[N20-3] La coroncina

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Per questo racconto ho dovuto seguire la traccia:
Un'ingiustizia. Il vostro protagonista potrà subirla o porla in essere. L'ingiustizia non deve necessariamente ledere un diritto, può essere un'offesa senza rilevanza giuridica purché sia atta ad arrecare un torto. I moventi e le reazioni non devono mancare nel racconto.
Boa: mettete uno dei due termini: "Aldilà" o "al di là".
Arrivando all'incrocio, Lando fu attratto da una stradina laterale, costeggiata su ambedue i lati da bancarelle dai vivaci colori; e pensò di dare un'occhiata. C'era un po' di tutto: soprammobili, oggetti d'antiquariato, capi d'abbigliamento, collezioni di monete e di francobolli, libri usati, perfino generi alimentari. Qui un venditore, che dalle vesti sembrava un arabo, o un tuareg, esibiva montagne di mandorle, nocciole, noccioline americane, anacardi, frutta candita mista, o suddivisa in generi: le albicocche arancioni, le fette gialle di zenzero, quelle rosso scuro di papaia, o tendenti al rosato, di mango; là una venditrice assai compita offriva ai clienti vari oggetti di antiquariato, o forse di modernariato, addentrandosi nei particolari: il busto di Napoleone che si diceva fosse appartenuto a un'antica famiglia nobiliare, poi decaduta; un delizioso comò in legno di mogano con intarsi di ebano e di avorio, a forma di locomotiva a vapore ossia, come spiegava la signora con un certo sussiego, nel più puro stile futuristico, dei primi anni del novecento; più in là, un'altra bancarella che sembrava una tenda, chiusa come era da ogni lato dai vestiti che vi erano appesi, per lo più femminili e di diversissime fogge, che Lando stentava a distinguere, pur trovandoli tutti generalmente aggraziati, e inoltre da grandi foulard che la commerciante di turno andava mostrando alle signore di passaggio, facendoli sventolare qua e là come fossero bandiere. Insomma c'era di tutto: sembrava qualcosa a metà fra un mercato rionale e un'attrazione per turisti; tanto più che, di quando in quando, si incontravano lungo la strada musicisti ambulanti, piccoli gruppi canori che si esibivano a cappella, pittori che si offrivano di fare il ritratto, o eventualmente la caricatura, a chiunque lo desiderasse.
Lando proseguì lungo la via, curiosando qua e là e dando un'occhiata a quasi tutto, pur non essendo interessato a niente in particolare. Ogni tanto alzava lo sguardo a considerare le case, strette addossate l'una all'altra, e di una certa vetustà, o antichità; tanto che alcune sembravano risalire addirittura al medioevo, se non a prima. Un pittoresco scorcio della città vecchia, pensava Lando.
A un certo punto la fila ininterrotta di bancarelle però cessava; rimanevano qua e là soltanto i saltimbanchi, o i mimi; alcuni gesticolavano allegramente facendo ogni sorta di scherzo ai passanti; ma per lo più erano del tipo triste, ossia di quelli che se ne stanno fermi fermi immobili sempre nella stessa posa, e accennano a un movimento minuscolo, e magari a un sorriso, solamente quando il passante ha generosamente messo la monetina nel cappello, o nella ciotola posata lì davanti a loro.
Lando continuò a camminare. Non aveva una meta precisa; piuttosto, quella viuzza lo incuriosiva perché, in qualche modo, gli ricordava qualcosa; ma che cosa, non riusciva a farselo venire in mente.
C'erano ormai pochissimi passanti. Uno di questi, vedendolo, gli fece cenno col braccio, come per salutarlo, anzi disse amichevolmente: «Ehi Lando!»; al che, Lando non seppe fare di meglio che sollevare anche lui il braccio in segno di riconoscimento; per quanto non l'avesse riconosciuto per nulla: tutt'al più gli ricordava qualcuno che forse poteva avere incontrato, e magari frequentato, parecchi anni prima; e del quale però il ricordo, se c'era, sembrava volersene rimanere rannicchiato in un angolo del cervello.
A un tratto, però, gli si parò davanti un tale, che doveva essere di una certa importanza, a giudicare dall'aspetto: vestiva infatti un elegante completo blu scuro, e sfoggiava una cravatta a disegni in stile kashmir, che sembravano lapislazzuli. Costui lo apostrofò senza mezzi termini: «Ma dove stai andando? Guarda che il tribunale è da quella parte!»
«Prego?» chiese Lando, sbalordito.
«Lando! Non dirmi che hai bevuto di nuovo... Ma ti rendi conto di che giorno è oggi? Oggi abbiamo l'udienza!»
E nel dire "udienza" sollevò particolarmente il tono della voce, come a dare ad intendere di essere non solo profondamente irritato, di più: era indignato, era furioso. Lo prese rudemente per il braccio, e lo trascinò su una via trasversale: «Su, dài, cammina» disse, mentre Lando, che ancora non si faceva capace di quello che gli stava accadendo, si era però rassegnato a seguirlo. «Ma guarda te, se l'avvocato Lorenzo Baldini deve rovinarsi il buon nome, e tutto per fare della beneficenza a un imbecille, a un balordo, a un alcolizzato come te! Scommetto che non ti sei ripassato nemmeno la parte. Ti ricordi quello che devi dire, quando il giudice ti chiama a deporre? Ma figurarsi!» concluse, dopo aver dato un'occhiata di scorcio a Lando, che continuava a camminare come un automa, con la faccia inebetita, incapace della minima reazione.
