Io le trovo molto giuste, dopo che ho pubblicato e ho lasciato passare un po' di tempo, mi sono fatta le tue stesse osservazioni. Davvero :)
Anche se, personalmente, non ho niente contro il 2+2=5 (quasi 6).
Grazie Bef, alla prossima. :love:
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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@paolasenzalai Racconto piacevole. Ho letto tutto di filato e raramente una parola è suonata fuori posto o una frase contorta. Certo, alcune le avrei tagliate a metà con un punto, ma alla fine, se le parole sono giuste, la punteggiatura passa in secondo piano.
Piuttosto un paio di cose mi sono suonate strane: le ragazze inneggiano al sesso e alla droga ma anche a San Francesco (è vero che c'è analogia con l'hippie degli adesivi, ma l'accostamento mi pare ancora un po' forzato). Poi mi non mi torna l'atteggiamento finale della protagonista, che si promuove per le scelte fatte, ma alla fine si sente un disertore: come mai?
A ogni modo il racconto mi ha fatto tornare nostalgia dei miei 17 anni, e questo è già un motivo sufficiente per irngraziarti e farti i complimenti.

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Ciao @Almissima ,
uh, allora quando passi di qua ci vediamo per un caffè, se ti va. :)
Almissima ha scritto: Non so perché ma il dichiararti "disertore" mi ha fatto pensare all'influsso che da quelle parti hanno avuto i partigiani
Bravissima! Credo che anche il lessico cambi da regione a regione. Ma non il senso che è lo stesso ovunque. Il "sentire". E disertore, per me, ha un peso enorme.
Almissima ha scritto: Ma diciamo che ho respirato l'aria di quelle parti, ho visto quei cieli fra mare e montagna con le nuvole gonfie spezzate dal sole a picco Sarà forse per la scelta delle parole. Non so bene perché.
E' bellissima questa descrizione, in realtà credo abbia fatto tutto tu, leggendo Palmanova e pensando a Friuli probabilmente, ma ti ringrazio di aver attribuito a me questa capacità evocativa.
Almissima ha scritto: Mi sarei aspettata qualche sorpresa in più, qualche suspence, un amore strappamutande
Tutto questo è arrivato l'anno dopo, quando avevamo il permesso di partire e meno frenesia. Probabilmente è come dici tu: la fuga ha già in sè le sue promesse e le mantiene. Non offre di più.
Ciao Almissima, grazie per essere passata. :sss:
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Caro @ViCo ,
ViCo ha scritto:la punteggiatura passa in secondo piano.
eh, magari. :D Io continuo a combattere con la punteggiatura ogni volta, ma prima o poi qualcosa imparerò. Sono fiduciosa :-)
ViCo ha scritto: le ragazze inneggiano al sesso e alla droga ma anche a San Francesco (è vero che c'è analogia con l'hippie degli adesivi, ma l'accostamento mi pare ancora un po' forzato).
Sì, si chiamano contraddizioni e io ne sono piena, sempre stata, anche a 17 anni. :D
ViCo ha scritto: che si promuove per le scelte fatte, ma alla fine si sente un disertore: come mai?
Perchè davati alla guerra (con i miei), ho scelto la fuga. Ho fatto credere loro di essere brava, buona e matura e invece... ero la solita scapestrata di sempre. :) Non so... quella fuga mi ha cambiata. Mi ha lasciato un segno bello grosso dentro e ho passato il resto della vita a correggermi e a far di me una brava persona. Non che a 17 anni non lo fossi. Lo sono sempre stata, solo che quella volta ancora non lo sapevo ;)
Grazie per essere passato e... per questa seduta di psicoterapia ;)
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Ricordo che per definire il tuo racconto sulla libraia veneziana usai l'aggettivo "vaporoso". Leggendo queste righe ho avuto la stessa impressione di impalpabile levità, di morbidezza dai contorni indefiniti: e, questo, nonostante il testo sia ricco di eventi e dettagli.
Ne deduco che la "leggerezza" sia una tua perspicua cifra narrativa. La festosità dell'evento che narri, impregnato della grazia meravigliosa dell'adolescenza, si vena nel bel finale della malinconica consapevolezza che i giudici più spietati della nostra persona siamo noi stessi. Ti ho letta davvero volentieri. Grazie, @paolasenzalai.
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Re: [N20-3] Una fuga sbagliata

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Ciao @Ippolita,
Ti ringrazio moltissimo per il tuo commento. Ora, il mio diario può piacere o no, interessare o no, ma che tu dica:
Ippolita ha scritto: Ne deduco che la "leggerezza" sia una tua perspicua cifra narrativa.
mi riempie di gioia, perché va al di là del contest, del racconto, di questo gioco e tu me lo hai voluto scrivere lo stesso. Grazie davvero, Ippolita. <3
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.
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