Arrivarono al tribunale; all'entrata, c'era una folla di curiosi e di giornalisti, ansiosi di strappare all'avvocato, o magari ai diretti interessati, qualche dichiarazione fresca fresca, e possibilmente piccante, da dare in pasto alla cittadinanza sempre ghiotta di novità. Baldini spinse Lando su per la scalinata, borbottando «Non abbiamo niente da dichiarare», e poi all'interno del tribunale. Dettero le generalità alle guardie, ed entrarono nell'aula, affollatissima e rumorosa; ma tutti si zittirono immediatamente alla vista di Lando, e il clamore divenne un brusio sussurrato come di zanzare, o di mosche.
L'avvocato lo trascinò fino alla prima fila di sedie, sulla sinistra.
Lando si guardò intorno. Al di là del bancone, davanti a lui, c'erano due giudici in toga nera e berretto col fiocco; seduto alla sua sinistra l'avvocato; dietro, un'altra specie di giudice: un uomo sulla cinquantina, stempiato, grassottello e piuttosto sudato, che portava la toga aperta sul davanti, come se la vestisse con noncuranza, o con trascuratezza. Anche Baldini si era messo la toga.
Uno dei giudici sembrava in vena di battute, o così sembrò a Lando, perché disse: «Bene, vedo che abbiamo l'onore di avere con noi anche il ricorrente... Guardi che siamo qua tutti per lei, sa, signor Dionisi... Non è che ci stiamo divertendo... Vabbe'... Diamo allora formalmente inizio al procedimento. La parola al relatore.»
«Procediamo quindi alla lettura del ricorso presentato nella causa di divorzio dal qui presente Lando Dionisi...» iniziò a dire l'altro giudice, con voce distaccata e meccanica, come di uno che andasse di fretta. «A norma degli articoli...»
Sul lato destro dell'aula, in prima fila, Lando vide un altro avvocato in toga, e al di là di quello alcune persone che, immaginò, dovevano essere gli accusatori, o le parti lese, o qualcosa del genere. Fra loro c'era Arianna...
Allora ricordò. Aveva incontrato Arianna quando ambedue non avevano ancora compiuto i diciott'anni, a una festa scolastica, e se n'era innamorato subito. Così come lei, d'altra parte; dopo una settimana stavano già insieme, innamorati come si può essere a diciassette anni, o meglio: non come sono innamorati tutti quelli che si innamorano a diciassette anni, ma di più, pazzamente, selvaggiamente. Erano anni, del resto, in cui le cose accadevano facilmente, e riuscivano da sole; e tutti le accettavano così, come venivano. Lui era tanto innamorato che quando, dopo circa un mese, lei gli disse che era incinta, e che non era di lui, ma di qualcun altro, Lando si era fatto serio, ci aveva pensato su, e poi aveva risposto: «Vorrà dire che ci sposeremo prima», e lei gli era saltata al collo, come se non ci fosse stata dichiarazione d'amore più grande di quella.
L'altro era un tale Arnaldo Tesei, che all'epoca Lando ancora non conosceva. Arianna gli confessò che era stata un'imprudenza, una cosa che sapeva di non dover fare, ma l'aveva fatta; in ogni modo, Tesei se ne era subito partito per l'America, per via di un'irrinunciabile occasione di lavoro nel mondo dello spettacolo, che gli avevano procurato certi amici di famiglia assai influenti; e in effetti non si fece più vedere per molti anni.
«... quanto ai motivi che hanno fin qui impedito di giungere a una conciliazione» diceva intanto il giudice, «incluso il comportamento quanto meno ondivago del ricorrente, credo che la corte possieda ormai tutti gli elementi. A meno che non voglia dire qualcosa l'avvocato Baldini...»
Ma Lando non riusciva a seguire le parole del giudice, preso dal flusso dei ricordi che, ormai, lo incalzavano. Si erano sposati dopo pochi mesi, lui col vestito che gli aveva prestato suo padre, e che gli andava un po' lungo, Arianna col vestito bianco tenuto gonfio dal pancione; e in testa, la coroncina che gli aveva regalato lui. All'epoca, Lando aveva già cominciato a lavorare nella compagnia teatrale dello zio Guglielmo, che gli riservava le parti adatte alla sua età; e che con grande solennità, qualche giorno prima, gli aveva consegnato la sua prima busta paga. Lui era subito corso a comprare la coroncina, che aveva già adocchiato in gioielleria, e che gli costò l'intero stipendio. Non era una cosa di grande valore, ma gli piaceva perché, sul davanti, aveva otto gemme di colori diversi: azzurro, rosso, verde, giallo, e la gemma centrale, la più grande, era bianca, splendente.
«... e poi la disinvoltura, con cui la controparte ha continuato a cambiare le carte in tavola», diceva ora l'avvocato di Arianna, «lasciamo stare che ci fa capire chiaramente di che razza di personaggio stiamo parlando...»
«Obiezione!» saltò su Baldini.
«Accolta...» disse stancamente il giudice. «Lasciamo stare, appunto; veda di farla breve, avvocato.»
Lando si sporse in avanti per vedere se, dietro ad Arianna, ci fosse Gemma. Sì, c'era, infatti: bella come non l'aveva mai vista prima. Nello splendore dei suoi diciotto anni.
Gemma era la loro figlia. Non c'è avventura più emozionante nella vita di un uomo, pensava Lando, che giocare con la propria bambina, portarla ai giochi del parco, o alle feste di compleanno degli amichetti di scuola. Che bei tempi! Anche perché la carriera nello spettacolo, in quel periodo, gli stava andando decisamente bene. Dopo qualche anno, aveva formato una sua propria compagnia, insieme a un gruppo di coetanei; recitavano pièces un po' strampalate, fantasiose, ma che all'epoca andavano alla grande; e avevano scelto un nome altrettanto strampalato: "Il giardino dei miracoli". Non solo guadagnava bene, ma era il lavoro che aveva sempre sognato di fare; tanto più che la maggior parte delle commedie che rappresentavano, le aveva scritte lui stesso; e già gli era arrivata qualche proposta da un paio di famosi registi cinematografici.
«... fino ad arrivare alle molestie...» continuava imperterrito l'avvocato di Arianna.
«Avvocato, non lavori troppo di fantasia» lo interruppe il giudice, un po' infastidito. «Si attenga ai soli fatti accertati...»
I problemi erano cominciati quanto Tesei era ritornato dall'America, ricco sfondato, perché era diventato produttore cinematografico, e in città era sulla bocca di tutti. A Gemma non avevano ancora detto niente; aveva quindici anni, e avevano pensato, certo sbagliando, con il senno di poi, di informarla della sua vera paternità solo quando fosse diventata maggiorenne. Arnaldo Tesei si presentò a casa loro quasi con sufficienza, si potrebbe dire con una bella dose di sbruffoneria: «Ah, e quella sarebbe mia figlia, insomma? Che carina.»
Allora aveva cominciato a finire tutto. Gemma si era chiusa in un mutismo ostinato; a Lando non voleva nemmeno rivolgere la parola; si rifiutava di mangiare; stava fuori alle volte anche tutta la notte; quando c'era, girava per casa come un fantasma, evitando perfino di guardarlo negli occhi quando lo incontrava. La madre l'aveva portata anche dallo psicologo, senza ottenere alcun risultato. Ma poi aveva cominciato a cambiare anche lei. Benché poi Tesei non si fosse più fatto vedere o sentire, a parte qualche telefonata occasionale, Arianna sembrava portare il peso di un rimorso; quasi che sentisse che in qualche modo era colpa sua. Per colmo di disgrazia, la compagnia cominciò ad andare male: Lando non recitava più come una volta; i suoi famosi monologhi, le estrose improvvisazioni che l'avevano reso così popolare fra il pubblico, non gli riuscivano più bene, erano diventate tristi, imbarazzanti, penose. Gli ingaggi cominciavano a farsi sempre più difficili. Il fatto è che, un poco alla volta, si era dato al bere: di nascosto, sul far della notte, per la solitudine si apriva una bottiglia; e stava a pensare, a pensare, a pensare; e poi se ne apriva un'altra; e pensava; e la mattina ogni volta si meravigliava di essere riuscito a scolarsene così tante.
«... abbandono del letto coniugale...» continuava l'altro avvocato.
«Del tetto, avvocato» diceva il giudice; «e veda di concludere, per favore, se no qua facciamo notte.»
Alla fine Arianna aveva chiesto la separazione; lui se n'era andato di casa; e la figlia non l'aveva vista nemmeno più. Aveva trovato rifugio da una vecchia amica, Liliana, di cui si era poi innamorato, o almeno così si sforzava di credere. Il colmo dell’ironia era stato quando Tesei gli aveva proposto, per aiutarlo, di fare di tanto in tanto uno sketch pubblicitario per la sua televisione privata. Aveva ripreso a lavorare, benché saltuariamente; beveva un po'meno; e le cose sembravano andare meglio, anche se...
Baldini gli tirò una gomitata. «Sveglia!» gli disse con un tono di voce che voleva essere sussurrato, e che invece risuonò all'orecchio di Lando come una fucilata. Si rese allora conto che il giudice si stava rivolgendo proprio a lui.
«Su su Dionisi, la vogliamo fare questa deposizione spontanea, o ci ha per caso ripensato?»
«Muoviti» gli sparò un'altra fucilata Baldini. «E ricordati di dire solo quello che ti ho detto io. Vai!»
Lando si alzò, ed andò a sedersi alla sedia che un usciere gli stava indicando. Cercò di ricordare quello che doveva dire, ma non gli veniva in mente nulla. Sentiva, capiva che ora doveva parlare, ora o mai più: ma la lingua gli restava attaccata al palato, si rifiutava di muoversi. L'unico pensiero che gli girava per la mente era il dubbio, se quelle cose fossero già successe, o dovessero ancora accadere; come se gli sembrasse assurdo che gli stessero accadendo proprio in quel momento.
«Allora, Dionisi, vuole decidersi?» lo incalzava il giudice.
Il brusio dell'aula aumentava, ma lui non la vedeva nemmeno, l'aula. Vedeva solo gli occhi di Gemma, gli occhi che aveva da bambina, quando la portava al parco. Gli occhi di Arianna, con cui l'aveva guardato il giorno del matrimonio, quando si era presentata vestita di bianco, col pancione. Sembravano implorarlo, quegli occhi, come volessero dirgli: prova Lando, prova papà, dacci un'altra possibilità. Datti un'altra possibilità.
«Sì è vero» pensò Lando. «Un'altra possibilità.»
Vedeva solo gli occhi di Arianna e di Gemma, come stelle luminose nel cielo, tanto brillanti da oscurare tutto il resto. Accennarono a girare lentamente, oscillando su uno sfondo blu indaco, ipnotiche. Lando si sentì sollevare nell'aria, senza più punti di riferimento, senza sapere dove aggrapparsi, come se fluttuasse nel vuoto. Le stelle improvvisamente si spensero, e tutto si fece buio. Lando sentì che le gambe non lo reggevano, e si accasciò a terra.

Re: [N20-3] La coroncina

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Bentrovato, @Gianfranco P :)

Ti segnalo due virgole mancanti, qui:
come per salutarlo, anzi disse amichevolmente
dopo anzi

e qui:
A un certo punto la fila
dopo punto
L'altro era un tale Arnaldo Tesei,
Toglierei "un". Si dice: L'altro era tale ecc.

Qui sotto, invece, la virgola, tra "il dubbio" e "se" non ci va:
L'unico pensiero che gli girava per la mente era il dubbio, se quelle cose fossero già successe, o dovessero ancora accadere;

Ma sono piccole segnalazioni, perché davvero tu scrivi benissimo, Gianfranco, con sintassi e punteggiatura correttissime.
Hai il dono di sapere infilare, dietro alla principale, frasi subordinate complesse e ricche di significato.

Con metodo, trascini il lettore nella vicenda, lo accompagni anche nella logica della trama, in quello che si pone come un ribaltamento di tranquille premesse in un clamoroso, drammatico sviluppo ed epilogo. Bravo! (y)

Bellissimo il finale:
Vedeva solo gli occhi di Arianna e di Gemma, come stelle luminose nel cielo, tanto brillanti da oscurare tutto il resto. Accennarono a girare lentamente, oscillando su uno sfondo blu indaco, ipnotiche. Lando si sentì sollevare nell'aria, senza più punti di riferimento, senza sapere dove aggrapparsi, come se fluttuasse nel vuoto. Le stelle improvvisamente si spensero, e tutto si fece buio. Lando sentì che le gambe non lo reggevano, e si accasciò a terra.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [N20-3] La coroncina

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Ciao @Poeta Zaza
Ti segnalo due virgole mancanti, qui:
come per salutarlo, anzi disse amichevolmente
dopo anzi

e qui:
A un certo punto la fila
dopo punto
Ma sai che le avevo appena tolte nella revisione, perché in genere mi dicono che ne metto troppe? :D
L'altro era un tale Arnaldo Tesei,
Toglierei "un". Si dice: L'altro era tale ecc.
Questione di orecchio, penso. Tempo fa su WD mi hanno osservato il contrario! Io la intendo così: è come dire "un certo Tesei", ecc. Dire "tale Tesei" dà una sfumatura particolare (come un leggerissimo disprezzo) che io qui non volevo.
Qui sotto, invece, la virgola, tra "il dubbio" e "se" non ci va:
L'unico pensiero che gli girava per la mente era il dubbio, se quelle cose fossero già successe, o dovessero ancora accadere;
Sì, grande dubbio. A rigore non ci va. (La mia regola è che, se un pezzo fra virgolette si può anche togliere, ossia è un inciso, allora si può mettere fra due virgolette. Però l'ho appena violata adesso... :D :D Boh io vado anche a orecchio :D).
Più precisamente, è un mio vezzo. Per essere sicuro di non sbagliare potevo scrivere:
L'unico pensiero che gli girava per la mente era il dubbio; se quelle cose fossero già successe, o dovessero ancora accadere.
o addirittura:
L'unico pensiero che gli girava per la mente era il dubbio. Se quelle cose fossero già successe, o dovessero ancora accadere.

Grazie veramente per le tue osservazioni. Sono contento che ti sia piaciuto il finale. :)

Re: [N20-3] La coroncina

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Ciao @Gianfranco P ,
se fossi capace di disegnare (ma son messa peggio che con la punteggiatura), mi piacerebbe fare un quadro del tuo racconto.
La descrizione del mercato mi è piaciuta moltissimo, la coroncina anche, il processo meno e il povero Lando mi ha fatto tanta tenerezza. In fondo ha solo 36 anni, no? Ha tutta la vita davanti, anche se si comporta e ragiona come un vecchio. Diglielo che può avere altre possibilità con Liliana, con Arianna, con un'altra... ma tu, non lasciarlo a terra in quel tribunale. Puoi? :-)
Il racconto mi è piaciuto, l'ho trovato ricco di dettagli, l'ho visto tutto, ho sentito la sofferenza del protagonista che cerca di estraniarsi con l'alcol e ci riesce bene fino a che non incontra gli occhi sbagliati, o forse sono quelli giusti? Non so... hai pronto qui un racconto che aspetta solo il seguito, avvisami quando lo avrai scritto. ;-)
Lo sai che all'inizio pensavo parlassi del mercatino di Cividale? :D
Gianfranco P ha scritto: innamorati come si può essere a diciassette anni, o meglio: non come sono innamorati tutti quelli che si innamorano a diciassette anni, ma di più, pazzamente, selvaggiamente.
Bellissima frase. Sarebbe piaciuto scriverla a me :-P

Ah, un unico appunto:
Gianfranco P ha scritto: per lo più femminili e di diversissime fogge, che Lando stentava a distinguere, pur trovandoli tutti generalmente aggraziati,
generalmente aggraziati gli abiti? Generalmente? Oh, come si vede che sei una donna. :-P Non si dice abiti generalmente aggraziati, ogni abito è una nuova avventura. Diversissima. Non c'è niente di "generalmente" negli abiti! :-)
Ciao Gianfranco, a presto. :love:
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [N20-3] La coroncina

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Ciao @Gianfranco P . Si nota che scrivi poesie, le descrizioni minuziose denotano uno sguardo attento, di chi è abituato a trovare le emozioni anche dove altri non le cercherebbero. La storia mi ha sorpresa, hai trovato un modo particolare di parlare dell’ingiustizia subìta. C’è un passaggio un po’ repentino dall’atmosfera del mercato all’aula di tribunale, ma la traccia mi sembra centrata.
Una storia che ho letto volentieri.👍

Re: [N20-3] La coroncina

9
@@Monica
(ho scoperto come taggarti :D)
Grazie. Il passaggio repentino voleva essere più graduale, ma c'era poco spazio. Era per mettere in evidenza che lui avrebbe voluto dimenticare, anzi aveva dimenticato. Sulla giustizia ho fatto un misto. Lui fa giustizia, riceve ingiustizia, fa ingiustizia, si avviluppa in un processo in cui non si può fare giustizia, si lascia abbattere, alla fine pensa che non sia giusto così. Il finale è aperto ma si può immaginare che si chiuda.
Ciao :)

Re: [N20-3] La coroncina

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Ciao @Gianfranco P
un racconto dall'atmosfera curiosa il tuo. Tra lo straniante e il sognante, l'ho trovato molto particolare. La parte iniziale al mercato mi è piaciuta, non hai avuto paura di indugiare in descrizioni ricche di aggettivi e funziona molto bene. Un po' più confusa invece la parte del processo, anche se non è priva di battute e descrizioni che catturano l'attenzione. Ho trovato poco convincente il passaggio dalla passeggiata all'arrivo in tribunale. È come se mancasse la sorpresa del protagonista nel ritrovarsi catapultato in una situazione che non ricorda. Il personaggio appare un po' troppo passivo e leggendo viene da chiedersi perché.
Comunque, ripeto, un racconto particolare che ho apprezzato nell'insieme e che denota uno stile personale.
Ciao!

Re: [N20-3] La coroncina

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dopo circa un mese, lei gli disse che era incinta, e che non era di lui, ma di qualcun altro, Lando si era fatto serio, ci aveva pensato su, e poi aveva risposto:
ti segnalo solo questo periodo perché la successione dei tempi verbali non mi convince. Il trapassato normalmente indica un'azione precedente a quella del passato remoto, ma qui dici "lei disse" e poi "lui ci aveva pensato" "e aveva risposto". Credo che il passaggio dovrebbe essere riorganizzato.
Ciao @Gianfranco P ti confesso che non credo di aver capito molto del racconto. C'è una lunghissima introduzione sulle bancarelle e i mimi, colorata e piacevole, per carità, ma senza nessun nesso evidente con il resto della vicenda. C'è un Lando amnesico, ma non si capisce perché lo sia e nemmeno si stupisce di esserlo, né di ritrovare la memoria. All'inizio credevo che questo indicasse un racconto surreale o comunque nel non realistico, ma poi finiamo in un processo (che sinceramente mi sembra più un processo penale che una causa di divorzio ma non me ne intendo) tra gravidanze non desiderate, problemi di soldi e abuso d'alcool. Insomma, con un linguaggio un po' retrò (forse un omaggio alla narrativa degli anni 40/50?) siamo in un racconto realistico, seppur con tocchi da feuilleton, l'attore, l'amante partito a far fortuna in America e diventato produttore (Arianna frequenta solo uomini del mondo dello spettacolo, è molto selettiva :asd: ). Però con un protagonista che non ricordava più nulla, senza ragione, senza ragione ritrova la memoria e la cosa non lo stupisce minimamente. Un riassunto di tutta la sua sfortunata vicenda amorosa e professionale (ma l'ingiustizia qual è esattamente?) e un finale drammatico in cui letteralmente gli viene un colpo. O l'ingiustizia è quella? Al momento in cui pensa di avere una seconda occasione gli viene un attacco?
Ti confesso che sono arrivata al termine della lettura con la faccia di Verdone che chiede "e cioè?" :D
Ho trovato frasi molto carine, un inizio colorato e vivo, ma non credo di aver capito il senso di fondo del racconto. Il che è probabilmente un limite mio, sia chiaro.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [N20-3] La coroncina

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ciao @Gianfranco P . Certo che ti sei proprio impegnato alla grande! :D Mi accoderei dietro i commenti di Monica e di Bef, perché mi appaiono consoni alla mia impressione. Tante belle immagini, buone descrizioni di luoghi. Persino la storia di Lando è buona: un uomo che ha avuto il coraggio di sposare una donna incinta di un altro. Io vedo una grave ingiustizia fatta a quest'uomo, che consiste nel portargli via una quasi figlia che ha cresciuto con amore, con l'uso delle falsi costruzioni, tanto usate nelle separazioni. Accuse su accuse, spesso senza fondamento, atte a screditare chi lo si vuole prosciugare di soldi e diritti. Mi piace anche il tentativo di caratterizzare Lando: buono sino alla stupidità, ingenuo e a tratti infantile, quasi innocente.
Quindi, trama e personaggi sono a posto, a differenza di quello che appare veramente fuori contesto, ossia; una udienza come l'hai descritta te non esiste..
Diciamo che te la passo perché il tuo racconto mira a raccontare una ingiustizia in modo quasi caricaturale; con tanto di avvocati e giudici chiacchieroni; cosa che nella realtà, non è così: te lo garantisco. Comunque un bel pezzo. ciao :asd:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [N20-3] La coroncina

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Arianna col vestito bianco tenuto gonfio dal pancione; e in testa, la coroncina che gli aveva regalato lui.
… la coroncina che le aveva regalato lui (parli di Arianna, è una donna :D )
I problemi erano cominciati quanto Tesei
quando, refuso

Ciao, @Gianfranco P. Allora, il racconto non è male, anche se è un po' troppo raccontato per i miei gusti. Tanti personaggi e una narrazione un pochino appesantita dalle frasi lunghe non rendono la lettura semplice. In alcuni passaggi sono dovuta tornare più volte indietro per capire a chi Lando — o l'autore — si riferisse in quel momento. La descrizione iniziale mi stava fuorviando, mi sono immaginata il personaggio in vacanza da qualche parte, e invece :asd: Anche se è bella, sembra più un esercizio di stile messo lì così, per affascinare il lettore. La trovo poco pertinente al registro narrativo in sé, ecco. Lavorerei di più anche sui dialoghi, quelli nell'aula del tribunale per intenderci. I personaggi mi sono sembrati più macchiette che dei veri uomini di legge.
Con una maggiore cura della punteggiatura, e con qualche aggiustatina alla storia, rendendola più scorrevole e un pochino più asciutta, ne verrebbe fuori un racconto migliore, secondo me. Una buona prova, certo, ma puoi fare di più. A rileggerci! :flower:
Piccoli Grandi Sognatori

 Without faith, without hope, there can be no peace of mind. [cit.]

Re: [N20-3] La coroncina

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Non aveva una meta precisa; piuttosto, quella viuzza lo incuriosiva perché, in qualche modo, gli ricordava qualcosa; ma che cosa, non riusciva a farselo venire in mente.
fin quà, devo dire che nonstante le descrizioni fossero molto belle e colorite, l fatto che non accade nulla mi ha lasciato un senso strano. Se in un racconto si descrive un elemento con molta attenzione, di solito serve a qualcosa nella trama.
Poi la storia ha cominciato a prendermi; in tribulnale ho capito che lui era ubriaco davvero, è stata una svolta azzeccata. Il finale però, povero Lando, sono svenuta pure io :o
Complimenti una bella prova (y)

Re: [N20-3] La coroncina

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Ciao @ivalibri
un racconto dall'atmosfera curiosa
sicuramente
Un po' più confusa invece la parte del processo
sì è anche come la stava vivendo lui; lui non capisce cosa stia succedendo, non riesce a concentrarsi, vive tutto come un incubo.
Ho trovato poco convincente il passaggio dalla passeggiata all'arrivo in tribunale. È come se mancasse la sorpresa del protagonista nel ritrovarsi catapultato in una situazione che non ricorda. Il personaggio appare un po' troppo passivo e leggendo viene da chiedersi perché.
Nelle mie intenzioni, il personaggio subisce la vicenda come una grande ingiustizia; non sa come reagire, e in effetti si è lasciato andare. Ha perso il lavoro, la casa, la famiglia, e si è dato al bere. Probabilmente era ubriaco durante tutto il racconto. Non ricordava nemmeno di avere l'udienza, e perché e percome. E' un personaggio distrutto, chiaramente un perdente; che però alla fine ritrova (o vorrebbe ritrovare) la forza di lottare.
Ho provato un finale "aperto" (il lettore può immaginare da solo cosa succederà poi).

Re: [N20-3] La coroncina

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Ciao @Bef
ti segnalo solo questo periodo
nel senso che ce ne hai trovati molti altri di sbagliati? :D
la successione dei tempi verbali non mi convince. Il trapassato normalmente indica un'azione precedente a quella del passato remoto, ma qui dici "lei disse" e poi "lui ci aveva pensato" "e aveva risposto".
Dunque, il periodo era:
Lui era tanto innamorato che quando, dopo circa un mese, lei gli disse che era incinta, e che non era di lui, ma di qualcun altro, Lando si era fatto serio, ci aveva pensato su, e poi aveva risposto: «Vorrà dire che ci sposeremo prima», e lei gli era saltata al collo, come se non ci fosse stata dichiarazione d'amore più grande di quella.
Allora, la forma più corretta sarebbe stata:
Lui era tanto innamorato che quando, dopo circa un mese, lei gli disse che era incinta, e che non era di lui, ma di qualcun altro, Lando si fece serio, ci pensò su per un po', e poi rispose: «Vorrà dire che ci sposeremo prima», e lei gli era saltata al collo, come se non ci fosse stata dichiarazione d'amore più grande di quella.
Lo "scivolamento" dal passato remoto al trapassato prossimo era, nelle mie intenzioni, una "licenza" per porre gli avvenimenti in relazione al tempo principale della narrazione (al passato); cioè per riportare quegli avvenimenti in relazione al tempo della storia principale.
D'altra parte, la consecutio temporum in italiano non è così rigida (come in latino o in inglese) e risente da un lato degli usi pratici, e dall'altro delle sfumature che vuole introdurre l'autore. In termini rigorosi, il trapassato prossimo non andrebbe usato con funzione "deittica", cioè per segnalare un avvenimento che avviene lì per lì, senza riferimento a un avvenimento successivo (che andrebbe perciò specificato). Ma qui, anche se non specificato, era sottinteso. Quanto agli usi, sono stato forse influenzato da certe letture (fatte anche qui, in un racconto in cui l'autrice - che non so se posso nominare, e non lo faccio - usava sistematicamente il trapassato prossimo con funzione deittica, e non ci stava male). Comunque la mia regola è sempre che, se si capisce, allora va bene. E qui mi pare (mi pareva) che la sequenza temporale fosse chiara (cosa avviene prima, e dopo).
ti confesso che non credo di aver capito molto del racconto
.
Mi dispiace
C'è una lunghissima introduzione sulle bancarelle e i mimi, colorata e piacevole, per carità, ma senza nessun nesso evidente con il resto della vicenda.

Ho un po' esagerato, in effetti; ma a una mia amica, a cui l'avevo fatto leggere, quel passaggio un po' lungo era piaciuto tanto, sicché poi l'ho lasciato. Per i miei gusti, andava accorciato.
C'è un Lando amnesico, ma non si capisce perché lo sia e nemmeno si stupisce di esserlo, né di ritrovare la memoria.

Non è che bisogna spiegare tutto: altrimenti un racconto diventa un'enciclopedia. Comunque te lo dico: lui è amnestico perché da un lato, era probabilmente ubriaco; dall'altro, aveva cercato di dimenticare tutta la faccenda perché ci stava troppo male. Poi naturalmente è tutto da vedere che io l'abbia saputo rendere o no.
All'inizio credevo che questo indicasse un racconto surreale o comunque nel non realistico, ma poi finiamo in un processo (che sinceramente mi sembra più un processo penale che una causa di divorzio ma non me ne intendo) tra gravidanze non desiderate, problemi di soldi e abuso d'alcool.
Sì esattamente: i fatti, svoltisi realmente come descritti, hanno un che di surreale
Insomma, con un linguaggio un po' retrò (forse un omaggio alla narrativa degli anni 40/50?)

Qui mi metti in difficoltà. Che cosa contraddistingue un linguaggio retrò, e uno non retrò?
Arianna frequenta solo uomini del mondo dello spettacolo, è molto selettiva

come puoi dirlo? non ho mica fatto l'elenco degli uomini che frequentava
l'ingiustizia qual è esattamente?
non volevo dirlo chiaramente. Ognuno ha un concetto diverso di cosa è giusto e cosa no. Volevo dire solo quello che lui sentiva come ingiusto. Lui si era sentito giusto, sposando una ragazza madre abbandonata; poi tutto era andato a rotoli senza che si capisse bene perché, ma con conseguenze gravi (aveva perso tutto, in pratica); e lui non trovava giusto tutto questo, al punto di non sapere più come fare a difendersi. Come un torto subito.
gli viene un colpo
.
No: sviene
pensa di avere una seconda occasione gli viene un attacco
non pensa di averla: vorrebbe averla ma ancora non sa come fare
Ti ringrazio di tutte le tue osservazioni, che saranno per me motivo di riflessione.
Ciao

Re: [N20-3] La coroncina

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Almissima ha scritto: lun gen 18, 2021 4:37 pm Le tue parole trascinano il lettore dietro a questo Lando disorientato. La vicenda é interessante, la trama complessa quanto basta per tenere viva la curiosità. La scrittura é elegante e affascinante.
Peró per i miei gusti non puoi finirla così , sembra che manchi qualcosa.
Aspetteró anch'io il seguito.
Ciao @Almissima
Sì in effetti non sapevo come finirla :D
Poi ho pensato che potrei inserire questa storia in una specie di romanzo che sto scrivendo, dove potrei mettere il seguito: come lui saprà riconquistare la sua donna, la figlia e in definitiva la sua vita.
Grazie del passaggio

Re: [N20-3] La coroncina

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Alba359 ha scritto: lun gen 18, 2021 8:08 pm fin quà, devo dire che nonstante le descrizioni fossero molto belle e colorite, l fatto che non accade nulla mi ha lasciato un senso strano. Se in un racconto si descrive un elemento con molta attenzione, di solito serve a qualcosa nella trama.
Poi la storia ha cominciato a prendermi; in tribulnale ho capito che lui era ubriaco davvero, è stata una svolta azzeccata. Il finale però, povero Lando, sono svenuta pure io :o
Complimenti una bella prova (y)
Be', da quello che mi dici sembra che ti sia piaciuto, e allora sono contento :)
Sulla parte iniziale, come ho già detto prima, pensavo anch'io che fosse troppo lunga, ma una mia amica che l'aveva letto mi ha detto che proprio quella parte le era piaciuta molto. Sono d'accordo che andava accorciata, ma io tengo sempre molto conto delle osservazioni delle mie amiche.
Ciao @Alba359 e grazie

Re: [N20-3] La coroncina

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Ciao @bestseller2020
un uomo che ha avuto il coraggio di sposare una donna incinta di un altro. Io vedo una grave ingiustizia fatta a quest'uomo, che consiste nel portargli via una quasi figlia che ha cresciuto con amore, con l'uso delle falsi costruzioni, tanto usate nelle separazioni. Accuse su accuse, spesso senza fondamento, atte a screditare chi lo si vuole prosciugare di soldi e diritti. Mi piace anche il tentativo di caratterizzare Lando: buono sino alla stupidità, ingenuo e a tratti infantile, quasi innocente.
Be' sono contento: almeno a te queste cose sono risultate chiare! :D
una udienza come l'hai descritta te non esiste
In realtà sì, anche se la situazione è "tirata per i capelli". In realtà volevo avere una scena in tribunale, e mi sono documentato. Quando viene presentata una domanda di divorzio, il giudice cerca di mettere d'accordo le parti; se risulta difficile, nomina un giudice istruttore, che propone un accordo (relativo ai figli, ai beni, agli indennizzi ecc.). Se una delle parti non accetta questi termini, può presentare ricorso; in questo caso ha luogo un vero processo (con tre giudici). Si cerca di evitarlo; ma se una delle parti si intestardisce, può fare un vero e proprio processo. Qui si intende che il ricorrente è proprio Lando, che però non se ne ricorda nemmeno; sicché si può intuire che sia stato fatto per interesse dell'avvocato.
In conclusione: la scena era possibile, anche se non probabile; l'ho caricata un po' (con i giornalisti, il pubblico ecc.) perché volevo dargli un tono anche un po' onirico - ossessivo; poi, dovete dirmi voi se è riuscito o no. (In realtà dovrebbe essere questa la funzione del CdM, no?)
Ciao e grazie

Re: [N20-3] La coroncina

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Emy ha scritto: lun gen 18, 2021 7:41 pm … la coroncina che le aveva regalato lui (parli di Arianna, è una donna :D )
Wow! Grazie, mi era scappato <3

quando, refuso: anche qui grazie

E pensare che mi ero imposto più show don't tell che mi fosse possibile! Chiaramente il flashback doveva essere raccontato. Oddìo, si poteva fare cinematografico anche quello, a pensarci...

Una buona prova, certo, ma puoi fare di più

Be', questo è sicuro :D
Grazie @Emy
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